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 2021  aprile 30 Venerdì calendario

Biografia di Mario Aldo Montano

Mario Aldo Montano, nato a Livorno il 1° maggio 1948 (73 anni). Schermidore • Detto Mauzzino • Medaglia d’oro nella sciabola a squadre alle Olimpiadi di Monaco (1972), argento a quelle di Montréal (1976) e Mosca (1980). Due volte campione del mondo nella sciabola individuale (a Göteborg 1973 e Grenoble 1974) • «È figlio d’arte. In effetti, la famiglia Montano, livornese, rappresenta una delle più belle tradizioni schermistiche italiane» (Corriere d’Informazione, 5/7/1973) • Suo padre, Aldo senior, era stato un campione negli anni Trenta e Quaranta. I suoi cugini, Carlo, Tommaso, Alemanno e Mario Tullio sono stati campioni tra gli anni Settanta e Ottanta. Suo figlio, Aldo junior, detto Aldino, gareggia ancora oggi • «Mario Aldo, in realtà, all’anagrafe è registrato col solo nome di Mario. Ma da quando ha cominciato a tirare di scherma, al suo nome di battesimo è stato accoppiato quello del padre per distinguerlo da un altro cugino» (Corriere della Sera, 6/7/1973) • «Era un po’ in carne, grassoccio, ben diverso dal classico Maffei, compagno di squadra. La sua simpatia era travolgente, pari allo spregiudicato modo di recitare. Ogni incrocio di sciabole, comunque andasse l’assalto, si concludeva con un suo devastante grido di trionfo. Anche se aveva palesemente subito una stoccata. I giudici, poveracci, schierati ai quattro angoli come condannati, gli davano spesso torto e lui scatenava la sua indignazione» (Candido Cannavò) • Ha detto: «La sciabola è un’arma irruente, aggressiva. Forse si adatta a noi. La spada no: c’è da addormentarsi a stare lì in attesa…».
Titoli di testa «La villetta dei Montano, in un tranquillo quartiere residenziale, non ha nomi sul campanello: quasi tutti a Livorno sanno che li abitano i grandi campioni di sciabola, non c’è bisogno di indicazioni. Vengo introdotta alla presenza di un imponente, vecchio signore, nel quale a prima vista noto il contrasto tra il fisico che comincia ad accusare l’età e lo sguardo, solo apparentemente distratto, ma che in realtà intuisco fisso su di me, diffidente e guardingo: anche durante il nostro colloquio mi sento continuamente “studiata”, e questa impressione non mi abbandonerà per tutta la nostra conversazione interrotta a tratti dalla presenza di figlio e nipote. Subito Aldo Montano, nonostante abbia cercato - assieme a sua figlia - di spiegargli che non voglio scrivere una cronaca più o meno rosa della sua vita, mi dà la sua prima stoccata: “Tanto lo so che voialtri siete curiosi, ma non dirò niente di quello che non voglio dire”» (Lucia Borghesan, La dinastia dei Montano, Comune Notizie, rivista culturale del comune di Livorno, n. 42 - aprile giugno 2003).
Origini «Come è nata la dinastia dei Montano? “Con una dieta ben riuscita”. Cioè? “Il medico ordinò una dieta ferrea a mio nonno, che pesava troppo. Per aiutarsi con un po’ di ginnastica, il nonno si iscrisse al club di scherma di Livorno, dove già tirava uno zio. Perse peso e diventò un campione”» (Aldo junior, a Gaia Piccardi, Corriere della Sera, 17/6/2001).
Capostipite Tommaso Montano, carpentiere genovese, alla fine dell’Ottocento. Quattro figli: Mario, Carlo, Giacomo e Armando. È Mario, trasferitosi a Livorno, e resosi conto che lì c’era più lavoro, a portare la famiglia in Toscana.
Cantieri «Il nonno aveva una carpenteria meccanica in via Strozzi; mio padre era carpentiere nel Cantiere Orlando, poi apre un piccolo cantiere di riparazioni navali in piazza Orlando, dove c’è l’arena Astra. Ora la direzione del cantiere e rimasta li, poco distante, nella piazzetta, mentre il cantiere si è spostato al Marzocco, dove abbiamo la concessione dello Stato sin dagli anni ’30» (Aldo senior, alla Borghesan).
