1 febbraio 2021
Tags : Filippo Magnini
Biografia di Filippo Magnini
Filippo Magnini, nato a Pesaro il 2 febbraio 1982 (39 anni). Nuotatore. Medaglia d’oro nei 100 stile libero ai mondiali 2005 e 2007 e agli europei 2004, 2006 e 2012, bronzo agli europei 2008. Grande delusione alle Olimpiadi di Pechino 2008, quando è rimasto fuori dalla finale (per 4/100) nonostante avesse nuotato i 100 sl più veloci della carriera (ma va fatta la tara dei nuovi costumi). Con Alessandro Calvi, Christian Galenda e Marco Belotti nella staffetta 4x100 sl ha vinto l’oro agli europei 2004 e 2006 e l’argento ai mondiali 2007. Con Marco Belotti, Emiliano Brembilla e Massimiliano Rosolino nella staffetta 4x200 sl ha vinto l’oro agli europei 2004, 2006, 2008 e il bronzo alle Olimpiadi di Atene 2004. Nei 200 sl ha vinto il bronzo agli europei 2004 e 2006. Dopo tre anni senza gare e una squalifica per doping poi annullata, è tornato in vasca nel dicembre 2020 con l’obiettivo di qualificarsi per la sua quinta Olimpiade a Tokyo e da nuotatore più longevo del mondo. Soprannome: Re Magno.
Titoli di testa «A una cena ufficiale Silvio Berlusconi si avvicinò al mio tavolo e mi disse: “Noi piccolini siamo i migliori”».
Vita Figlio di un ragioniere e di un’insegnante di musica, «mostrava vivacità già a quattro anni: non stava mai fermo e mamma Silvia avrebbe preferito imparasse a suonare il piano. Un giorno gli propose il pattinaggio con la sorella maggiore Laura: ma dopo un anno sulle rotelle, finì al basket, a Pesaro lo sport di eccellenza. Provò col tennis, proposto dal padre Gabriele: il maestro era contento di lui, ma c’erano troppi ragazzi da seguire e Filo non voleva aspettare il suo turno. Rimaneva il calcio: ala destra, mingherlino. […] Frequentava troppe spiagge: il nuoto, proprio no, non era nella sua testa. Eppure in piscina, anche se per caso, ci finì. La prima volta si tuffò a otto anni: per irrobustirsi. A 16 aveva smesso: Thorpe a 15 era già campione del mondo. Però Magnini non voleva perdersi, entrò nelle nazionali giovanili, gareggiò in coppa Comen sino al 2001. Ma non si piaceva in acqua: “A rana peggioravo, decisi di provare a stile libero”. In quella marcia del gambero, svanita l’illusione, senza soddisfazioni, da giovanissimo, senza ostinazione e senza una testa tosta, Filippo sarebbe tornato probabilmente al calcio, attratto da condizioni più facili. Invece se ne andò a Torino: incontrò Claudio Rossetto, allenatore di Beccari e Cappellazzo alla Rari Nantes, si sistemò in un appartamento diviso col cugino Matteo a due passi dalla piscina comunale. Prendeva scherzosamente schiaffi dai due big azzurri e lui menava fendenti solo in acqua, sempre silenziosamente» (Stefano Arcobelli, GdS 3/12/2017) • «Come nasce un velocista? Innanzitutto grazie alla bravura di mamma e papà: nella fattispecie Filippo Magnini ha una ricchezza interiore, le fibre bianche. Significa, dunque, che è naturalmente dotato “di una muscolatura esplosiva, che non perde leggerezza, non si appesantisce con il lavoro in palestra” spiega Claudio Rossetto, l’allenatore che un giorno lo scovò in giro per l’Italia, e lo convinse a seguirlo ad allenarsi a Torino. “Poi, c’è un’altra premessa: Filippo è un velocista resistente, non un velocista puro, come ad esempio i due sudafricani, Schoeman e Neethling”. La leggerezza di Magnini si esprime bene in vasca, grazie ad un’acquaticità superiore alla media, determinata anche dal basso peso specifico del suo corpo (un dato che viene fuori da vari parametri). “Ma la sua forza è la coordinazione naturale che si ritrova, la sensibilità in acqua” ripete