4 gennaio 2021
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Biografia di Akihito
Akihito (明仁), nato a Tokyo il 23 dicembre 1933. Imperatore emerito del Giappone (87 anni) • «Quel signore piccolo di statura ma di imperiale animo» (Tony Damascelli, il Giornale, 29/4/2019) • «Giuridicamente non esiste. Non ha un cognome, non possiede alcun documento di identità e quando viaggia in giro per il mondo lo fa con una pergamena che ne attesta la carica. Non possiede un passaporto né esiste alcun comune, municipio, tempio o parrocchia dove sia registrato il suo certificato di nascita» (Pio d’Emilia, Il Fatto Quotidiano, 8/8/2016) • Primo figlio maschio dell’imperatore Hirohito, che guidò il paese nella seconda guerra mondiale. Nel 1987 sostituì il padre malato nei doveri imperiali. Il 7 gennaio 1989, dopo la sua morte, salì al trono dando inizio all’era Heisei, che significa «compimento della pace universale». Il 30 aprile 2019, dopo trent’anni di regno, ha rinunciato al trono, diventando il primo imperatore giapponese ad abdicare in più di due secoli • «È riuscito a trasformare l’impero in un simbolo di pacifismo, mostrando e insegnando rispetto per le istituzioni, per i suoi cittadini – non più sudditi – grazie a una voce autorevole e confortante» (Giulia Pompili, 7/1/2019) • «È stato il primo sovrano a utilizzare un linguaggio ordinario, comprensibile a ogni giapponese. Il primo a sposare una non-nobile, Michiko. Il primo a inginocchiarsi a terra, assieme alla consorte, per confortare le vittime di disastri naturali. Il primo a parlare in tv: certo in casi eccezionali, come dopo la tragedia dello tsunami o per annunciare l’inedita volontà di abdicare, citando i futuri impedimenti ingravescente aetate. Primo imperatore a recarsi in Cina e in alcuni luoghi delle battaglie della seconda guerra mondiale, dove ha pregato anche per i soldati americani morti. Primo a evocare affinità con la Corea, un tabù per i più conservatori» (Stefano Carrer, Il Sole 24 Ore, 29/4/2019) • Da giovane, quando gli avevano chiesto che tipo di monarca gli sarebbe piaciuto essere, aveva risposto: «Vorrei essere come il re di Danimarca».
Titoli di testa «Akihito ha abdicato alle cinque del pomeriggio con una cerimonia corta e così semplice da risultare realmente commovente. Nella Matsu no Ma, la Sala di pino, nel cuore del Palazzo imperiale di Tokyo, i ciambellani hanno portato i simboli del potere imperiale, i Sacri Tesori chiusi in cassette (una spada e un gioiello di giada), i sigilli di Stato. Trecento dignitari hanno atteso l’ultimo ingresso di Akihito come imperatore. Lui è entrato con passo lento alle cinque in punto: in vestito scuro a code; la moglie Michiko seguiva in bianco lungo. Poi di Naruhito e Masako, che alla mezzanotte diventano la nuova coppia imperiale sul Trono del Crisantemo» (Guido Santevecchi, Corriere della Sera, 30/4/2019).
Vita Secondo la mitologia, il primo imperatore del Giappone fu Jinmu, diretto discendente della dea del sole Amaterasu, proclamato «Re del cielo» (Tenno) l’11 febbraio del 660 a.C. L’imperatore rappresenta al tempo stesso la Patria, il Giappone e la Grande Famiglia • «I soldati giapponesi vanno all’assalto gridando Tenno heiscià banzai (“Diecimila anni alla Maestà dell’Imperatore”). Anzi, se temono di morire senza aver potuto lanciare questo grido della fede e della dedizione scrivono su di un foglio di carta gli ideogrammi corrispondenti e mettono il foglio vicino al cuore […] Sua Maestà Hirohito, 124° Imperatore del Giappone è dunque l’Imperatore che non si vede mai; è il Capo indiscusso di un popolo che non ha mai visto bene il suo volto. Non lo vede nessuno; lo vede il Primo ministro, lo vedono i generali, lo vedono soltanto i diplomatici e le personalità straniere. Di lui non vi sono fotografie in vendita e nei giornali cinematografici egli non si vede che nell’ombra del baldacchino che ricopre ogni trono anche improvvisato. Vive […] in un palazzo medievale circondato da alte mura che lasciano intravedere, tra il fogliame degli alberi, soltanto i suoi tetti spioventi coperti di rame verdastro» (Enrico Mizzini, Corriere della Sera, 18-19/2/1942) • Il 23 dicembre del 1933, alla nascita di Akihito, il Giappone è in guerra in Cina, lo stato fantoccio del Manchuckuo è appena stato fondato. «Stormi di aerei volarono sopra Tokio, centinaia di migliaia di persone andarono, per tutta la notte, in processione, con delle lanterne accese, attorno al Palazzo. Per l’imperatrice Nagako fu la fine di un incubo. Fino