Mode «Della prima generazione “livornese” solo lo zio Giacomo non ebbe figli, ma fu merito suo l’inizio di questa tradizione della scherma. Simpatico, donnaiolo, si era iscritto per moda al Circolo Fides (rimane un mistero, infatti, il perché della decisione, in famiglia erano tutti concordi nel dire che non sapeva distinguere la sciabola dal fioretto)» (Aldo senior, alla Borghesan).
Aldo senior Classe 1910. Figlio di Mario Montano e di una Picchi, livornese. Tre fratelli: Tullio, Tommaso e Carlo. Due sorelle: Mirian e Liliana. Studia da ingegnere, fa il biennio a Pisa, poi completa gli studi al Politecnico di Torino. Viene portato per la prima volta in palestra da uno zio, Armando, perché deve dimagrire e diventa allievo di Beppe Nadi, padre di Nedo Nadi, oro ad Anversa nel 1920. «Avrò avuto 15 o 16 anni. Mio padre era scettico, per lui c’era lo studio e basta» • «Mi allenavo anche il sabato e la domenica. Era bella la scherma che si faceva noi, non c’erano tanti divertimenti; sarei potuto andare a ballare tutti i giorni, ma a me piaceva di più la sciabola. Sono stato fortunato perché ho vinto subito» • Partecipa ai Littoriali. Diventa campione d’Italia di sciabola nel 1935, campione del mondo nella stessa arma negli anni 1938, 1947 e 1950. Ai Giochi di Berlino 1936 e Londra 1948 fa parte della squadra azzurra, che si classifica seconda. Il suo motto: «Vai e vinci con cattiveria, perché solo così si vince». Il suo ricordo più commovente. «La prima vittoria dei campionati del mondo, di cui ho netta la visione della bandiera innalzata, e il suono della marcia reale».
Militare In artiglieria, a Lucca. «Non mi trattavano con riguardo, anzi, una volta, durante l’ora settimanale di scherma il maggiore che ci istruiva fece un’osservazione sul mio modo di parare. Fece una figuretta, non sapeva che si trovava davanti il campione del mondo!»
Guerra «Ho vinto l’ultimo campionato del mondo svoltosi prima della guerra, e il primo dopo la sua fine. Sono stato al fronte in Albania, fra varie vicissitudini che si possono riassumere cosi: dal 1936 al 1946, dieci anni di scherma in meno! Sono stato in Albania con l’artiglieria da campagna: avevo l’obice montato sui muli, era una vita molto difficile. Sono stato cinque mesi al fronte, poi ebbi un incidente e fui mandato all’ospedale di Tirana. Da Tirana col piroscafo a Bari, dove riabbracciai mia moglie. Mi volevano mandare a Trieste, ma riuscii a farmi ricoverare a Livorno, dove poi ho fatto tutta la convalescenza. Mi ero sposato prima di partire, la mia prima figlia è nata nel 1941. Dopo 40 giorni tornai alla batteria da costa. Mi ricordo che in Albania andavo a cavallo sul fiume Scutari: c’era la sabbia, e il mezzo più veloce per andare in città era proprio il cavallo. La guerra “vera” arrivo più tardi, due mesi dopo che ero andato laggiù».
Farfalla «Già più che quarantenne, al circolo Fides di via Roma stavo allenandomi con De Rosa, e c’era una farfallina che ci infastidiva girando per la sala. De Rosa con il fioretto batteva l’aria e cercava di allontanarla. Io lo feci fermare dicendogli: Non sei buono a nulla! Avevo la sciabola e invece di fendere l’aria mi sono messo fermo e quando la farfalla e passata l’ho divisa in due, mentre De Rosa lanciava qualche colorito epiteto».
Famiglia «Mi sono innamorato a 25 anni, e sposato a 30, ma per la scherma mollavo tutto, totalmente. Mia moglie non era livornese, ma aveva una sorella a Livorno; l’ho conosciuta durante l’estate. Abbiamo avuto due figlie e un figlio, Mario, anche lui campione».