Rossetto e, soprattutto, “la gambata, la battuta delle sue gambe”. Per dirla con Marco Bonifazi, docente di Fisiologia dello sport, “gli spettatori vedono la rimonta dell’azzurro. In realtà lui mantiene costante la propria nuotata, mentre sono gli altri a calare”. Magnini conserva la sua frequenza di cicli, che va da 50 a 56 (il ciclo comprende la mezza bracciata col braccio destro, e la mezza bracciata col braccio sinistro), “e la sua è una bracciata distesa, perché ad un nuotatore delle sue caratteristiche non serve aumentare la frequenza, quanto mantenerla costante”» (Paolo Rossi, Rep) • «Nel 2003 entrò in nazionale insieme a Federica Pellegrini, per i Mondiali di Barcellona. Al ritorno da quell’esperienza Magnini si ritrovò ai tricolori di Riccione, finiti i quali salì sul blocco in un tentativo solitario e sfilò in 49”19 a Lorenzo Vismara il record italiano dei 100 sl per 4/100. L’anno dopo Filippo infranse la barriera dei 48” in 48”87. Dai primi record ai primi ori: a Madrid soffiò l’oro europeo nei 100 sl all’olandese Van den Hoogenband aprendogli orizzonti di gloria: chiuse 5° ai Giochi di Atene ma fu fondamentale per il bronzo nella 4x200, prima medaglia olimpica italiana in staffetta. La fiducia cresceva, e Filo partì nel 2005 per i Mondiali di Montreal snobbato da tutti in una gara in cui irrompeva Michael Phelps. Nella seconda vasca Magnini passò da 8° a 1°, lasciando attonito l’americano (5°) con un 48”12 rimasto per 3 anni 2° crono di sempre, dietro al 47”84 del biolimpionico olandese Van den Hoogenband che non riuscì più a battere l’azzurro, neanche agli Europei. Magno si tatuò all’avambraccio una corona da re, i suoi tifosi accorsi lo incoronarono o a Budapest e quando si presentò ai Mondiali di Melbourne per difendere il titolo, regalò un argento alla 4x100 sl con un’altra delle sue rimonte e si confermò iridato ex aequo con il canadese Hayden. «È lui il mio erede» sentenziò Alex Popov. La sua popolarità faceva rima con imbattibilità, fino agli Europei di Eindhoven 2008, quando il francese Alain Bernard lo batté con quei muscoli gonfiati da Big Jim (e fu polemica) perché aiutato dal costume più galleggiante, fatale a Magnini qualche settimana dopo anche rispetto all’americano Natan Adrian, dotato di superbody, per il titolo iridato in vasca corta a Manchester perso in 3 centesimi. Anche l’Olimpiade di Pechino fu piena di rimpianti: a negargli la finale fu il brasiliano Cielo, per 4 centesimi. Idem a Roma 2009: per 8 centesimi il francese Bousquet lo tenne fuori dalla finale iridata» (Arcobelli, cit.) • «Nel 2007, quando ha confermato il titolo mondiale negli imprevedibili 100 stile libero, non si aspettava altro. Era un’impresa quasi impossibile, riuscita solo ad altri tre atleti nella storia (e uno è Popov, non a caso chiamato “lo zar”), e lui era certo di ripetersi. Aveva ragione. In carriera ha strappato costumi, si è tatuato una corona sul bicipite, ha fatto innamorare e disperare: oro azzurro in una specialità che frequentiamo poco. E non solo nel nuoto. Lo sprint puro richiede fisico, tecnica e gioco di sguardi prima del via: è una dimensione in cui fatichiamo a trovare spazio. Magnini ci ha portati in un territorio che in acqua non avevamo mai visto, che in pista mancava da Mennea» (Giulia Zonca, Sta 4/12/2017) • Nel dicembre 2017 annuncia il ritiro dall’attività agonistica durante gli Assoluti di Riccione: «Appena terminata la mia gara, senza preavviso, sono andato dalla giudice chiedendole se potevo prendere un attimo il microfono e dire due parole. Lei mi ha guardato in faccia, ha capito tutto, ha nascosto il