24 marzo 2021
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Biografia di Reginald Kenneth Dwight
Reginald Kenneth Dwight, in arte Elton John, nato a Pinner, un sobborgo di Londra, il 25 marzo 1947 (74 anni). Cantante. Pianista. Nel corso della sua lunga carriera ha pubblicato 35 album in studio, 4 album live, 6 colonne sonore e 11 raccolte ufficiali. In tutto ha venduto oltre 300 milioni di dischi.
Titoli di testa: «Sin da quando in un’intervista ho detto che ero bisessuale mi sembra che ci siano il doppio di persone che mi salutano per strada» (a Rolling Stone nel 1976).
Vita Figlio di Stanley e Sheila Dwight: «La verità è che i miei genitori non avrebbero mai dovuto sposarsi. Sono nato nel 1947, ma di fatto ero un figlio della guerra. Probabilmente mi avevano concepito mentre mio padre era in congedo dalla Royal Air Force: si era arruolato nel 1942, nel pieno della Seconda guerra mondiale, e dopo la fine del conflitto aveva deciso di continuare la carriera militare. E i miei erano fidanzati di guerra. Si erano conosciuti l’anno che mio padre era entrato nella RAF. Lui aveva diciassette anni e aveva lavorato a Rickmansworth in un cantiere navale specializzato nella costruzione di chiatte per i canali. Mamma aveva sedici anni, il suo cognome da nubile era Harris e consegnava il latte per la United Dairies con un carretto trainato da un cavallo, un lavoro che una donna non avrebbe mai potuto fare prima della guerra. Papà era un trombettista dilettante di livello, e durante un congedo, mentre suonava con una banda in un albergo a North Harrow, pare che avesse notato mamma fra il pubblico. Erano entrambi testardi e irascibili, due caratteristiche meravigliose che ho avuto la grande fortuna di ereditare. Non sono sicuro che si siano mai amati» • «In realtà, quello di Stanley e Sheila Dwight era un matrimonio tutt’altro che romantico. Molto semplicemente, non andavano d’accordo». Divorzieranno nel 1960 • Appassionato di musica e di pianoforte, inizia a suonarlo all’età di tre anni, vincendo a undici una borsa di studio alla Royal Academy of Music di Londra. «Fu mia madre a farmi conoscere Elvis Presley. Ogni venerdì dopo il lavoro riscuoteva la paga, si fermava da Siever’s, un negozio di materiale elettrico che vendeva anche dischi, e comprava un nuovo 78 giri. Io la aspettavo a casa, chiedendomi cosa avrebbe portato quella volta: era il mio momento preferito della settimana […] Non appena mamma mise il disco sul piatto, fu chiaro che il sound di Elvis Presley era esattamente come il suo look: di un altro pianeta» • Adorava sua nonna: «Casa sua odorava di arrosto e fuoco di carbone» • Era uno studente nella media, giocava a calcio e a tennis: «qualsiasi cosa tranne il rugby. Per via della mia stazza mi mettevano in mischia, dove il mio compito principale era farmi prendere a calci nelle palle dal pilone della squadra avversaria. No, grazie» • «Per anni, nella mia vita non accadde nulla di interessante» • Sin da piccolo si mise a catalogare ogni disco che aveva in casa • Nel 1960, a tredici anni non ancora compiuti, forma il primo gruppo, i Corvettes (dal nome di una popolare schiuma da barba): «Il più delle volte ci pagavano in Coca-Cola». Gruppo che successivamente cambia il nome in Bluesology e fa da supporter ad artisti celebri come Long John Baldry, i Drifters e Patti LaBelle • Nel 1967, abbandonata anche questa formazione, incontra, grazie a un annuncio pubblicato sul settimanale New Musical Express, il compositore di testi Bernie Taupin. I due diventano inseparabili. E decide di farsi chiamare Elton Hercules John prendendo a prestito i nomi di due amici musicisti, Elton Dean e il già citato John Baldry • Il primo album del duo, Empty Sky: «Uscì il 6 giugno 1969 per la DJM, la nuova etichetta di Dick. Ricordo che quando riascoltai la title