4 gennaio 2021
Tags : Gonzalo Higuain
Biografia di Gonzalo Higuaín
Gonzalo Higuaín, nato a Brest, in Francia, il 10 dicembre 1987 (33 anni). Calciatore • Detto «El Pepita» • «Attaccante rapido nei movimenti, dotato di eccellenti mezzi fisici, molto tecnico e veloce, abilissimo in area di rigore per la sua capacità di inquadrare la porta avversaria» (Treccani) • Alto 1 metro e 84, pesa 75 chili • Entrato a dieci anni nelle giovanili del River Plate, in Argentina, debuttò nella prima squadra nel 2005. Ha poi giocato nel Real Madrid (2007-2013), nel Napoli (2013-2016), nella Juventus (nel 2016-2018), nel Milan (2018-2019), nel Chelsea (2019), di nuovo nella Juventus (2019-2020). Dal 2020 è andato a giocare in Florida, dove milita per l’Inter Miami • «È l’attaccante più completo che abbiamo» (Diego Armando Maradona) • «È un fenomeno, un animale da area di rigore. Gli metti la palla in area e lui in un modo o in un altro fa gol» (Leonardo Bonucci) • «La qualità migliore di Higuain? “Le qualità, semmai. Lui è tre gradini sopra tutti gli altri. È uno che, come si dice, fa reparto da solo. Assist, gol di testa, di destro, di sinistro, l’attaccante completo del calcio moderno”. In due parole? “Un mostro”» (Antonio Cassano, a Damiano Basso, La Stampa, 28/7/2016) • «In cucina lo vedo come un’erba aromatica. Nel senso che starebbe bene su qualsiasi cosa. (Antonino Cannavacciuolo) • Tre campionati spagnoli (2007, 2008, 2012). Una coppa (2011) e due supercoppe di Spagna (2008, 2012). Tre campionati italiani (2017, 2018, 2020). Tre coppe Italia (2014, 2017, 2018). Una supercoppa italiana (2014). Una coppa Uefa (2019). Settantacinque presenze con la nazionale argentina, con cui è stato vicecampione del mondo (Brasile 2014). Record di reti in un solo campionato di Serie A (36, nel 2015-2016, uguagliato da Ciro Immobile nel campionato 2019-2020). Il suo trasferimento dal Napoli alla Juventus, nel luglio 2016, 90 milioni di euro, fu il più costoso della storia della Serie A prima dell’arrivo di Cristiano Ronaldo • «I gol sono come il ketchup: chi lo ha detto? “Me lo disse Van Nistelrooy, in un periodo in cui non segnavo. Ed è vero: ci provi, ma non escono. E quando escono, lo fanno tutti insieme, come il ketchup”» (Paolo Tomaselli, Corriere della Sera, 1/12/2016).
Titoli di testa Numero uno nell’evitare le interviste.«Sono fatto così, faccio fatica a parlare. Non è che mi piace che pensino che me la tiro perché sono nella Primera del River, ma davvero preferisco il basso profilo» (a Futbol Spirit, nel 2006).
Vita Figlio d’arte. Il padre, Jorge, argentino, calciatore, detto «Pipa» per il suo grosso nasone. La madre, Nancy Zacarías, pittrice: dipinge soprattutto quadri astratti. Racconta Jorge: «Mi sembra che l’amore per il calcio l’abbia preso da me, ma il talento e i geni artistici sono della mamma. Lei dipinge, arreda, fa tutto» • Gonzalo nasce in Francia un po’ per caso. Il padre è difensore centrale del Brest. Poi, quando arriva l’offerta del River Plate, la famiglia torna in patria, ma il bimbo fa in tempo a prendere la doppia cittadinanza, francese e argentina. «Che Gonzalo sia un predestinato lo si capisce quando ha 10 mesi: papà Jorge segna di testa nel superclassico contro il Boca, ma è il piccolo di casa a giocare la partita della vita a causa di una meningite. “Non aveva riflessi, la febbre non andava giù. Siamo andati di corsa in ambulanza all’ospedale pediatrico, dove lo salvarono dopo 3 settimane di terapia intensiva. Una volta dimesso i medici erano cauti: temevano avesse subito danni gravi. Non avevano certezze sul fatto che potesse camminare, guardare o avere la giusta coordinazione. Beh, ora credo di poter dire che sia guarito abbastanza bene”, racconta il Pipa» (Martin Mazur, Gazzetta dello Sport, 26/1/2016) • «Meningite a 10 mesi: lei è un sopravvissuto? “Non mi hanno raccontato tutto, ma è stata una cosa grave. Grazie ai medici e alla mia famiglia ne sono uscito bene”» (Tomaselli) • «In casa Higuain ci sono un padre e 3 fratelli matti per il calcio. Ma il papà li porta al Club Palermo, vicino