30 gennaio 2021
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Biografia di Buzz Aldrin
Buzz Aldrin, nato il 20 gennaio 1930 a Montclair, New Jersey (91 anni). Astronauta. Il secondo uomo ad avere messo piede sulla Luna, dopo Neil Armstrong, il 21 luglio 1969, nella missione della Nasa Apollo 11.
Titoli di testa «Conosco la distanza, comprendo la meccanica, eppure mi sembra ancora un miracolo» (a Elena Dusi, Rep 22/5/2011).
Vita «Nato dal matrimonio di un ex pilota militare, Edwin Eugene Aldrin Senior, con una donna di nome Marion Moon (cioè Luna). Lei però non vedrà mai il figlio camminare sulla Luna: si tolse la vita l’anno prima di Apollo 11. Aldrin non si chiamava Buzz ma Edwin Eugene Aldrin Junior. Ma, essendo l’unico maschio di tre figli, le sorelle presero l’abitudine di chiamarlo “brother”, fratello. Un giorno, quando il futuro astronauta era ancora un bambino, la sorella Fay Ann pronunciò male quella parola e le uscì un “buzzer”, che poi, abbreviato in Buzz, rimase per sempre il suo soprannome. Nel 1988 Aldrin lo fece diventare il suo nome legale» (Paolo Conte, Il Tascabile 19/7/2019) • «Boyscout e sportivo, era destinato a una carriera militare in marina per volere del padre ma, soffrendo di mal di mare, virò poi sull’aeronautica. Appassionato di aerei e di spazio, si laureò alla United States Military Academy nel 1951 in Ingegneria meccanica. A differenza del suo futuro comandante Armstrong, che ebbe un percorso da civile, Aldrin venne arruolato nell’aeronautica militare statunitense prestando servizio come pilota di jet da combattimento e partecipò a 66 missioni (abbattendo due MiG-15) nella guerra in Corea. Rientrato a casa, riuscì a conseguire un dottorato in Astronautica al Mit e venne selezionato dalla Nasa, dopo aver fallito una prima prova. I colleghi, a causa della sua tesi di dottorato (fu il primo con questo titolo fra gli astronauti) intitolata Line-of-sight guidance techniques for manned orbital rendezvous cominciarono a chiamarlo anche “Dottor Rendezvous”. Nel 1963 il suo nome era già nella lista dei possibili astronauti per la missione Gemini 9» (Giacomo Talignani, Rep 16/7/2019) • «Con qualche anno di addestramento sulle spalle, Buzz Aldrin partecipa alla missione Gemini 12 e stabilisce un record di durata delle passeggiate spaziali: un totale di cinque ore e mezza nello spazio, dimostrando come, grazie all’addestramento sottomarino eseguito sulla Terra, fosse possibile svolgere senza problemi i lavori al di fuori dell’abitacolo. Durante una di queste passeggiate spaziali, Buzz si scatta una foto da solo, così entrando negli annali come prima persona a farsi un selfie nello spazio. Ma è stata la missione Apollo 11 a renderlo uno degli uomini più famosi del mondo e consegnarlo alla storia» (Andrea Gentile, Wired 26/5/2017) • «L’equipaggio di Apollo 11 era stato presentato dalla Nasa già il 9 gennaio 1969: Neil Armstrong, comandante; Buzz Aldrin, pilota del modulo lunare; Michael Collins, pilota del modulo di comando. E dunque Armstrong e Aldrin sarebbero scesi sulla Luna con il Lem, mentre Collins, orbitando attorno alla Luna in solitaria, avrebbe aspettato i suoi compagni sul modulo di comando per riportarli a Terra. Già: ma chi, tra Armstrong e Aldrin, sarebbe uscito per primo dal modulo lunare una volta atterrati sul nostro satellite? Fino alla metà di marzo del ‘69 sembrava che a scendere per primo dovesse essere proprio Buzz Aldrin e non Neil Armstrong. Lo stesso Aldrin lo aveva dichiarato in alcune interviste, sorretto dalla convinzione che nelle missioni Gemini si era consolidata la prassi di far svolgere le attività extraveicolari ai piloti delle navicelle spaziali e non ai comandanti delle missioni. Anche un alto esponente della Nasa aveva fatto il nome di Aldrin come primo uomo sulla Luna, ma poco dopo la metà di marzo, cominciarono a circolare indiscrezioni di ben altro segno. Aldrin venne a sapere che la Nasa stava pensando di puntare su Armstrong perché era un civile. Nonostante un decennio passato nella Marina Militare e la sua partecipazione alla Guerra di Corea, in effetti Armstrong aveva lasciato l’uniforme nel 1960 per dedicarsi alle attività di pilota collaudatore. La decisione della