31 marzo 2021
Tags : Vincent Bolloré
Biografia di Vincent Bolloré
Vincent Bolloré, nato a Boulogne-Billancourt (Francia) il 1° aprile 1952 (69 anni). Imprenditore. Finanziere. Presidente del consiglio di Amministrazione della holding Havas, sesto gruppo mondiale nel settore delle telecomunicazioni, del quale possiede il 36%; dirige di fatto il gruppo di famiglia Bolloré (di cui il figlio Cyrille è presidente e Ceo), holding con oltre 80 mila dipendenti, un fatturato di 24,8 miliardi di euro, partecipazioni azionarie nei settori dell’energia, agroalimentare, trasporti e logistica; è azionista di maggioranza di Vivendi, media company proprietaria tra gli altri di Canal+ e Universal Music, tramite il quale detiene il 28,8% di Mediaset e il 23,94% di Telecom Italia; è il secondo azionista di Mediobanca con il 6,73% del capitale. Dal 2010 al 2013 è stato vicepresidente di Assicurazioni Generali. Ha interessi anche nella compagnia aerea Air Libertè, in quella di navigazione Delmas, nella Banque Rivaud. È membro dei cda della banca d’affari Natixis e di numerose società del gruppo Socfinal. Nel 2020 Forbes l’ha classificato 538esimo uomo più ricco del molto e ventesimo di Francia, con un patrimonio personale di oltre cinque miliardi di euro.
Vita Famiglia di industriale bretoni. Figlio di Michel Bolloré (1922-1997) e dell’aristocratica Monique Follot (1923-2009). «La genealogia risale a un Alain, marinaio, condannato nel 1478 per pirateria dal tribunale di Bordeaux. Leggende a parte, sappiamo che il 17 ottobre 1822, René-Guillaume Bolloré creò una cartiera ad acqua. In compagnia del meccanico inglese mister Dodge e dell’ex quartiermastro di Napoleone Jean-Marie Josset. Presto il Bolloré rimase l’unico padrone dell’azienda installata a Quimpier, dove esiste una targa commemorativa. […] Il trasferimento della sede sociale a Parigi, alcuni investimenti azzardati, l’occupazione tedesca che costringe alcuni membri della famiglia a riparare all’estero, avvicinandosi a Londra al generale De Gaulle. È Michel Bolloré a far compiere all’azienda il suo terzo salto di qualità, anche in virtù delle buone relazioni con i vertici politici: De Gaulle, Georges Pompidou, Jacques Chirac, François Mitterrand» (Giancarlo Galli) • «La nonna materna, Nicole Goldschmidt, era un personaggio incredibile: aveva collaborato a Londra con il generale de Gaulle, nella Resistenza, partecipando addirittura a operazioni di intelligence […] Vincent ha frequentato a Parigi il liceo Janson de Sailly, a due passi dalla torre Eiffel, uno dei più ambiti per l’alta borghesia. Lì era un inseparabile di Olivier Dassault, dell’omonimo gruppo aeronautico e di difesa, oggi ai vertici del colosso» (Leonardo Martinelli) • «Quando ero alle elementari la maestra scrisse sulla mia pagella: “Vincent mette bocca su qualunque cosa, non gli resta che prendere il mio posto”» (Challenge.fr) • Si laurea in diritto all’Università di Paris X Nanterre. A diciott’anni già lavora a la Banque de l’Union européenne industrielle et financière. A 23 anni sfila l’azienda di famiglia al padre e a due zii senza che questi se ne accorgano: «La sua carriera iniziò con “un inganno familiare”. L’azienda di famiglia produceva carta sottile per sigarette, in una piccola cittadina della Bretagna. Michel Bolloré, padre di Vincent, la guidava con i fratelli René e Gwenn, ma gli affari peggioravano ogni anno. Per evitare il peggio, era urgente cambiare registro, compiere un salto tecnologico, e buttarsi nella produzione di carta metallizzata sottile, da usare nei condensatori. Ma il padre e gli zii, divisi da contrasti, non riuscivano mai a prendere una decisione, e il rischio che l’azienda finisse a gambe all’aria era evidente. Fu a quel punto che il giovane