4 gennaio 2021
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Biografia di Roberto Capucci
Roberto Capucci, nato a Roma il 2 dicembre 1930 (90 anni). Stilista • «Un mago della moda, uno dei padri del made in Italy» (Alessandro Cannavò, Corriere della Sera, 26/1/2019) • «Noto per uno stile scultoreo e sperimentale che sembra prescindere dal tempo e dalle mode» (Treccani) • «La voce morbida e strascicata da aristocrazia capitolina, una bella scintilla di ironia negli occhi chiari» (Alba Solaro, il venerdì, 7/8/2020) • «Non è mai stato un imprenditore, ma un artista» (Chiara Beghelli, Il Sole 24 Ore, 16/7/2018) • A vent’anni fondò la sua prima sartoria in via Sistina a Roma. Entrò nell’alta moda l’anno dopo, presentando alcune sue creazioni a Firenze, nella residenza del marchese Giovanni Battista Giorgini. Nel 1957 Christian Dior lo definì «il miglior creatore della moda italiana». Tra il 1962 e il 1968, aperto un atelier in Rue Cambon a Parigi, andò a starsene al Ritz, dove abitava anche Coco Chanel • «È un uomo schivo, umbratile, di superiore educazione; gli resta quel tratto grande borghese che oggi si trova in pochi. Ha dedicato la vita a sognare e abbellire il corpo femminile» (Paolo Isotta, Il Fatto Quotidiano, 24/6/2018) • «È un esteta e un artista, completamente fuori dal giro: il giro commerciale dei vestiti, il mercato bizzoso dell’apparire, la smania del marchio obbligato e della griffe. Non firma piastrelle, mutande, occhiali da sole lui; alle cinture e alle borse preferisce la solitudine rarefatta della creazione e del pezzo unico» (Laura Laurenzi) • «Un design onirico, il suo. Sovrapposizioni, ventagli, strascichi, petali, chiffon e arabeschi, mille sfumature della stessa tinta e trionfi barocchi. I tagli fuori dal tempo, le forme astratte, la continua ricerca di tessuti nuovi. Più che abiti, origami da indossare» (Micol Passariello, il venerdì, 8/3/2013) • Le sue clienti veniva soprannominate «capuccine» (termine coniato da Irene Brin). Ha vestito, tra le altre donne, la principessa Elvina Pallavicini, Franca Rame, Rita Levi Montalcini, Silvana Mangano, Rajna Kabaivanska, Gloria Swanson, Esther Williams, Marylin Monroe, Isa Miranda, Doris Duranti, Elisa Cegani. Sophia Loren, a detta sua, pretendeva di non pagargli i vestiti, perché, mettendoseli, gli avrebbe fatto pubblicità. A lui si rivolse Pier Paolo Pasolini per i costumi di Teorema (1968). Oriana Fallaci, raccontando di quando venne ferita dalla polizia a Città del Messico, scrisse «il mio bel tailleur di Capucci insanguinato» • Oggi alcuni abiti sono esposti come opere d’arte nelle esposizioni permanenti in diversi musei del mondo, come la Galleria del costume di Palazzo Pitti a Firenze e il Victoria and Albert Museum di Londra • «Cos’è il rispetto nella moda? “Lei continua a parlarmi di moda. Io immagino arte”. Un’arte minore? “Un’arte senza aggettivi”» (Antonio Gnoli, la Repubblica, 17/10/2016).
Titoli di testa «Come definirebbe “moda”? “Una scuola primaria, dove Dio disse: ‘basta girare nudi’. Per me è il sogno in assenza di sogni”. L’ha sempre corteggiata? “Sempre, fin dall’adolescenza, quando rimarcavo con ostinata velleità la maniera di vestire delle amiche di mia madre”» (Gnoli).