track mi sembrava la cosa più bella che avessi mai sentito. Il disco non fece il botto – vendette solo qualche migliaio di copie – ma avevo comunque la sensazione che, molto lentamente, la ruota stesse cominciando a girare» • Il successo arriva con Elton John (1970), che grazie all’hit Your song lo catapulta subito in classifica: «John Peel lo mise alla radio, aiutandolo a fare breccia in fondo alla classifica». Cominciano ad arrivare offerte per suonare in Europa, e poi il tour in America • Raggiunto il successo mondiale, Elton John inizia a sfornare una serie di eccellenti album per la casa discografica Dick James Music: Tumbleweed Connection (1970) e Madman Across The Water (1971): «Ebbe molto più successo in America che in Gran Bretagna: lì entrò nella Top 10, qui si fermò al numero 41» • Con Honky Chateau registrato allo Château d’Hérouville in Francia abbandona gli arrangiamenti orchestrali in favore di veloci ritmi pianistici in stile «honky tonk» • Nel 1972 con RocketMan arriva la consacrazione: «In prima fila davanti al palco e fuori dall’ingresso artisti iniziarono a comparire stuoli di ragazze urlanti, che si aggrappavano all’auto piangendo mentre provavamo a filarcela. Era strano, come se avessero sbagliato strada e invece che a un concerto degli Osmonds o di David Cassidy fossero finite al nostro» • Con il successo arrivano anche gli eccessi e abusa di cocaina: «Puoi anche raccontarti che stai bene, che la droga non sta avendo ripercussioni sulla tua carriera. Ma se consumi tutta quella coca, non sei abbastanza lucido per pensare. Diventi irragionevole, irresponsabile ed egocentrico, vuoi fare sempre a modo tuo. O così, oppure arrivederci. È atroce, quella cazzo di droga» • In questi anni conosce Freddy Mercury, si droga e canta con John Lennon, pranza con Zeffirelli, prende il tè con Mae West, gioca a sciarada con Simon e Garfunkel, stringe la mano a Elvis Presley • Tira arance a Bob Dylan, fa feste a base di coca, popper e orge [vedi sotto, il capitoletto Amori], si diverte con Rod Stewart allo Studio 54, festeggia i capodanni con Ringo Starr, balla canzoni irlandesi da osteria con la Regina Madre • «A metà anni Settanta, Elton è una vera e propria star: recita nel film Tommy ricavato dall’omonima opera rock degli Who, il suo nome appare nella Walk of Fame di Hollywood e John Lennon lo raggiunge sul palco del Madison Square Garden di New York per un grande concerto. La sua notorietà inizia tuttavia a declinare dopo la separazione professionale da Taupin, avvenuta nel 1976 in seguito all’uscita del doppio album Blue Moves» • Gianni Versace che si innamorò del coraggio della canzone Song for a gay salvo poi scoprire che s’intitolava Dong for a guy • Nel 1979, dopo un’interruzione durata due anni, Elton torna in tour diventando la prima rockstar europea a suonare in Unione Sovietica. Ci arrivò le gambe per aria: «Ero in quella posizione perché volavamo con la Aeroflot, e subito dopo il decollo ci accorgemmo che la compagnia russa di bandiera non si premurava di fissare le poltrone alla fusoliera» • Nel frattempo, Bernie Taupin torna a collaborare con lui per l’album 21 AT 33. La metà degli anni Ottanta coglie l’artista in evidente fase di stanca, nonostante album discreti come Too Low For Zero e Breaking Hearts» • Tipica serata di Elton John all’inizio degli anni Ottanta: quattro o cinque vodka martini per iniziare, cena fuori con una bottiglia e mezzo di vino, «poi tutti a casa mia per darci dentro con la coca e l’erba. Se il vodka martini diventò il mio drink preferito era anche perché aveva un vantaggio: cancellava completamente i ricordi delle follie che avevo combinato la sera prima. A volte qualcuno si sentiva in dovere di raccontarmele al telefono, e io mi scusavo» • Nel 1981, a una festa per il ventunesimo compleanno del