1 marzo 2021
Tags : Stefano Accorsi
Biografia di Stefano Accorsi
Stefano Accorsi, nato a Bologna il 2 marzo 1971 (50 anni). Attore. Sta preparando grandi festeggiamenti per i suoi cinquant’anni? «Veramente non ci penso mai e ormai mi sa che è tardi per organizzare qualcosa di speciale. Magari farò una megafesta per i 51...» [a Paolo Fiorelli, Tv Sorrisi e Canzoni].
Titoli di testa «Da bambino avrei tanto voluto essere Clint Eastwood».
Vita Padre tipografo, madre segretaria in una scuola, ma presto in pensione per star dietro ai figli: «Mi raccontano che ero un bambino silenzioso, che non piangevo mai» • Passa la sua infanzia a Bagnarola, frazione di Budrio • Fino alle medie ero quasi considerato un enfant prodige, dicevano che potevo fare tutto, io già volevo fare l’attore. Quando puoi fare tutto ti dicono: gli facciamo fare il liceo scientifico, così si tiene aperte tutte le porte. È stato l’inizio di una caduta verticale, giù di testa con le mani dietro la schiena. Avevo compagni di classe geni di matematica, gente che poteva già insegnare ai professori. Io invece su certe materie ero proprio molto sprovvisto. Ero convinto che mi piacesse lettere, la mia professoressa di lettere diceva che non era vero. Ho sofferto come un cane, poi ho deciso di ‘farlo bene’, quindi invece di cinque anni ce ne ho messi sei. Con gli anni dell’adolescenza avevo un po’ perso di vista il fatto di voler fare l’attore, quando ho dovuto decidere dove iscrivermi dopo il liceo mi sono ricordato questa cosa. Un giorno, siccome ero esonerato da religione, sono uscito da scuola anche se non si poteva e sono andato ad informarmi alla scuola di teatro di Bologna di Alessandra Galante Garrone: mi sono reso conto che era la scuola che avrei voluto fare» [a Sky] • «Il mio primo camerino è stato quello della scuola di teatro. Ho scoperto tardi il camerino come luogo, mi ricordo soprattutto la quinta dove mi mandarono la prima volta dicendomi entra e facci ridere. Oggi in camerino ci sto a lungo ma non mi siedo mai, non voglio la sedia, per me il camerino è un luogo di rincorsa, l’energia che si usa sul palco non è la stessa della vita di tutti i giorni» • D’estate, per sbarcare il lunario, faceva il bagnino: «Fuori dal turno, ho visto un uomo morirmi davanti per una congestione: un trauma» • Fu la mamma a spingerlo verso il cinema: «Devo a lei se sono stato scoperto da Pupi Avati che mi fece un provino nel 90. Mamma lesse l’annuncio sul Resto del Carlino. Era al mare e mi chiamò per avvisarmi. “Vai, Stefano”. E ora eccomi qui» • Esordio con Avati in Fratelli e sorelle (1992): «“Avevo 20 anni, ero stato chiamato per il secondo provino, mi sentivo forte. Sarei dovuto andare negli Stati Uniti per un paio di mesi a girare. Un giorno ci convoca in tre e dice: ‘Qui ci sono quello che ha fatto il provino più bello e quello più brutto’. Mi guarda e mi dice: ‘Tu, non hai fatto quello più bello’”. Però alla fine Avati la scelse. “Con me c’era Luciano Federico, attore di teatro. Per me era stato lui il più bravo. Ma credo soprattutto che Avati volesse dirmi: ‘Vola basso e non montarti la testa’. Mi è servito”» [a Grazia] • Prima popolarità con lo spot Maxibon della Motta («Du gust is mei che uan», 1995) per la regia di Daniele Luchetti. • Con Jack Frusciante è uscito dal gruppo (Enza Negroni, 1996) Accorsi ottiene un successo enorme e inaspettato. Successo confermato con Radiofreccia (Ligabue, 1998, David di Donatello e Ciak d’oro come miglior protagonista), Le fate ignoranti (Ferzan Ozpetek, 2001, Nastro d’argento e Ciak d’oro come miglior protagonista) e L’ultimo bacio (Gabriele Muccino, 2001, Ciak d’oro come miglior protagonista): «La prima volta che ho visto L’ultimo bacio il film era al montaggio. L’ho visto tutto d’un fiato e l’ho trovato bellissimo. Poi sono uscito e sono andato col motorino in mezzo al traffico. Ho visto le macchine, i clacson e ho pensato che alle persone non potesse importare di quel film sulle emozioni, sull’amore. Mi sbagliavo: il film uscì il giorno di San Valentino e c’erano le code fuori dai cinema» [a Sky] • Seguono La stanza del figlio (Nanni Moretti, 2001), Baby Blues (Diane Bertrand, 