Vincent, ultimo di cinque fratelli, entrò in gioco, agendo dietro le quinte. […] Così preparò una bozza di piano per il rilancio della cartiera Bolloré e, insieme a un fratello, lo sottopose al barone Edmond de Rothschild, banchiere tra i più potenti, che aveva un fiuto eccezionale per i giovani talenti. Anche se l’affare era di poco conto per la sua banca, il barone stette al gioco e finanziò la scalata del giovane Vincent all’interno della famiglia. Per Bolloré fu il primo colpo finanziario di una lunga serie (Tino Oldani) • «A 24 anni è directeur adjoint della Compagnia Financière e sposa la ricca e bella Sophie Fossorier che lo presenta a Jacques Chirac. Poi, col patronage di Antoine Bernheim, rivolta come un guanto le vecchie Papeteries acquisendo la Scac, azienda commerciale fondata nel 1885 che gestisce i traffici con l’Africa subequatoriale: 12mila dipendenti, 15 miliardi di franchi di fatturato» (Galli) • «Il banchiere Antoine Bernheim, che gli ha fatto da maestro, lo conobbe quando Bolloré aveva 30 anni, e rimase colpito dal suo temperamento mite, ma deciso. “Ha qualcosa di geniale”, confidò una volta Bernheim agli amici, “una capacità di valutazione eccezionale, delle intuizioni, un senso acuto delle opportunità”. Era il 1982. Da allora, mettendo a segno colpi sempre più clamorosi nella Borsa di Parigi (su tutti, la scalata al gruppo Bouygues, che gli fruttò una plusvalenza di 1,5 miliardi di franchi), Bolloré non ha fatto altro che confermare, con i fatti, le parole del maestro» (Oldani) • «Quello delle partite finanziarie sembra il campo d’azione prediletto di Bolloré. Un’idea la dà la stessa storia del suo gruppo, riassunta sul sito web: dal 1981, quando arrivò alla guida dell’azienda di famiglia, all’epoca piuttosto inguaiata, al 1997, la versione inglese riporta ben sette “takeover”, scalate. È proprio grazie alle acquisizioni che il gruppo si è via via allargato, entrando in nuovi settori di attività e regalando al suo numero uno la fama di raider abile e determinato. Nel processo di allargamento del gruppo, comunque, uno dei colpi più importanti arriva nel 1988, quando entra come azionista nel capitale della Banque Rivaud, un istituto da sempre considerato vicino al Rpr, il partito gollista poi confluito nell’Ump ai tempi di Jacques Chirac. Nella banca “più segreta di Francia”, come l’ha definita il quotidiano Les Echos, affianca un altro amico di lunga data del padre, il conte Edouard de Ribes, che aiuta a proteggersi da manovre ostili alla sua gestione. Qualche anno dopo, quando gli affari iniziano ad andare male, Bolloré prende pieni poteri, compie una profonda ristrutturazione finanziaria e eredita una serie di partecipazioni diffuse in tutto l’ex impero coloniale francese» (Luca Piana) • La maggior parte del fatturato del gruppo Bolloré è realizzato all’estero, in particolare in Africa, dal Camerun alla Costa d’Avorio, dal Togo al Burkina-Faso, al Ghana alla Nigeria: piantagioni, concessioni ferroviari, logistica e gestione di porti. Lo sbarco nel continente è avvenuto nel 1985 con l’acquisto del Groupe Rivaud fondato all’epoca d’oro del colonialismo. Sono le attività su cui le comunicazioni del gruppo sono meno trasparenti, anche perché incrociano spesso relazioni con dittature. Molte Ong – tra cui Greenpeace, Attac, Amis de la Terre – hanno più volte rilanciato sospetti di corruzione e abusi di vario tipo • Nel febbraio 2021, insieme a due manager del gruppo Vivendi, Bolloré ha riconosciuto la colpevolezza nell’inchiesta aperta dalla Procura finanziaria nazionale (Pnf) sulla corruzione di regimi africani attraverso il finanziamento di campagne elettorali in cambio di concessioni e appalti. Inchiesta per la quale nell’aprile 2018 era stato posto in