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 2021  febbraio 03 Mercoledì calendario

Biografia di Hunter Biden (Robert Hunter Biden)

Hunter Biden (Robert Hunter Biden), nato a Wilmington, Delaware, il 4 febbraio 1970 (51 anni). Secondo figlio di Joe Biden, senatore per lo stato del Delaware dal 1973 al 2009, vicepresidente di Obama dal 2009 al 2016, presidente degli Stati Uniti dal 2021. Fratello minore di Beau Biden, veterano di guerra, giovane promessa della politica americana, morto per un tumore al cervello il 30 maggio 2015 • «Hunter è un po’ la “pecora nera” nella famiglia […] di lui si è sempre detto che non era all’altezza del padre e del fratello, rispetto ai quali ebbe una ben più modesta carriera da consulente legale, lobbista e manager aziendale» (il Post, 27/9/2019) • «È in Ucraina, dove nel 2014 entra del colosso energetico Burisma, che gli affari internazionali di Hunter cominciano a intrecciarsi con le decisioni politiche del padre. Secondo uno scoop pubblicato dal New York Times a maggio 2019, infatti, Joe Biden a dicembre 2015 avrebbe chiesto e ottenuto la rimozione di un pubblico ministero ucraino, forse proprio per proteggere il figlio. L’ossessione di Trump per l’Ucraina, che lo porterà fino all’impeachment, comincia così. Nel frattempo, è il 2014, la marina — dove si era arruolato come riservista nel 2012 — lo congeda dopo un test in cui risulta positivo alla cocaina […] È a questo punto, e nel giro di pochi mesi, che si incontrano tutti i suoi demoni: la morte del fratello, il divorzio, le droghe e gli strip club in cui la moglie lo accusa di spendere tutti i soldi, le relazioni sentimentali e, infine, gli attacchi di Trump, che, per colpire il padre, non perde occasione di ricordare al Paese tutti gli errori di Hunter» (Andrea Marinelli, Corriere della Sera, 25/10/2020) • Ha detto: «Tutti quanti devono affrontare il dolore. Ciascuno di noi ha il proprio trauma. La dipendenza c’è in tutte le famiglie. Io ci ero dentro in pieno».
Titoli di testa «Il 17 maggio, il giorno prima che Hunter presenziasse a un comizio del padre all’Eakins Oval di Filadelfia, Breitbart News pubblicò un pezzo basato su un rapporto redatto nel 2016 dalla polizia di Prescott, Arizona, in cui si parlava di Hunter come sospettato di traffico di stupefacenti. Al comizio, sul palco, Jill Biden presentò il marito. “La famiglia Biden è pronta” disse. “Agiremo come abbiamo sempre fatto: come una famiglia”. Seduti su delle sedie bianche a fianco del palco c’erano Ashley Biden, la sorellastra di Hunter; il marito di Ashley, Howard Krein; i figli di Beau, Natalie e Robert Hunter; le tre figlie di Hunter, Maisy, Finnegan, e Naomi; e il fidanzato di Naomi, Peter. L’ultima sedia della fila, con un pezzo di carta che diceva “Riservato”, era rimasta vuota» (Adam Entous, New Yorker, 1/7/2019).