2008) e Baciami ancora (Gabriele Muccino, 2010): «Gabriele mi ha aiutato a rimuovere le sovrastrutture, è un regista che mette a nudo la tua forza e la tua debolezza connettendoti col tuo partner sul set» • E poi Viaggio sola (Maria Sole Tognazzi, 2013) e Veloce come il vento (Matteo Rovere, 2016) in cui interpretava Loris, un pilota di auto: «Quando mi sono lavato le mani dal grasso dei motori e ho fatto la barba, dopo due mesi di quella parte, ero felice. Il film era ispirato a una storia vera di un pilota geniale che non è riuscito a liberarsi dalla dipendenza della droga. In tutti noi c’è un lato oscuro. La disponibilità emotiva richiesta era alta, il regista Matteo Rovere ha fatto un grande lavoro» • Tra gli altri film anche Fortunata (Sergio Castellitto, 2017), Made in Italy (Luciano Ligabue, 2018), A casa tutti bene (Gabriele Muccino, 2018), Il campione (Leonardo D’Agostini, 2019). Anche se afferma di non riconoscersi nei ruoli dei film di Özpetek adora girare con lui: «Con Ferzan, invece, tutto è in divenire. Anche se il copione è frutto di varie stesure, resta suscettibile alle contingenze. Nella Dea fortuna (2019) due personaggi parlano su una terrazza durante una serata danzante. Allo scroscio improvviso della pioggia lo script prevedeva che tutti scappassero, ma all’ultimo Ferzan ha capito che quei personaggi dovevano continuare a ballare perché quella era la loro natura e la scena è diventata una delle più emblematiche del film» • Da ultimo: Lasciami andare per la regia di Stefano Mordini (2020) • Per la tv è tra i protagonisti e ideatore delle serie tv 1992, 1993 e 1994 su Tangentopoli (Sky Atlantic): «Non creda che sia facile proporre storie e vederle realizzate. Occorre perseveranza. Inizialmente volevo scrivere la storia dell’imprenditore ed ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ma non trovavo nessuno che volesse produrla. Ho iniziato a bussare a molte porte e alcuni mi hanno detto di no. Poi ho trovato il produttore Lorenzo Mieli sulla mia strada e una porta si è aperta» [a Grazia]. Ha recitato anche in The young pope di Sorrentino • Per il teatro ha portato in scena l’Orlando Furioso con la regia di Marco Baliani e il Decameron di Boccaccio.
Critica «Accorsi ha molto talento, ma non fa il professionista del cinema» (Mario Monicelli) • «Con i suoi lineamenti delicati e il sorriso capace di ironia e di dolore, è quasi il simbolo di una generazione, che di ideali e di certezze non ne ha più, ma ne sente il bisogno» (Maria Pia Fusco) • «È considerato l’unico volto non borghese della sua generazione, capace di rappresentare in modo credibile gioventù, amore, rabbia» (Alberto Dentice) • «Sembra un ragazzo come tanti, di quelli che puoi incontrare davanti all’università, o in un locale mentre beve un bicchiere di birra insieme agli amici. Proprio questa la sua forza, nel non avere un fisico prorompente o un volto dai lineamenti particolari» (Paola Zonca) • «È ora a tutti gli effetti un attore italo-francese» (Maurizio Porro).
Amori È stato a lungo fidanzato con la collega Giovanna Mezzogiorno (fecero insieme L’ultimo bacio). Poi s’è messo con la collega francese Laetitia Casta, dalla quale il 21 settembre 2006 ha avuto Orlando e il 29 agosto 2009 Athena. Casa a Parigi con l’altra figlia di lei, Satheene (avuta dal fotografo Stephane Sednaoui): «Qui si lavora bene, si vive bene, c’è rispetto per la cultura, c’è senso dello Stato». I due, che di sono lasciati nel 2013, avevano anche un cane che si chiamava Anch’io: «Perché anche lui ha diritto» • Adesso sta con Bianca Vitali, modella e attrice conosciuta sul set di 1992 di vent’anni più giovane di lui, figlia del giornalista Aldo, direttore di Tv Sorrisi e Canzoni. I due si sono sposati con rito civile il 24 novembre 2015 a Borgonovo Val Tidone, in provincia di Piacenza e hanno due figli: Lorenzo (21 aprile 2017) e Alberto (28 agosto 2020), nato in piena pandemia: «Io e Bianca, mia moglie, abbiamo aspettato a dare la notizia proprio perché non riuscivamo a parlare di una cosa così bella con quel clima di tensione nell’aria. C’era un unico vantaggio: niente paparazzi sotto casa» [a Paolo Fiorelli, cit.]