Mario Aldo Classe 1948. I primi tempi, per far credere al padre di essersi allenato, si bagna i capelli e dice di aver sudato. «Io ero dispettoso: una volta mio padre mi ha rincorso dalla sede del circolo Fides, in via Roma fino a piazza Attias, 500 metri più in là, il tutto in tenuta da combattimento! In sala ero lo zimbello di tutti (prosegue Mario) a volte mio padre mi chiudeva negli angoli: per fortuna che via via imparavo sempre meglio a parare le stoccate! A volte coinvolgeva anche qualche altro maestro, che spesso rimaneva impietrito per la sua foga» • Così lo descrive La Stampa del 21 luglio 1974: «Mario Aldo Montano, studente in agraria a Livorno, esuberante e robusto, tifoso dell’Inter e appassionato di auto da corsa». Dopo aver vinto la medaglia d’oro a Monaco, dichiara di aver superato il padre: «Abbiamo vinto entrambi due titoli, ma la mia affermazione a Monaco vale di più del suo doppio argento olimpico» • Unica debolezza: il complesso nei confronti di Michele Maffei, schermidore romano, divenuto campione del mondo prima di lui. «Stimo moltissimo Maffei perché è un atleta indubbiamente superiore, ma ogni volta che salgo in pedana con lui lo... “scannerei”, e più di una volta l’ho fatto. Devo dire che proprio la sua inaspettata vittoria nel campionato mondiale del 1971, e poi i suoi numerosi successi in campo internazionale, mi hanno aiutato a pensare che un titolo mondiale non è poi una méta così irraggiungibile come mi sembrava» (al Corriere della Sera, 6/7/1973) • «Non è sport da storie edificanti. È sport da guasconi: Puliti, altro allievo di Nadi, che a Parigi ’24 schiaffeggia alle Folies Bergères il giudice ungherese Kovacs, Milanoli campione mondiale che scrive un romanzo inedito sui duelli al primo sangue. E guascone doveva essere anche Mauzzino» (Aldo Cazzullo, Corriere della Sera, 15/8/2004) • «Sembrerà strano, dunque, ma proprio l’assenza del suo amico campione del mondo ha spianato la strada a Montano, proprio nel momento in cui l’eliminazione di Maffei (bloccato da un incidente al piede sinistro che lo aveva menomato) sembrava complicare le cose per la sciabola italiana. Infatti Mario Aldo Montano si trovava da solo ad affrontare ben tre sovietici che naturalmente facevano buon gioco di squadra, tanto è vero che il più giovane dei tre, Krovhpuskov regalava subito una vittoria per parte ai più anziani Sidiak e Nazlymov, mentre nell’incontro con Mario Aldo Montano riusciva nell’impresa di sconfiggerlo sia pure con il minimo scarto, per 5-4. Nonostante questa difficoltà e i fortissimi crampi che hanno attanagliato la coscia destra di Montano proprio nell’incontro decisivo col sovietico Sidiak, quando i due atleti si trovavano sul punteggio di 2-2, Mario Aldo Montano riusciva a sconfiggere non solo il suo diretto avversario ma anche la sfortuna e a conquistare così la medaglia d’oro» (Corriere d’Informazione, 5/7/1973) • «Tutti dicono che fosse un trucco per prendere tempo, visto che ero sotto, ma avevo davvero la gamba dura come il marmo. Poi mi sono ripreso, ho fatto pari, e all’ultima stoccata al russo l’ho levato dal mondo!».
Tifo Tutti i Montano sono interisti. Il calciatore Armando Picchi, coi nerazzurri dal 1960 al 1967, morto a 35 anni per un tumore alla colonna vertebrale, era loro parente.
Politica «In famiglia sono conservatori: “Dall’altra parte - dice Mauzzino - c’è solo una nipote, consigliere comunale Ds. Una vergogna! Per fortuna non è una Montano, di cognome fa Uccelli. Berlusconi però non mi garba: l’è uno smargiassone. Mi garba Fini: un italiano serio”. Ma nel cuore dei Montano c’è ancora Galeazzo Ciano, e più ancora il padre Costanzo: “L’era il padrone di Livorno. Tutto lui ha fatto: la passeggiata, la stazione, l’ospedale”. E la scuola di scherma» (Cazzullo).
Amori «Mia moglie è sempre stata una mamma splendida. Insieme ci siamo preoccupati di dare ai nostri figli tranquillità serenità e di radicare, in loro, i valori veri della vita. Alla luce dei fatti pensiamo di esserci riusciti» • Due figli: Aldo junior e Alessandra. «Aldo è l’unico maschio prodotto da undici cugini. Lo portai da nonno Aldo, mio papà, e gli dissi: ce l’abbiamo fatta!» (a Corrado Sannucci, la Repubblica, 9/10/2003).