principe Andrea nel castello di Windsor, è incaricato, assieme a Ray Cooper, dell’intrattenimento: «Fu una serata del tutto surreale. Siccome c’era anche la regina, e nessuno voleva offendere la sensibilità reale, il volume della musica fu abbassato il più possibile senza arrivare a spegnerlo del tutto. Il rumore dei piedi che si muovevano sul pavimento era più forte della musica». Fu in questa occasione che conobbe Diana. I due diventarono carissimo amici • Nel 1984 sposa Renata Blauel [vedi più avanti] • Dopo essersi operato alla gola per un tumore benigno nel 1987, Elton parte per un tour in Australia con la Melb e Symphony Orchestra • Sotto il nome di George King, Il 29 luglio del 1990 Elton John si fa ricoverate in una clinica di riabilitazione dopo che il suo fidanzato Hugh gli diede dell’alcolista, del tossico, del cibo-dipendente, del bulimico, del sesso-dipendente e del co-dipendente «Mi dissero che dovevo condividere una stanza, il che non mi andò giù, finché non vidi il mio compagno di stanza. Si chiamava Greg, era gay e molto attraente. Almeno qualcosa di bello da guardare c’era». Si disintossica completamente. Tornato a Londra frequenta gli alcolisti anonimi e va da uno psichiatra: «Stranamente, sognavo la cocaina tutto il tempo. Lo faccio ancora, quasi ogni settimana, e sono passati ventott’anni dall’ultima volta che ho tirato una striscia. Ma sognare la cocaina non me l’ha mai fatta desiderare. A volte vorrei poter bere un bicchiere di vino a cena, o una birra con gli amici, ma so di non poterlo fare. Non mi dà nessun fastidio che gli altri bevano in mia presenza: è un problema mio, non loro» • Per tre anni non ha mai smesso di andare a riunioni degli AA o dei NA neanche quando era in tour in Argentina, Francia, Spagna, America • Dopo essersi disintossicato e dopo la morte di Freddy Mercury fonda la Elton John Aids Foundation, un’associazione per raccogliere fondi per la lotta contra l’Hiv. Per metterla su vende all’asta la sua collezione di dischi: «C’erano 46 mila singoli, 20 mila album, perfino i vecchi 78 giri con “Reg Dwight” scritto orgogliosamente a penna sulla copertina. Furono venduti in un unico lotto, per 270 mila dollari, a un compratore anonimo […] Da allora, la Elton John Aids Foundation ha raccolto 450 milioni di dollari» • «Non voglio sembrare misticheggiante – o, ancora peggio, compiaciuto –, ma a volte era difficile evitare la sensazione che la vita mi stesse ricompensando per essermi disintossicato. The One divenne il mio album più venduto nel mondo dal 1975» • Ritornato al lavoro a pieno ritmo e ormai fidanzato con David Furnish, nel 1994 viene inserito nella Hall of fame • Compone con Tim Rice la colonna sonora del Re Leone e poi Reg Strikes Back, un album che lo riporta nelle posizioni alte delle classifiche • Nel 1997 canta ai funerali di Versace e poi, sei settimane dopo, a quelli di Diana: «Per anni fu una carissima amica e poi, del tutto inaspettatamente, litigammo. La causa fu un libro curato da Gianni Versace, intitolato Rock and Royalty», i cui proventi dovevano andare alla fondazione contro l’aids. Diana aveva prima accettato di scrivere la prefazione per poi tirarsi indietro quando Buckingham Palace scoprì «scatti di uomini nudi avvolti in asciugamani». «Non le parlai più fino al giorno dell’omicidio di Gianni. Lei fu la prima a chiamarmi dopo John Reid […]. Venne con noi al funerale, ed era uno schianto: abbronzata, con una collana di perle. Era la stessa persona calorosa, premurosa, piena di tatto che era sempre stata. Quando entrò, i paparazzi in chiesa impazzirono: fu come se fosse arrivata la più grande star del mondo, e in effetti era così. Non mollarono per tutta la funzione, ma penso di dover sottolineare che la famosa foto in cui lei sembra consolarmi – quella in cui si china verso di me mentre