Pene Resoconto di vent’anni fa Aldo Busi sulle ottocento donne ammassate in una libreria Feltrinelli di Milano per vedere Stefano Accorsi: «Parecchie le sciantose sessantenni, armate di apparecchi fotografici e persino di cineprese formato borsetta [...] Di sbarbine non ne vedo, dalla prima alla quarta siepe di chete allupate la più giovane ne avrà 35, portati così così. Chiedo a una, dal molto fiorame giovanile attorno alla non eclatante scollatura con resti di abbronzatura: “Scusi signora lei gliela darebbe?”. “Ma che dice, io vado per i cinquantasei!”. “Allora può sempre tirargliela dietro”. Ride appena e sospira quanto basta. “E tu?”, chiedo a una piccoletta sui 40 vestita e truccata come una bambina, “l’hai mai visto recitare?”. E lei, risucchiando in dentro le guance ormai pienotte: “Come no, faceva Casanova alla televisione, aveva un paio di pantaloni in calzamaglia bianca aderente ma così aderente...”. “Aveva un bel pacco?”. “Ah, un gran bel vedere, credimi”. “Praticamente l’hai visto recitare dalla cintola in giù, ti ricordi altro?”. “Sì, c’è una scena, indimenticabile, in cui il colore dei pantaloni cambia”» • «Il cazzo di Stefano Accorsi è un gran bel cazzo. Detto, purtroppo, senza peli sulla lingua» (Alfonso Signorini a Dagospia dopo aver visto Ovunque sei, film in cui l’attore è mostrato nudo di fronte).
Curiosità Ai tempi della scuola di teatro sfogava «la compressione emotiva mangiando. Cibo e vino sanavano la nevrosi. Ingrassavo per proteggermi o per non piacere. Le ragazze non se ne accorgevano, ma non stavo bene nel mio corpo. Ho detto basta solo tre anni dopo. Finita la scuola. Quando ho iniziato a lavorare davvero in teatro mi sono messo a dieta: sei mesi a Jocca e pomodori» • «Mi capita spesso di uscire a cena e allora mi piace bere del buon vino, mangiare bene senza negarmi nulla, quando è il caso. Insomma, quando posso, mi piace godermela. Tuttavia, all’occorrenza, se devo limitarmi a riso in bianco e petto di pollo perché mi sto preparando per un lm, soffro un po’ e lo faccio» • Ha paura degli squali • Si reincarnerebbe in un gatto • Ama lo sport: «È una disciplina che mi fa stare bene. La cura estetica in sé non mi interessa, non uso creme particolari, non mi depilo, oggi per esempio ho la barba lunga ma non per vezzo: non ho avuto il tempo di farmela» • In tournée teatrale usa molto i dolcevita «per non mettere la sciarpa» • Elegante: «L’abito maschile trovo sia uno dei simboli della cultura italiana artigiana» • Appassionato di motori: «Le due e le quattro ruote mi sono sempre piaciute molto. Ho scoperto col tempo, grazie al mio istruttore nonché veloce pilota Max Arduini, che l’uso dell’auto in pista è qualcosa di profondamente diverso dall’utilizzo quotidiano: l’abitacolo di una vettura da corsa è scomodo, rovente, ne ha tante insomma, ma ti fa capire veramente come funziona ogni componente della macchina» [a Fabio Cornio, Entertainment] • «Amo la montagna d’estate, è una dimensione che mi mette in pace con me stesso, mi piacciono la quiete, il fresco… In montagna ritrovo un’autenticità, una cultura alimentare, un rispetto dei luoghi che amo» [a Cuomo, cit.] • Nel 2018 finì nei guai per aver mangiato una pizza alle due di notte in piazza San Marco seduto ai tavoli di un bar chiuso: «Devo dire che la polemica non è nata dal popolo dei social ma da un’associazione di esercenti. Anzi, il popolo dei social tendenzialmente mi ha difeso a spada tratta, parliamo del 99% dei casi. Quindi la polemica è davvero diventata un autogol per chi l’ha sollevata. Oltretutto, io non ho infranto alcuna regola: ho scoperto infatti che non puoi mangiare seduto