29 gennaio 2021
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Biografia di Carlo Maria Viganò
Carlo Maria Viganò, Varese 16 gennaio 1941. Arcivescovo, ora in pensione. Già segretario generale del Governatorato, dal 19 ottobre 2011 al 12 aprile 2016 nunzio apostolico negli Stati Uniti. Conservatore, anti-bergogliano, filotrumpiano. Negazionista del Covid.
Titoli di testa: «Il Covid e Biden sono due ologrammi, due creazioni artificiali, pronte a essere adattate di volta in volta alle esigenze contingenti o sostituite rispettivamente con il Covid-21 o con Kamala Harris» (Viganò il 9 novembre 2020).
Vita: Proviene da una famiglia storica di industriali che hanno fatto le loro fortune nel mondo della siderurgia. Ha sette tra fratelli e sorelle. Insieme a un familiare è comproprietario di circa mille ettari di terreni a Cassina de’ Pecchi, vicino a Milano. Nello stesso comune possiede inoltre quattro appartamenti e tre fabbricati [Biondani, Espresso] • Diventa sacerdote nel 1968 e nel 1992 è nominato nunzio apostolico in Nigeria e arcivescovo di Ulpiana (Kosovo). Nel 1998 entra in Segreteria di Stato come delegato per le rappresentanze pontificie. A Roma si fa presto dei nemici [Iossa, Cds].
Ratzinger Sotto papa Ratzinger si era conquistato la fama di incorruttibile moralizzatore. Nel gennaio 2012 alcune sue lettere a papa Benedetto XVI, in cui denunciava casi di corruzione in Vaticano, furono rese note dal programma de La7 Gli intoccabili: «Gli intoccabili ha mostrato una lettera inviata il 27 marzo 2011 al Papa da monsignor Carlo Maria Viganò, allora segretario generale del Governatorato, cioè l’ente che si occupa della gestione economica della Città del Vaticano. Nella missiva l’alto prelato, un anno e mezzo prima chiamato dallo stesso Benedetto XVI a rimettere in sesto le finanze dello Stato, avvertiva il Pontefice di una manovra di corridoio per rimuoverlo. “Un mio trasferimento - scriveva Viganò a Joseph Ratzinger - provocherebbe smarrimento in quanti hanno creduto fosse possibile risanare tante situazioni di corruzione e prevaricazione”. Il monsignore, sfrondando le spese, era riuscito a dimezzare le perdite, giunte nel 2009 a 8 milioni di euro, arrivando a 34,4 di avanzo. Sotto accusa un “comitato finanza e gestione composto da alcuni grandi banchieri, i quali sono risultati fare più il loro interesse che i nostri”. Nel mirino quattro pezzi da novanta: Pellegrino Capaldo, Carlo Fratta Pasini, Ettore Gotti Tedeschi e Massimo Ponzellini. L’epilogo è noto: lo scorso 18 ottobre (2011) Viganò fu nominato dal segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, nuovo nunzio apostolico a Washington, una destinazione in ogni caso di grande prestigio. Ma l’incarico - apparso ad alcuni in realtà come una rimozione (“promoveatur ut amoveatur”) - venne accompagnato nelle segrete stanze da malumori, sfociati in una lettera di minacce anonime indirizzata a Bertone. Missiva finita sui giornali e attribuita a un misterioso “corvo”. Nella trasmissione alcuni intervistati, comparsi senza nome, hanno parlato di attacchi a Viganò provenienti da fornitori che avevano visto dimezzati o cancellati i propri contratti in Vaticano. Contratti e appalti in cui, secondo il monsignore, lavoravano sempre le stesse ditte, a costi raddoppiati. A difendere la Santa Sede, in diretta, era il direttore dell’Osservatore Romano, lo storico della Chiesa Giovanni Maria Vian, (…)» [Marco Ansaldo, Rep 27/1/2012] • «A nulla serve l’appello disperato e diretto a Ratzinger. Che anzi si rivela un errore, perché scavalcando Bertone ottiene semmai l’effetto contrario. Ma Viganò non digerisce affatto la decisione di spedirlo negli Stati Uniti e dà inizio a una corrispondenza infuocata con il segretario di Stato. Lettere nelle quali rivendica il risanamento ottenuto “eliminando la corruzione ampiamente diffusa”, e chiede di essere