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 2021  aprile 29 Giovedì calendario

Biografia di Alessandro Barbero

Alessandro Barbero , nato a Torino il 30 aprile 1959 (62 anni). Medievista e storico militare. Maestro della divulgazione e star della rete. «Una rockstar on line» [Roberta Scorranese, CdS]. Ordinario di Storia medievale al Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro (Vercelli). «L’Italia è un paese che non conosce la storia, ma in cui non si dimentica niente».
Vita Figlio di Gian Luigi, dirigente di una società di assicurazioni, e di Anna, casalinga. «Io vengo da una famiglia normalissima e rassicurante, una famiglia borghese, di Torino, cattolica, moderata che però ha educato me, mio fratello e mia sorella con grandissima libertà, lasciandoci decidere la nostra vita. Mentre ovviamente siamo andati tutti al catechismo, a messa e così via, contemporaneamente la mia mamma e il mio papà mi dicevano: “Però la cosa più importante è che tu pensi con la tua testa”. Poi ho pensato cose diverse dalle loro…» [a Daria Bignardi, in tv, trasmissione L’assedio] • Ha raccontato che la passione per la storia l’ha avuta fin da bambino. Leggeva il Corriere dei Piccoli che era pieno di racconti del passato, le grandi battaglie, ecc. E ha ancora impresso in mente un numero di Storia illustrata del 1964, quando cioè aveva cinque anni, con in copertina l’elmo chiodato prussiano e dedicato ai cinquant’anni dallo scoppio della Prima guerra mondiale • Giocava con i soldatini e i modellini di carri armati • A 17 anni, in casa di un amico, gli càpita per le mani La società feudale di Marc Bloch. Un colpo di fulmine • Maturità al Liceo Cavour di Torino, poi laurea in Lettere, sempre a Torino, con una tesi sul Medio Evo (Il mito angioino nella cultura italiana e provenzale fra Duecento e Trecento, poi pubblicata nel 1983). Il relatore della tesi è Giovanni Tabacco, «l’uomo che mi ha insegnato a scrivere. “Come mai lei ha messo la virgola in questo punto invece che in quest’altro?”» [a Daria Bignardi] • Dottorato alla Normale di Pisa, poi, sempre nel 1984, vince un concorso per ricercatore in Storia medioevale a Tor Vergata. A Vercelli è prima professore associato (1998) e poi ordinario (2002) • Un primo, grande successo arriva nel 1996 con il romanzo Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo pubblicato da Mondadori: vince, da esordiente, il Premio Strega. «A me non è venuta, a un certo punto della mia vita, la voglia di diventare un romanziere di successo. Mi è venuta la voglia di scrivere dei romanzi, senza affatto sapere se avrebbero avuto successo, anzi, senza sapere neanche se sarebbero stati mai pubblicati. È successo abbastanza presto, dopo la metà degli anni Ottanta, quando mi avvicinavo alla trentina, ero già storico di mestiere, scrivevo per mestiere - ma libri e saggi di ricerca, di taglio accademico, che è quello che innanzitutto gli storici devono scrivere - e mi sono reso conto che certi argomenti vivevano dentro di me, mi appassionavano, mi spingevano a leggere continuamente, a cercare continuamente nuove notizie, e si trattava però di argomenti sui quali non avrebbe avuto senso che io, medievista, mi mettessi a fare ricerca; e dunque, a forza di accumulare letture, fotocopie, schede, ritagli di giornale mi è venuta spontanea l’idea di farne dei romanzi. Quegli argomenti erano la battaglia di Jena del 1806, e la perestroika di Gorbaciov, che non era un fatto storico, ma stava accadendo in quegli anni. Di lì sono nati i miei due primi romanzi, a cui ho lavorato in parallelo per un decennio, anche se poi ho finito prima Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo e solo due o tre anni dopo Romanzo russo» [a B. Saccagno, eunomicaapc.blogspot.com]. A Daria Bignardi ha raccontato che, finito Mr. Pyle, non sapeva bene come farlo pubblicare. Il romanzo era voluminoso, le stampanti dell’epoca facevano perdere un sacco di