Vita «Suo padre che cosa faceva? “Era un proprietario terriero. Un fratello, più piccolo, podestà. E l’altro, più grande, ingegnere e costruttore. Lo zio Pietro edificò il palazzo reale in Abissinia, sposò una ragazza, parente del Negus, fu arrestato per una storia di spionaggio, evase dal carcere e si rifugiò in Siria. Ad Aleppo nacque il figlio Ilario che sarebbe diventato arcivescovo melchita. Un uomo avventuroso, Ilario, sempre in bilico sul confine tra il lecito e l’illecito”. Un prete con qualche mistero? “Un uomo forte e determinato. Con un fondo inquietante. Ed è stato un protagonista della politica in Medio Oriente”. Da quale parte? “Quella palestinese. Fu anche arrestato dagli israeliani. Negli ultimi anni si è trasferito a Roma e credo viva in un istituto di suore”. Ha mai incontrato suo cugino? “L’ultima volta che lo sentii per telefono, diversi anni fa, mi disse: Roberto sono sempre alle prese con la giustizia è meglio se non ci vediamo”» (Gnoli) • «Com’era Capucci bambino? “Insolito e determinato. Mio padre morì che avevo 12 anni. Mia madre si risposò e il patrigno, fatto abbastanza raro, comprese perfettamente la mia vocazione”. Vestire le donne? “Non solo vestirle, interpretarle e rispettarle”» (ibidem) • «Facevo i compiti, perché ero un ragazzino noioso da quanto ero preciso, poi scappavo in giardino, tagliavo i fiori che mi piacevano, e chiamavo la mamma: vieni a vedere che bei colori! E lei: belli, però i fiori non li devi tagliare» • Studi al liceo artistico, poi all’Accademia di belle arti di Roma: è allievo di Mazzacurati, Avenali e De Libero. «Ho studiato Belle Arti e per caso, invece di fare lo scultore o lo scenografo, ho fatto moda». Sogna di creare abiti da donna. Ha le sue idee: vuole disegnare vestiti «senza essere ingabbiato dall’ossessione del corpo, dal diktat di una moda che deve sottolineare o nascondere. Ho tentato di dare al vestito la sua indipendenza rispetto al corpo. Il che non significa andare contro il corpo. Significa non limitare la femminilità alla forma del corpo» • Sua madre, però, non è contenta. «Sua madre che persona era? “Fin dall’inizio fu contraria a che mi occupassi di vestiti. Una persona che mi aiutò ad aprire la prima sartoria fu una giornalista, Maria Foschini. Mia madre sospettò che avessi una relazione con lei”. Era vero? “Macché, del resto Maria aveva quasi settant’anni. L’età veneranda, invece di appianare i problemi, li incanaglì. Per un po’ mia madre continuò a dire: con una donna sposata e per giunta così vecchia!”. Però le sue battaglie le ha fatte. “Eh sì, la prima quando ho aperto la sartoria, nel 1950. Avevo 19 anni, e mia madre non vo-le-va che facessi questo lavoro. Sperava che, come tutti i figli di buona famiglia, diventassi ingegnere, o avvocato... Immagina: io avvocato! Poi capì, del resto fin da piccolo avevo la mania dei colori”» (Gnoli) • La Foschini intende aiutarlo. «Mi portò lei le prime clienti. Isa Miranda, bella dolce, serena; Doris Duranti, tutta fuoco, l’amica dei gerarchi fascisti, ed Elisa Cegani, l’amica segreta di Blasetti di cui nessuno doveva sapere ma che tutti sapevano. Poi venne Franca Rame che ancora non era sposata con Dario Fo. E poi arrivò l’aristocrazia sulla scia della principessa Pallavicini» (a Maria Corbi, La Stampa, 10/7/2019) • Ma la Foschini fa di più: porta i disegni di Roberto a Firenze, da Giovanni Battista Giorgini, che sta organizzando la prima leggendaria sfilata di moda italiana a Palazzo Torrigiani. « “Lui mi disse: ‘Non la posso invitare ufficialmente, perché lei dimostra 14 anni. Ma le farò vestire mia moglie e le mie figlie per il ballo di chiusura. Mi raccomando però, silenzio’. Purtroppo quella mattina Luciana Angiolillo, una mannequin di allora, incontrò Schuberth nei corridoi dell’Excelsior e gli spiattellò tutto. Schuberth avvertì gli altri sarti: ma come! Un ragazzino! E Giorgini non ci ha avvertito! Bloccarono tutto. Io ero in lacrime, perché avevo speso una follia; mantelli foderati di ermellino, di leopardo... Per aiutarmi, Giorgini mi portò al suo tavolo; e arrivò Oriana Fallaci per farmi la mia prima intervista”. A un ragazzino sconosciuto... “Era incuriosita. Mi chiese: perché questi vestiti sontuosi? ‘Perché io credo nell’Alta Moda’. E poi venivo dall’Accademia di Belle Arti. Non avevo lo spirito del vestito bello, avevo lo spirito della creazione, della forma, dei volumi”. Quindi il disastro si trasformò in pubblicità» (Solaro).
Amore «È sposato? “Con il mio lavoro. Un matrimonio felice. Mio fratello Fabrizio, in compenso, ha avuto tre mogli”. Fabrizio Capucci l’attore? “Proprio lui. Quel mondo gli portò la prima moglie: Catherine Spaak. Un matrimonio durato pochi mesi e con molte complicazioni”. Di che natura? “Ebbero una figlia e lei tentò di scappare in Francia portandola con sé. Alla fine la bambina fu affidata alla nonna, cioè a mia madre. Una storia complicata che ha provocato dolore e ostilità”» (Gnoli).