messo a confronto con i suoi accusatori in un processo “ai sensi del canone 220 del codice di diritto canonico”» [Sergio Rizzo, Cds 25/1/2012] • «Papa Ratzinger lo stimava molto ma era troppo debole per difenderlo e così gli chiese il favore personale di trasferirsi negli Stati Uniti. È lì che, in seguito, avrebbe puntualmente informato il Vaticano sul vizietto di McCarrick di correre dietro le sottane dei giovanissimi seminaristi. Un particolare al quale inizialmente nessuno credette a Roma perché l’allora cardinale di Washington era potentissimo ma soprattutto munifico nei confronti della curia romana, alla quale non faceva mancare ingenti appoggi finanziari, grazie ad una rete di benefattori americani»
Bergoglio Nel 2016 Viganò fu rimosso anche da questo nuovo incarico, dopo che, scrive il corrispondente del New York Times dall’Italia Jason Horowitz: «Quasi riuscì a rovinare il viaggio del Papa negli Stati Uniti, facendogli incontrare faccia a faccia Kim Davis, l’impiegata dello stato del Kentucky che rifiutava di registrare i matrimoni tra coppie dello stesso sesso» [Post] • «Era il 22 Settembre 2015, il giorno dell’arrivo a Washington di papa Francesco. Durante la cena in Nunziatura, alla quale partecipavano alcuni membri del seguito papale, dissi a Papa Francesco: “Credo che nella storia degli Stati Uniti non vi sia mai stata un’Amministrazione con al vertice così tanti cattolici: il vicepresidente Joe Biden, il segretario di Stato John Kerry, la speaker del Congresso Nancy Pelosi. Tutti e tre si dichiarano ostentatamente cattolici, abortisti, favorevoli al matrimonio fra omosessuali e all’ideologia gender in spregio all’insegnamento della Chiesa. Come si spiega questa contraddizione?” E aggiunsi: “Un gesuita, padre Robert Frederick Drinan, s.j. del Boston College, coprì l’incarico come rappresentante dello Stato del Massachusetts alla House of Representatives a Washington per ben dieci anni, dal 1971 al 1981. Father Drinan fu uno dei più strenui assertori e promotori dell’aborto!” Papa Francesco non reagì minimamente, come non reagì quel 23 Giugno 2013 quando, rispondendo ad una sua precisa domanda, gli rivelai chi era realmente il Cardinal McCarrick» (Viganò a Marco Tosatti) • Gli attriti si fecero più pesanti quando Bergoglio decise di nominare una serie di arcivescovi americani sulla base dei consigli di McCarrick, invece che affidare questo compito a Viganò. Oggi gran parte degli arcivescovi scelti in quel periodo appoggia la linea politica di Francesco, osteggiata da Viganò e dagli altri esponenti più conservatori del clero cattolico • «Poco dopo il New York Times e altri giornali pubblicarono una lettera scritta due anni prima dallo stesso Viganò, in cui il nunzio apostolico ordinava di bloccare un’inchiesta interna su un altro caso di abusi sessuali, avvenuto nella diocesi di St Paul e Minneapolis. Peter Isely, una vittima di abusi sessuali intervistata dal New York Times, ha detto che le varie fazioni della chiesa cattolica stanno usando la questione delle violenze sessuali per i loro scopi politici: “La crisi degli abusi sessuali non riguarda se un certo vescovo è un conservatore o un liberale: riguarda la protezione dei bambini”» [Post] • Del 2018 Viganò chiede le dimissioni del Papa: avrebbe coperto la doppia vita del cardinale Theodore Edgar McCarrick. «Il clamore non fu soltanto perché Viganò è un alto prelato. Ma anche per il mondo che l’ex nunzio ha trascinato contro il Papa: l’establishment conservatore statunitense, l’orbe cattolico che ruota intorno a Donald Trump, le lobby che lo sostengono e che hanno mezzi e risorse per fare molto male» [Rodari, Rep] • «Le accuse fatte da Viganò non sono provate e in almeno un caso appaiono smentite dai fatti, ha scritto il corrispondente del New York Times dall’Italia Jason Horowitz. Per esempio, non esistono tracce pubbliche delle