stato di fermo per 36 ore a Nanterre, alle porte di Parigi, fino all’iscrizione nel registro degli indagati. «I magistrati sospettavano il gruppo Bolloré di aver utilizzato le attività di consulenza politica della sua filiale Euro Rscg – ora Havas – per ottenere la gestione del porto di Lomé, in Togo, a beneficio di un’altra delle sue filiali, Bolloré Africa Logistics. I fatti risalgono al periodo tra il 2009 e il 2011 e riguardano l’allora presidente togolose Faure Gnassingbé. Il gruppo si è impegnato a pagare allo Stato francese una multa di 12 milioni di euro, una somma calcolata sull’importo presunto dei profitti che il gruppo ha tratto dalla concessione del porto di Lomé. Per quanto riguarda Bolloré e i suoi due manager è stata stabilita invece una sanzione di 375mila euro ciascuno, il massimo legale. Gli avvocati della difesa pensavano così di chiudere tutto il procedimento. Ma il giudice ha stabilito che la sanzione era “inadatta” alla gravità delle accuse e che resta comunque necessario un processo penale. Spetta ora ai giudici istruttori incaricati del fascicolo al Pnf decidere se rinviare o meno il miliardario a processo» (Ginori).
Italia Bolloré incrocia le principali cronache finanziarie italiane ormai dal 2002, quando entra nel capitale della banca d’affari Mediobanca, di cui è oggi il secondo azionista con il 6,73% del capitale, dietro a Leonardo Del Vecchio e davanti a BlackRock. Dal 2014 nel board di Mediobanca siede anche la più giovane dei suoi quattro figli, Marie • «Nel 1999 Bernheim viene disarcionato dalla presidenza delle Generali di Trieste, e chiede aiuto a Bolloré. Il delfino acquista un pacchetto di azioni Mediobanca, diventa amico e alleato di Vincenzo Maranghi, allora amministratore delegato della banca di via Filodrammatici, azionista chiave di Generali, e nel 2002 Bernheim, ottuagenario, viene rinominato al vertice della società triestina. Sembra una presidenza a vita. Ma così non è, e nel 2010 Bernheim viene di nuovo disarcionato e sostituito con Cesare Geronzi, allora presidente di Unicredit. Ma questa volta Bolloré non corre in soccorso del vecchio maestro, perché è lui l’artefice del ribaltone: l’alleanza con Geronzi, e con l’allora amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo, serve a Bolloré per ridefinire gli equilibri interni a Mediobanca, dove conquista la vicepresidenza. Quando lo scopre, Bernheim si sente tradito dall’allievo prediletto. Una rottura vera, tanto che Bolloré, nel giugno 2012, non sarà presente ai funerali del maestro, celebrati a Parigi nella cattedrale des Invalides» (Oldani) • Nel giugno 2015, tenta l’operazione più ambiziosa e attraverso Vivendi compie il blitz in Telecom, arrivando in poco tempo a detenere il 23,9% del capitale, una quota che ancora oggi ne fa il primo azionista della compagnia telefonica diventata nel frattempo Tim • In passato si è ritagliato un ruolo di peso anche in Generali, dove ha ricoperto la carica di vicepresidente fino al 2013. Oggi detiene lo 0,13% della compagnia assicurativa • A fine 2016 risale invece il tentativo di scalata a Mediaset. «Le tv di Cologno avevano ceduto nell’aprile 2016 la pay-tv Premium (una palla al piede per i conti del gruppo) a Vivendi. Quattro mesi più tardi – con Silvio Berlusconi in ospedale – i transalpini hanno stracciato il contratto dando il via pochi mesi dopo a un tentativo di scalata del Biscione, arginato dall’Autorità delle Comunicazioni quando ormai Vivendi era arrivata quasi al 30% del capitale. Da allora le due parti si sono parlate solo via avvocati con richieste di danni incrociate da diversi miliardi e accuse crudissime (“Ci hanno detto che Premium era una Ferrari, invece era una Punto”, ha detto il presidente