29 gennaio 2021
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Biografia di Alessandro Haber
Alessandro Haber, Bologna, 19 gennaio 1947 (74 anni). Attore. «Sono un animale da palcoscenico. E ormai ho tre donne con cui fare l’amore: teatro, musica e cinema». Ha girato più di 120 film e interpretato circa cinquanta spettacoli teatrali. Da ultimo al cinema in Il signor Diavolo di Pupi Avati (2019). Sul palco in Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller.
Titoli di testa «Come uomo non mi conosco, non so chi sono e non mi interessa».
Vita Padre romeno, ha vissuto in Israele fino a 9 anni: «Mio padre, ebreo romeno, conosce mamma a Bologna, se ne innamora, la sposa. Nasco io, la nostra famiglia si trasferisce in Israele a casa dei nonni i quali, molto ortodossi, fanno di tutto perché papà prenda le distanze da lei cattolica, e mia madre reagisce tornando in Italia con me, suscitando la disperazione di lui, tant’è che quando un anno dopo torniamo a Tel Aviv lei è accolta come una regina» • «Da bambino, a Jaffa, in una recita nel collegio dei Frères francesi, a me scappa la pipì in scena, e inzacchero i piedi del preside. Dai miei 9 ai miei 17 facciamo marcia indietro e ci stabiliamo a Verona» • «Ero incontenibile, attaccabrighe. Ho fatto a pugni, nella mia vita, tante volte. Avevo un carattere ribelle. A scuola poi ero un disastro. Ho ripetuto la prima media due volte, la seconda tre, la terza due. Nelle occasioni in cui mamma andava a parlare con gli insegnanti, entrava con gli occhi bassi e usciva strisciando» • Per finire le media ci ha messo sei anni: «Credo che papà abbia pagato qualcuno per il mio pezzo di carta della terza media» • «Poi veniamo a Roma, dove lui la sfanga con più lavori. Primo domicilio, accanto a via Donna Olimpia. Dove mamma la notte m’aspetta fumando alla finestra le Dubek.. Faccio sempre pratica di irrequietezza. Vengo su come un’erba cattiva, amata però da tutti» • «Ha esordito nel ‘67 con Marco Bellocchio e ha lavorato tra gli altri con i fratelli Taviani, Fellini, Bertolucci, Avati. In comune con Rocco Papaleo ha una vera carriera musicale che si sviluppa parallela a quella dell’attore» (Giuseppina Manin) • «M’iscrivo alle lezioni di Alessandro Fersen, faccio provini battaglieri, telefono, tallono, mi candido ovunque. Mi presentano a Bellocchio, e riesco a entrare ne La Cina è vicina. Per indole sono esaltato da tutti i fenomeni del teatro di ricerca, e conosco Vasilicò, Ricci, Perlini, Nanni, ma anche il Living Theatre, e il fenomeno a sé Carmelo Bene, che poi mi vorrà ne “La cena delle beffe” con Gigi Proietti e Lydia Mancinelli. Lego pure con Leo e Perla. Ma se pure mi fiondo nelle cantine, e entro in confidenza con tanti artisti giovani, di fatto lavoro un po’ sì e un po’ no. Finché una sera mia madre mi sente come un orso in gabbia. Allora si mette nel foyer del Teatro Centrale, dove io interpreto il Mago Celionati ne La principessa Brambilla con Manuela Kustermann (detta Dusermann) reduce dal successo di Risveglio di primavera alla Fede. Mamma s’apposta accanto a Gassman e alla Vitti che dicono “Questo Haber ha talento”. Da quella volta non mi mormorerà più addosso». È uno degli attori preferiti di Pupi Avati, che lo ha lanciato con Regalo di Natale (1986): «Quella volta che fece una scenata nel mio ufficio, entrò come una furia, si mise a piangere e urlare, disperato perché non lo chiamava mai. Fu così che ottenne una parte per Regalo di Natale» (Pupi Avati, in La grande invenzione, Rizzoli 2013) • È forse l’unico attore che possa vantare un’autobiografia in forma di film (La vera vita di Antonio H. Monteleone, 1994). Morandini: «Divisa in 9 capitoli come una regolare biografia, è la storia fittizia di Antonio Hutter, attore di insuccesso, e quella, falsamente vera, di Haber, svergognata forza della natura in forma di attore che eccede, esorbita, straripa. A slalom tra verità e finzione, facendo intervenire come testimoni (veri? falsi?) personaggi famosi dello spettacolo, Monteleone, sceneggiatore al suo esordio nella regia, coglie di Haber (che ha un padre ebreo