ad allora aveva messo al mondo quattro figlie e in mancanza di un erede maschio, l’Agenzia Imperiale […] stava per convincere Hirohito a prendersi una concubina (secondo alcune fonti Hirohito, a quel punto, aveva già acconsentito a che, col suo seme messo in una provetta, fosse inseminata una dama di corte che avrebbe dato alla luce un figlio nato prima di Akihito. Questi sarebbe stato adottato da una famiglia nobile e vivrebbe ancora oggi, in incognito, a Tokio)» (Tiziano Terzani, Corriere della Sera, 9/1/1989) • Quando compie quattro anni, Akihito viene tolto dalla sua famiglia e messo a vivere in un palazzo separato, sotto gli occhi di sei ciambellani, tutti coltissimi e ultrasessantenni. Uno di loro, vestito di tutto punto, dorme fuori dalla sua porta. Uno lo segue anche a scuola e suggerisce al principe le risposte che deve dare. Deve prepararsi a diventare un dio. Deve passare le vacanze da solo. Può cenare con la famiglia soltanto una volta a settimana. Non può giocare con gli altri bambini, nemmeno con le sorelle e il fratello (nato dopo di lui). Ancora ragazzino, in un tema dal titolo Che cosa vorrai fare da grande, scrive: «Non ho mai pensato che cosa vorrei fare, che cosa mi piacerebbe. Non sono un normale cittadino giapponese e non riesco ad immaginare nessuna vita diversa dalla mia. Sono il futuro imperatore del Giappone». La fine della guerra, con la vittoria americana, per lui è una liberazione • Racconta Dacia Maraini: «Ero in campo di concentramento quando il vecchio imperatore Hirohito ha parlato per la prima volta alla radio annunciando la resa del Giappone. Da qualche ora c’era un silenzio strano nel campo. Non si sentivano le solite urla dei guardiani. Ricordo che mio padre, allora un giovanotto, fu tenuto appeso per i piedi dai suoi compagni di prigionia perché potesse penetrare di nascosto nell’ufficio chiuso a chiave dei guardiani che erano accorsi non so dove e ascoltare la radio che stava comunicando qualcosa di molto importante. Solo lui infatti conosceva il giapponese antico in cui si esprimeva l’imperatore Hirohito. Quando lo tirarono su, raccontò a tutti noi che la guerra era finita, l’imperatore si era arreso a nome della nazione, gli alleati avevano occupato il Giappone. Sembrava una cosa incredibile dopo le tante minacce che ascoltavo terrorizzata nascondendomi fra le gambe di mio padre: “Quando vinceremo la guerra vi taglieremo la gola”, dicevano. Ecco che la guerra era finita e le nostre gole erano salve» (Corriere della Sera, 9/8/2016) • «Contrariamente al resto degli Alleati che avrebbero voluto arrestare Hiroito, processarlo come criminale di guerra e possibilmente anche impiccarlo, gli americani avevano già da tempo deciso di salvargli la vita e di usare il suo prestigio per pacificare il Giappone e avviare una serie di riforme che essi ritenevano indispensabili. Metterlo alla sbarra con gli altri criminali di guerra avrebbe soltanto aizzato i giapponesi a una guerriglia anti-americana e aiutato in ultima analisi i comunisti giapponesi, i quali, dopotutto, erano gli unici, all’interno del Paese, a voler abolire il sistema imperiale» (Tiziano Terzani, In Asia, Longanesi, Milano 1998) • La vita di Akihito cambia. Il padre gli mette accanto un’istitutrice americana, tale Elisabeth Gray, quacchera di Filadelfia, maestra delle scuole popolari, che delle cose giapponesi non sa assolutamente nulla. Alla signora vengono garantiti duemila dollari di onorario, casa, servitù, segretaria, autista. Il principe impara l’inglese e a pensare con la propria testa. Il governo lo manda in visita di Stato all’estero, come volto giovane e presentabile della dinastia imperiale. Studia scienze politiche, si appassiona all’ittiologia, impara ad andare a cavallo e a giocare a tennis. Proprio sul campo da tennis, Akihito, incontra la donna della sua vita: Michiko Shōda, un anno meno di lui, figlia di un ricco industriale del settore alimentare, brava con l’inglese, capace di suonare violino e pianoforte. «Dieci mesi prima di fidanzarsi ufficialmente con il futuro imperatore del Giappone Akihito, Michiko aveva fatto un “o miai”, cioè una promessa di matrimonio combinato, col celebre scrittore Mishima, morto poi suicida (harakiri, secondo l’usanza dei samurai) nel ‘70. Mishima, che era anche omosessuale, raccontò l’incontro al suo amico giornalista Takao Tokuoka, che adesso lo descrive in un libro. Egli rimase impressionato dalla grazia di quella signorina che nel gennaio del ‘58 incontrò ai bordi di