19 marzo 2021
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Biografia di William Hurt
William Hurt, nato a Washington, D.C., il 20 marzo 1950 (71 anni). Attore. Premio Oscar per Il bacio della donna ragno (Héctor Babenco, 1985) • «Di formazione teatrale, la sua recitazione da un lato segue un’impostazione classica nel fare propri i comportamenti dei personaggi, dall’altro appare anche istintiva e priva di enfasi. Il suo stile interpretativo mantiene per lo più una propria riconoscibilità, al di là del ruolo, nell’espressione malinconica e nelle ansie esistenziali faticosamente represse» (Treccani) • «Divo timido e seducente» (Maria Pia Fusco, la Repubblica, 17/2/1995) • «A volerlo mettere in una sola categoria, si può definire un caratterista: un attore non protagonista, capace però di condensare, persino in poche scene, tante cose» (Il Post, 20/3/2020) • Tra i suoi film: Brivido caldo (Lawrence Kasdan, 1981), Il grande freddo (Lawrence Kasdan, 1983), Figli di un dio minore (Randa Hines, 1986), Dentro la notizia (James L. Brooks, 1987), Turista per caso (Lawrence Kasdan, 1988), Ti amerò… fino ad ammazzarti (Lawrence Kasdan, 1990), Alice (Woody Allen), Fino alla fine del mondo (Wim Wenders, 1991), Mister Wonderful (Anthony Minghella,1993), Jane Eyre (Franco Zeffirelli, 1996), A.I - Intelligenza artificiale (Steven Spielberg, 2011), The Village (M. Night Shymalan, 2004), The Good Shepherd (Robert De Niro, 2006), Into the Wild (Sean Penn, 2007), Robin Hood (Ridley Scott, 2010), Race - Il colore della vittoria (Stephen Hopkins, 2016). Negli ultimi anni visto anche nel ruolo del generale Thaddeus, avversario dell’incredibile Hulk, nei film dell’Universo Marvel: L’incedibile Hulk (Louis Leterrier, 2008), Capitan America: Civil War (Anthony e Joe Russo, 2016), Avengers: Infinity War (Anthony e Joe Russo, 2018), Avengers: Endgame (Anthony e Joe Russo, 2019), Black Widow (Cate Shortland, 2021) • «Di una riservatezza isterica, ed è estremamente prevenuto nei confronti dei giornalisti» (Chrissy Iley, Il Venerdì, 24/12/1998) • Franco Zeffirelli: «Un vero stronzo, pieno di pretese» • Hector Babenco, regista del Bacio della donna ragno: «Hurt vi promette di rendervi la vita difficile, e mantiene la promessa. Quanto mi ha fatto soffrire. Se tornerei a lavorare con lui? Anche domani».
Titoli di testa «Tanto William Hurt appare composto e del tutto british nei modi trattenuti e nella recitazione sommessa e duttile, tanto non lo è mai stato l’uomo William: un’infanzia segnata dal divorzio dei genitori, un’adolescenza toccata dalla prematura morte della madre, una vita matrimoniale turbolenta (cinque convivenze che gli hanno regalato tre figli), una vita professionale turbata da abusi fisici, uso di droga e successivamente da una dolorosa artrite cervicale. Tutto questo però non gli ha impedito una carriera folgorante, baciata dal successo» (Giorgio Gosetti, Ansa, 21/3/2020).
