4 gennaio 2021
Tags : Beppe Bergomi
Biografia di Beppe Bergomi
Beppe Bergomi, nato a Settala, in provincia di Milano, il 22 dicembre 1963 (57 anni). Calciatore. Allenatore. Commentatore sportivo. Fu difensore dell’Inter per tutta la carriera, dal 1979 al 1999 • «Se lo ricordano tutti con i baffi. Invece li ha tagliati nell’agosto del 1982. Solo che con i baffi, un mese prima, ci aveva vinto il mondiale e nessuno se lo è dimenticato» (Chiara Pizzicanti, Vanity Fair, 1/7/2018) • Alto 1 metro e 83, pesa 78 chili • «Beppe è stato l’esempio del classico difensore della scuola italiana, un marcatore di stampo antico, capace di giocare praticamente in ogni ruolo della difesa: da libero a terzino destro e, all’ occorrenza, stopper o terzino sinistro» (Silvia Guerriero, Gazzetta dello Sport, 30/7/1999) • «Ha attraversato due decenni di storia del fútbol riuscendo a sopravvivere all’evoluzione della specie, facendo sempre di necessità virtù ed entrando in punta di piedi negli spogliatoi dei grandi, con l’umiltà di chi ha come primo scopo quello di imparare» (Marco Metelli, Contrasti, 15/3/2019) • «Non esiste un aggettivo migliore per definirlo che “normale”» (Andrea Vitali, autore di una sua biografia) • Con l’Inter ha giocato 758 partite ufficiali (519 in campionato, 117 nelle coppe europee, 122 in Coppa Italia) e segnato 28 gol. Con la maglia nerazzurra ha vinto due scudetti (1980, 1989), tre coppe Uefa (1991, 1994, 1998), una Coppa Italia (1980-1981) e una Supercoppa italiana (1989). Con la Nazionale vinse i Mondiali dell’82, fu terzo nel 1990, partecipò alla fase finale anche nel 1986 e 1998 (totale azzurro: 81 presenze e 6 gol) indossando 33 volte la fascia di capitano • «Se nell’82 mi sembrava normale che un giovane si allenasse con tanto impegno, mi ha stupito nel ‘98 ritrovarlo tale e quale: palestra, corsa, lavoro e poi ancora lavoro, sempre in silenzio. Lì ho capito davvero di che pasta era fatto» (Cesare Maldini) • Dopo il ritiro, da allenatore, ha guidato le giovanili di Inter, Monza, Atalanta e Como. Dal 2017 allena l’Accademia Internazionale, la scuola dell’Inter che sforna i campioni del futuro. Nel 1999 è diventato opinionista sportivo, prima per TELE+, poi per Sky Sport. Leggendaria la sua telecronaca dei mondiali di calcio del 2006 assieme a Fabio Caressa • Quando debuttò in serie A, nel gennaio 1980, il veterano Giampiero Marini, dodici anni più di lui, notò i suoi baffoni da carabiniere: «Quanti anni hai?». «Quasi diciassette». «Ma figurati, sembri mio zio».
Titoli di testa «“Zio, zio, spiegalo tu cos’è la vita...” cantava Paolo Conte. E lui, lo “zio” del calcio italiano che per anni le ha “suonate” a tutti» (Guerriero).
