29 gennaio 2021
Tags : Olga Tokarczuk
Biografia di Olga Tokarczuk
Olga Tokarczuk, nata a Sulechów, in Polonia, il 29 gennaio 1962 (59 anni). Scrittrice. Poetessa. Attivista. Premio Nobel per la Letteratura 2018 (assegnato nel 2019, dopo un anno di sospensione per via dello scandalo sessuale che aveva travolto l’Accademia Reale di Svezia) • «È minuta, pelle liscia, luminosa» (Laura Pezzino, Vanity Fair, 7/12/2020) • «Da quando ha capito che dopo i cinquanta una donna diventa invisibile, ha deciso di fare dei propri capelli un vessillo: la chiamano “la scrittrice con i dreadlock”, ma lei spiega che si tratta di un’antica acconciatura polacca, la plica polonica, che risale al Cinquecento» (ibidem) • «Autrice multiforme, difficilissima da identificare tramite una prospettiva univoca alla materia letteraria» (Luca Bernardini, il manifesto, 11/10/2019) • «Voce tra le più interessanti del panorama letterario polacco contemporaneo» (Treccani) • «Una personalissima inclinazione a incrociare l’esattezza del reportage con improvvise accensioni liriche» (Alessandro Zaccuri, Avvenire, 10/10/2019) • Tra le sue opere: Dio, il tempo e gli angeli (1999, ripubblicato nel 2013 come Nella quiete del tempo), Che Guevara e altri racconti (2001), I vagabondi (2007), Guida il tuo carro sulle ossa dei morti (2009) • «È una psicologa mancata - ha studiato psicologia -, riesce a unire l’apprezzamento dei critici con il successo commerciale e ha ben presente la funzione politica della scrittura, visto che è editrice a sua volta ed è membro del Partito dei Verdi polacco» (Annarita Briganti, la Repubblica, 10/10/2019) • «La ricordiamo intenta a fissarci con i suoi occhi tra il grigio e il celeste, avvolta nel suo scialle ricamato con fiori» (Giuseppe Fantasia, HuffPost, 10/10/2019) • Ha detto: «Scrivere significa trovare e condividere punti di vista non evidenti né ovvi. Da scrittrice so quanto sia importante essere eccentrici, per cui cerco di curare la mia eccentricità».
Titoli di testa «Nel momento in cui mi preparavo al tour per incontrare il resto del mondo, si è verificato il Covid e il lockdown che ha costretto a stare tutti a casa. Non ho ancora avuto il tempo di fare l’esperienza di essere un Premio Nobel».
Vita Cresciuta in una comunità rurale della Bassa Slesia, in Polonia. I suoi genitori sono insegnanti. Suo padre è anche bibliotecario della scuola e a lei piace leggere • «Mia mamma ha posto la mia esistenza fuori dal tempo, nelle dolci vicinanze dell’eternità. Nella mia mente di bambina capivo che esisteva più di quanto avessi mai immaginato prima. E che anche se un giorno mi fossi trovata a dire “Io sono persa”, avrei comunque iniziato a dirlo con le parole “Io sono”, le parole più importanti e strane del mondo. E così una giovane donna che non è mai stata religiosa, mia madre, mi ha dato una cosa che una volta si chiamava anima, fornendomi così il più grande e sensibile strumento per raccontare il mondo» (dal discorso tenuto in Svezia dopo aver ricevuto il Nobel) • «“Quand’ero bambina la personalità più importante per me era Maria Skłodowska, polacca, vincitrice di due Nobel. Sono cresciuta con la sua immagine in mente. Era così forte: dovette affermarsi all’inizio del Novecento, quando farsi strada per le donne non era affatto facile”. Maria Skłodowska - menzionata con il suo cognome, non con quello da sposata - è Marie Curie, la scienziata che vinse, nel 1903 e nel 1911, per la Fisica e per la Chimica, il prestigioso riconoscimento» (Alessia Rastelli, La Lettura, 1/12/2019) • «Vengo da un Paese post comunista. Da piccola partivamo con la nostra Škoda piena zeppa, andavamo in campeggio portandoci tutto da casa. Di sera cenavamo con barattoli di gulasch o polpette. Bisognava risparmiare il più possibile, i soldi polacchi valevano poco. Quando ho avuto il mio primo passaporto, verso i trent’anni, ho capito cosa volesse dire viaggiare da persona libera e da allora ne approfitto il più possibile» (alla Briganti) • «La libertà arriva dopo il crollo del Muro: lei è una laureata in psicologia devota a Jung e parte per Londra, che le mette la testa nel mondo spalancandole i testi femministi che la formano in maniera definitiva. Da allora, i confini sono la sua ossessione: attraversarli, la condizione fondamentale dell’essere umano. La sua idea di letteratura è tutta qui. Uno dei suoi libri più famosi e splendidi s’intitola I vagabondi. Dentro, è nascosto un mantra: “Lo scopo di ogni mio pellegrinaggio è un altro pellegrinaggio”, un passaggio del testimone tra chi abbandona un posto e chi lo raggiunge» (Pezzino) • «“Le