Politica «Pensa che rispetto al passato oggi la moda dovrebbe impegnarsi attivamente nelle questioni sociali? Penso al tema delle unioni civili. “Certo. Il mondo è cambiato, ci sono dei temi che vanno per forza affrontati. Poi sa, oggi uno deve vestire tutte le donne del mondo. Una volta era diverso. Quindi bisogna sì schierarsi, ma senza esagerare. Perché mischiando troppo e tutto poi non si accontenta nessuno”» (Marta Stella, Marie Claire, 16/12/2016).
Religione Ha realizzato una serie di nove manti mariani, di cui uno per una Madonna nera, da esporre in Vaticano. «Devoto? “Sono cattolico e ammiro papa Francesco: la sua grande forza d’animo. Il coraggio di agire”. Credente? “La Natura con le sue infinite bellezze indica la trascendenza. Mi permette ogni notte di sognare. E all’alba creare”» (Gian Luca Bauzano, Corriere della Sera, 28/11/2020).
Onorificenze Ciampi l’ha fatto Cavaliere di Gran Croce. «È un onore essere Cavaliere di Gran Croce. Anche se non andrò mai a combattere».
Vizi «Cosa pensa la sera andando a letto? “A come vestirò il giorno dopo. Ho un collezione di cappotti classici: doppio petto e quattro bottoni, viola, arancione, rosso pomodoro, giallo zafferano, verde salvia, blu, bianco, nero. Sto male con il beige, il rosa e il celeste”. Una mania. “Un gioco. Non fumo e non bevo. Mi vesto. Gli amici mi dicono: ma che ci fai con tutta quella roba? Mi piace vederla”» (Gnoli).
Curiosità Abita a Roma, all’ultimo piano di un palazzo storico vicino a pazza Navona, ampie vetrate, vista su Vaticano e Quirinale, al mattino vede il sorgere del sole. Sulla terrazza, lunga come un campo da calcetto, ha una varietà di rose creata apposta per lui. Sono di un rosa delicato • «Il termine stilista non mi è mai piaciuto, preferisco artigiano creativo» • A villa Bardini (Firenze) c’è un museo a lui dedicato. Nella collezione: 40 abiti, esposti a rotazione; 22 mila schizzi, 20 quaderni di bozzetti, 150 audiovisivi, 40 mila foto, 50 mila articoli. «Insomma, è tutta la mia vita» • Colore preferito: viola. «Dialoga con tutto» • Dorme poco • La sua sartoria è affollata di studenti. «Vengono da me per avere un consiglio, per documentarsi per la loro tesi. Di solito arrivano per concluderla, per avere un colloquio con me, una chiacchierata prima della stesura finale. È una cosa che mi riempie di gioia» • Fu lui a scoprire Mara Venier e a lanciarla come modella. Scoprì anche Elsa Martinelli • Odia l’aria condizionata • Non gli piace nemmeno la tecnologia.«È un mondo che non mi appartiene. Non so neppure accendere il telefonino. O la tv: me la apre la cameriera» • È stato in India 37 volte • «Ho avuto clienti in tutto il mondo. In Italia le più eleganti sono state le signore di Genova e Torino» • Anche se ha novant’anni continua a lavorare. «Mai come ora mi vengono idee per creare. Disegnando. Quando è ancora buio mi metto alla scrivania. Disegno e disegno» • Dice di non avere rimpianti • «Oggi chi vestirebbe? “Nessuno... Le veline? Le politiche? Non ho mai avuto rapporti con quel mondo”» (Solaro) • «Ora cammini in centro e vedi solo pizzerie e donnone con l’ombelico scoperto, lo slip che spunta come l’orrida spallina del reggiseno, lo stivaletto a spillo bianco, per carità. I jeans tutti rotti. Che fascino è mai questo? Icone oggi? Nessuna» • «Cosa pensa delle mode di questi anni. “Improvvisate, destinate a un pubblico televisivo. È un festival di mutande”. Chi apprezza dei nomi in circolazione? “Un protagonista straordinario, anche se non posso dire di conoscerlo bene, è Armani”. Mi sembra esattamente all’opposto delle sue creazioni. “È vero: lui veste la vita, io i sogni”» (Gnoli).
Titoli di coda «Oggi le clienti chi sono? “Tutto un altro mondo. Sono meno affascinanti. Vogliono tutto stretto, scollato. Se non sono fasciate non sono contente. Hanno bisogno di essere sexy e pensano di diventarlo con il vestito. Ma non c’entra niente. È la testa che ti rende sexy”» (Corbi).