sanzioni ricevute da McCarrick, che - nonostante quello che scrive Viganò - continuò regolarmente a celebrare messa e a viaggiare all’estero. Il cardinale di Chicago Blase J. Cupich, un alleato di papa Francesco, ha detto al New York Times di non aver mai sentito parlare di restrizioni nei confronti di McCarrick, e che sarebbe stato compito di Viganò informarne i colleghi americani» [Post] • Lo storico e teologo Massimo Faggioli ha scritto: «Ci sono in tutto tre Papi tirati in mezzo dalla testimonianza di Viganò. Uno è morto ed è un santo. Quello che ha intrapreso azioni pubbliche contro McCarrick nel 2018 è papa Francesco. Il resto è una storia piena di buchi, pezzi mancanti, inspiegati ritardi e notevoli silenzi da parte dell’ex nunzio Viganò» • «Massimo Faggioli, altero nel nome e sgrammaticato nel cognome» (Viganò) • «Viganò non è uno da incontri riservati e lettere che restano nelle segreterie, è uno che accusa pubblicamente ma non sempre lo fa subito, attende il “momento opportuno”. Questo è almeno il pensiero di molti “esperti” vaticanisti. Insomma, pare che la vera partita in gioco sia ancora quella di una sua posizione di potere all’interno delle gerarchie ecclesiastiche romane. O di una “vendetta”» [Iossa, Cds] • «Una volta tornato in Italia, dopo la parentesi americana, nel 2015, Viganò sperava di potersi fermare definitivamente in Vaticano nell’appartamento di servizio che gli era stato precedentemente assegnato. Ma, ancora una volta, gli intrighi curiali ebbero la meglio, e quell’appartamento fu assegnato ad un’altra persona e l’arcivescovo fu sfrattato. Un passaggio che lo ha umiliato particolarmente e probabilmente lo ha portato ad assumere atteggiamenti ancora più oltranzisti e critici [Giansoldati, Mess].
Trump Convinto sostenitore di Trump, «un difensore dei figli della luce», il 3 giugno 2020 difende il presidente che s’era presentato al Santuario nazionale San Giovanni Paolo II con una bibbia in mano. Allora, nelle ore degli scontri sociali più forti dopo la morte di George Floyd, quella visita fu definita “riprovevole” e strumentale. Scrive Viganò a Trump: «È sconcertante che vi siano vescovi - come quelli che ho recentemente denunciato - che, con le loro parole, danno prova di essere schierati sul fronte opposto. Essi sono asserviti al deep state, al mondialismo, al pensiero unico, al Nuovo Ordine Mondiale che sempre più spesso invocano in nome di una fratellanza universale che non ha nulla di cristiano, ma che evoca altresì gli ideali massonici di chi vorrebbe dominare il mondo scacciando Dio dai tribunali, dalle scuole, dalle famiglie e forse anche dalle chiese» • Del 7 giugno 2020 l’endorsement a Trump: «Per la prima volta gli Stati Uniti hanno in Lei un Presidente che difende coraggiosamente il diritto alla vita, che non si vergogna di denunciare le persecuzioni dei Cristiani nel mondo, che parla di Gesù Cristo e del diritto dei cittadini alla libertà di culto. La Sua partecipazione alla Marcia per la Vita, e più recentemente la proclamazione del mese di aprile quale National Child Abuse Prevention Month sono gesti che confermano in quale schieramento Ella voglia combattere. E mi permetto di credere che entrambi ci troviamo compagni di battaglia, pur con armi differenti […]. Signor Presidente, la mia preghiera è costantemente rivolta all’amata Nazione americana presso la quale ho avuto il privilegio e l’onore di essere stato inviato da Papa Benedetto XVI come Nunzio apostolico. In quest’ora drammatica e decisiva per l’intera umanità, Ella è nella mia preghiera, e con Lei anche quanti La affiancano nel governo degli Stati Uniti. Confido che il popolo americano si unisca a me e a Lei nella preghiera a Dio onnipotente». Alla lettera Trump rispose con un tweet: «Così onorato dalla lettera incredibile dell’arcivescovo Viganò per me. Spero che ognuno, religioso o no, la legga!».