racconto un aneddoto. Un giorno, una ventina di anni fa, ero a Cracovia nel solito caffè dove mi vedevo con gli amici. A un certo punto vedo seduta in un piccolo tavolino proprio lei, Wislawa Szymborska. Per timidezza e per la grande emozione ho fatto finta di non riconoscerla. Pur amandola molto non volevo disturbarla. Dopo un po’ ho sentito una mano sulla spalla, era lei che si veniva a presentare. Non è incredibile? Io allora ero ancora una giovane scrittrice e lei si avvicinava per conoscermi. Mi disse: Olga, voglio congratularmi con te per i tuoi libri”. Prima faceva la psicologa, perché ha deciso di lasciare il suo lavoro? Ricorda il momento in cui, di fronte a un bivio, ha scelto una strada invece che l’altra? “Perfettamente. È stata una decisione dura. Ero una psicoterapeuta di successo, seguivo molti pazienti. Scrivevo ma non ancora a tempo pieno. Fino a quando un giorno ho capito che dovevo fare una scelta. Non è stato facile, per dedicarmi alla scrittura ho rinunciato a guadagni certi. All’inizio non avevo un soldo, ma sapevo che dovevo insistere, avevo dalla mia parte la tenacia”. Quanto tempo dedica alla scrittura ogni giorno? “Lavoro anche dodici ore di seguito. Ma non sto tutto il tempo sulla pagina. Cammino, penso, cerco idee, mi guardo intorno in cerca di particolari da catturare”» (Raffaella De Santis, la Repubblica, 18/10/2018) • «Il primo libro di Tokarczuk è la raccolta di poesie Miasta w lustrach uscita nel 1989, il suo primo romanzo, Podróż ludzi księgi, uscì invece nel 1993; divenne famosa a livello nazionale con il terzo romanzo Prawiek i inne czasy del 1996, la storia di una famiglia polacca dal 1914 al 1980, ai tempi del movimento di Solidarność che la rese invisa ai nazionalisti del suo Paese. In Italia venne pubblicata per la prima volta nel 1999 dalla casa editrice e/o con il libro Dio, il tempo, gli uomini e gli angeli, poi ripubblicato da Nottetempo nel 2013 con il titolo Nella quiete del tempo» (Il Post, 10/10/2019) • «Il suo stile sfugge alle definizioni. “Non solo, ogni libro è diverso dall’altro. Ho scritto un giallo, un romanzo storico, ho cercato di creare un genere che ho chiamato “romanzo costellazione” ne I vagabondi. Ogni testo è una sfida: cerco il nuovo nella forma e nel contenuto”» (Rastelli) • Scrive Nadia Terranova su Linkiesta: «Come ogni anno (tranne lo scorso, per le note vicende che l’hanno fatto saltare), due ore prima dell’annuncio del Nobel per la letteratura ho cominciato a fremere come se non avessi pensato ad altro per mesi […] questa mattinata nell’Internet avrei potuto scriverla prima che cominciasse: le battute su Roth e Murakami eterni nominati e bidonati, quelle sulla prostata di Roth e gli scandali sessuali dell’Accademia, quelle sugli sconosciuti dai nomi impronunciabili e sugli scrittori troppo famosi dai nomi sputtanati, è tutto già visto, ogni anno da che esistono i social e forse anche prima, solo che non lo sapevamo, al massimo ci si ritrovava direttamente in libreria davanti a una fascetta cresciuta nella notte. Però va bene, stiamo connessi e vediamo che succede, che spettacolo produrrà l’Accademia stavolta: orde di indignati perché vincono le canzonette (Dylan), orde di giubilanti perché vincono i racconti (Munro), orde di nostalgici perché vincono i libri della nostra giovinezza (Ishiguro), orde e comunque orde? Oppure: camminate silenziose in notturni francesi (Modiano), ragazze cattive che appaiono e scompaiono (Vargas Llosa), piccoli editori che esultano perché loro e solo loro (fino a quel momento) hanno la perla in catalogo (Müller) - chissà, chissà. L’attesa è il tempo delle preghiere. Una preghiera che fino a dieci anni fa non avremmo concepito: speriamo che sulla tratta ferroviaria non ci siano troppe gallerie, santa Maria della connessione prega per noi […] Una preghiera che gli editori hanno sempre pensato e condiviso fortissimo: speriamo di avere almeno un titolo in catalogo, esisterà una divinità pagana delle acquisizioni? E siccome tutto quest’anno è raddoppiato perché i Nobel da assegnare sono due, raddoppiano speranze, preghiere e battute. Finché la porta non si apre. All’una in punto i nomi di Olga Tokarczuk e Peter Handke sono ovunque» (11/10/2019) • «Da oggi più che mai quel nome non facile da pronunciare sarà sulla bocca di tutti (o quasi)» (Fantasia) • «Qual è la prima persona che ha chiamato dopo aver saputo di aver vinto il Nobel? “Mio marito”. È anche lui uno scrittore? “È un traduttore dal polacco al tedesco. Gli ho telefonato e lui ha iniziato a piangere”» (De Santis, 2018).
