4 gennaio 2021
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Biografia di Nino Frassica
Nino Frassica, nato a Galati Marina, in provincia di Messina, l’11 dicembre 1950 (70 anni). Attore. Comico. Presentatore. È il maresciallo dei Carabinieri Nino Cecchini in Don Matteo (Rai 1, dal 2000), arrivato alla dodicesima stagione («È un prodotto confezionato ad hoc, c’è tutto: i buoni, i cattivi che si pentono, e poi la speranza. Può durare 300 anni»). Dal 2015, sempre sulla Rai, è ospite fisso di Che tempo che fa («Diciamo che sono il Littizzetto del sabato, ma Luciana è più brava») • «Surreale, come solo lui sa essere, stralunato con un fondo di saggezza» (Silvia Fumarola, la Repubblica 29/6/2015) • «Ha mantenuto intatto un equilibrio raro tra fanciullezza ed età adulta, fama e origini, perseveranza e casualità» (Alessandro Ferrucci, Il Fatto Quotidiano, 3/2/2019) • «Frassica, sia detto, è l’inventore di se stesso, di una propria drammaturgia comica. Frassica, più dei personaggi di Samuel Beckett, è interprete dell’Assurdo, del Paradosso, è autore di meravigliose battute costruite con lo stagno naturale del nonsense. Un sardonico fabbro e palombaro dell’Assurdo messinese» (Fulvio Abbate, Il Dubbio, 10/4/2018) • Esordì ventenne in alcune radio locali siciliane. Divenne famoso grazie a Renzo Arbore come il frate Antonino da Scasazza di Quelli della notte (Rai 2, 1985) poi impersonando un indimenticato conduttore di quiz in Indietro tutta! (Rai 2, 1987-88) • Da allora, ha lavorato per il cinema, la radio, il teatro e la televisione. Visto, tra le altre cose, in: Fantastico 7 (Rai 1, 1986-1987), Scommettiamo che…? (Rai 1, 1991), Domenica in (Rai 1, 1991-1992), Mai dire Gol (Italia 1, 1996), Markette – Tutto fa brodo in TV (La7, 2004), Striscia la notizia (Canale 5, 2005), Colorado Cafè (Italia 1, 2006), Zecchino d’Oro (Rai 1, 2006). È stato inviato de Le Iene (Italia 1, 2012-2013), concorrente a Altrimenti ci arrabbiamo (Rai 1, 2013) e giurato a Miss Italia (La7, 2017). Tra i suoi film: “FF.SS.” - Cioè: “...che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?” (Renzo Arbore, 1983), Il Bi e il Ba (Maurizio Nichetti, 1985), Vacanze di Natale ‘91 (Enrico Oldoini, 1991), Eccezzziunale veramente - Capitolo secondo... me (Carlo Vanzina, 2006), L’abbuffata (Mimmo Calopresti, 2007), Baarìa (Giuseppe Tornatore, 2009), The Tourist (Florian Henckel von Donnersmarck, 2010), Somewhere (Sofia Coppola, 2010), Cha cha cha (Marco Risi, 2013), Omicidio all’italiana (Maccio Capatonda, 2017), Non è un paese per giovani (Giovanni Veronesi, 2017), Super vacanze di Natale (Paolo Ruffini, 2017). Nel 2012 prese parte alle riprese di To Rome with Love di Woody Allen, ma la sua scena fu tagliata, come successe anche a Neri Marcorè e Isabella Ferrari • «Come le vengono le sue trovate che poi diventano dei modi di dire? Non è bello ciò che è bello, ma che bello, che bello, che bello, lo ripetono tutti. “Mi piace rovinare le parole, storpiare la logica, spiazzare l’interlocutore, rovesciare il gioco. Se mi viene una trovata la scrivo: su un pezzo di carta, sul cellulare e mi mando il messaggio, sul computer a casa. E poi la uso. Non mi interessa né la satira politica né le imitazioni. Non sono un virtuosista come Crozza e Proietti: sono Frassica e basta. I bravi sono tanti: io sono originale”» (Simonetta Robiony, La Stampa, 17/10/2015).
Titoli di testa «Nino Frassica, l’11 dicembre lei compie settant’anni: è una buona o una cattiva notizia? “Cattivissima, sto prendendo un avvocato per controllare all’anagrafe se è vero. Mi sembra impossibile. E me ne accorgo soprattutto ogni volta che cambio decina. Mi dà fastidio non poter sfuggire alla mia età, sui giornali c’è questa strana usanza di mettere nome cognome ed età. Ma a chi interessa? Comprerò tutte le copie per non farla sapere”» (Renato Franco, Corriere della Sera, 6/12/2020).