Covid Viganò attribuisce quindi ai nemici di Trump di aver architettato l’emergenza coronavirus con una «colossale opera di ingegneria sociale» • «La realtà del Covid contrasta palesemente con quello che vogliono farci credere i media mainstream, ma questo non basta per smontare il grottesco castello di falsità al quale la maggior parte della popolazione si adegua con rassegnazione. La realtà dei brogli elettorali, delle palesi violazioni dei regolamenti e la falsificazione sistematica dei risultati contrasta a sua volta con la narrazione dei colossi dell’informazione, per i quali Joe Biden è il nuovo Presidente degli Stati Uniti, punto. E così deve essere: non ci sono alternative né alla presunta furia devastatrice di un’influenza stagionale che ha causato lo stesso numero di decessi dello scorso anno, né all’ineluttabilità dell’elezione di un candidato corrotto e asservito al deep state. Tant’è vero che Biden ha già promesso di ripristinare i lockdown anche in America» (Viganò, cit.) • Ha partecipato alla manifestazione di Forza Nuova per dire no al Coronavirus, in quanto sarebbe una truffa [Mastrofini, Riformista].
Cause Viganò è salito alle cronache anche per cause legate a questioni familiari: «Il Tribunale di Milano nel 2018 ha ordinato a Viganò di pagare (a fronte di una domanda giudiziale di divisione di beni mobili e immobili con il fratello gesuita, don Lorenzo Viganò), l’importo di 1,8 milioni di euro a fronte di una richiesta iniziale - giudicata irreale dai magistrati - di quasi 40 milioni. La vicenda risale al 2011: «Una grande casa borghese, quella dei Viganò. Sono sette fratelli e sorelle, i Viganò. Due di loro però sviluppano un legame speciale: sono don Carlo Maria, classe 1941, e don Lorenzo che invece è del ‘38. I due hanno scelto in gioventù la strada del Signore e hanno stabilito di mettere in comune le rispettive quote del patrimonio familiare. Si tratta di beni per un valore di almeno trenta milioni di euro, ma la stima sarebbe per difetto. Solo che Carlo Maria e Lorenzo hanno anche profili e temperamenti assai diversi: il primo è un personaggio carismatico, autorevole, capace di muoversi fra i Sacri Palazzi con il piglio del manager. Lorenzo è invece uno studioso puro, passa le sue giornate chino sui libri, da molti anni si è trasferito negli Stati Uniti e conduce un’esistenza appartata e discreta. Nel 1996 però don Lorenzo viene colpito da un ictus che lo inchioda su una sedia a rotelle. La mente per fortuna resta integra e il prete continua a studiare e a sfornare libri. I soldi però non gli bastano più: ha bisogno di risorse economiche più importanti per vivere dignitosamente ora che è menomato nel fisico. Per questo si rivolge a Carlo Maria che tiene i cordoni della borsa dall’altra parte dell’oceano. È l’incipit di questa storia. Il resto lo racconta don Lorenzo nella denuncia presentata alla procura di Milano il 7 aprile dell’anno scorso (2011): “Tutte le somme e frutti della comunione sono sempre stati versati sui conti correnti intestati al solo Carlo Maria Viganò, anche perché io mi accontentavo di prelevare dal conto corrente a lui intestato gli importi di cui necessitavo... attraverso una carta di credito”. Poi la musica cambia: “Ho chiesto a mio fratello di avere autonome disponibilità liquide senza dover fare a lui di volta in volta la questua per disporre delle somme che, nella misura del 50 per cento, erano e sono anche mie”. Iniziano lunghe e accese discussioni. Finalmente il 13 ottobre 2008 sul conto di don Lorenzo viene accreditata la somma di un milione di euro. Ma l’incertezza continua: di lì a poco il gruzzolo gli viene tolto, “con la complicità di una banca (forse fin tropo compiacente) e con la collaborazione” di un altro fratello. La famiglia è irrimediabilmente divisa, la faglia corre e separa gli uni dagli altri come nelle saghe amare di tante dinastie. Don Lorenzo ormai non crede più alla buona fede del fratello, gli revoca la procura, cerca di sapere che