25 marzo 2021
Tags : Nancy Pelosi
Biografia di Nancy Pelosi
Nancy Pelosi, (Nancy Patricia D’Alesandro), nata a Baltimora (Maryland, Usa) il 26 marzo 1940 (81 anni). Politica.
Eletta alla Camera dal 1987, rappresentante del V e poi dell’VIII distretto della California. È stata la prima donna a guidare un partito politico al Congresso (2002, capogruppo democratico) e a ricoprire la carica di presidente della Camera dei Rappresentanti o Speaker (dal 2007 al 2011, e di nuovo dal 2019, rieletta nel gennaio 2021). «Sono madre di cinque figli e nonna di nove, conosco i capricci, quando ne vedo uno» (a proposito di Donald Trump).
Vita «Vengo da un famiglia di cattolici devoti, orgogliosi dell’origine italoamericana, fermamente democratici» • Ultima dei sei figli di Annunziata Lombardi, originaria di Fornelli, in provincia di Isernia, arrivata a Ellis Island nel 1912, e di Thomas D’Alesandro Jr., soprannominato “Old Tommy”, originario di Montenerodomo, in provincia di Chieti • Il padre, politico del Partito Democratico, fu sindaco di Baltimora per quattro mandati e deputato al Congresso per il Maryland per dieci anni • «La famiglia di cattolici e democratici del New Deal viveva nella Little Italy di Baltimora ai tempi della Depressione. Il padre metteva Nancy e i fratelli al lavoro nel riempire buste di propaganda elettorale e nel tenere aggiornata la lista dei favori fatti e ricevuti» (Alysa Fazzino, Il Sole 24 Ore) • «Partecipa alla sua prima Convention nazionale dei democratici a soli 12 anni. Dopo il padre, diventa sindaco di Baltimora uno dei suoi cinque fratelli, Thomas III. Lei si laurea al Trinity College di Washington nel 1962» (Brahim Maarad, Agi) • Nel 1963 sposa Paul Frank Pelosi, conosciuto all’università. Dopo il matrimonio i due si trasferiscono a San Francisco e poi a New York City, dove Paul lavora come banchiere d’affari • «Quando Pelosi compie trent’anni, nel 1970, è madre di cinque figli. Il martelletto dell’oratore non è all’orizzonte. Ma entro un decennio, la vita sarebbe cambiata. Essendo una giovane madre con un debole per i libri, le biblioteche di San Francisco erano una destinazione naturale. Nel racconto della biografa Molly Ball, un giorno il sindaco Joseph Alioto la chiamò e le chiese se “stava facendo una grande pentola di pasta e fagioli?”. Una domanda odiosa, ma la cena non è l’obiettivo di Alioto. Vuole nominare Pelosi alla commissione della biblioteca pubblica. [...] Il salto in politica è immediato. Offre una tabella di marcia alla corsa alla presidenza del governatore della California Jerry Brown nel 1976. Quando Brown vince le primarie del Maryland ringrazia Pelosi come “l’architetto” della sua campagna. A quel punto Pelosi “era più di una casalinga, più di un portafoglio, più di una hostess”, nelle parole di Ball, “era una stratega”. Nel 1981, Pelosi diventa presidente del partito democratico della California e s’imbarca in una campagna di registrazione degli elettori che aggiunge 700.000 nomi alle liste elettorali. Spinge con successo per San Francisco come sede della convenzione democratica del 1984. Dopo la morte della rappresentante Sala Burton, moglie del leggendario membro del Congresso Phil Burton, Pelosi è eletta alla Camera degli Stati Uniti nel 1987» (Lloyd Green, The Guardian) • «Ama indossare vestiti di colore pastello – soprattutto il rosso, simbolo dei repubblicani – e a chi la incontra nel weekend mentre fa shopping nella sua San Francisco può sembrare una sessantenne americana come tante altre. Ma dietro il volto rassicurante dell’italoamericana della Costa Occidentale c’è un leader politico di ferro: nelle vesti di capogruppo dei democratici alla Camera dei Rappresentanti negli ultimi due anni è riuscita a tenere compatti i propri deputati nell’opposizione alla Casa Bianca in novanta votazioni su cento. Sui valori Nancy Patricia D’Alesandro Pelosi è diventata nel tempo una bandiera dei liberal: in prima fila nella difesa delle nozze gay e contro i lobbisti di Washington, determinata nel chiedere l’inizio del ritiro delle truppe dall’Iraq, senza argini nell’accusare l’amministrazione Bush di aver violato i diritti civili con il Patriot Act e tenace sostenitrice del Protocllo di Kyoto è capace di rappresentare come pochi ciò che prova la base elettorale democratica. Non a caso alle elezioni del 2004 raccolse nel suo distretto in California l’85 per cento delle preferenze, facendo sfigurare perfino John Kerry che a Boston si fermò al 60. “Nancy è di gran lunga più liberal di Hillary Clinton”, riassume il sondaggista John Zogby» (Maurizio Molinari, La Stampa, nel 2006) • «Ha avuto ragione su molte cose. Aveva ragione all’inizio degli anni ’90, quando, in qualità di feroce critico della situazione dei diritti umani in Cina, rifiutava la fede bipartisan che la liberalizzazione economica in Cina avrebbe inevitabilmente portato a una maggiore democratizzazione. Aveva