Vita Figlio di Joe e Neilia Biden (lei, da nubile, si chiamava Neila Hunter). Nato un anno e un giorno dopo il fratello Beau, un anno e nove mesi prima della sorella Naomi • Nel 1970 suo padre ha ventisette anni, a novembre di quell’anno è eletto nel consiglio della contea di New Castle, Delaware, nel 1972 decide di candidarsi per il Senato degli Stati Uniti. La politica, per lui, è una faccenda di famiglia. Sua sorella, Valerie, insegnate in una scuola quacchera, si occupa della campagna elettorale. I suoi fratelli, Jimmy e Frankie, organizzano le raccolte fondi e le attività dei volontari. Beau, Hunter e Naomi, fin da neonati, vengono portati ai comizi • «Nel novembre del 1972 Joe Biden fu eletto al Senato. Un mese dopo, mentre lui era a Washington a fare colloqui per assumere collaboratori per il suo nuovo ufficio, la moglie Neila portò i figli a Wilmington, per comprare l’albero di Natale. A un incrocio, l’auto di famiglia si scontrò contro un camion. Neilia a Naomi morirono sul colpo. Beau riportò numerose fratture, Hunter un grave trauma cranico. Hunter ha spesso detto che il suo primo ricordo è proprio questo: svegliarsi in un letto di ospedale, a fianco a Beau che, girato verso di lui, gli dice “Ti voglio bene, ti voglio bene, ti voglio bene”» (Entous) • «Il padre Joe […] penso di dimettersi subito, fu convinto a resistere e prestò giuramento nella stanza d’ospedale dei figli. Da allora, ogni giorno e per 36 anni, il futuro vicepresidente degli Stati Uniti avrebbe fatto avanti e indietro fra Washington e Wilmington, in Delaware, per non lasciare soli Beau e Hunter, guadagnandosi su quella tratta di novanta minuti percorsa oltre diecimila volte il soprannome di “Amtrak Joe”» (Marinelli) • Per cinque anni Beau e Hunter vengono cresciuti dagli zii, il padre li porta spesso con sé al Congresso, loro passando il tempo nella palestra del Senato, si sistemano in un angolo della sauna, origliando quello che si dicono i legislatori. Poi, nel 1977, Joe si risposa con una Jill Jacobs, insegnante. Da allora, Hunter la chiama «mom», e quando parla della vera madre dice «mommy» • I due fratelli vivono in simbiosi. Unica differenza: Hunter è più impulsivo, Beau molto ligio alle regole, gli amici lo chiamano «lo Sceriffo». «Se volevamo fare un tuffo giù da una scogliera, io dicevo “Sono pronto, andiamo”, lui “Aspetta un attimo, prima assicuriamoci che non ci siano rocce lì sotto”». Studiano alla Archmere Academy, la scuola cattolica già frequentata dal padre. Con l’aiuto di Hunter, che distribuiva volantini, Beau riesce a farsi eleggere rappresentante degli studenti • Classico cursus honorum degli americani ricchi: college, lavoretti, feste, poi la scuola per diventare avvocati. Beau studia a Filadelfia, poi alla Syracuse Law School. Hunter si iscrive alla facoltà di storia della Georgetown, a Washington • Nel 1987, a 45 anni, Joe Biden si candida per la prima volta alla presidenza, ma viene accusato di aver copiato un paper quando era all’università ed è costretto a ritirarsi. Poco dopo, durante una partita di football alla University of Pennsylvania, un gruppo di tifosi, per sfotterlo, fa partire un coro sul plagio, Hunter salta in piedi, per poco non li prende a pugni, Beau e Joe sono costretti a trattenerlo per evitare che si cacci nei guai • Nel 1992, preso il diploma, Hunter lavora per un anno come volontario in una chiesa di gesuiti a Portland, Oregon. Lì incontra una ragazza di Chicago, Kathleen Buhle, che vende biglietti per le partite dei White Sox. Tre mesi dopo, lei è incinta. Si sposano nel 1993 • Beau studia da procuratore. Hunter non è sicuro: gli piacciono Raymond Carver e Tobias Wolff, il suo romanzo preferito è Post Office di Charles Bukowski, a un certo punto