Amore Sposata dal 2005 con Grzegorz Zygadło, che dopo la vittoria del Nobel le fa da autista, segretario, assistente, e le porta anche il caffè mentre scrive. «Come la vive lei, da femminista? “Il problema è che non esiste ancora un posto per i mariti delle scrittrici e delle artiste, mentre sulle mogli degli scrittori si è scritto molto. Grzegorz è un pioniere, sta tracciando il sentiero. Quando in Polonia uscì un’intervista su questo, ricevette molte congratulazioni ma, da parte di alcuni uomini, anche reazioni costernate del tipo ‘ma come, stai dietro a una donna, perché non ti dedichi alla tua di carriera?’”» (Pezzino).
Politica Anti-sovranista. Antinazionalista. Impegnata contro la destra di Diritto e Giustizia (PiS) e contro il presidente Andrzej Duda. «C’è una forte propaganda, oggi, in Polonia. Non era così forte neanche durante la mia infanzia, sotto il comunismo. Il nostro governo vuole creare una macchina della propaganda, vuole controllare e definire la storia, riscrivere il nostro passato, cancellandone i lati oscuri» (alla rivista del Pen Club inglese, 2018).
Curiosità Vive a Breslavia. Ha una casa anche nella valle di Kłodzko, sui monti Sudeti, al confine con la Repubblica Ceca. A pochi passi da lì c’è la villa dove, nel maggio 1945, i generali nazisti hanno firmato la resa della città alle truppe sovietiche sulla strada verso Berlino • «Sono abituata a lavorare a casa; mio marito mi prende in giro, dice che viviamo in un ufficio con possibilità di pernottamento» (Michal Nogas, la Repubblica, 28/4/2020) • «Non prende mai l’aereo per rispetto dell’ambiente, un po’ come fa Greta Thunberg» (Fantasia) • Autori preferiti: Philip K. Dick, Franz Kafka e Anton Cechov. «In un’intervista al Guardian ha detto che leggere Freud le ha cambiato la vita, che Bruno Schulz “è il genio assoluto della lingua polacca”, che “quando ero adolescente ero innamorata di Thomas S. Eliot”; anche se non riesce a leggere Finnegans Wake, “è per me un conforto rileggere i libri di Stanislaw Lem”» (Brullo) • Ne I vagabondi impiega pagine e pagine a descrivere le varie forme della vagina. «Ai tempi, ma anche oggi, gli organi sessuali femminili raramente erano raccontati, chiamati per nome. Perfino gli scienziati erano disonesti quando ne parlavano. Confesso: quando scrivo mi capitano momenti in cui voglio rivendicare certi torti, inscenare piccole rivolte; e questo era uno di quei momenti» • «Dopo i 50 le donne diventano invisibili. Cosa si può fare perché questo non accada?
“Penso che una donna completa e creativa dovrebbe essere in grado di trasgredire le regole e andare oltre alle aspettative di bellezza e attrazione che si hanno nei suoi confronti”» (Pezzino) • A chi le chiedeva cosa sia per lei la letteratura ha risposto: «Rimpicciolire il mondo... rimetterlo nella sua piccola scatola, in un panottico portatile».
Titoli di coda «Come è cambiata la sua vita da quando ha vinto il Nobel? Szymborska parlava della “catastrofe di Stoccolma”. “Wislawa Szymborska aveva ragione: è una catastrofe. Quello che mi disturba di più è che sono diventata una figura pubblica e riconosciuta. È una cosa che mi toglie un bel po’ di libertà. E che porta molte nuove responsabilità. Ma pian piano riuscirò a far fronte a questa situazione. Intanto sono contenta di essere tornata a scrivere”» (Wlodek Goldkorn, la Repubblica, 15/9/2020).