ho gli occhi rossi e lucidi per il dolore – fu scattata in un momento del funerale in cui non stava facendo niente del genere. In realtà si stava allungando per prendere una mentina da David. Le calde parole di conforto che le uscirono dalle labbra in quell’esatto momento furono: “Dio, vorrei proprio una Polo”». Per Diana canta un vecchio classico rivisto e corretto per l’occasione, Candle in the wind • Elton John aveva suonato ai funerali di Ryan White e alla commemorazione nella cattedrale di Melb e per John Lennon • L’anno successivo è nominato Sir e nel 1999 è di nuovo al lavoro con Tim Rice per una nuova colonna sonora, Aida • Nel 1998 scopre di non avere più denari. John Reid, il suo agente, che per il 20% di tutti i guadagni di Elton John dove occuparsi di tutto, non l’aveva fatto. La faccenda si chiuse con Reid che versò cinque milioni di dollari sul conto di Elton John per evitare il processo • Nel 2001 pubblica Songs From The West Coast, primo disco di una trilogia orientata al recupero delle sue classiche sonorità anni Settanta. Su quella falsariga si muovono anche il meno riuscito Peachtree Road e The Captain & The Kid: «Quegli album non furono dei flop, ma non fecero nemmeno il botto. È sempre frustrante quando succede a un album che trovi magnifico, ma bisogna accettarlo con coraggio» • Nel 2005 si sposa con David Furnish • «Dopo diverse collaborazioni – come quella con i Pet Shot Boys e gli Scissor Sisters – è coautore del loro successo “I don’t feel like dancin’ - sir Elton riscuote grande successo con il musical Billy Elliot, che nel 2009 conquista ben dieci Tony Awards. Il 2010 è l’anno di The Union, firmato a quattro mani con il suo idolo giovanile Leon Russell, da trent’anni assente dalla grande ribalta: al progetto partecipano anche Taupin e, in veste di produttore, T Bone Burnett, luminare della musica americana di matrice “roots”. Nel 2011 Elton John firma un contratto per esibirsi a Las Vegas per i successivi tre anni; nel frattempo scrive l’autobiografia Love is the cure e prepara un altro disco, The Diving Board, che esce nel 2013. Nel 2017 esce Diamonds. L’anno dopo annuncia il suo tour di addio: «Cominciò l’8 settembre 2018 ad Allentown, in Pennsylvania. David aveva organizzato proprio i festeggiamenti esagerati che volevo. La scenografia era incredibile, e lui aveva commissionato una serie di straordinari filmati per accompagnare le canzoni: animazioni che facevano prendere vita alla copertina di Captain Fantastic, mie vecchie riprese in ogni fase della carriera e filmati sperimentali realizzati da artisti contemporanei. Tony King era a disposizione per dare un’occhiata e assicurarsi che fossero tutti perfetti: mezzo secolo dopo che era entrato nella mia vita, con il suo aspetto straordinario, mi fidavo ancora ciecamente del suo senso estetico. Le recensioni furono incredibili: l’ultima volta che ricevetti opinioni così, avevo una testa piena di capelli e il critico aveva dovuto impiegare metà dell’articolo a spiegare chi ero» • A chi dubita che smetterà davvero di salire sul palco, risponde: «Non voglio fare come Cher, anche se mi piace indossare i suoi vestiti» • Nel 2019, in contemporanea con il farewell tour, esce il biopic Rocketman • Nell’ottobre 2019 esce la prima autobiografia dell’artista, Me, e nello stesso anno Elton John annulla per un malore uno dei suoi live. Sarà il primo di una serie di concerti, parte del tour d’addio di John, cancellati • A febbraio 2020 viene diagnosticata all’artista una polmonite che compromette diversi live • Tra i progetti ai quali Elton John ha preso parte nel 2020 ci sono il brano Ordinary Man di Ozzy Osbourne e la cover, realizzata insieme agli U2, di Bang A Gong (Get It On) parte dell’album tributo al compianto frontman dei T. Rex Marc Bolan, uscito nel mese di settembre.