si iscrive anche lui all’università di Syracuse, ma a un corso di scrittura creativa. Ma ha una moglie incinta, lascia perdere tutto e si iscrive anche lui a una Law School. Nel dicembre 1993, gli nasce la prima figlia, decidono di chiamarla Naomi, come la sorella morta nel 1972 • Il suo primo lavoro: vice-responsabile della campagna elettorale del padre, che si fa rieleggere al Senato. Poi diventa avvocato per la MBNA America, una banca del Delaware, tra i principali finanziatori di Joe. Tra bonus e stipendio, Hunter, fa più di 100 mila dollari all’anno: a ventisei anni già guadagna quanto il padre • La prima volta che la stampa parla di lui: nel 1998. Byron York, editorialista conservatore, scrive sul The American Spectator: «Certo, molti figli di genitori influenti finiscono con ottimi posti di lavoro. Ma il caso di Biden è più complicato. Dopotutto, questo senatore per anni ci ha fatto la morale sulla corruzione e sull’influenza del denaro in politica» • Anche se è diventato dirigente Hunter odia lavorare in banca. Grazie agli agganci del padre inizia a lavorare a Washington: tra il 1998 e il 2001 è nell’amministrazione Clinton, assunto dal dipartimento del Commercio; poi, quando arriva Bush, si reinventa come lobbista. Racconta Timothy Lannon, presidente della St. Joseph’s University, che si era avvalsa dei servigi di Hunter: «Come suo padre: grande personalità, carismatico, curioso, diligente. Poi, certo, avere un cognome come il suo, paga, quando si fa quel mestiere» • Gli nascono altre due figlie: Finnegan (n. 2000) e Maisy (n. 2001). Per andare nella capitale, come suo padre, comincia a fare il pendolare. A volte, quando perde l’ultimo treno, prende una stanza all’Army and Navy Club. «Quando ho scoperto che preferivo stare lì a farmi un altro drink invece che correre a prendere il treno, ho capito di avere un problema».
Grane Joe Biden è cresciuto in una famiglia di alcolisti, e per questo è astemio. Hunter, invece, comincia a bere in compagnia da adolescente, all’università inizia a fumare Marlboro rosse, ogni tanto tira di coca • Nel 2006 lui, suo zio Jimmy, e un terzo socio investono 21 milioni di dollari per comprare un fondo di investimento chiamato Paradigm. È una mezza truffa, gli assets del fondo sono la metà di quelli dichiarati, il tizio che gliel’ha venduto è un mezzo delinquente • Hunter e Jimmy vengono denunciati dal terzo socio, lui deve impegnare la casa pagare lo studio legale che aveva curato l’affare • Nel 2008, quando suo padre si candida di nuovo alla presidenza, per evitargli grane, decide di lasciare il lavoro da lobbista. Alle primarie nello Iowa, Joe ottiene un pessimo risultato ma il 23 agosto 2008, Obama, il candidato democratico, lo sceglie come candidato vicepresidente, e pubblicamente, elogia Beau: è da poco diventato procuratore generale del Delaware e sta per partire per l’Iraq con la sua unità della guardia nazionale • «È a questo punto che, sostengono gli accusatori, Hunter Biden cerca di trarre benefici dalla carriera politica del padre: a settembre 2008 lancia la società di consulenza Seneca Global Advisors e a giugno 2009 contribuisce a fondare il fondo di private equity Rosemont Seneca Partner, attraverso i quali […] comincia a crearsi legami in Cina e Russia» (Marinelli) • «Nell’aprile del 2014, Hunter Biden accettò l’incarico di membro del consiglio di amministrazione di Burisma Holdings, la più grande compagnia ucraina di gas naturale. Non aveva nessuna esperienza nel settore energetico né particolari conoscenze dell’Ucraina […] era ben pagato per quell’incarico, fino a 50 mila dollari al mese, anche se non è tuttora ben chiaro quali fossero i suoi compiti, ma si sa perché fu ingaggiato: Burisma voleva infatti darsi un’aria