Nasa mandò Aldrin su tutte le furie, e non fece mistero del suo dissenso in più occasioni, anche con alcuni dei suoi colleghi. Parlò allora della cosa allo stesso Armstrong, ma sembra che Armstrong si limitò a dire che quella decisione non era di sua competenza. In effetti la responsabilità di quella decisione se l’erano presa i vertici della Nasa, soprattutto Donald Kent Slayton, direttore dell’ufficio preposto alla selezione degli equipaggi di volo. Slayton non nutriva alcuna simpatia per Aldrin a causa del suo carattere difficile, sapeva che la personalità di Aldrin era risultata d’ostacolo a molti astronauti sin dai tempi del suo ingresso alla Nasa. Per mettere fine a questo stato di cose, Slayton si recò nell’ufficio di Aldrin per comunicargli che la decisione finale sarebbe stata in favore di Armstrong. La motivò così: Armstrong era entrato alla Nasa un anno prima di Aldrin, e poi era giusto che il primo a mettere giù piede fosse lui, come era stato per Cristoforo Colombo e altri comandanti di spedizioni storiche. Sarebbe stato inopportuno, agli occhi del mondo, che potesse accadere il contrario. L’ordine di uscita degli astronauti dal Lem fu ufficializzato il 14 aprile in una conferenza stampa a Houston. Dopo quella data, l’atteggiamento di Aldrin peggiorò nettamente e il suo carattere, già difficile, diventò sempre più cupo e introverso» (Conte, cit.) • L’allunaggio avvenne il 20 luglio 1969 alle 20:17:40 Utc (il fuso orario di riferimento globale). Sei ore più tardi, alle 2:56 del 21 luglio, dalle scalette del Lem, il modulo lunare dell’Apollo 11, scese il comandante Neil Armstrong. Diciannove minuti dopo, scese Aldrin, che passeggiò per due ore e quindici minuti scattando foto e raccogliendo campioni per le rilevazioni scientifiche. Le sue prime parole appena messo piede lassù furono «Magnifica desolazione». È lui l’uomo immortalato (da Armstrong) mentre saluta la bandiera • Aldrin non volle fare foto ad Armstrong sulla Luna proprio perché poco prima avevano litigato su chi dovesse essere il primo a toccare il suolo. L’unica immagine di Armstrong è quella scattata da lui stesso, in cui è riflesso, con la macchinetta fotografica in mano, nel vetro del casco del collega Aldrin • È stato la prima e unica persona a tenere una piccola cerimonia religiosa sulla Luna. «Fervente presbiteriano appartenente alla Chiesa di Webster, in Texas, ottenne dal pastore della sua parrocchia, Dean Woodruff, una speciale dispensa per poter portare con sé l’eucaristia e comunicarsi da solo» (Piergiorgio Pescali, Avvenire 17/7/2019) • Tornato sulla Terra, come per i colleghi della missione, anche per lui ci fu un momento di celebrità. Poi, a causa del suicidio della madre, scivolò in un lungo periodo di depressione e isolamento. «Aldrin è litigioso, polemico, si accende facilmente. Al ritorno sulla Terra, quando sa che verrà emesso un francobollo con la faccia di Armstrong, la tensione esplode. Aldrin abbandona la Nasa, comincia a bere, si esaurisce, divorzia una prima volta e una seconda, finisce in una clinica dove si cura la depressione. La Luna ha un effetto tremendo, è sì una gloria indelebile, è sì lo spartiacque delle vite degli astronauti, ma il ritorno alla normalità è durissimo, la Luna proietta un’ombra nera su chi ci è salito sopra e ha passeggiato nei suoi crateri» (Francesco Longo, Studio 19/7/2019) • «Ufficialmente lasciò la Nasa nel 1971 con una carriera fantastica alle spalle: in totale quasi 290 ore nello spazio e quasi otto di queste spese in attività fuori dal veicolo. Un anno dopo si dimise anche dal servizio attivo dell’Air Force e iniziò a scrivere libri, fra i quali un’autobiografia, Return to Earth. In quel tempo fu perfino arrestato e protagonista di alcuni spiacevoli episodi, finché nel 1978 smise di bere» (Talignani, cit.) • «Si ha un’idea falsata degli astronauti e si pensa che siano persone fredde e determinate, quasi fatte in serie. In realtà siamo diversi: c’è l’introverso, l’estroverso, chi è sicuro di sé e chi è più apprensivo. Io, poi, ho probabilmente ereditato un’inclinazione depressiva da mia madre. Si tolse la vita un anno prima della missione e allora tirai dritto. Dopo la celebrità, è cresciuta in me una