tempo («c’era la dentellatura, bisognava strappare foglio per foglio…»), così mandò in giro solo il primo capitolo, «con la busta e il francobollo per la risposta, come fanno i ragazzini». Dopo una settimana gli arrivò una telefonata da Aldo Busi: «Mi mandi il resto». Fu Busi, a un tratto trasformato in agente con regolare contratto e percentuale, a portarlo in Mondadori («io farò di lei un uomo ricco!»). In un certo senso, Barbero gli ha restituito il favore: nel 2013, facendo parte del comitato direttivo del Premio Strega, lasciò la carica per sostenere il romanzo di Busi El especialista de Barcelona (Dalai). Inutilmente, tuttavia: quell’anno vinse Resistere non serve a niente di Walter Siti (Rizzoli) • Il boom sul web arriva nel 2013. Barbero era stato invitato a tenere tre conferenze al Festival della Mente di Sarzana e scelse i seguenti tre argomenti: Medioevo da non credere: la terra piatta, Medioevo da non credere: lo ius primae noctis, Medioevo da non credere: la paura dell’anno Mille. Barbero partecipava a Sarzana dal 2007 e anche le conferenze dei due anni precedenti, dedicate a come pensavano nel Medio Evo l’uomo (il mercante, il frate, il cavaliere) e la donna (Caterina da Siena, Christine de Pizan, Giovanna d’Arco), avevano avuto un bel successo di pubblico presente. Ma quelle del 2013, per qualche ragione, attrassero l’attenzione degli internauti, qualcuno le aveva registrate e messe in rete e Massimo De Santo, di Digitalia, le segnalò sul suo podcast. Era il 2015, e ascoltò questo podcast lo studente in informatica Fabrizio Mele. «Arrivo in università, apro il computer e vado a vedere cos’è ’sta roba. Trovo una conferenza di un tizio, tale Alessandro Barbero, che dal titolo sembra promettente: Come scoppiano le guerre? La guerra delle Falkland. Uno dei casi di clickbait meglio funzionanti mai visti. Cerco un feed rss, accidenti non c’è. Poco male, scarico l’mp3 sul telefono e uso il lettore musicale di Android. Sono rimasto stregato» [IlPost]. Da allora Mele mette sul web ogni settimana una conferenza del professore. Successo clamoroso • «Carlo Magno, un’ora di lezione e oltre 330mila visualizzazioni. La vita sessuale nel medioevo, 320mila visualizzazioni, un’altra ora di lezione. L’Imperatore Costantino, un’ora e 45 minuti e 265mila visualizzazioni. Il successo online di Alessandro Barbero, storico e scrittore torinese di 60 anni, ha del miracoloso. Lui sale sul palco per parlare della Prima Guerra Mondiale e lo applaudono come si trattasse di una rockstar. Il bello? Che Barbero è un influencer involontario, uno che non ha alcun profilo su Facebook o Twitter, né un canale su YouTube. Sono i seguaci, gli editori dei suoi 40 saggi, gli organizzatori dei convegni e festival ai quali partecipa, che in Rete pubblicano video e foto» «Possibile che non le sia davvero mai venuto in mente di aprire un canale ufficiale? “Ho troppe cose da fare. Lasciando da parte i piaceri della vita, dai giochi al sesso, in ambito lavorativo per me il massimo è studiare, andare in archivio e scrivere saggi possibilmente grossi e illeggibili perché pieni di note in latino e tedesco. E lo faccio troppo poco. Poi ci sono i libri più divulgativi e di tanto in tanto le lezioni pubbliche come quelle con Laterza oltre alla collaborazione con Rai Storia in Tv”. Tempo esaurito per i social? “Ho avuto un profilo Facebook. Poi mi sono chiesto: perché devo passare ogni giorno mezz’ora a rispondere a degli sconosciuti? Sono uscito e non ne frequento altri. Vivo meglio così”» [a Jaime D’Alessandro, Repubblica 7/12/2019] • Gli sono dedicati tuttavia parecchi siti: Le invasioni barberiche, Alessandro Barbero noi ti siamo vassalli, Non sono gay ma Barbero è Barbero, ecc. Qui si trovano alcuni suoi intercalari notevoli (tra cui, per esempio, “fijo de na…”, “maglio”, “darayalaush”, “sbrechacht”, “furore!” ecc.): cliccando su ogni intercalare si ascolta l’autentica pronuncia di Barbero.