Amori «Il sesso non mi interessava, anche perché ero riuscito ad arrivare a diciannove anni senza sapere esattamente di cosa si trattasse. A parte i discutibili avvertimenti di mio padre su masturbazione e cecità, nessuno mi aveva mai spiegato cosa bisognava fare. Non avevo mai sentito parlare di penetrazione, né avevo idea di cosa fosse un pompino» • «Credo di essere l’unico musicista inglese degli anni Sessanta tornato a casa ancora vergine dopo aver suonato nella Reeperbahn di Amburgo» • Nel 1967 si fidanza con Linda Woodrow: «Era alta, bionda e aveva tre anni più di me. Era adorabile e le interessava ciò che facevo. Le chiacchiere dopo il concerto si erano trasformate in qualcosa di pericolosamente simile a un appuntamento, al quale era seguito un altro appuntamento da me, a Frome Court. Era una strana relazione, con poca fisicità e zero sesso». Andarono a vivere insieme e si fidanzarono il giorno del ventunesimo compleanno di Elton John, che all’epoca di chiamava ancora Reginald. «Fissammo una data per il matrimonio. Cominciarono i preparativi. E io caddi in preda al panico». Il matrimonio saltò • Fu Long John Baldry a metterlo davanti all’evidenza: «Che cazzo ti è venuto in mente di andare a vivere con una donna? Apri gli occhi. Tu sei gay. Tu ami Bernie più di lei» • Perse la verginità a 23 anni, esattamente la notte del 31 agosto 1970. A deflorarlo in un albergo di San Francisco fu John Reid. I due andarono a vivere insieme e Elton fece coming out con la madre: «Quando le dissi che ero gay, non fece una piega: “Oh, lo sappiamo. Lo sappiamo già da un pezzo”» • Dopo qualche anno John, che a Elton faceva anche da agente, iniziò a tradirlo e a picchiarlo. I due si lasciarono: «Da quando io e John ci eravamo lasciati, la mia vita privata era un disastro. Continuavo a innamorarmi di uomini etero, inseguendo ciò che non potevo avere» • Dopo gli etero una serie di brevi relazioni con giovani omossessuali, che ricopre di regali ma non di attenzioni: «Mi ero costruito la mia perversione, guardare due o tre ragazzi all’opera. Il mio piacere sessuale consisteva nel prendere persone che non avrebbero mai fatto sesso fra di loro e convincerle a farlo. Ma io non partecipavo attivamente: osservavo, scattavo Polaroid, organizzavo. L’unico problema era la mia ossessione per la pulizia: “Guai a voi se venite sul panno!” gridavo mentre lo facevano sul biliardo, il che tendeva a rovinare un tantino l’atmosfera. Il mio scarso interesse per il sesso attivo finì per salvarmi dall’Aids. In caso contrario, con ogni probabilità sarei già morto» • Nel 1983 a Monserrat si innamora di Renate Blauel, tecnica del suono: «Era bellissima, ma pareva non rendersene conto, perché era sempre in jeans e maglietta. Sembrava isolata e sola, una donna in un mondo di uomini, e anch’io mi sentivo isolato e solo. Ci intendevamo a meraviglia […]. La amavo e volevo passare il resto della mia vita con lei. Dovevamo sposarci. Dovevamo farlo subito, in Australia. Era il 10 febbraio 1984: potevamo sposarci a San Valentino. Potevo organizzarlo. Era una follia, ma era romantica. Renate disse di sì». Per testimoni aveva John Reid, l’uomo con il quale aveva perso la verginità, e Bernie: «La festa che seguì infranse il record di soldi spesi al bar in una serata. Avevano tutti bisogno di qualcosa di forte per mandare giù la notizia» • I due divorziarono all’inizio del 1988: «Era la cosa giusta, ma fu una sensazione orribile. Avevo spezzato il cuore a una persona che amavo e che mi amava incondizionatamente, una persona che non potevo in alcun modo incolpare. Avrebbe potuto ridurmi sul lastrico, e non l’avrei biasimata: il fallimento era colpa mia e mia soltanto». Per volere di lei, non si rividero mai più • Dopo Renate ci furono Hugh Williams, che lo aiutò a disintossicarsi e John Scott • Un sabato sera, a una cena con amici, conobbe David Furnish, un giovane canadese. La loro relazione iniziò con una parola d’ordine: discrezione ma «ogni sabato ci spedivamo una cartolina, in onore del sabato in cui ci eravamo conosciuti» • «Gli feci la proposta nel bel mezzo di una cena che avevamo organizzato per gli Scissor Sisters a Woodside. Glielo chiesi come si deve, inginocchiandomi. Sapevo che mi avrebbe detto di sì, ma fu comunque un momento