Vita Figlio di Claire Isabel (McGill) e Alfred McChord Hurt. Lui lavora per il governo, a un certo punto diventa vice-governatore dei Territori americani del Pacifico. «La vita di mio padre era come quella di un diplomatico». Lei invece viene da Andrews, Oregon, ha iniziato a lavorare a dodici anni, come cuoca per una ventina di uomini impiegati nella fattoria di suo nonno. Durante un inverno in cui era nevicato moltissimo, essendo l’unica abbastanza leggera da non sprofondare nella neve, l’avevano pure mandata a recuperare il bestiame, che era uscito dal recinto. Quello con Hurt è il secondo matrimonio. «Era nata in un piccolo centro, abitato da sette o otto persone soltanto. A dodici anni uccideva i serpenti a sonagli [...] Sulla sua tomba c’è scritto: “E la verità vi renderà liberi”. E c’è scritto anche: “Non portatemi nella tomba con le vostre coccole, ci andrò marciando”. Sulla lapide appare inoltre il simbolo della sua visione della vita, una farfalla» (a Iley) • William «ha avuto un’infanzia scombinata e straordinaria. I suoi genitori si divisero quando aveva sei anni [...] Nei primi anni della sua vita ha viaggiato in località esotiche perché il padre lavorava per l’Agenzia per lo Sviluppo Internazionale. Ha trascorso molto tempo sulle spiagge, un paio d’anni a Guam. Dopo la separazione, è stato riportato, con il fratello minore, in un piccolo appartamento nel centro di New York. Non avevano molto denaro, ma aveva l’attenzione della madre. Lei andò a lavorare come segretaria nell’edificio di “Time Life” e fece uno spettacoloso matrimonio con Henry Luce III, il figlio del fondatore della rivista Time. Tutto cambiò: belle case, scuole costose» (Iley) • «La vita piena di agi rischia di far prendere una brutta piega al giovane William, così il patrigno decide di fargli frequentare la Tufts University di Medford, Massachusetts, dove studia teologia per tre anni e dove inizia a recitare. Deciso a intraprendere la carriera di attore, prima va a Londra per studiare Arte drammatica e in seguito si iscrive alla Julliard School di New York. Debutta sul palcoscenico all’Oregon Shakespeare Festival di Ashland e in seguito entra nella New York’s Circle Repertory Company dove mette in evidenza le sue qualità recitative» (dalla Rivista del cinematografo) • Per tutta la seconda metà degli anni 70 si dedica al teatro, dove spazia tra Shakespeare e O’Neil. Primo lavoro al cinema: Stati di allucinazione, nel 1980, dove interpreta uno scienziato che si trasforma in un antropoide. «In lui il regista Ken Russell colse l’espressione stupita e profonda dei grandi occhi azzurri, il fuoco trattenuto dello spingersi sempre all’estremo, la dicotomia tra una recitazione così naturale da apparire invisibile e un’incoercibile dolore interiore. Non a caso il protagonista della storia (scritta e poi sconfessata da Paddy Chayefsky) segue le ricerche scientifiche, poi travolte da un delirio onirico, di Eddie Jesuyp che prova su se stesso la vasca di deprivazione sensoriale (usata anche dagli astronauti) e le droghe naturali degli sciamani. Subito candidato al Golden Globe come miglior attore emergente, William Hurt deve l’immediata conferma un anno dopo a un altro regista inglese, Peter Yates che in Uno scomodo testimone lo trasforma nel guardiano notturno Darryl Deever, trascinato in un losco intrigo internazionale per amore dell’anchorwoman Sigourney Weaver» (Gosetti) • «Nello stesso 1981 il giovane attore fa l’incontro della vita (professionale) e si ritrova, in una sola notte, eletto a sex symbol per il pubblico mondiale e star di Hollywood» (ibidem) • «William è sempre stato bello ma non impossibile. Non macho muscoloso e ipertrofico, ma il prototipo di sapiosexual. Capace dunque di solleticare non solo i sensi ma anche i neuroni. Con la sua aria da colto professore universitario di giorno (e focoso amante di notte), William Hurt esplode sullo schermo quale emblema di questa categoria, non nuovissima ma certo poco frequentata. Il suo mix irresistibile dura per parecchi anni, alimentato da una serie di ruoli ancora oggi scolpiti nell’immaginario collettivo» (Cecilia Ermini, iO Donna, 20/3/2020) • «In America lo hanno già classificato: sarà il divo emergente degli anni 80, categoria Wasp movies, ossia film dedicati all’alta borghesia bianca, rigidamente anglosassone e protestante. Trentuno anni, divorziato, una lunga gavetta in teatro e tre film importanti alle spalle, William Hurt ha in realta tutti i numeri vincenti per piacere ai wasp. È alto, biondo, atletico, di carnagione chiarissima e dal suo viso emanano timidezza e coraggio allo stesso tempo. In Italia, ancora, lo conoscono in pochi ma ora inizia la sua apparizione in grande stile. Ci sono tre suoi film in uscita nella stagione cinematografica appena iniziata: Altered State di Ken Russell, Uno scomodo testimone (Eyewitness) di Peter Yates e Body Heat di Lawrence Kasdan […] Cosa lo distingue da attori esplosivi e già affermati come Richard Dreyfuss e Al Pacino? “Se gli altri mostrano in modo plateale le loro emozioni, lui tiene sempre qualcosa di segreto, una riserva emotiva” scrive il settimanale Times “e le carriere della Garbo, di Mitchum e di De Niro indicano che le platee non si stancano mai dei tipi misteriosi”. “Il suo futuro trova un limite solo nella sua ambizione” ha scritto di lui lo sceneggiatore di Uno scomodo testimone Steve Tesich “se vuole entrare nella rosa delle due o tre superstar maschili viventi, può farcela”. E dal suo canto, William Hurt sembra piuttosto ben intenzionato, nonostante la sua modestia: “A 40 anni” dice “potrei essere un buon attore. Dopo questi tre film credo di aver superato l’asilo, e anche con onore. Ora voglio vedere come andrà alle elementari”» (S.D.S, Corriere d’Informazione, 17/9/1981).