repulsione per quella vita così ordinata e carica di responsabilità: West Point, la Corea, il Mit, la missione spaziale, la minaccia atomica. Sono fuggito cercando di crearmi una nuova vita, ma è stato più difficile del previsto ed è stato facile perdersi. L’alcol è diventato una sicurezza» (a Francesco Semprini, Sta 15/7/2009) • Nel 2002, davanti a una telecamera, sferrò un pugno in faccia a Bart Sibrel, negazionista degli sbarchi umani sulla Luna, che lo aveva inseguito con una Bibbia invitandolo a mettervi la mano sopra e a giurare di esser stato davvero sulla nostro satellite in quel luglio del 1969 • Fra numerose onorificenze, lauree ad honorem e premi, è stato autore di nuovi studi sulle traiettorie spaziali, giochi strategici per il computer (Buzz Aldrin’s Race into Space) e ha creato fondazioni benefiche. Per un breve periodo è stato presidente della Commissione sul futuro dell’industria aerospaziale Usa • «Ora gira il mondo facendo la parodia (riuscita) di sé stesso e il testimonial di Omega, sempre col leggendario Speedmaster al polso» (Pier Bergonzi, GdS 20/7/2019) • Negli ultimi anni è diventato un fervente sostenitore del futuro dell’esplorazione umana dello spazio, in particolare di Marte. Ha creato la fondazione ShareSpace per promuovere i viaggi spaziali e ha tracciato una particolare traiettoria che potrebbe portarci su Marte in modo più efficiente: «Continuo a pensare che la Luna possa fare da base per poi portare uomini e donne su Marte. Prima o poi ci arriveremo e Marte potrebbe rivelarsi l’unica via per sopravvivere all’estinzione. Sono sicuro che, dopo aver conquistato la Luna, l’America conquisterà anche Marte e presto ci sarà lassù una prima colonia permanente. Io sono troppo vecchio per andarci, ma qualche consiglio da dare lo avrei ancora» (ibidem) • È una delle persone più anziane ad avere mai raggiunto il Polo Nord (a 86 anni) • Massone, è stato membro di diverse logge.
Libri Nel 1973 pubblicò l’autobiografia Return to Earth. Nel 2009 ha celebrato i quarant’anni dalla missione dell’Apollo 11 con Magnificent Desolation, libro scritto in collaborazione con Ken Abraham • «Aldrin ha confessato in un libro pubblicato nel 2013, dal titolo Missione verso Marte, che ha cominciato a sognare il prossimo sbarco proprio mentre aveva gli scarponi piantati sul cratere lunare del Mare della Tranquillità: “Il nostro pianeta visto da lì - ha scritto Aldrin - era chiaramente parte dello spazio celeste, in intima comunità con tutti gli altri corpi immersi nel buio. Dallo spazio viene la nostra storia, e nello spazio c’è il nostro futuro”» (Flavio Pompetti, Mess 23/10/2014) • Tra le pubblicazioni più recenti, Nessun sogno è troppo elevato. Lezioni di vita da parte di un uomo che ha camminato sulla Luna, del 2016 • Nel romanzo Che ne è stato di te, Buzz Aldrin? dello scrittore norvegese Johan Harstad (pubblicato in Italia da Iperborea nel 2008) «Mattias, il protagonista, è semplicemente uno che non vuole arrivare primo. Il suo massimo desiderio è non lasciar traccia di sé. Soffre di depressione. Si rifugia nelle desolate isole Far Oer, dove non cresce nemmeno un albero. E soprattutto si identifica con Buzz Aldrin, il secondo uomo a posare il piede sulla Luna, 19 minuti dopo Armstrong» (Mario Baudino, Sta 10/11/2008).
Famiglia Sposato tre volte, tre volte divorziato. Dalla prima moglie Joan Archer ha avuto tre figli: Michael, Janice e Andrew. Dal 1975 al 978 è stato sposato con Beverly Van Zile, dal 1988 al 2012 con Lois Driggs Cannon • Nel 2018 i figli Janice e Andrew hanno intentato una causa davanti a un giudice della Florida per essere nominati tutori legali del padre, sostenendo che non fosse in grado di amministrare le proprie risorse finanziare a causa di un degrado cognitivo. Pochi mesi dopo Buzz Aldrin ha fatto causa ai due figli accusandoli di avergli sottratto denaro e «cimeli spaziali» dal valore di svariati milioni di dollari e di avere diffuso falsità sulla sua reputazione. Nel 2019 Janice e Andrew hanno rinunciato alla causa, lo stesso ha fatto il padre.
Titoli di coda «Sulla Luna abbiamo raccolto rocce e alzato un po’ di polvere. Per la sopravvivenza futura dell’uomo è a Marte che dobbiamo guardare» (a Dusi, cit.).