splendido» • «Il primo giorno in cui potevamo unirci civilmente era il 21 dicembre. C’era parecchio da fare. La cerimonia si sarebbe tenuta in municipio a Windsor, lo stesso luogo dove il principe Carlo aveva sposato Camilla Parker Bowles. Sarebbe stato un evento privato, intimo: solo io e David, mamma e Derf, i genitori di David, il nostro cane Arthur, Ingrid e Sandy e i nostri amici Jay Jopling e Sam Taylor-Wood» • Alla cerimonia seguì una festa di 600 persone • Unica contraria all’unione la madre di Elton John, non approvava che due uomini «si sposassero». Mamma e figlio non si parleranno per anni. Si rividero solo poco prima della morte di lei • David e Elton iniziano a pensare di adottare un bimbo ma, dopo una serie di delusioni, optarono per la maternità surrogata ed ebbero Zachary, nato in California il giorno di Natale del 2010, e Elijah, nato l’11 gennaio 2013. La madrina di entrambi è stata Lady Gaga: «Gaga si rivelò una madrina fantastica: nel backstage nei suoi concerti insisteva per fare il bagnetto a Zachary mentre era ancora vestita in pompa magna alla Lady Gaga, era uno spettacolo incredibile» • Nel 2014 Elton e David poterono sposarsi ufficialmente: «Fu un evento molto più contenuto e privato rispetto all’unione civile. Andammo all’anagrafe di Maidenhead da soli, poi l’ufficiale di stato civile venne a Woodside per presiedere alla cerimonia. I bambini portarono gli anelli: legammo con un nastro le stesse fascette d’oro che avevamo usato per l’unione civile – quelle che avevamo comprato a Parigi anni prima – a due coniglietti giocattolo, e Zachary ed Elijah li portarono».
Suicidi La prima volta che tentò il suicidio fu durante i preparativi delle nozze con Linda. Dopo essersi pentito di averla chiesta in moglie, infilò la testa nel forno sperando di asfissiarsi col gas. A tirarlo fuori il suo amico e paroliere Bernie • La seconda volta che tentò il suicidio era il 1975, il giorno in cui doveva suonare al Dodger Stadium di Los Angeles davanti a 55mila persone. Quella volta si imbottì di valium e si buttò in piscina davanti a tutta la sua famiglia che era venuta a trovarlo •
Malattie Ha avuto un tumore alla gola, un cancro alla prostata, gli hanno messo un pacemaker, gli hanno asportato un’appendice in peritonite e in Sudamerica s’è preso una brutta infezione.
Case Prima casa con Linda, Bernie e Caspar, il suo cucciolo di chihuahua in Furlong Road, a Islington • Con John Reid viveva prima a Water Gardens poi in una villetta a Virginia Water, nel Surrey e infine a Villa Woodside: «Un’enorme residenza finto-georgiana a Old Windsor con trentasette acri di terreno». Villa che restaurò nel 1976: «C’erano flipper, juxebox, palme d’ottone, cimeli ovunque. C’erano lampade Tiffany accanto alle Dr. Martens che avevo ai piedi mentre cantavo Pinball Wizard nel film Tommy degli Who. Acqueforti di Rembrandt si contendevano le pareti con i dischi d’oro e oggetti ricevuti dai fan. Feci costruire un campo di calcio a cinque e una discoteca di fianco al soggiorno, con tanto di luci, palla stroboscopica, cabina per il DJ e un paio di enormi casse. In una stanza c’era una riproduzione del trono di Tutankhamon. Fuori dalla casa avevo fatto montare degli amplificatori collegati allo stereo che avevo in camera. Quando mi svegliavo, mettevo su una fanfara per annunciare a tutti gli ospiti il mio arrivo. Io lo trovavo esilarante, una buffonata kitsch, ma per qualche ragione gli ospiti colti alla sprovvista tendevano ad assumere un’aria perplessa, quasi stessero contemplando la possibilità che il successo mi avesse dato alla testa. Nella tenuta c’era un giardino d’inverno che feci trasformare in dépendance per mia nonna. Il secondo marito Horace era morto, e non mi piaceva l’idea che vivesse da sola a settant’anni. Ci rimase fino alla fine dei suoi giorni, nel 1995» • Nella sua casa di Atlanta ha un ripostiglio con mille candele: «Sarà anche eccessivo, ma credetemi, al mondo non esiste un ripostiglio più profumato» • A Los Angeles comprò la casa fatta costruire da John Gilbert, la star del cinema muto, ai tempi in cui aveva una relazione con Greta Garbo: « Nel giardino c’era una cascata di fianco a una casupola, dove pare che dormisse la Garbo quando voleva restare da sola» • Una casa anche a Nizza.