Vita Nome di battesimo: Antonino. Un fratello, due sorelle. La madre è casalinga, il padre archivista al comune. «I paesani andavano da lui per fargli compilare atti di matrimonio, nascita e morte e lui saliva con i documenti in moto e andava a regolare le loro posizioni al Comune di Messina. Gli risparmiava un viaggio. Faceva solo il proprio dovere, ma quelli erano grati. E il caciocavallo e i regali li portavano comunque» • «Galati Marina non era neanche un paese, ma un villaggio» • «Occupazioni giovanili? “Il cazzeggio. La goliardia utile a vincere la noia. Se avessimo lavorato saremmo stati troppo stanchi per scherzare, ma essendo tutti indistintamente disoccupati il problema non esisteva”. Quale problema? “Il problema di passare il tempo seriamente. I più ignoranti facevano dello scherzo un gioco fisico, buttavano la gente a terra, si dilettavano con il bullismo. Noi che bulli non eravamo rispondevamo con la parola”» (Malcom Pagani, Il Fatto Quotidiano, 5/3/2016) • Nino incomincia a recitare negli spettacolini della parrocchia. «Famiglia cattolica? “Eravamo cattolici per legge”» (Terry Marocco, Panorama, 25/2/2016). La domenica, andato a messa, frequenta il cinemino locale. «Si chiamava Ettuno, perché la N era caduta. Era come Nuovo Cinema Paradiso, la mia vera evasione. Totò, Sordi. Era il mio asilo, imparavo a fare le aste». Quando diventa più grande comincia a prendere l’autobus e ad andare al cinema in città. «Prendevo il bus e mi fermavo davanti al cinema Garden di Messina. I cappa e spada, Ercole contro Maciste, Bruce Lee, i musicarelli di Claudio Villa o i film orribili con Modugno come Piange… il telefono. Come cantante Modugno non si tocca, ma sui film qualcosa da eccepire c’è» • «Quando ha scelto di diventare un comico?
“Non ho scelto. Come tutti i ragazzini che non vogliono lavorare, anch’io volevo fare lo spettacolo. Fortunatamente, ho scoperto presto che dalla parte di mio padre siamo tutti spiritosi, cazzari. Ho preso a esibirmi nei bar”» (Claudia Casiraghi, Vanity Fair, 11/7/2016) • «Mi sedevo al bar del paese, mi piazzavo lì per delle ore, e amavo rompere le palle a chi entrava, amavo ridere e scatenare risate, e questo non lo impari, nasce da dentro, è Dna» (a Ferrucci) • «“Il mio primo partner nell’avanspettacolo di strada, a 12 anni, si chiamava Filippo Cannizzaro”. Aveva la sua età? “Don Filippo aveva 80 anni. Non era colto, ma possedeva senso dell’umorismo. Insieme ci divertivamo”. Burle innocenti? “‘U surdu, un tipo molto conosciuto in paese, amava riposare in pace sotto le barche dei pescatori. Io e Don Filippo lanciammo l’allarme: ‘Sta male, ha bisogno di aiuto, troviamo tre volenterosi per portarlo in ospedale?’. I tre si mossero verso le barche. ‘U surdu dormiva. Lo svegliarono brutalmente. E più convinceva i suoi salvatori che non aveva bisogno di niente, più quelli lo tranquillizzavano trattandolo con il sussiego che si riserva ai matti”» (Malcom Pagani, Il Fatto Quotidiano, 5/3/2016) • Studi da ragioniere, ma controvoglia. Marina la scuola, viene bocciato due volte. Si dà da fare più per la recita di fine anno che per la pagella. «Facevo un po’ tutto, il dj e spettacoli per bambini» • «A scuola misi su una compagnia, facevamo parodie delle canzoni tipo Chi non lavora, non fa il professore. Organizzavo spettacolini con titoli improbabili che non c’entravano nulla. La compagnia si chiamava I cantatori pelosi, figli della cantatrice calva. Ispirato da Eugène Ionesco» • Due grandi fonti di ispirazione: Cochi e Renato, e Arbore e Boncompagni • Un anno di teatro al Piccolo di Milano. «“Ero pendolare, passavo da Roma, non combinavo nulla e tornavo giù. Facevo dei mestierini per sbarcare il lunario” Che genere di mestierini? “Presentatore di defilés, animatore nelle scuole e nelle feste di piazza, dj. Avevo l’orgoglio di non chiedere niente ai miei”» • Debutta nelle radio locali di Messina, che a lui, paesano, sembra già New York. «“Ma io puntavo alla sede regionale della Rai di Palermo, a entrare in un