Vita «Se dovesse girare un film sulla sua carriera, quale sarebbe la prima scena? “Il ricordo piu lontano nel tempo legato al calcio riguarda la prima volta in cui mi regalarono un paio di scarpe ‘vere’, con i tacchetti. Avevo 4 anni: ogni giorno le usavo per giocare in strada, fino a sera, anche da solo, a tirare contro il muro di casa, con mia mamma che mi chiamava perché era pronta la cena e io che non volevo mai salire”. Ed e stato subito amore... “Decisamente”» (Guerriero) • «Vengo da una famiglia normale. Avevamo un distributore di benzina, mio papà faceva autonoleggio e mia mamma cuciva a macchina, anche per le esigenze della parrocchia: lo fa perfino adesso che ha 87 anni» (a Laura Bellomi, Famiglia Cristiana, 23/2/2017) • Beppe vive a Settala, alle porte di Milano. Inizia a giocare a calcio nella Settalese, la squadra dell’oratorio. «Ricordo che c’era un grande campo da pallone, “quasi a undici”, un vecchissimo cinema e una stanza con il biliardino e il ping pong. L’oratorio è stato la mia scuola di calcio e di vita: lì ho appreso il rispetto, l’amicizia e l’impegno, valori che ancora oggi considero fondamentali» • «Tutti parlano degli anni in oratorio come di un tempo mitico. Marachelle lei non ne ha combinate? “Ammetto di aver rubato qualche caramella e di essere entrato di nascosto in oratorio. Don Narciso, già anziano, lo teneva spesso chiuso. Allora aspettavamo che fosse impegnato con la messa e scavalcavamo il muro! Preparavamo le reti con le corde per imballare il fieno, che trovavamo nei campi, e giocavamo a calcio. Era tutto bellissimo... fino a che il parroco non se ne accorgeva”» (Bellomi) • «“A 11 anni, il provino con... la mia squadra del cuore, che allora era il Milan: la partitella andò bene ma alle visite mediche mi scartarono perché avevo i remautismi!”. Guarda il destino: da tifoso milanista a bandiera interista! “Beh, proprio tifoso... Diciamo che, come tutti alle elementari, tenevo un po’ al Milan e un po’ all’Inter. Vengo da una famiglia rossonera, ma l’unico vero milanista era mio fratello Carlo: mio papà e mio zio preferivano i motori, anche perché avevamo un’autorimessa. Ricordo il mio primo derby, il 6 settembre dell’81: feci il gol del 2 a 2 all’ultimo minuto e Carlo non mi parlò per giorni! Ovviamente adesso è interista sfegatato”. Giuseppe Bergomi, invece, quando diventa interista? “Dopo esser stato rispedito a casa dal Milan, a 14 anni feci un provino con l’Inter, che mi prese nelle giovanili. La mia storia nerazzurra comincia il 1° settembre 1977: salgo sul pullman e chi mi trovo di fianco? Riccardo Ferri! Quante ne abbiamo passate assieme, dopo”» (Guerriero) • Racconta Arcadio Venturi, suo allenatore nelle giovanili dell’Inter: «La cosa sconvolgente di quel ragazzino è che non era un ragazzino. Io me lo trovai di fronte quando aveva quattordici anni e vi assicuro che ogni domenica di campionato passavo mezz’ora a convincere i dirigenti della squadra avversaria che il nostro numero 6 era effettivamente un Allievo: ma puntualmente nessuno mi credeva, nemmeno di fronte alla carta d’identità» • La carriera di Beppe decolla. Un giorno, però, mentre lui è in ritiro a Lipsia con la nazionale giovanile, gli muore il padre. «Mi piace pensarlo come un angelo custode, sempre vicino. Poi c’è la mamma: le sono molto attaccato, specialmente da quando è rimasta sola. Mio fratello era sposato, così a soli 16 anni sono diventato il capofamiglia». Sua mamma è una donna religiosa e emotiva. Ogni volta che Beppe gioca a San Siro, lei gli prepara un panino con la cotoletta, ma non lo va a guardare. «Quando c’erano le partite, andava al cimitero da mio papà e s’informava dei risultati solo una volta tornata a casa» • «Cosa le ricorda il 30 gennaio 1980? “Ah, bello... il giorno dell’ esordio in prima squadra, in Coppa Italia contro la Juventus. Entrai e marcai Pierino Fanna, poi feci anche un bel salvataggio sulla linea. Finì 0-0 e fummo eliminati, però giocai abbastanza bene”. L’anno dopo, il debutto nella massima serie: era il 22 febbraio e giocavate contro il Como. “Sostituii quasi subito Oriali, che Vierchowod aveva sistemato per benino. In panchina eravamo in tre difensori; Bersellini fece scaldare Pancheri, poi mi disse di alzarmi e poco dopo buttò dentro me. Pronti via... beccammo subito un gol. Fortuna che alla fine vincemmo noi, ma che sofferenza!”. E che scalata, la sua: appena un paio di settimane dopo arrivo anche la prima volta europea. “Sì: 4 marzo 1981, una data indimenticabile. Incontrammo la Stella Rossa in Coppa Campioni e disputai una delle partite piu belle della mia carriera. Marcavo Petrovic, che era il perno dell’attacco, e lo feci alla grande”» (Guerriero). Quel giorno Beppe ha 17 anni e 72 giorni. Un record imbattuto. • Il suo ricordo più bello, però, è il Mondiale di Spagna 82. «“Ringrazierò sempre Bearzot, lui è stato il mio secondo padre. […] Bearzot mi è stato vicino. I compagni di quella magnifica avventura mi hanno aiutato tantissimo. Sono dei fratelli”. Uno in particolare? “Più che altro un ricordo: Tardelli il giorno prima della finale mi dice: ‘Tu marcherai quello biondo’. Parlava di Rumenigge e il giorno dopo quando il ct mi comunicò che avrei giocato dall’inizio, confesso che un po’ le gambe hanno tremato. Ma in campo no”» (Roberto Muretto, La Nuova Sardegna, 7/5/2020).