a casa sua, nel quartiere di Saavedra, per non fargli sentire pressioni. “Non volevo che dicessero che loro giocavano perché erano ‘i figli di’, ma José Curti, incaricato del vivaio del River, mi pressava per fargli fare un provino. Finalmente ho accettato, chiedendo però di trattarli come tutti gli altri, senza privilegi”, ricorda il Pipa. Anche senza aiuti si vive a casa Higuain: le partitelle nel giardino diventano un incubo per mamma Nancy. Dopo l’ennesima finestra rotta, lei si stanca: “O il calcio o il matrimonio”, fa scegliere a Jorge. “Una settimana dopo, avevamo già la piscina nel giardino”, ride Jorge. E non avendo spazio per perfezionare la tecnica, decidono di passarsi il pallone da un bordo all’altro della piscina, ovviamente senza far cadere la palla in acqua per non sentire gli strilli materni» (Mazur) • «A 13 anni dice in tv che sogna di andare al Real Madrid. Ha sempre creduto molto in sé? “Quello era il sogno di tutti. Io l’ho realizzato grazie alla forza mentale che ho e che mi ha fatto arrivare fin qui”» (Tomaselli) • Nel River Plata il Pepita si fa valere. «C’era chi lo vedeva come seconda punta, chi come centravanti, ma pure come 10. L’allora regista Marcelo Gallardo […] lo descriveva come il giovane che più gli assomigliava. Non essendo con chiarezza né un 10 né un 9, finalmente è Passarella a schierarlo come centravanti, come aveva fatto con Crespo nel 1994. E il Pipita esplode, soprattutto con una doppietta in Brasile col Corinthians e un gol di tacco nel superclassico contro il Boca» (Mazur) • Nel 2006 Raymond Domenech, senza nemmeno aver mai parlato con lui, lo convoca nella nazionale francese. Lui rifiuta: «Scusi, ma io non voglio giocare con la Francia, ho vissuto sempre in Argentina, non parlo il francese, e il calcio che sento è quello là» • Racconta Fabio Capello: «Lo presi io al Real Madrid quando non aveva ancora venti anni, mi piacque subito. Vidi delle cassette, mi interessò immediatamente perché si muoveva molto e partecipava sempre all’azione. Higuaín non è un attaccante che resta fermo in area avversaria in attesa del pallone. Appena arrivò a Madrid si mise subito a disposizione del gruppo, lavorava tantissimo per migliorare tecnicamente. Ha sempre dimostrato fiuto del goal e grande determinazione, è un calciatore importante» • Racconta Antonio Cassano: «Lui è arrivato al Real nel gennaio del 2007. E mi ci ha trovato. Era molto giovane, ma era un bravissimo ragazzo già allora. E non è mai cambiato nel corso del tempo».
Real «Il Pipa ha raccontato che lei era già a quota 22 reti col Real, ma gli disse: “Papà devo fare di più”. Il suo segreto è questo? “Sì. Credo che nessuno sia perfetto, neanche il migliore del mondo. Per cui io voglio sempre imparare. A volte è difficile accettare le critiche. Però ci vuole l’umiltà di ascoltare, per cercare di crescere ancora”» (Tomaselli).
Napoli «Lo sa che, adesso, i tifosi hanno puntato tutto su di lei per tornare protagonisti assoluti? “Io non avverto il peso di questa responsabilità. Anzi, voglio fare come Maradona: vincerò prima il Mondiale e poi lo scudetto, proprio come fece lui, trionfò in Messico, con l’Argentina nell’86 e, un anno dopo, fece impazzire Napoli. Ecco, se riuscissi a coronare questo sogno sarebbe veramente il massimo”» (a Mimmo Malfitano, La Gazzetta dello Sport, 12/2/2014).
Juve «Il Pipita si presenta a fine luglio e fa il suo esordio ad inizio agosto nella vittoria della Juventus con gli Hammers: gioca un tempo, pesantezze da smaltire. Tutti a criticare la sua forma che poi verrà perfezionata anche con l’aiuto di un nutrizionista. A Napoli creano sfottò-social, la Juve non si preoccupa, lui ha il carattere per concedere ironia e concedersi il tempo per rispondere. Sul campo. E la sua affermazione è immediata: prima giornata di campionato, Juve in vantaggio sulla Fiorentina che pareggia, gara in bilico, poi entra lui ed è semplicemente dove deve essere, colpo di sinistro, 2-1 finale, esordio chic. In nove minuti Higuain conquista lo Stadium» (Matteo Dalla Vite, La Gazzetta dello Sport, 8/8/2017).