Curiosità È padrino di Sean Lennon, di Brooklyn e Romeo Beckham e di altri del tutto sconosciuti: «Come il figlio del mio sponsor degli Alcolisti Anonimi – e li amo alla follia» • Ossessionato dalla perdita di capelli – tra il 1975 e il 1976 rimase quasi calvo – si sottopose a un doloroso trapianto. L’intervento però non riuscì così alla fine degli anni Ottanta, «decisi che ne avevo abbastanza e tinsi di biondo platino la chioma residua, come si vede sulla copertina dell’album Sleeping with the Past. Poco più tardi mi sottoposi al weaving, vale a dire una tecnica di allungamento in cui l’estensione viene applicata direttamente ai capelli rimasti. Il mio nuovo look esordì in pubblico al Freddie Mercury Tribute Concert. Un giornalista scrisse che sembrava avessi uno scoiattolo morto sopra la testa. Parole crudeli, ma dovevo riconoscere che non aveva tutti i torti. Alla fine mi arresi e mi feci fare un toupet dalle stesse persone che fabbricano le parrucche per i film di Hollywood» • Appassionato di calcio e– come il suo papà – tifoso sfegatato del Watford. Quando la squadra, sempre in fono alla classifica ebbe problemi finanziari si offrì per un concerto di beneficienza sul campo. Sul palco arrivò vestito da ape, con lui c’era anche Rod Stewart. Prima divenne vicepresidente della squadra, poi nel 1976 se la comprò: «Amavo frequentare il club perché era completamente diverso dal mondo della musica in cui vivevo di solito. Niente glamour, niente lusso, niente limousine, niente Starship: prendevo il treno per Grimsby insieme ai giocatori, guardavo la partita, ascoltavo i tifosi avversarsi intonare cori sul mio presunto insaziabile desiderio di metterlo nel culo di chiunque avessi a tiro e infine riprendevo il treno con una cassa di pesce che i dirigenti del Grimsby mi avevano regalato al termine della partita». Arrivarono in prima divisione e anche in FA Cup. Dopo qualche tira e molla lasciò definitivamente la squadra nel 2002 • A cambiato nome legalmente in Elton Hercules John all’inizio degli anni Settanta: «Avevo sempre trovato un po’ ridicoli i secondi nomi, perciò feci la cosa più ridicola che mi veniva in mente e presi il mio dal cavallo dello straccivendolo della sitcom Steptoe and Son» • Fu Bryan Forbes a iniziarlo al collezionismo d’arte: «Dapprima poster di art nouveau e art déco, molto in voga nei primi anni Settanta – li collezionava anche Rod Stewart –, poi pittori surrealisti come Paul Wunderlich. Iniziai a comprare lampade Tiffany e mobili Bugatti» • Maniaco dello shopping, al limite della compulsione, in preda alla cocaina ha comprato un tram Melb e W2 con la sezione centrale aperta che ha in giardino e un Tyrannosaurus rex in fibra di vetro a grandezza naturale di cui aiutai Ringo Starr a sbarazzarsi alla fine di una lunga serata: «Potevo fare a meno di entrambi». Oltre ai famosi occhiali ha collezionato arte, antiquariato, vestiti, sedie, gioielli, cristalli. «C’erano bellissimi vasi stile art déco e lampade da tavolo di Gallé e Tiffany posati sul pavimento, perché sui tavoli non c’era più posto: il che era incredibile, se consideriamo quanti mobili ero riuscito a infilare in ogni stanza. Girare per casa era come prendere parte alla più costosa corsa a ostacoli del mondo». Patrimonio stimato: 360 milioni di sterline, pari a circa 407 milioni di euro.
Titoli di coda: «Cosa farà scrivere sulla sua tomba? “Il numero della mia carta di credito! Ho il terrore di rimanere senza soldi. Metti che nell’aldilà ci siano cose belle da comprare e io rimanga senza contanti!” [a Massimo Cotto, Mess].
Nota: Tutte le citazioni senza fonte sono state prese dall’autobiografia di Elton John, Me, uscita per Mondadori.