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 2021  gennaio 25 Lunedì calendario

Biografia di Larry King

Larry King (1933-2021). Giornalista e conduttore televisivo. Secondo il New York Times ha intervistato circa 50 mila persone, secondo Cnn 30 mila. Dal 1985 al 2010 ha condotto il talk show notturno Larry King Live su Cnn, dal 2012 al 2020 il Larry King Now su Hulu e Rt, infine dal 2013, sulle stesse piattaforme, il talk show settimanale Politicking with Larry King. «Era noto come Larry King, ma si chiamava Lawrence Zeiger, suo padre aveva una trattoria a Brooklyn, morì presto e la mamma tirò su i figli “grazie ai sussidi del governo, ecco perché sono progressista”. Il cognome King lo scelse “quando ebbi il primo lavoro, era il 1957, avevo 24 anni, mi diedero un posto alla radio WAHR di Miami Beach, Florida, non potevo debuttare come Zeiger, i cognomi ebrei non andavano. Diedi un’occhiata all’insegna di un negozio di liquori, ‘King’s’, e nacque Larry King”. Sette matrimoni, interviste con sette presidenti americani, star di Hollywood, show televisivi con milioni di spettatori nel mondo, le bretelle in vista copiate da schiere di wannabes ovunque» [Riotta, Sta] • «Il giorno del suo addio alla Cnn, nell’ultimo show a lui dedicato il 16 dicembre 2010, fra tante star anche Barack Obama aveva registrato un cameo in suo omaggio. King era diventato talmente famoso da essere chiamato a recitare la parte di sé stesso in decine di film e serie televisive. Ma l’ascesa verso la notorietà e la gloria non era stata facile. Nasce a Brooklyn in una famiglia povera, i genitori sono ebrei ortodossi immigrati dall’Austria e dalla Bielorussia. Il padre muore quando lui ha nove anni e la famiglia sopravvive grazie ai sussidi del welfare. L’esordio nel giornalismo è la gavetta all’antica: cronista sportivo per una radio locale; poi conduttore di una classica “notte radiofonica” animata dalle telefonate degli ascoltatori. Quest’ultima formula gli riesce così bene che segna la sua consacrazione nazionale. Tante disavventure personali e una vita a dir poco disordinata – oltre ai matrimoni, due bancarotte provocate dal vizio del gioco, un arresto per frode – non gli impediscono di essere arruolato da Ted Turner agli albori della Cnn nel 1985. La sua prima intervista è con il governatore di New York Mario Cuomo, il padre dell’attuale, Andrew. Per più di un decennio il suo Larry King Live fu il programma più popolare della Cnn, un network che ebbe il suo battesimo di fuoco come “vetrina globale” delle breaking news 24 ore su 24 con il massacro di Piazza Tienanmen nel 1989 e la prima guerra del Golfo nel 1991. Ma a differenza dei suoi colleghi King non si considerava un vero giornalista. I critici – tanti – lo accusavano di evitare le domande scomode, di non mettere mai a disagio i suoi interlocutori e proprio questo atteggiamento amichevole contribuiva ad allungare la fila delle celebrity che lo corteggiavano per ottenere un invito nel suo studio. Lui non negava lo stile leggero, talvolta frivolo, sempre compiacente: battezzava il proprio programma come “infotainment”, a metà strada fra informazione e spettacolo» [Rampini, Rep] • «Per decenni fece colazione tutte le mattine alla tavola calda vecchio stile di Nate’n’Al a Beverly Hills, “il mio ufficio”. Stesso tavolo, stesso menu leggero, i piatti kosher che gli ricordavano l’infanzia. Chi aveva il coraggio di avvicinarlo – turisti intrepidi, o magari un giovane giornalista in trasferta – scopriva due cose: che King non portava le bretelle fuori dallo studio (erano il suo costume di scena), e che il più grande intervistatore del mondo cominciava, d’istinto, a intervistare il fan» [Persivale, CdS] • «La tecnica che lo rese famoso sarebbe bocciata dalle scuole di giornalismo, “Non mi preparo mai sul personaggio che ho davanti, faccio le domande che farebbero gli spettatori da casa: funziona”, raccontava King, voce roca per il fumo che gli era costato un cancro al polmone, seguito da un infarto, un ictus e infiniti malanni, sempre curati tornando al microfono» [Riotta, cit.] • «La cartella clinica spaventosa che portava sportivamente presentò il conto definitivo nell’ultimo decennio: andava in onda magrissimo, la voce meno stentorea. L’ultima triste puntata, il 2020: la doppia tragedia della scomparsa di due figli a poche settimane l’uno dall’altro. Anche la tavola calda Nate’n’Al ha chiuso definitivamente, non per lutto ma per Covid» [Persivale, cit.] • Morto di Covid-19 all’ospedale al Cedars-Sinai di Los Angeles, dopo settimane di ricovero.