microfono dietro la schiena e mi ha detto: “No, non te lo do, perché se molli tu, qui dobbiam mollare tutti”. Bello no? Vuol dire che un po’ il segno l’ho lasciato» (a Rita Pavesi, Libero 30/1/2018) • Squalificato per doping nel novembre 2018, assolto definitivamente nel febbraio 2020 (vedi sotto), torna a gareggiare il 5 e 6 dicembre 2020 ai campionati regionali lombardi, si qualifica per gli Assoluti invernali di Riccione, dove, dieci giorni dopo, non craggiunge il tempo necessario per la qualificazione alle Olimpiadi di Tokyo (potrà riprovarci negli Assoluti di marzo). «L’Olimpiade è un sogno, non ho la presunzione o ossessione della qualificazione olimpica, sono gli altri che devono. Io lo vorrei perché sarebbe un bellissimo traguardo approdare alla quinta Olimpiade, sarebbe pazzesco, ma siamo in una nazione molto competitiva» (a Stefano Arcobelli, GdS 4/12/2020).
Doping Il 6 novembre 2018 il Tribunale Nazionale Antidoping lo squalifica per quattro anni per «uso o tentato uso» di sostanze dopanti, sentenza confermata in secondo grado nel maggio 2019. Indagine nata dall’inchiesta penale della Procura di Pesaro sul medico romagnolo Guido Porcellini, dietologo e mentore di Magnini. Per due anni, dal 2015 al 2017, i pm di Pesaro hanno passato al setaccio i contatti tra Magnini, Porcellini e il suo collaboratore Antonio De Grandis • «Contro Magnini ci sono diverse intercettazioni telefoniche che secondo i giudici inquirenti sportivi provano la sua passione per le sostanze dopanti. Prodotti che lui definisce con nomi in codice come “funghi”, “schede”, “esercizi alla spalla”. Ma ci sono anche esternazioni più esplicite, come quando afferma: “Non vedo l’ora di provare la nuova integrazione”. E ancora: “E la plus? Comunque portami più cose possibili dei prodotti nuovi”. Per poi incalzare: ”Non te la ciucciare la plus! Ci serve sennò non partiamo più”» (Grazia Longo, Sta 14/6/2018) • «Perché un campione del calibro di Magnini, da sempre simbolo della lotta al doping, si accompagna a gente che importa con una certa disinvoltura dalla Cina dosi di ormoni della crescita? Dalle indagini pesaresi – duemila pagine, ore e ore di colloqui, centinaia di messaggi – non è emerso un coinvolgimento penale dell’ex nuotatore nei traffici per cui Porcellini è stato rinviato a giudizio (commercio di prodotti dopanti, falso, ricettazione e somministrazione di medicinali deteriorati). Ma non sono poche le circostanze in cui il comportamento di Magnini, secondo le conclusioni della Procura, è assai discutibile. Il bonifico da 1.200 euro per De Grandis, il colloquio con Santucci sulla fornitura di “funghi”, la richiesta a Porcellini di inviargli “dati per il mio amico”, fino alla frase shock contestata nell’interrogatorio di aprile, in cui l’ex re dei 100, rivolgendosi a Santucci, parla dell’inutilità di andare al Mondiale senza assumere i prodotti indicati dal medico amico» (Alessandro Catapano, GdS 7/6/2018) • Il 26 febbraio 2020 il Tribunale arbitrale internazionale dello sport di Losanna (Tas) lo ha assolto da tutte le accuse • «In Italia è più facile distruggere che costruire. Parlare male di qualcuno ha più ritorno mediatico che parlarne bene. Mi sono ritrovato su tutte le prime pagine a processo sportivo non ancora iniziato. Dopo l’assoluzione, poche testate mi hanno dato gli stessi spazi che mi avevano riservato per accusarmi. Per questo ho deciso di raccontare la storia in un libro: La Resistenza dell’Acqua» (a Marco Bonarrigo, CdS 4/4/2020) • Scritto insieme a Paolo Madron, La Resistenza dell’Acqua è stato pubblicato nel maggio 2020 da Sperling & Kupfer.