istituzionale ed esibire i propri rapporti con l’Occidente, in un periodo in cui l’Ucraina si stava spostando dall’orbita russa a quella europea» (il Post) • Hunter e Joe non parlano mai di lavoro l’uno con l’altro e discutono la questione soltanto una volta: «Papà mi disse “Spero che tu sappia quel che stai facendo”. Io risposi: “Sì, lo so”» • Dopo sette anni di sobrietà, Hunter ricomincia a bere nel novembre 2010, di ritorno da un viaggio di lavoro a Madrid. Sull’aereo si fa tre Bloody Mary. Nel 2013 gli viene il fuoco di Sant’Antonio, il dottore gli prescrive degli antidolorifici. Quando la cura finisce, riprende a bere • Vuole entrare nelle forze armate, ma la Marina lo espelle dai suoi ranghi: nelle sue urine sono state trovate tracce di cocaina. Lui dice di non essere un drogato, racconta che un tizio, fuori da un bar, gli ha offerto una sigaretta strana, che lo ha fatto stare male. Pensa di fare ricorso contro l’espulsione, ma l’avvocato, visti i suoi precedenti, e considerato il pandemonio che la stampa avrebbe sollevato, gli consiglia di lasciar perdere • Hunter entra ed esce dalle cliniche per disintossicarsi. Nel luglio 2014 è a Tijuana, in una clinica dove lo curano con un alcaloide psicoattivo ricavato dalle radici di un arbusto dell’Africa occidentale, illegale negli Stati Uniti. Poi va a Flagstaff, Arizona, dove un certo Thom Knoes, esperto di yoga vedica, per aiutarlo a sbarazzarsi della dipendenza, gli insegna a meditare due volte al giorno. Nell’autunno 2014, è appena stato in un centro yoga in California quando, all’aeroporto di San Francisco, prima di tornare a casa, vede la prima pagina del Wall Street Journal, che racconta della sua espulsione dalla Marina.
Dolore Fine maggio 2015. Beau Biden, muore, ucciso da un glioblastoma multiforme, una forma di tumore al cervello. I medici gli rimuovono i tubi della tracheotomia e avvisano la famiglia che a Beau rimangono poche ore di vita. Lui, circondato dai parenti, continua a respirare autonomamente per quasi un giorno e mezzo • Il 6 giugno 2015 migliaia di persone sono ai funerali nella chiesa di Sant’Antonio da Padova a Wilmington. Parla Obama. Joe Biden è commosso: «Beau era un Joe Biden 2.0. Aveva tutte le mie qualità, senza i miei difetti e le mie debolezze. Sono sicuro che avrebbe potuto candidarsi alla presidenza un giorno, e con l’aiuto di suo fratello, avrebbe vinto». Anche Hunter, che non ama parlare in pubblico, rende omaggio al fratello • Più tardi, in macchina, Hunter dice alla moglie Kathleen che vorrebbe scendere in politica. Lei gli fa notare che è appena stato cacciato dalla Marina per droga. Passano il resto del viaggio in silenzio.
Inferi In terapia di coppia Hunter e la moglie raggiungono questo accordo: se lui avesse ricominciato a bere, se ne sarebbe dovuto andare di casa. Il giorno dopo il loro 22° anniversario di matrimonio, Hunter molla la terapia di coppia, si scola una bottiglia di vodka e esce di casa • Va a starsene in un appartamento, esce solo per comprare bottiglie di vodka. Torna in clinica, usa uno pseudonimo: Hunter Smith. Gli danno due farmaci: uno per alleviare le sue crisi di astinenza, uno per far sì che bere gli provochi la nausea • Agosto 2015. Breitbart News racconta la storia della Ashley Madison, ditta che offre incontri sentimentali a gente sposata (il loro slogan: «La vita è breve, fatti un amante»), i cui server sono stati hackerati. Tra i loro clienti, guarda caso, c’è certo Robert Biden. Hunter nega tutto, dice che non si tratta di lui. La moglie Kathleen si rifiuta di commentare. Due mesi dopo i due iniziano le pratiche per il divorzio • A Hunter capita di tutto. Conosce una senzatetto, tale Bicycles, chiamata così perché, ovunque vada, si porta dietro