romeno) soprattutto la dimensione patetica dello schlemiel, buffo sognatore sfortunato» • Visto anche in 31 fiction (partecipò anche a un episodio de I Cesaroni, su Canale5, nel 2009). Vincitore del Nastro d’argento come miglior attore non protagonista per Willy Signori e vengo da lontano (F. Nuti 1990), Nastro d’argento e David di Donatello non protagonista per Per amore solo per amore (G. Veronesi 1993), Nastro d’argento come protagonista per La vera vita di Antonio Hutter. • Nel 2006 è stato, tra le altre cose, il portiere de La sconosciuta di Tornatore e il maggiore Strucchi in Le rose del deserto di Monicelli. Successo a teatro nel 2007 con È tempo di miracoli e canzoni (con l’amico Rocco Papaleo, regia Giovanni Veronesi): «Non è un concerto, non è un recital, ovviamente non è uno spettacolo di prosa e non è nemmeno un reading. Di sicuro c’è che si ascoltano canzoni e si sorride per la carica di simpatia dei protagonisti...» (Matteo Speroni) • Al cinema in L’amore non basta di Stefano Chiantini (2007) col quale si lamentò nella conferenza stampa di presentazione: «Hai tagliato un paio di cose, la scena che avevo proposto io, significativa, quando non riesco a far l’amore con mia moglie e lei mi ritrova che guardo un film porno. Hai un attore come me...». E con Shooting Silvio di Berardo Carboni in cui un giovane ricco, orfano, eccentrico, constatato che con le parole non è possibile scalfire il potere di Berlusconi, decide di ucciderlo. Visto anche in Un giorno della vita di Giuseppe Papasso (2011), Il villaggio di cartone di Ermanno Olmi (2011). E poi L’ultima ruota del carro di Giovanni Veronesi (2013) • A teatro fu sostituito nel 2011 con Franco Branciaroli nello spettacolo dell’Otello a causa di «gravi comportamenti tenuti nel corso delle prove dello spettacolo nei confronti di Lucia Lavia»: tra i due ci sarebbe stato uno scambio di schiaffi sul palco dopo che l’attore avrebbe cercato di baciarla [XIX 30/6/2011] • Nei panni di Craxi in Una notte in Tunisia (2014, pièce scritta da Vitaliano Trevisan e diretta da Andrée Ruth Shammah): «Nella mia vita non ho mai votato per il Partito Socialista e ho giudicato Craxi senza pietà quando si è scoperto quel che aveva fatto. Tuttavia l’errore che abbiamo cercato di non commettere nella costruzione di questa recita era quello di voler giudicare il politico. La riabilitazione finale è umana e non rappresenta un perdono per il leader di un’Italia che ha attraversato gli anni di piombo e l’edonismo degli anni 80. Craxi è stato un personaggio che ha fatto parte della storia del nostro paese, un tipo carismatico e beckettiano, certamente scomodo. Un interprete, però, della stagione di Mani Pulite, anni che hanno generato quel senso di sfiducia degli italiani verso la politica». [Lib 4/4/2014] • Nel 2016 è sul palco con Haberowski «Uno spettacolo notturno, viscerale dove Haber interpreta egregiamente un Bukowski vecchio, alla fine del suo viaggio che ricorda una vita che ha elogiato l’eccesso e sbeffeggiato il buon senso. “È nato un connubio fortissimo tra me e Bukowski, una strana commistione di anime, di pelle, di sapori e di odori. Come due pezzi di puzzle che si incastrano perfettamente» • Al suo attivo anche cinque dischi Haberrante (1995), Qualcosa da dichiarare (1999), Tango d’amore e coltelli (2001), Il sogno di un uomo (2003), Haber bacia tutti (2012): «Per me hanno scritto De Gregori, Fossati, Castelnuovo, Kuzminac, ma anche Bentivoglio e Virzì». Nel 2014, sul palco dell’Ariston, ha cantato Il mare d’inverno con Alessio Boni e Giusy Ferreri [Ilsussidiario.net 21/2/2014] • • « Puoi metterci tutto nella musica: essere cantante, ma anche attore. Con la musica riesci a comunicare con tutti nello stesso momento» • «Noto incontinente verbale» (Manin) • Nel 2018 ha preso parte a 6 film, tra cui Youtopia e Cosa fai a Capodanno? • Ha sofferto molto la quarantena: «È impensabile: uno poteva prevedere una guerra, una bomba, un’alluvione, non l’azzeramento per colpa di un virus» • Subito dopo il lockdown è tornato sul set per il corto di Alessio Di Cosimo #andràtuttobene.