Declino «Chi è, oggi, Gonzalo Higuain? Bella domanda. Di sicuro sappiamo chi era: un centravanti fenomenale, per lungo tempo il padrone assoluto della serie A. Uno di quei calciatori di cui si narra che fanno la differenza. Più con il Napoli, dov’era l’asse intorno a cui tutto girava; meno con la Juventus, dove era un gran campione fra molti suoi pari. Comunque sempre un crac e una garanzia, pur con dei limiti di efficacia in Europa dove non ha mai spaccato come nei campionati. Tutto questo potere è svanito il giorno in cui la Signora ha ingaggiato Cristiano Ronaldo e ha deciso di fare a meno di lui» (Alessandro Pasini, Corriere della Sera, 26/3/2019).
Amore Legato a una Lara Wechesler, bionda, classe 1990, conosciuta a Madrid, lei lavorava come impiegata. Una figlia, Alma (n. 2018).
Vizi «Alle tentazioni come si resiste? “Le cose si possono fare nel momento giusto. In altri momenti non si fanno” Ci vuole una bella testa, le pare? “È fondamentale. Se poi hai anche buoni piedi è meglio. Ma la testa viene prima di tutto”» (Paolo Tomaselli, Corriere della Sera, 1/12/2016).
Curiosità Le sue fan: le «higuainitas» • Nel 2019 ha chiuso il proprio account Instagram (aveva 3 milioni 200 mila followers) • A Napoli abitava in una casa sulla collina del Vomero. A Torino sembra avesse un appartamento con piscina • Gli piace il sushi • Visita gallerie d’arte e mostre • A marzo 2020, durante la pandemia di covid-19, in isolamento domiciliare volontario assieme al compagno di squadra Daniele Rugani, aspettò un tampone negativo, lasciò Torino, prese un volo privato per Marsiglia, poi volò in Spagna, poi in Argentina. Si parlò di fuga. Lui disse di essere tornato in patria per stare vicino alla madre, malata di cancro, dopo aver saputo che il coronavirus era molto pericoloso per le persone già debilitate • Già nel 2018 avrebbe voluto lasciare il calcio per starle vicino. Lei gli aveva detto «di non rinunciare al suo sogno e al suo lavoro per colpa mia» • «Siete 4 fratelli, lei è il preferito? “No, però da quando ho avuto la meningite il rapporto con mia madre è speciale. È lei che mi ha preso in mano e mi ha portato in ospedale: è merito suo se ora sono qui”» (Tomaselli).
Titoli di coda «Molto spesso, nel raccontare un giocatore dal vissuto controverso, diciamo che tecnicamente non si discute. È una frase fatta che però aderisce perfettamente alla carriera e alla vita di Gonzalo Higuaín, soprattutto ora che ha lasciato la Juventus e – probabilmente – anche il calcio ai massimi livelli, per trasferirsi all’Inter Miami, nella MLS. Se il giudizio sulla sua carriera resta sospeso – magari c’è incertezza se definirla grande oppure semplicemente ottima – e se il professionista e l’uomo hanno vissuto momenti splendenti e altri più oscuri, esattamente come tutti noi, il lascito di Higuaín-giocatore, di Higuaín inteso come veicolo di intrattenimento calcistico, è enorme: la quantità, la qualità e la varietà dei suoi gol hanno portato il campionato italiano in un mondo fatto di forza e di bellezza, di letalità insospettabile, data la sua fisicità particolare, un po’ tozza, non certo esplosiva; la sua capacità di giocare con i compagni e, subito dopo, di distruggere i portieri avversari ci ha mostrato come possono essere i centravanti del futuro, egoisti quando occorre, quando è necessario, ma anche funzionali in un sistema tattico complesso. Tutte cose che abbiamo visto e rivisto, le abbiamo perse e poi le abbiamo ritrovate; a un certo punto sono diventate sempre più rare e allora la sua avventura è terminata, forse con un pizzico di rimpianto, ma anche l’addio di Higuaín deve essere vissuto, salutato, come un grande evento. Se lo è meritato, dopotutto» (Alfonso Fasano, Rivista Undici, 11/9/2020).