Amore Sposato con Daniela, due figli: Andrea e Sara. «Ogni volta che presentavo una ragazza a mia madre c’era qualcosa che non le andava bene...».
Telecronaca «Estate 1999: ero in vacanza a Selvino, perché ormai avevo chiuso con l’Inter, dopo l’arrivo di Lippi; mi volevano i Metrostars, ma negli Usa c’era un problema con gli stranieri; Arrigoni, allora direttore di Telepiù e Caressa mi convocano per un provino, con commento di vecchie partite; è andata bene e dal Trofeo Berlusconi dell’agosto 1999 vado avanti, perché il calcio resta una cosa meravigliosa. E per la tv ho rinunciato anche a una carriera di allenatore, contentissimo di questa scelta» (a Monti).
Religione Ai Mondiali del 1998 si beccò l’elogio del direttore di Radio Maria per aver «dimostrato di essere un vero cristiano»: prima di entrare in campo si faceva sempre il segno della croce «in modo non pasticciato» • «Sono molto religioso e non ho mai bestemmiato in vita mia. E non sopporto chi lo fa. Ai miei tempi, nell’Inter, ho convinto a smettere alcuni compagni e un allenatore. Ovviamente non faccio nomi. Io martellavo, non mi stancavo di spiegare che la bestemmia può dare davvero fastidio» (a Serena Gentile, La Gazzetta dello Sport, 6/3/2010).
Curiosità I tifosi interisti gli imputano scarsa passionalità • Gli juventini lo hanno spesso accusato di partigianeria • Passa le vacanze in Sardegna. Casa a Porto Cervo, precisamente a Cala del Faro • Insieme a Caressa ha fatto la telecronaca anche per il videogioco Fifa • Avversario più difficile da marcare: Van Basten. «Era il peggiore in assoluto. Era tecnico, era veloce, era forte di testa, era fisico e cattivo agonisticamente» • Soddisfazione che non si è mai tolto: vincere la Coppa dei Campioni • Delusione più grande della carriera: i mondiali di Italia 90. «I problemi sono arrivati quando ci siamo spostati a Napoli: l’ambiente era freddino, intuivi che qualcosa stava cambiando. Bravo anche Maradona, con quella sua frase volta a stuzzicare i tifosi napoletani...» • «Ci svela i suoi segreti? “Semplice. Fortuna, perché ci vuole anche quella, talento e capacità di base: il resto te lo costruisci con fatica e sacrifici. Per restare tanto tempo ad alti livelli, invece, la parola e una sola: serietà. In campo e fuori. Quindi una vita senza eccessi, un’alimentazione curata, allenamenti regolari e sempre al massimo. Senza dimenticare una cosa fondamentale: in tutta la carriera non ho subito gravi infortuni”» (Guerriero) • «Lei è tra quei pochi giocatori che hanno indossato una sola maglietta, come Franco Baresi, Francesco Totti, Paolo Maldini... “Ora faccio il tifo per Donnarumma, spero segua il nostro esempio. Ha solo 21 anni e già 150 partite in serie A. Il suo naturale percorso è restare al Milan tutta la carriera”» (Muretto) • La madre, classe 1930. «“Qualche tempo fa l’ho chiamata per dirle che sarei andato a trovarla e lei mi ha fatto presente che sarebbe stata impegnata con la recita del rosario e la Messa”. Non mi dica che l’ha lasciata fuori di casa... “No, sono andato insieme a lei in chiesa! Per mia mamma la fede è sempre al primo posto”» (Bellomi, 2017) • Versetto preferito del Vangelo: «Se avrete fede come un granello di senape, potrete spostare le montagne». Se lo rileggeva prima di ogni partita.
Titoli di coda «Il mio grande cruccio è che papà non abbia fatto in tempo a vedermi campione del mondo, ne sarebbe stato così orgoglioso...».