giro allora estremamente chiuso e dominato gelosamente dal gruppo dei catanesi guidato da Turi Ferro. Lavoravano solo loro. Il varietà a Palermo si faceva lì. Per due ore l’emittenza nazionale della Rai lasciava spazio alle realtà locali e in quello spazio, pensavo, avrei dovuto infilarmi per forza per propormi e farmi notare”. E ce la fece? “Iniziai nella grande scuola delle radio private di metà anni ‘70. Era dura. Roma sembrava lontana, ma dovevo raggiungerla. In Sicilia avevo spremuto le possibilità fino all’ultima goccia. Gestivo una specie di discoteca, facevo gli spettacoli in piazza e nelle scuole, la prosa classica, il teatro dialettale. Mi sbattevo per entrare ovunque, ma più di così onestamente non avrei potuto fare”. Ha mai pensato di mollare? “E per fare che? Per lavorare? L’alternativa ce l’avevo e non mi entusiasmava. Se fosse andata male mi sarei arrangiato, avrei arrancato in una compagnia, me la sarei cavata. Non avrei mai fatto il ragioniere però, questo no”. Agli amici del paese aveva detto che partiva per fare l’attore? “Per poi tornare al paese, magari sconfitto e farmi canzonare? Non ho mai detto a nessuno che avrei fatto l’attore. Neanche ad Arbore quando a Roma, a 28 anni, finalmente arrivai”. Per ottenere un incontro con Arbore gli lasciò un messaggio in segreteria. “Sapevo che per trovare ascolto non avrei dovuto bussare alla porta di Baudo, Tortora o Corrado, ma a quella di Renzo. Perché Alto Gradimento era la mia Bibbia e perché più di tutti gli altri Arbore aveva dimostrato di saper apprezzare il lato surreale della comicità. Trovai il numero non so come e gli telefonai: “Sono un tuo ammiratore, ti cercavo, al tre però stacco la conversazione. Uno, due, tre”. E riagganciai veramente senza neanche lasciargli un numero di riferimento”. E come vi incontraste? “Telefonai di nuovo e lasciai un altro messaggio paradossale questa volta con numero annesso. Non volevo annoiarlo, piagnucolare, fare la questua, pregarlo di dare un lavoro a un ragazzo del sud in ambasce economiche. Volevo spiazzarlo. Ci riuscii e un giorno, riaprendo la porta di casa, sentii mia madre bofonchiare qualcosa dall’altra stanza: ‘Che hai detto, mà?’. ‘Ti ha cercato quello della birra’. ‘Chi?’, ‘Quello che in tv dice meditate gente meditate, quello che giura che se beviamo birra campiamo cent’anni’. Mamma era scettica: ‘Perché uno così vuole parlare proprio con te?’» (Ferrucci).
Amore Dal 1985 al 1993 è stato sposato con l’attrice Daniela Conti, con cui è rimasto in buoni rapporti. «Lei ha un negozio di antiquariato, qui a Roma». Nel 2018 ha sposato con rito civile una Barbara Exignotiis, ex pornostar conosciuta come Blondie, venticinque anni più giovane di lui, una figlia ventenne avuta da una precedente relazione.
Dolore «Qual è un dolore della sua vita? “Quando ho saputo che Sabrina Ferilli non faceva più la pubblicità dei divani. Ci sono rimasto molto male”» (Marocco).
Politica «Per chi vota? “Sono sempre stato verde, radicale, a volte non votante. In passato ho votato per Pannella. E poi va a simpatia: più del partito scelgo la persona”. Adesso chi le piace? “Non c’è un Pannella”» (Franco).
Religione «Crede in Dio? “Nel privato non si sa. Ufficialmente sono credente e praticante. Diciamo che per ragioni di lavoro, con il pubblico di Don Matteo, devo essere per forza credente”» (Franco).
Rimpianti «Una volta, ai tempi di Quelli della notte, mi offrirono 18 milioni di lire per una sola foto. Avrei dovuto mettermi seduto su una Vespa, sorridere al flash, incassare l’assegno, finire in copertina su un settimanale e guadagnare in un minuto più del doppio di quanto la Rai mi avrebbe pagato per tutte e 35 le puntate della trasmissione di Arbore. Allora mi sentivo puro e rifiutai la proposta. Passò un mese e in edicola, sul settimanale, in sella al motorino, al mio posto vidi in bella posa Claudio Amendola. Presi la copia in mano: “Tu sei quello che ha preso i miei 18 milioni”, pensai. E mi accorsi di aver fatto una cazzata» (a Pagani).