Amori Sposato due volte: la prima con l’attrice Mary Beth Schröder, dal 1971 al 1982; la seconda con una Heidi Henderson, figlia del direttore d’orchestra Skitch Henderson, conosciuta in un centro di disintossicazione, dal 1989 al 1993. Durante la seconda causa di divorzio disse al quotidiano France Soir: «Ora mi farò prete» • Una lunga e tormentata relazione con la ballerina Sandra Jenning. «La loro storia finì in tribunale. La donna lo accusava di essere un violento e di picchiarla, aveva chiesto un fortissimo indennizzo dichiarando di aver contribuito alla carriera dell’attore» (La Stampa). Oltre a fargli causa, gliela fece pagare con un giro per i salotti televisivi in cui lo presentava come un uomo ossessivo, donnaiolo, ingannatore, possessivo. «Era come se mi stessero spellando vivo» • Anche l’attrice Marlee Matlin, attrice sordomuta, conosciuta sul set di Figli di un dio minore, che fu sua compagna per due anni, raccontò nella sua autobiografia di aver subito violenze fisiche e piscologiche • Una relazione anche con l’attrice Sandrine Bonnaire, conosciuta sul set di La peste, che lo portò a vivere con sé in Francia. Lui disse di «odiare la violenza della cultura americana».
Figli «Ha tre figli in America, Alex, Samuel, e William, due dal suo matrimonio con Heidi Henderson, uno dal rapporto con Sandra Jennings, e una bambina, nata dalla sua relazione con l’attrice Sandrine Bonnaire» (Iley).
Religione Educato da presbiteriano, cresimato da episcopale. Ora è più interessato alle dottrine orientali.
Vizi Alcol e droga. È stato più volte ospite della clinica Bette Ford, a Rancho Mirage, in California. «Qualcuno mi ha detto una volta: “Il dolore è un privilegio”, e io in definitiva ne ho avuto una buona dose. Se hai conosciuto un determinato livello di esistenza per un certo periodo, allora il dolore è importante, perché quello che c’era prima era peggiore».
Zeffirelli «Ci parli di William Hurt... E lui incomincia: “Io ce l’ho fatta, perché ero già stato vaccinato in fasce da molti altri ‘impossibili’ con i quali ho sempre lavorato: dalla coppia Elizabeth Taylor-Richard Burton prima, e poi dalla Callas, anche dalla Magnani”. Ma cosa fa, su un set, un attore come Hurt? Beve? “No, non più: adesso solo acqua”. E allora? “Allora, per esempio, quando si sta per cominciare, la troupe è tutta pronta e aspetta il primo ciak, lui chiede quattro settimane di prove, perché ‘deve entrare nel personaggio, secondo le tecniche di Stanislavskij’, è di quelli che sostengono che l’attore ‘deve essere, non simulare’; per esempio, se in una certa scena gli chiedi di sorridere, lui ti dice che non lo farà, perché non sente ‘salirgli dal profondo il bisogno di sorridere’, poi, il giorno dopo, rivede il girato, si pente, e si rifà la scena col sorriso... Diciamo che il suo problema alla fin fine è solo il perfezionismo: il risultato, poi, dà ragione a lui”» (Franco Zeffirelli, a Anna Maria Mori, la Repubblica, 31/12/1994).
Curiosità Alto 1 metro e 88 • Detto Bill • Appassionato di computer fin da quando aveva diciassette anni • Parla correntemente francese • Gli piace leggere i filosofi, pescare con la mosca, giocare a scacchi e pilotare il suo aereo Beerchcraft Bonanza • Odia il correttore automatico del cellulare • Ha rifiutato il ruolo di Paul Sheldon in Misery non deve morire. Ha rifiutato anche il ruolo del professor Grant in Jurassic Park, poi andato a Sam Neil • Primo attore a essere candidato all’Oscar per l’adattamento di un fumetto (History of Violence, 2005) • Per The Village è stato pagato 1 milione 250 mila dollari • «Alcuni attori forse si infastidirebbero a essere definiti caratteristi; Hurt a quanto pare no, visto che un po’ di anni fa parlando al New York Times si definì “un caratterista intrappolato nel corpo di un attore protagonista”. E aggiunse, in un’altra intervista: “Non ci sono piccoli ruoli, solo attori piccoli”» (Il Post) • «Cosa vorrebbe che fosse scritto sulla sua tomba? “Pensavo: ‘Chi cerca nei dei cuori degli uomini conosce il pensiero dello spirito’”» (Iley).
Titoli di coda Negli ultimi anni, ancora qualche grande interpretazione. «Sempre più spesso però si tratta di una scintilla in un mare di interpretazioni ormai di routine in cui talvolta si coglie il guizzo dell’autoironia nel celebre sguardo di Hurt» (Gosetti).