di nuovo ragione nel 2003 quando, come leader dei Democratici alla Camera, era uno dei pochi leader di partito ad opporsi alla guerra in Iraq. Aveva ragione durante le primarie del 2008, quando ha respinto le suppliche dei potenti alleati di Hillary Clinton – Harvey Weinstein tra loro – di mettersi a capo di un piano per utilizzare i superdelegati per aiutare Clinton a prendere la nomination democratica da Barack Obama. Pelosi aveva ragione durante tutta l’amministrazione Obama, quando ha lottato per far capire al presidente che il suo feticcio per il bipartitismo lo stava portando a fare inutili concessioni ai repubblicani, che non avrebbero mai negoziato in buona fede. […] Pelosi è sempre stato un progressista; fino a pochi anni fa, la destra l’ha usata come il simbolo per eccellenza dell’estremismo di sinistra. Ma il suo approccio incessantemente pragmatico alla politica è l’esatto opposto, diciamo, dell’approccio di Bernie Sanders. Pelosi non inizia chiedendo che tipo di mondo vogliamo. Chiede dove sono i voti» (Michelle Goldberg, New York Times) • «Si autodefinisce “reptilian”, un animale a sangue freddo» (Roberto Da Rin, Il Sole 24 Ore) • Nel febbraio 2018 ha tenuto il discorso più lungo nella storia del Congresso statunitense. «Lo ha fatto notare lei stessa, con un sorriso, dopo 5 ore e 15 minuti di discorso: “Credo di aver battuto un record”. Sono passate da poco le 15, nell’emiciclo della House of Representatives. Nancy Pelosi parlerà di Dreamers, i figli dei migranti irregolari, fino alle 18 e 10, portando a termine l’intervento più lungo nella storia del Congresso americano, 8 ore e 5 minuti. Il primato risaliva al 1909, con la firma di un altro democratico, James Beauchamp Clark. […] Ha cominciato il suo speech, in sordina, nell’aula deserta, alle 10 e 5 minuti. Il regolamento le consentiva, in quanto capo della minoranza, di superare il minuto concesso a tutti gli altri. È rimasta in piedi un tempo infinito, sui tacchi di 10 centimetri, allungando ogni tanto la mano verso una bottiglietta d’acqua e tamponando un leggero raffreddore con un fazzolettino di carta stretto in un pugno. Sul leggio una risma di carta, con i fogli che scorrevano via leggeri» (Giuseppe Sarcina, CdS) • Nel dicembre 2018, dopo un incontro di 17 minuti con Donald Trump nello Studio Ovale, ai democratici che le chiedevano com’è andata, ha risposto: «Confrontarsi con lui è come fare una “gara di pipì” con una puzzola, alla fine ti rimane addosso qualcosa di maleodorante» • «Con la presidenza Trump, è finita per diventare agli occhi dell’opinione pubblica una sorta di “anti-Donald”, colei che tiene in mano le redini dell’opposizione. È stata protagonista di scene iconiche come l’applauso sarcastico diretto al presidente al termine del suo discorso sullo stato dell’unione, o il plateale strappo della sua copia dell’intervento pronunciato da Trump il 2 febbraio 2020. “All’inizio non volevo farlo – spiegherà alla Cnn – ma poi mi sono accorta che ogni pagina conteneva cose inaccettabili”. Ha poi giocato un ruolo determinante nel definire e far approvare dalla Camera (a maggioranza democratica) le misure per far fronte al coronavirus. Nonostante la sua rilevanza, non tutti i democratici stravedono per lei, soprattutto tra le nuove leve che vedono nella speaker un ostacolo per un nuovo corso, più progressista, del partito» (Ispi) • «Il 2020 è stato un anno di scelte difficili. La Speaker ha avviato, non troppo convinta, l’impeachment contro il presidente (un evento comunque storico) e, nello stesso tempo, ha chiuso accordi importanti con i repubblicani sulle misure di sostegno economico per le imprese e le famiglie stravolte dalla pandemia. C’è stata anche qualche scivolata. Il 10 ottobre 2020 Pelosi ipotizzò la rimozione di Trump dalla Casa Bianca per incapacità fisica. Ma il presidente in carica si era appena ripreso dall’infezione di Covid, dopo il ricovero in ospedale» (Sarcina) • È membro onorario dell’Organizzazione Nazionale delle Donne Italo-Americane.
Amori Dal marito Paul Frank Pelosi ha avuto cinque figli: Nancy Corinne, Christine, Jacqueline, Paul e Alexandra. Ha nove nipoti • «La coppia ha un patrimonio di famiglia stimato intorno ai 25 milioni di dollari» (Sarcina) • «Sono stati mio marito e i miei cinque figli a darmi la forza per passare dalla cucina al Congresso».
Religione Cattolica. Porta sempre con sé un rosario benedetto dal Papa.
Vizi Attentissima allo stile. Fece tendenza il cappotto rosso-arancio di Max Mara indossato nel 2013, per la cerimonia di insediamento di Barack Obama. «Esempio perfetto di power dressing, di abbigliamento lontano dalla moda e che però può fare tendenza. “Il cappotto ha trasformato la Pelosi da simbolo apparentemente stanco dell’establishment a simbolo elegante di rivolta”, ha scritto sul New York Times Vanessa Friedman, fashion editor del quotidiano» (Giulia Crivelli, Il Sole 24 Ore).