Anteprima, 20 gennaio 2021
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Biografia di Emanuele Macaluso
Emanuele Macaluso (1924-2021). Politico. Dal 1947 al 1956 segretario regionale della Cgil in Sicilia. Eletto alla Camera con il Pci nel 1963, 1968, 1972, al Senato nel 1976, 1983, 1987, 1992. Giornalista. Dall’82 all’86 fu direttore dell’Unità. Per quindici anni, fino alla chiusura nel 2010, direttore del mensile Le ragioni del socialismo. Editorialista del Riformista (dove si firmava Em.Ma., come nei corsivi dell’Unità), lo lasciò in polemica con il cambio della guardia al vertice del giornale nel marzo 2008 da Paolo Franchi ad Antonio Polito. Del Riformista è stato poi direttore, dal maggio 2011 alla chiusura del quotidiano nel marzo 2012. Ha scritto anche sul Mattino, l’Unione Sarda e La Stampa. «Sono l’unico uomo politico del Pci che non ha mai parlato con Craxi» • «Mio padre era ferroviere. Eravamo tre fratelli e facemmo tutti l’Istituto minerario. Per conto mio studiai Legge, Storia, Letteratura. A Caltanissetta c’era un gruppo con una grande passione politica. Sciascia scrisse che Caltanissetta era l’Atene della Sicilia» • «Capo della Cgil siciliana con Di Vittorio, nel comitato centrale del Pci con Togliatti, capo dell’organizzazione con Longo, direttore dell’Unità con Berlinguer, amico di una vita di Napolitano. Divenne comunista in seguito a una malattia (“Una notte cominciai a vomitare sangue. Mi portarono in sanatorio. Tubercolosi. Mi facevano dolorose punture di aria per immobilizzare i polmoni, nella speranza che la ferita guarisse. Quasi tutti i ragazzi che erano con me morirono. Io sognavo di arrivare a trent’anni. Il sanatorio era in fondo al paese, da lontano si vedevano i passanti con il fazzoletto premuto sulla bocca. L’unico amico che mi veniva a trovare, Gino Giandone, era comunista”) e prese la tessera del Pci nel 1941 (quando il partito era clandestino). “Fu un gesto di ribellione contro un mondo di una miseria e di un’ingiustizia medievali”» [Cazzullo, CdS 17/3/2014] • «Dopo la strage di Portella della Ginestra del 1947 toccò a me il primo comizio, avevo 23 anni […] Nel 1956, in mezzo ai fatti di Ungheria, passai dalla Cgil al Pci. Mi trovai tra due fuochi, tra Giuseppe Di Vittorio e Palmiro Togliatti. Leggendo anni dopo i verbali della direzione in cui ci fu il loro durissimo scontro sull’invasione sovietica ho scoperto che nella stessa riunione Di Vittorio protestò perché ero stato spostato dal sindacato al partito. Nel ’62 entrai nella segreteria» [l’Espresso] • «Conoscevo Togliatti dal ’48, mi aveva mandato a chiamare la prima volta per informarsi su un’occupazione del Cantiere navale di Palermo organizzata da me. Nel ’56 mi fece entrare in Comitato centrale. Nel ’60 in direzione e nel ’63 in segreteria: ero il più giovane, accanto a Longo, Amendola, Pajetta, Ingrao, Alicata, Berlinguer e Natta. Mi affidarono l’organizzazione. E anche per me, cominciarono le missioni a Mosca» • Insieme a Rino Formica, tra le persone più ascoltate da Giorgio Napolitano al Quirinale. «Conosce Napolitano da quando il futuro presidente aveva i capelli. “Lo vidi per la prima volta al fianco di Girolamo Li Causi, in Sicilia, nel 1950. Faceva il militare, era in divisa. A dire il vero era già un po’ stempiato... ”» [Cazzullo, CdS 21/4/2013] • Critico con la svolta che portò al Pd: «Non starò in un partito che non appartenga al socialismo europeo (non “negli ambiti”)» • «Ogni mattina si svegliava alle sei, leggeva il pacco di quotidiani comprati all’edicola della piazza di Testaccio, quindi, dopo la passeggiata sul Lungotevere, dettava all’ex giornalista dell’Unità Sergio Sergi il commento scritto a mano sul tavolo della cucina. Sergi lo postava materialmente sulla pagina Facebook Em.Ma in corsivo. Una rubrica di successo. A Macaluso però non importavano i riscontri. Non aveva nemmeno un computer. “Se non scrivo i miei pensieri mi sento morire”, mi raccontò una volta, seduto nel salotto del piccolo appartamento ingombro di libri» [Vecchio, Rep] • Grande amico di Leonardo Sciascia, conosciuto nel 1941 e descritto nel saggio Leonardo Sciascia e i comunisti (Feltrinelli 2010). Tra gli ultimi libri: Politicamente s/corretto, con Peppino Caldarola (Dino Audino 2012), Comunisti e riformisti. Togliatti e la via italiana al socialismo (Feltrinelli 2013), I Santuari. Mafia, massoneria e servizi segreti (Castelvecchi 2014), Comunisti a modo nostro. Storia di un partito lungo un secolo con Claudio Petruccioli (Marsilio 2021) • Due figli con Lina (per la quale finì in galera: adulterio, lei era sposata), poi vent’anni con Ninni «l’aristocratica». Poi sposato con Enza • Ha chiamato i figli Antonio e Pompeo, in onore del padre e di Pompeo Colajanni.