Televisione Nel 2008 inviato sull’Isola dei Famosi (Rai 2). Nel 2012 rinunciò al programma Baila! (Canale 5). Nel 2017 ha partecipato come concorrente a Celebrity Masterchef Italia (Sky Uno).
Amori Dal 2018 legato alla showgirl Giorgia Palmas. Il 25 settembre 2020 è nata la loro prima figlia, Mia (lei ha anche un’altra figlia, Sofia, avuta dal matrimonio finito con l’ex calciatore Davide Bombardini) • In precedenza lunga e tormentata relazione con Federica Pellegrini, iniziata al mondiale di Shanghai 2011 (lei allora era fidanzata con Luca Marin) finì una prima volta nel maggio 2013. Dopo una serie di tira e molla i due tornarono insieme nel gennaio 2014 («Che follia la nostra vita! E ancora non capiamo perché non riusciamo a dirci addio nonostante tutto e tutti!», scrisse lei su Twitter). Si lasciarono definitivamente nell’estate 2017. «Fede ha seguito la sua strada nel nuoto. Non era più sicura dell’amore. Mi ha lasciato lei. Ho sofferto molto, ho sperato per un anno, poi ho girato pagina», ha raccontato lui a Verissimo nel dicembre 2017 • Prima era stato fidanzato con Cristina Nardini, parrucchiera di Pesaro. I due vivevano insieme e avevano programmato le nozze, poi lui s’innamorò della Pellegrini • Tra le altre ex la nuotatrice Francesca Segat • Non fa sesso prima delle gare: «Cerco di non sgarrare mai nei quattro-cinque giorni prima della gara. Per non deconcentrarmi. Per come sono fatto io, è meglio evitare di far faville. Certo, dopo mi sfogo anch’ io! Se ho perso, lo faccio per consolarmi, se ho vinto, per festeggiare alla grande» (Men’s Health) • «Non mi faccio i complimenti da solo, diciamo che passo per essere un bel ragazzo, ma so di non essere il più figo del mondo. Non sono mai stato uno sciupafemmine, da single non correvo dietro alle ragazze tutti i giorni. Anche perché, a volte, erano loro a cercarmi…» (Chi).
Vizi Una passione per i motori: «Ho seguito diversi corsi di guida sportiva. Mi piacciono parecchio anche le macchine d’epoca, prima o poi ne comprerò una. E ho una moto Ducati. Sono riuscito a mettere insieme una bella collezione di orologi vintage. Mi piace cercarli, guardarli, scoprire la loro storia» (Oggi) • Si era ripromesso di acquistare una Ferrari se avesse vinto l’oro ai mondiali di Roma 2010 nella specialità 100 metri stile libero; arrivò quarto (Roberto Perrone, CdS 14/8/2010).
Titoli di coda «Io ho paura. Le persone coraggiose sono paurose. Se non hai paura non sei coraggioso, non puoi vincerla. Sei non hai paura sei solo un incosciente. Ho paura nella vita di alcune cose, ma non è la paura che mi blocca, mi frena o mi fa andar via di testa. Al momento giusto è proprio la paura a darmi le energie giuste».