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 2020  dicembre 07 Lunedì calendario

Biografia di Enrico Nicoletti

Enrico Nicoletti (1936-2020). Presunto cassiere della Banda della Magliana (“il Secco” del Romanzo criminale di Giancarlo De Cataldo). Il 6 luglio 2011 fu arrestato per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di millantato credito, truffa, usura, falso, riciclaggio e ricettazione. Il 26 febbraio 2012 finì di nuovo in carcere per scontare una pena residua di sei anni e sei mesi legata a usura, resa definitiva in Cassazione. Nel dicembre 2013, a causa delle sue condizioni di salute, ottenne gli arresti domiciliari. «Carabiniere in gioventù, Nicoletti conobbe Enrico De Pedis, Renatino, nel carcere di Regina Coeli. Imprenditore dall’incredibile fiuto per gli affari e gli investimenti, negli anni 60 cominciò facendo fruttare il denaro che gli affidavano gli abitanti del suo quartiere, Centocelle» [Marani, Mess]. «La potenza di Nicoletti nasce molto prima degli anni 80, quando una paranza di rapinatori decise di fare il grande salto al grido di “Pijamose Roma”. E come tutte le fortune imprenditoriali all’ombra del Campidoglio cresce e si rafforza di pari passo coi rapporti con la politica. Potere, a Roma, voleva dire Andreotti e soprattutto il suo braccio destro più alla mano: Giuseppe Ciarrapico. Amicizia consolidata e ampiamente descritta in centinaia di faldoni giudiziari. Sono gli anni delle gru, dell’edilizia economica e popolare, delle grandi opere. Una miniera d’oro. Costruttore ben agganciato, si butta a pesce sul business dei terreni dove sorgerà l’Università di Tor Vergata. […] Dal mattone, Nicoletti si lancia in altre attività redditizie: usura, autosaloni, riciclaggio, investimenti in borsa. Tutta la malavita e gran parte di quella zona grigia che a Roma si definisce “Bru bru” lo sa. «Se porti un melone a Nicoletti alla fine dell’anno te ne ridà dieci». Tantissimi fiutano il guadagno e bussano alla porta della sua villa. Poi tornano. Scrupoloso come un ragioniere, “il Secco” rispetta gli impegni e le scadenze: l’interesse del 10 per cento è sicuro, basta non fare troppe domande. Lungimirante, prudente, astuto, Nicoletti si lega alle persone giuste: i Casalesi di Antonio Iovine e Vincenzo Zagaria, i siciliani di Pippo Calò, emissario romano di Cosa Nostra, Alessio Monselles, ex rapinatore, faccendiere dai mille volti e, ovviamente, quei ragazzi turbolenti che si facevano strada a raffiche di mitra, sequestri di persona e relazioni pericolose. Affiancato dai figli Toni e Massimo, fa qualche scivolone da imbecille solo quando denuncia un reddito di 450 mila lire su un patrimonio stimato di 69 miliardi (di lire). Entra ed esce di galera, colleziona scarcerazioni, sconti di pena, nuove denunce, incriminazioni, arresti domiciliari per motivi di salute ma resta fedele alla regola aurea: buttarsi a Santa Nega. Mai un’ammissione, mai un cedimento. «Io boss? Ma de che?» «La Majana? È un quartiere, no? Ah…quelli…li conoscevo così, come tanti altri», fino allo sberleffo sul libro di De Cataldo. «Er Secco? E chi sarebbe? Io? Guarda che panza che c’ho». Vecchio, stanco, malato, potrebbe mettersi in pensione e affidare il timone agli eredi, che dimostrano la stessa stoffa del padre, ma non ci pensa nemmeno: l’ultimo arresto è di nove anni fa, una storia di usura e truffa sulle case messe in vendita alle aste giudiziarie» [Lugli, Rep].