una bicicletta, la manda a comprargli le sigarette, a un certo punto se la mette pure in casa. Nel 2016, a Monte Carlo per un viaggio di lavoro, uno sconosciuto gli offre cocaina in un bagno e lui ci ricasca. A Los Angeles mentre si aggira per una baraccopoli in cerca di crack qualcuno gli punta una pistola alla testa prima di rendersi conto che è un cliente. Fuori da una discoteca sull’Hollywood boulevard attacca rissa con un tizio, viene fermato dai buttafuori. Mentre guida verso est sull’Interstate 10, appena dopo aver passato Palm Springs, perde il controllo della macchina che aveva preso a noleggio e finisce fuori strada. Chiama la Hertz, che viene a prendere la macchina danneggiata e gliene fornisce un’altra. Poco dopo, Hunter ricorda di aver visto un grosso gufo che lo seguiva, volava sul cofano e si posava in mezzo ai fari. Non riesce a capire se si tratta di un vero gufo o di un’allucinazione. Zachary Romfo, impiegato all’ufficio della Hertz a Prescott, Arizona, dice di aver trovato nell’abitacolo una pipa da crack e tracce di polvere bianca • Agosto 2016. Lui e Hallie, la vedova di Beau, sono in vacanza negli Hamptons con i figli di lei. «Ho cominciato a pensare che Hallie sia l’unica persona in grado di capire il mio dolore». Continuano a scriversi per giorni, si mettono assieme, e cercano di mantenere la loro storia segreta • Il 23 febbraio 2017 la moglie Kathleen chiede al tribunale che segue le pratiche del suo divorzio di congelare tutti i beni di Hunter. «Ha causato preoccupazioni finanziarie per la famiglia con spese stravaganti (inclusi droga, alcol, prostitute, strip club e regali per donne con cui aveva relazioni), lasciando noi senza soldi per pagare le spese legittime». Il New York Post riesce a mettere le mani sul documento, pubblica tutto, e rivela che ora Hunter se la fa con la vedova del fratello. Lui ribatte: dice che non ha mai pagato prostitute, e che sono anni che non entra in uno strip club. La sera in cui l’articolo viene pubblicato, però, va in uno strip club. «Si fottano» • Hunter chiama il padre e gli chiede di fare una dichiarazione: «Papà, papà, devi farlo». Joe è titubante: «Hunter, non so se dovrei… ma farò qualunque cosa tu mi chieda». «Papà, se la gente comincia a pensare che tu non approvi questa cosa, sembrerà tutto sbagliato. I ragazzi devono sapere che non c’è niente di sbagliato in tutto questo, e l’unico che puoi dirlo chiaramente sei tu». Joe Biden, a quel punto, rilascia una dichiarazione: «Siamo molto fortunati che Hunter e Hallie abbiano trovato conforto l’uno con l’altra e che stiano mettendo assieme le loro vite dopo un così grande dolore… Hanno il pieno e completo sostegno mio e di Jill, siamo felici per loro». Il Post pubblica la dichiarazione sotto il titolo: «La vedova di Beau Biden e suo fratello sono amanti» • Quando, dopo pochi mesi, storia tra lui e Hallie finisce, se ne va a Los Angeles. «Non hanno altro che gettarci merda addosso. Ora voglio sparire completamente».
Amore Maggio 2019. Hunter incontra Melissa Cohen, 32 anni, sudafricana, che lavora a una serie di documentari sulle tribù indigene nel suo Paese. Pochi giorni dopo il loro primo appuntamento, lui si fa tatuare la parola «shalom» in lettere ebraiche sul braccio sinistro, perché anche lei ne ha uno uguale in quel punto. Il 15 maggio, meno di una settimana dopo il loro primo incontro, lui le chiede di sposarlo, lei accetta. Dopo la cerimonia, telefonata con il padre: «Grazie per aver dato a mio figlio il coraggio di innamorarsi di nuovo» • A marzo 2020 è nato il loro primo figlio. Lo hanno chiamato Beau Junior.
Titoli di coda «Se Beau era la mia anima, Hunter è il mio cuore. Ha attraversato momenti molto difficili, ma continua a combattere» (Joe Biden).