Aldino Classe 1978. Inizia a tirare a cinque anni. A nove inizia l’attività agonistica. A dodici ottiene la prima vittoria nazionale. Suo nonno gli infila un cuscino sotto la camicia per non fargli male quando si allenano in casa • Nell’agosto 2004, vince la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Atene. In tribuna, a tifare per lui, c’è il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. «La versione virtuosa del familismo italiano: qui non ci sono raccomandazioni: Montano, figlio e nipote d’arte, è il più forte, per classe, fisico, carattere. Il babbo lo incita in linguaggio tecnico-vernacolare: “Gli è quella! Gli è quella la stoccata!”. La madre Paola, con grazia femminile: “Aldino, fuori le palle!”. “Paola, ma che dici? Lascialo tranquillo!” La signora, con delicatezza materna: “Aldino, fuori i coglioni!”. Aldino sotto la maschera da astronauta porta i favoriti come Foscolo. Papà, uomo pratico, li vorrebbe più corti e gli ha offerto 500 euro per ogni centimetro di meno: “Così sembra un dandy. Non mi piace. Maffei era un dandy” sorride ricordando una rivalità mai sopita. Ciampi si è intrattenuto con il campione, la mattina, per fargli gli auguri e informarsi sulla sua famiglia: il presidente ha conosciuto il bisnonno, Tommaso Montano» (Cazzullo) • Il vincitore, subito dopo la premiazione, dichiara: «In famiglia siamo tutti un po’ pazzi».
Curiosità «C’è questa legge misteriosa nella famiglia Montano: gli uomini sono perlopiù sciabolatori di classe, le donne ci provano ma non ci riescono» (Corrado Sannucci, la Repubblica, 9/10/2003) • «Mia figlia Alessandra si prese un cartellino rosso perché tentò di infilzare un’avversaria caduta a terra» • Il cugino Carlo è stato per otto anni presidente nazionale della federazione rugbistica e per sei nella giunta del Coni nazionale • Lo zio, Tullio, a ottant’anni suonati, continuava a tirare di scherma • Il cantiere navale di famiglia a Livorno esiste ancora, anche se le navi non si varano più, ma si riparano, e i dipendenti non sono più trecento ma trenta. «Trentasei, in tutto. Siamo una bella famiglia allargata» • Aldo senior teneva coppe e medaglie in una vetrinetta in bella vista, Mario Aldo conserva tutto in un cassetto. Spiega Aldo junior: «I ricordi gli danno fastidio» • Aldino dice anche di assomigliare più al nonno che a lui, come carattere. «Il nonno era uno sportivo nato, il babbo lo è diventato quasi per forza: a Livorno molti si ricordano ancora Aldo senior che inseguiva Mario Aldo per via Roma per mandarlo a lezione di scherma» (Piccardi) • Aldo junior, oltre alla medaglia d’oro alle Olimpiadi di Atene, è stato nove volte campione d’Italia, cinque volte campione d’Europa e due volte campione del mondo. Ha partecipato a Quelli che il calcio, La fattoria e Selfie – Le cose cambiano. Ha avuto delle storie d’amore con Manuela Arcuri e Antonella Mosetti, poi ha sposato una Olga Plakhina. Ha continuato la tradizione di famiglia e, nel 2021, quando gli è nato il primo figlio maschio, lo ha chiamato Mario.
Titoli di coda «Urlo irriferibile della madre. “L’ha carattere, il mi’ bimbo” traduce il babbo. I tifosi chiedono di Ciampi, non sono riusciti a consegnargli la maglietta preparata per lui, con i quattro mori incatenati simbolo della città, la scritta “deh!” e il prefisso 0586 […] Aldino dice che questa medaglia vale più dei titoli mondiali del padre. Mauzzino racconta: “Io sono stato spinto a calci a tirare di scherma, mio figlio invece è un talento naturale. Stava sempre a giocare col nonno: te l’ho parata, te l’ho messa...”. Il nonno, morto otto anni fa, ha perso due Olimpiadi per colpa della guerra voluta da quelli come Ciano; la storia ha pagato il debito, c’è un altro Montano nel medagliere; ci sono ancora la famiglia, la piccola patria, e quella comune» (Cazzullo, 2004).