sui gradini di una chiesa… Io ero seduto ai tavolini di un bar pubblico, chiuso, e ho anche buttato civilmente il cartone; ecco, diciamo che se avessi avuto una birretta, sarei stato più felice» [a Fabio Cormio, Entertainment] • È favorevole alla Tav: «Non collega solo Torino e Lione: è quella cosa che ti permette di andare a Parigi in quattro ore e 31 minuti e togliere dalle strade centinaia di migliaia di camion» • Nato a Bologna, ha vissuto a Roma, Parigi e Milano: «Penso che il nostro Paese sia davvero unico al mondo. In pochi chilometri si concentra un’incredibile varietà di bellezza e paesaggi, impensabile altrove. I francesi hanno un sistema molto organizzato, molti più soldi per il cinema, ma a differenza di noi sono più rigidi. Per esempio: se sei in ritardo a Parigi, sicuramente perderai il volo. A Roma troveranno il sistema per farti partire. Siccome ognuno è abituato a cavarsela da solo, da noi c’è sempre qualcuno disposto a darti una mano. In Francia, ce n’est pas possible!» • Ascolta musica trap: «L’ho scoperta grazie a mio figlio Lorenzo».
Frasi «Ho avuto paura di non scollarmi dal Maxibon, ma l’ho superata. È stato il mio percorso» • «La generazione anni Ottanta era più ideologizzata e rigorosa. Forse in modo esagerato. La nostra ha un rapporto meno ideologico con questo mestiere. Sappiamo che in un film non bisogna mai trascurare l’aspetto spettacolare. Abbiamo meno pudore, più leggerezza. Facciamo la pubblicità, il cinema, la tv. Forse c’è più paraculaggine diffusa. Per questo ci potrebbero accusare di qualunquismo» • «Io la famiglia allargata la vivo come una bella cosa, una fortuna, e se a qualcuno non sta bene non m’importa. Ognuno deve continuare a cercare la sua versione di famiglia, a costruirsela. Ad esempio, io ho degli amici uomini che hanno avuto un ruolo quasi paterno per me. Non che non vada d’accordo con i miei genitori, però certe cose le ho imparate più da altri che da mio padre» [a Valentina Ravizza, CdS] • «Non capisco come possano certe persone arrogarsi il diritto di dare una definizione unica e assoluta di amore e anzi di dargli anche una connotazione sessuale e si arroghino il diritto di decidere per tutti quanti» [a Sky] • «Ci sono tre tipi di spettacoli: quelli belli, quelli brutti e quelli inutili» • «Lavorare con grandi professionisti è bellissimo, però è anche interessante trovarsi sul set con un attore che ha fatto solo un film prima e lasciarsi sorprendere» • «Sono il primo a osservare i ragazzi per cercare di vedere cosa fanno loro che io mi sono dimenticato» • «È vero che una carriera si costruisce con i no, ma i sì possono essere una sfida appassionante, ti costringono a uscire dalla comfort zone» [a Laura Zangarini, CdS].
Politica Di sinistra, è cresciuto «in una famiglia di lavoratori, comunisti e impegnati» • «Mi sono scrollato di dosso sia il moralismo comunista sia il senso cattolico del peccato. Quello che odio è il lusso» • «Io credo che la politica sia una cosa nobilissima e che ci siano molte persone che la fanno bene. Chi la fa bene fa la differenza, basta guardare le città o le regioni. Quando sono ben amministrate da politici capaci, che sanno interagire col territorio, fanno la differenza. Quando sono male amministrate è un disastro. Quindi la politica buona esiste. L’antipolitica non solo lascia il tempo che trova, fa dei danni mostruosi».
Religione Non crede in Dio («ma ho fede nella forza della vita»), legge sempre l’oroscopo («se è brutto dico sono solo sciocchezze, se è bello sono contento»).
Titoli di coda: «Sono riuscito a diventare chi desideravo essere fin da bambino» [a Federica Polidoro, Sole].