di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine). Ora il vento, complice il mezzo flop del progetto di un network europeo con sede in Olanda del Biscione, sembra essere girato. I protagonisti, con cautela, hanno ripreso a parlarsi» (Ettore Livini) • «Talvolta, l’appetito vien mangiando e Vivendi, se da una parte cominciò a sollevare problemi sulla pay tv poi rilevata da Sky, dall’altra cominciò a comprare titoli di Mediaset fino a decidere di non eseguire il contratto della pay tv. Per chi conosce Vincent Bolloré, che di Vivendi ha il comando, non è stata una sorpresa. Il tycoon bretone è un po’ simile a Carlo De Benedetti, quando vede un affare lascia da parte qualsiasi forma di galateo e diventa un animale feroce. Volevano, Mediaset e Vivendi, essere soci e ora potranno tornare a esserlo per una espansione europea. La pay tv, sicuramente al confronto di Netflix, Amazon Prime e Apple tv, non poteva essere che un chiodo. Lo sanno bene a Sky che cosa hanno dovuto e devono fare per avere un bilancio accettabile. Vivendi è già investito nelle telecomunicazioni, essendo il primo azionista di Telecom Italia e Mediaset ha già dichiarato di essere pronta a investire nella società della rete. Che cosa sta passando nella testa di Bolloré? Difficile dirlo, ma una constatazione può essere fatta: la ex France Telecom ora Orange, una volta meno importante di Telecom Italia, è controllata al 23,5% dello Stato francese, mentre in Telecom Italia ha una quota analoga Vivendi-Bolloré. Un’alleanza con Mediaset può essere molto importante per Bolloré anche in Telecom» (Paolo Panerai).
Amici «Il padre di Vincent, Michel, esibiva nella biblioteca di casa una copia con dedica autografa delle Memorie di De Gaulle. Suo zio andava in barca con il presidente Georges Pompidou. Vincent Bolloré è stato un grande amico di Nicolas Sarkozy: ha partecipato alla cena della vittoria del 6 maggio 2007 al Fouquet’s, e poche settimane dopo lo ha invitato sul suo yacht La Paloma per aiutarlo (invano) a riconquistare la moglie Cécilia Attias» (Stefano Montefiori) • Buoni rapporti anche con Emmanuel Macron. «Suo figlio, Yannick Bolloré, si faceva vedere ai primi raduni di En Marche!, il movimento di Emmanuel, ed è sempre per bocca del figlio, che ha elogiato la “voglia di cambiamento” del nuovo presidente, che Bolloré si tiene buono Macron» (Martinelli) • Prima della rottura del contratto su Mediaset Premium e della scalata ostile su Mediaset, Bolloré era considerato amico di Silvio Berlusconi, conosciuto grazie alla mediazione di Tarak Ben Ammar (che siede nei cda di Telecom, Mediobanca e Vivendi) • Intervistato da Fiorina Capozzi per l’ebook del 2016 Vincent Bolloré. Il nuovo re dei media europei, Cesare Geronzi ricorda di averlo incontrato per la prima volta nel 2003: «Mai visto prima. Me lo mandava Silvio Berlusconi, al quale lo aveva presentato Tarak Ben Ammar, che è un valente produttore di opere cinematografiche. Non solo: introdotto da Sarkozy, Bolloré è andato a trovare anche Massimo d’Alema, allora ex premier, leader dell’opposizione, avendo anche da lui la benedizione per gli investimenti in Mediobanca».
Amori «Esiste solo una biografia autorizzata, quella di Jean Bothorel, giornalista economico, bretone pure lui. Rare le interviste, la riservatezza è un dogma in casa Bolloré. Nei salotti parigini fece scalpore il divorzio dalla prima moglie, Sophie Fossorier, negli anni Novanta, dopo una liaison tra Bolloré e la cognata. Poi tutto è rientrato nella normalità e l’imprenditore si è sposato con l’ex attrice e romanziera Anaïs Jeanneret» (Ginori) • «Nel 2015 si parlava di una fidanzata segreta ma poi della sua storia con la giovane mannequin Vanessa Modely ha scritto persino l’agenzia France Presse (Stefano Cingolani).