fine abbia fatto la sua parte del patrimonio. Ma è una discesa in un antro buio che non si riesce a illuminare: “Carlo Maria non si è mai degnato di fornire alcun chiarimento e gli unici contatti di quest’ultimo e di taluni miei fratelli sono stati improntati, da un lato, a cercare di spaventarmi con subdoli e fantomatici avvertimenti minacciosi, poi ad invitarmi a sottoscrivere una divisione completamente iniqua”. Tutti i tentativi di avere notizie sull’ammontare del tesoro di famiglia vanno a vuoto. In contemporanea in procura ha bussato anche il vescovo. Che firma una denuncia contro ignoti: ma nel mirino c’è la sorella Rossana che avrebbe sfruttato la malattia del fratello per mettere le mani sul famoso milione. In sostanza, nell’atto il vescovo si considera vittima insieme al fratello sacerdote della perfidia di Rossana, di fatto sospettata di circonvenzione di incapace. Il pm fa di tutto: interrogatori, acquisizione di carte, perfino intercettazioni. Ma non trova nulla che possa confermare il terribile sospetto. Anzi, Rossana dà tutta un’altra versione: il milione le era stato prestato dal fratello per comprare una farmacia; d’altra parte Rossana spiega che don Lorenzo è nel pieno possesso delle sue facoltà intellettuali, porta in procura alcuni suoi libri recenti, insomma non può aver approfittato di lui. Il pm continua a scavare, ma non trova appigli alla sua tesi. Anzi, il 22 giugno 2011 ecco che davanti a lui si siede il presunto infermo, arrivato da Chicago. Il pm lo ascolta, poi chiede l’archiviazione: “Deve escludersi la sussistenza nel Lorenzo Viganò di uno stato di infermità o deficienza psichica» [Stefano Zurlo, Giornale, 28/1/2012] •
Frasi «Com’è proprio di ogni rivoluzione gli eroi della prima ora finiscono spesso per cadere vittime del loro stesso sistema» • «L’inferno non è riservato ai non cattolici: tra le fiamme eterne ci sono molte anime battezzate, persino di religiosi, di sacerdoti e di vescovi, che hanno meritato la dannazione a causa proprio della loro ribellione alla volontà del Signore. Ci pensino bene, i sedicenti cattolici adulti e i loro precettori, prima di sentire risuonare le parole di Cristo: “Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da Me, voi operatori di iniquità” (Mt 7, 23)» • «Un cattolico che sostiene l’aborto o l’ideologia gender rinnega non solo il Magistero, ma la stessa Legge di natura» • «Credo sia indispensabile chiarire una volta per tutte lo stretto legame che vi è tra l’omosessualità e la pedofilia confermato anche dalle stesse statistiche» • «Oltre ai peccati commessi dai singoli, vi sono anche i peccati commessi dalle società, dalle Nazioni. L’aborto, che anche durante la pandemia continua a uccidere bambini innocenti; il divorzio, l’eutanasia, l’orrore del cosiddetto matrimonio omosessuale, la celebrazione della sodomia e delle peggiori perversioni, la pornografia, la corruzione dei piccoli, la speculazione delle élites finanziare, la profanazione della domenica…» • «Papa Bergoglio ha affermato, nella Dichiarazione di Abu Dhabi, che tutte le religioni sono volute da Dio: questa è non solo un’eresia, ma una forma di gravissima apostasia ed una bestemmia» • «Il Coronavirus è la punizione di Dio per i matrimoni gay e la celebrazione della sodomia».
Titoli di coda: «Barba lunga e bianca, decisamente irriconoscibile da come era qualche anno fa, occhiali più spessi, sguardo circospetto, il cappuccio della giacca a vento sulla testa per nascondersi meglio, l’anello vescovile in bella mostra […] osservato a distanza sembra quasi un’altra persona, evidentemente provato dal periodo in cui si è dovuto nascondere per sfuggire a fotografi e giornalisti di mezzo mondo pronti a braccarlo per avere una intervista. Nel periodo in cui era sparito dalla circolazione, dopo l’accusa al Papa, faceva filtrare agli amici che si era dovuto rifugiare in un luogo segreto, probabilmente all’estero - forse in Svizzera - perché temeva per la sua vita» [Giansoldati, cit.]