Opere Sulla storia medievale, nel 1994 scrive con Chiara Frugoni un Dizionario del Medioevo e nel 2000 pubblica la biografia Carlo Magno. Un padre dell’Europa. Scrive anche saggi storici incentrati sulla sua regione, il Piemonte: una storia del Piemonte, un libro sulla storia di Vercelli e uno sulla Fortezza di Fenestrelle (in risposta alle polemiche anti piemontesi, o antiitaliane, dei cosiddetti neoborbonici). Il saggio Lepanto. La battaglia dei tre imperi, pubblicato nel 2010, è stato tradotto nel 2017 anche in turco, col titolo İnebahtı. Nel 2016 pubblica il saggio Costantino il Vincitore (Laterza, come tutti i titoli citati finora). Sette romanzi: oltre al Mr. Pyle già citato e al Romanzo russo (Mondadori, 1998), L’ultima rosa di Lautrec (Mondadori, 2001) e Poeta al comando (Mondadori, 2003), Gli occhi di Venezia (Premio Alessandro Manzoni - Città di Lecco, edito nel 2011 ancora da Mondadori), Le ateniesi (Mondadori, 2015). Da ultimo Alabama, uscito nel 2021 per Sellerio e ambientato al tempo della guerra civile americana (1861-1865). Nel 2020 Dante edito da Laterza. Curioso il piccolo saggio La voglia dei cazzi e altri fabliaux medievali edito nel 2014 da Mercurio, esaurito e ristampato ora da Effedì: «circa centocinquanta poemetti in rima baciata, generalmente di ottonari, lunghi poche centinaia di versi, e di contenuto per lo più erotico, se non francamente osceno» (dal risvolto) • Intensa attività televisiva. Dal 2007 collabora a una rubrica di usi e costumi storici nella trasmissione televisiva Rai Superquark. Dal 2013 al 2017 è stato membro del comitato scientifico della trasmissione di Rai 3 Il tempo e la storia, dal 2017 è membro di quello di Passato e presente. Dal 2013 conduce su Rai Storia a.C.d.C.. Nello stesso canale, nel 2020, è andato in onda il documentario da lui condotto Alighieri Durante, detto Dante [wikipedia]
Premi Fra gli altri, oltre allo Strega, il Le Goff nel 2012 e l’Alassio nel 2018.
Idee politiche È stato comunista iscritto. «Da qualche parte ho una tessera del Pci firmata da Berlinguer. In quel partito c’era allora la gente migliore che facesse politica in Italia». E come mai lei si è un po’ disamorato o perlomeno disinteressato? «Il partito non c’è più. E non c’è più nessun partito nel senso in cui lo intendevamo noi quando eravamo giovani, noi della mia generazione. Si fa fatica invecchiando ad accettare che il mondo è diverso e che si gioca con altre regole. Ti viene voglia di dire: ma io gioco ad altri giochi, a questo punto» [a Daria Bignardi]. Respinge la coincidenza tra stalinismo e comunismo.
Vita privata Sposato con Flavia, un figlio dal primo matrimonio.
Hobby Birdwatching, wargame • Cucina quando ha ospiti in casa. È autore, per Quodlibet, di una storia delle colazioni, dei pranzi e delle cene (A che ora si mangia?, 2017) • Juventino o torinista? «Secondo lei?» Juventino. «Mi stima così poco?». Ci sono anche juventini simpatici. Non so, la Littizzetto. «Sono torinista nel profondo, ma senza scalmane. Quello juventino, in famiglia, è papà».
Frasi «Alessandro Barbero, capace come pochi di coniugare le doti di storiografo a quelle di narratore» [Di Paolo, Mess 21/1/2017] • «Eppure se andiamo a studiare le regole della retorica classica, possiamo affermare, senza timore di essere smentiti, che Barbero non segue assolutamente le regole. Ha una voce abbastanza stridula e alta; sul palco rimane sempre un passo indietro al suo inseparabile leggio. Così come la gestualità, ripetitiva, talvolta goffa. Non è proprio ciò che ti aspetti da un professore di storia» [Facebook, bacheca “Alessandro Barbero noi ti siamo vassalli”] • «Dell’onnipresente Alessandro Barbero non mi fido molto, parla in tv di tutto, di Alessandro Magno, di Grande guerra, di Medioevo. Sa un sacco di cose e cosette, anche su Dante. Ma non bastano. Siamo all’altezza della Divina Commedia? Credo che siano più quelli che cercano notiziole in rete che quelli che proveranno a leggere le sue pagine» [Alfonso Berardinelli, Foglio 9/1/2021] • «Conosco molti medici, notai, fisici e chimici che nel tempo libero studiano la storia, e addirittura scrivono libri di storia, e non esitano a confessarti che la loro passione è quella. Non conosco nessuno storico che nel tempo libero si dedichi alla chimica o allo studio del notariato e rimpianga di non aver potuto fare quella carriera» [a B. Saccagno] • «Viva il Trono di spade» [a Jaime D’Alessandro].
Titoli di coda «Nella storia c’è una sola regola: mai invadere la Russia».