una piscina di Tokio e gli parve “bella, affettuosa, gentile, con un viso ovale perfetto e poco meno alta di me, anche quando calza scarpe con i tacchi a spillo”. Qualche mese dopo però Michiko incontrò su un campo da tennis della stazione climatica di Karuizawa il principe ereditario e ruppe il “o miai” con Mishima» (Marco Guidi, Il Messaggero, 05/02/1997). I burocrati di corte sono scandalizzati: vorrebbero sposarlo a una sua lontana cugina, spiantata, ma nobile. Sono ventisei secoli che si fa così. Lui è inamovibile: «Sposo Miciko perché l’amo». La vecchia guardia del Comitato della casa imperiale vorrebbe ripristinare l’aura divina che circondava la famiglia prima della guerra, lui invece si dedica alla vita mondana, addirittura, durante un discorso, pronuncia una battuta. «È made in Usa» dicono di lui i conservatori • «Contrariamente ai desideri dell’Agenzia Imperiale ha impedito che i suoi figli maschi, compreso il principe ereditario Hiro, venissero separati dalla famiglia e messi a vivere da soli e ha insistito perché tutti e due facessero parte dei loro studi in una università straniera: Oxford in Inghilterra. Ora che i suoi stessi figli sono in età di matrimonio, contrariamente ai desideri dell’Agenzia Imperiale che vorrebbe vedere almeno il principe ereditario sposare una nobile per ristabilire la linea di sangue blu, Akihito ha messo come unica condizione l’amore» (Terzani).
Addio «Un inchino e un sorriso dopo gli altri, Akihito e la moglie Michiko sono diventati anziani, logorati dall’età, dagli acciacchi e da un’agenda imperiale massacrante, che prevede centinaia di appuntamenti l’anno. Nel 2016 Akihito ha ottenuto (con grande difficoltà) dal governo l’autorizzazione ad abdicare, annunciata al popolo in televisione» (Filippo Santelli, la Repubblica, 30/4/2019).
Curiosità Alto 1 metro e 66 • Ogni anni semina il riso, pianta sacra per i giapponesi • «Non esistono di lui selfie, perché a nessuno è concesso di avvicinarsi» (Pompili) • «Compone versi di poesia waka – 31 sillabe divise in 5 versi di 5-7-5-7-7 sillabe – una delle attività più tradizionali per la coppia imperiale, versi che poi vengono pubblicati in occasioni particolari (una delle più recenti, scritta durante il viaggio nella prefettura di Okinawa, dice più o meno: “Così tante persone / Agitano le loro lanterne di carta / Uniti insieme / Abbiamo agitato le nostre lanterne di nuovo / Di notte a Okinawa”)» (ibidem) • Ha visitato 28 Paesi da imperatore e 30 da principe ereditario • La volta che, nel 1992, batté George H.W. Bush a tennis (quello stesso giorno poi Bush vomitò sulle gambe del primo ministro giapponese Kiichi Miyazawa) • La passione per l’ittiologia non gli è mai passata. «Si è specializzato nella tassonomia dei ghiozzi, cioè nella loro classificazione, visto che ne esistono centinaia di tipi, e nello studio del codice genetico dei pesci. Ha pubblicato sui più autorevoli giornali scientifici, contribuito a scoprire almeno cinque specie diverse, e nel 2007 un ricercatore gli ha dedicato un tipo di ghiozzo, che porta il nome di Exyrias Akihito» (Pompili) • Operato per un tumore alla prostata nel 2003, un intervento al cuore per un bypass coronarico nel 2012 • «È più che verosimile che suo figlio Naruhito si ponga su una stessa linea di modernizzazione dell’istituzione imperiale e di sentimenti internazionalisti, tanto più che sarà il primo imperatore ad aver passato anni all’estero; inoltre ha pure fatto quello che pochi uomini giapponesi fanno, ossia sposare una donna di statura più alta oltre che di pari intelligenza» (Carrer) • Desidera farsi cremare.
Titoli di coda «Il Gran ciambellano ora porge ad Akihito, in piedi su una pedana, la pergamena con il suo discorso. L’ultimo da imperatore. “Oggi concludo i miei doveri di imperatore... sono stato fortunato di avere il sostegno della gente che mi ha visto come il simbolo dell’unità... insieme con l’imperatrice spero con tutto il mio cuore che la nuova era Reiwa che comincia sia pacifica e fruttuosa, prego per la pace e la felicità del nostro Paese e dei popoli del mondo”. Altro inchino. I cerimonieri portano via le cassette con i Sacri Tesori e i sigilli di Stato, che il Primo maggio saranno consegnati al nuovo imperatore Naruhito. I loro passi e quelli del vecchio imperatore che a 85 anni ha chiesto di riposarsi e abdicare, risuonano ancora come rintocchi di campana. Fuori piove. Forse anche la Dea del Sole da cui discendevano gli imperatori è un po’ triste per Akihito» (Santevecchi).