Amori «Mi sono innamorato poche volte e quelle volte ho sofferto. Mi piace anche soffrire perché la sofferenza mi aiuta a riflettere e mi consente di trasferire ciò che provo nel lavoro, che è la mia vera droga. Una donna che mi ha segnato è stata Giuliana De Sio: siamo stati insieme tre anni, io avevo 29 anni, lei 19, poi si è rotto qualcosa per colpa di entrambi. Non siamo riusciti a rimediare, perché è la storia di tutti amarsi, lasciarsi, ferirsi. Con lei ci siamo risentiti, ma solo da amici». Noto per la sua vita da single ha sempre detto: «Io non resisto più di una settimana con una donna, ma come tutti gli uomini sono un po’ vigliacco per ammetterlo, allora mi faccio lasciare». Poi però ha conosciuto Antonella, 30 anni in meno di lui (è più vecchio anche dei suoi suoceri): «Un paio d’anni fa, a teatro. Io avevo appena concluso una tappa della mia tournée, ricorda con un sorriso Haber. Quel giorno lei bussa al camerino, si presenta, mi fa i complimenti per lo spettacolo. Io la guardo e penso: però, proprio carina la ragazza. Un secondo dopo la invito a cena con il resto del gruppo teatrale. Lei accetta, chiacchieriamo tutta la sera, mi racconta che aspira a diventare attrice, poi le chiedo il numero del cellulare. Da quel giorno non l’ho più mollata». Una figlia, Celeste, nata nel 2004: «Passo per uno che si arrabbia facilmente. È vero. Ma adesso che c’è mia figlia sono cambiato. Sono su una nuvola, ho il cuore gonfio di emozione e il sorriso sempre stampato in faccia» (nel 2004) • Nel 2018 i due si separano: «Io e Antonella non stiamo più insieme, ma siamo molto legati: è come se avessi due figlie, una di 14 e una di 40. Ci vogliamo bene, ed è per questo che il 14 settembre ci sposiamo» • Baciato da Monica Bellucci in Maledetti amici miei (2019) ha detto: «La Bellucci la conosco da tanti anni: aveva 23 anni, venne a vedere un mio spettacolo, mi abbracciò e nacque una simpatia. Ma è rimasta tale. L’ho sempre considerata una di quelle donne talmente belle da essere irraggiungibili: quando una è così bella ti sembra di non avere la forza per conquistarla, anche perché sai che finirà con un due di picche».
Curiosità Una passione per i tramonti e i panini con la mortadella • Non cucina «sopravvivo con scatolette, sughi già pronti, tonno»• Molto amico di Giovanni Veronesi: «La persona con cui più mi confido» • A Roma ha vissuto a via Quattro Venti poi in una casa a via Maurolico con Giuliana De Sio, ha comprato un penultimo piano in via Felice Cavallotti a Monteverde e ora vive a un passo da piazza Trilussa «su lungotevere Raffaello Sanzio, con vetri doppi che filtrano la movida, attraverso i quali vedo il Tevere, uno spettacolo d’acqua» • Finito in mezzo a un mare di polemiche nel 2019 quando sul palco del Festival Castellinaria di Bellinzona disse «Questa città mi ha dato tanto ma mai una storia con una donna, anzi se qualcuno vuole darmela?». Battuta considerata inappropriata e sessista: «Sono mortificato e sbigottito da quanto è accaduto. Le mie sono state delle battute assolutamente dette senza malizia, con lo scopo di strappare una risata. Mi rendo conto ora che in un contesto come quello di Castellinaria, attento in particolar modo quest’anno alla condizione femminile, le mie uscite possano essere state ritenute inopportune. Se qualcuno si è sentito urtato o offeso chiedo scusa. Le donne per me sono il motore della vita non era mia intenzione mancare di rispetto a nessuna di loro».
Frasi «In generale quando baci non provi piacere. È come quando passa una donna e le tocchi il culo: non provi mica piacere. Anche quando fai una scena di sesso in un film non senti un cazzo. La verità è che noi attori cerchiamo di dare verità a qualcosa che non esiste» • «Noi da ragazzini ci toccavamo guardando al più un giornaletto olandese dove si vedevano le tette, oggi invece i ragazzi hanno ogni cosa a portata di mano» • «Cantare mi fa godere, oggi ancor più che andare con una donna» • «Non amo i cimeli, le cose commemorative. A casa non ho una mia fotografia né uno straccio di pagina di giornale con le critiche. Che ci dovrei fare, che cosa rappresentano di me? Be’, il Donatello lo tengo, mi fa sentire vivo» • «Io credo molto nell’amicizia: il tradimento di un partner lo devi mettere in conto, quello di un amico no. Ed essere buoni amici è il segreto per fare buoni programmi» • «Odio l’accademia. Quelli che recitano, rotondi, aulici, sono morti» • «Non puoi fare l’ubriaco da ubriaco, lo devi fare da sobrio».
Titoli di coda «Non me ne frega niente dei posteri, voglio giocare adesso, voglio consumarmi adesso» (a Pamela Maffioli).