Vizi «Non ho mai fumato. Però faccio collezione di accendini. Ne ho almeno 3.000».
Curiosità Alto 1 metro e 67 • Pesa 85 chili • «Ma lei si considera bello o brutto? “Mi considero brutto, a volte medio. Dipende dallo specchio. Bello mai”» (Piero Degli Antoni, QN, 20/5/2018) • Legge Stefano Benni, Maurizio Milani, Gene Gnocchi. Poco i giornali. Niente classici della letteratura • Se in macchina s’imbatte in una pecora si ferma e la saluta (crede che porti soldi). «È scaramantico? “In assoluto no, ma se non costa niente perché evitare certe attenzioni?”» (Ferrucci) • Non fa sport • Non sa l’inglese • Non sa suonare la chitarra né il pianoforte • Non ha mai preso la patente. «Ho tentato, ma poi ci ho rinunciato. Mi stresso troppo, ho paura. Sul set però riesco a fare qualche finta partenza in auto» • «Non riesco ad andare in vacanza. Mi annoio. Ho una casa alle Eolie e non ci vado mai. Io mi diverto solo quando lavoro» • «Non ha avuto figli? “No”. Le è dispiaciuto? “Non avendoli non ho capito che cosa sia essere padre. Non sono neanche mai andato in Giamaica, non so come sia. Quelli diventati padri li vedo comunque cambiati in meglio”. L’amore? “Sì qualche volta, l’amore. Fa parte dei cinque sensi. Ma la mia vita ha al centro il lavoro, poi la famiglia, i nipoti, la squadra del Messina”. Pensa solo a lavorare? “Quando qualcuno mi dice andiamo a cena, ma non parliamo di lavoro, io non ci sto. Capirei se facessi il becchino, ma già che sono un attore...” È vero che i comici sono tristi? “Quando finisco di lavorare mi chiudo in camera e piango a dirotto. Questo è il luogo comune, perciò non è vero. Dipendo dal mio umore. Se non sono in una buona giornata non sono divertente. Diffido di chi fa il clown 24 ore su 24, c’è qualcosa di malato”. Di chi altro diffida? “Degli opinionisti, quelli seduti nei talk-show a parlare di tutto. Ma perché Samantha De Grenet deve intervenire sulle diete?” (Marocco) • Dice di non aver mai litigato con Terence Hill. «Nessun litigio. Davvero. E a Terence invidio solo la calma. E un po’ la sua energia: vuole fare tutto lui, rifiuta la controfigura. Io la vorrei anche per fare uno scalino, figuriamoci se devo saltare un muretto» • «Fazio è per antonomasia “il buonismo”. Lo è? “È un uomo che ama e odia in maniera netta: se gli piaci è per sempre, altrimenti con lui scatta il ‘mai’”» (Ferrucci) • «Più facile fare la tv o la radio? “Per me la radio. La tv ormai ha tempi strettissimi. Devi fare tutto in tre minuti. Walter Chiari tirava avanti una scenetta anche per 15 minuti: oggi non sarebbe stato a sentirlo nessuno”» (Robiony) • S’è tenuto qualche ricordo di Indietro tutta!: una giacca blu elettrico, qualche spillina e un grande telefono in legno dorato • «Ha inventato un linguaggio, vede un suo erede in giro? “Forse Maccio Capatonda, mi sento un po’ lo zio però lui è completo essendo anche regista, è bravo, costruisce le storie e va oltre lo sketch, è uno da tenere d’occhio”» (Fumarola) • La più grande soddisfazione della sua vita: quando chiesero alla figlia di Totò con chi avrebbe riso oggi suo padre se fosse stato ancora vivo, lei rispose: «Con Frassica» • «È stato sincero in questa intervista? “Al 98 per cento, sincero del tutto lo sarò quando verrà a intervistarmi a novant’anni e non farò più l’attore”» (Marocco).
Titoli di coda «Ha mantenuto l’inflessione siciliana. “Mi piace, solo che a Roma non so con chi parlare in dialetto; quando torno a casa vado subito al bar per ritrovare i miei coetanei, oramai dei vecchi, e lì affondo nelle radici”. La trattano da star? “Un po’, anche se qualcuno, a volte, mi ha criticato; il bello però, è che possono solo loro concedersi il dubbio, se un estraneo si permette di esprimere qualcosa contro di me, sono mazzate”» (Ferrucci).