Famiglia Quattro figli, tutti avuti dalla prima moglie Sophie Fossorier: Sébastien, classe 1978, il più defilato, è responsabile delle innovazioni e delle nuove tecnologie nel reparto sviluppo del gruppo Bolloré ; Yannick, classe 1980, «giovanotto dalle buone maniere» (Martinelli), è presidente del consiglio di sorveglianza di Vivendi dal 2018; Cyrille, classe 1985, è presidente e Ceo del Gruppo Bolloré dal giugno 2019; Marie, classe 1988, è presidente di Blue Systems (servizi e soluzioni per la mobilità elettrica) e fa parte del cda di Mediobanca dal 2014. «Mancavano ancora due votazioni all’Olympia, giovedì (19 aprile 2018, ndr), quando Vincent Bolloré ha buttato lì una frase che sulle prime molti non hanno neanche capito: “Questa è l’ultima assemblea generale che presiedo”. Regolate le ultime formalità, nella gloriosa sala parigina di Jacques Brel e dei Beatles il 6finanziere ha ripreso il discorso spiegando di volere “lasciare spazio ai giovani” e ha ceduto la guida di Vivendi al figlio Yannick, già presidente di Havas. La successione in favore dei quattro figli era prevista – a Cyrille i trasporti e la logistica, a Marie l’auto elettrica, a Sébastien la ricerca, a Yannick i media – ma fissata per il 2022, nel giorno dei 70 anni di Vincent e dei 200 anni del gruppo fondato dai suoi antenati vicino a Quimper, in Bretagna. Non adesso. Abbandonare la lotta non è da Vincent Bolloré, l’uomo che per un franco simbolico nel 1981 ha rilevato la cartiera di famiglia caduta in disgrazia e che nel settembre 2015, prendendo in mano la rete Canal Plus, fece presente che “i Bolloré erano degli audaci marinai bretoni che difendevano le loro coste dalle invasioni dei pirati inglesi e spagnoli”. Bolloré ha organizzato la successione in favore della settima generazione della famiglia in modo così scrupoloso e paziente che, si dice, sullo smartphone tiene il conto alla rovescia per sapere in ogni momento quanto manca al fatidico 17 febbraio 2022. E allora, che è successo? Perché passare la mano quattro anni prima? Forse Vincent Bolloré ha ascoltato le critiche dell’organo di sorveglianza francese, che in autunno criticava la governance del gruppo. O più probabilmente, il patron di Vivendi sapeva che sarebbe stato convocato per gli appalti in Guinea e Togo, come aveva anticipato il settimanale economico Challenges. E ha deciso di correre ai ripari» (Montefiori).
Religione Cattolico • «Nasconde pure qualche santino nel portafogli» (Martinelli) • «Siccome ha un fisico piuttosto moderno, piuttosto da bel ragazzo, Bolloré non lo si vede arrivare, ma in realtà è un integralista cattolico. Non sopporta che si attacchi il Papa o la religione. […] Bisogna diffidare di Bolloré. Ma non solo politicamente. Quelli che non hanno diffidato di lui sono morti» (François Hollande ad Antonin André e Karim Rissouli in Conversations privées avec le président, Éditions Albin Michel, 2016).
Curiosità Soprannominato “Bollo” dagli intimi, “Monsieur Serial-Raider” alla Borsa di Parigi (Leonardo Coen) • Si sveglia alle sei ogni mattina, lavora quindici ore al giorno, va a messa la domenica, evita le mondanità • Carattere autoritario. Non parla quasi mai con la stampa • A Parigi vive nel XVI arrondissement. «A Villa Montmorency Bolloré fa il bello e il cattivo tempo. Sempre presente in prima fila alle assemblee dei condomini: mai un incarico ufficiale ma sempre a tramare dietro le quinte. È arrivato a possedervi 3.750 metri quadrati: l’anno scorso un appartamento di 300 mq con giardino di 500 era venduto a sei milioni di euro» (Martinelli).
Vizi Ama giocare a bridge • Una volta in pensione dice che si trasferirà a Quimpier, in Bretagna, per pescare gamberi, una passione che ha sin da ragazzino.