4 gennaio 2021
Tags : Justin Trudeau
Biografia di Justin Trudeau
Justin Trudeau, nato a Ottawa il 25 dicembre 1971 (49 anni). Primo ministro canadese. In carica dal 2015, rieletto per un secondo mandato nel 2019 • «Il bel Justin» • «Primo ministro liberal, paladino del politicamente corretto» (Claudio Cerasa, Il Foglio, 21/9/2019) • Figlio d’arte. Il padre, Pierre Trudeau, fu capo del governo dal 1974 al 1979 e di nuovo dal 1980 al 1984. Justin, entrato in politica alla morte di questi, si fece eleggere in parlamento nelle fila dei liberali nel 2008, 2011, 2015 e 2019, e diventò capo del partito nel 2013 • «Un uomo politico sfacciatamente vincente, senza la prepotenza bellicosa di Putin, ma con la più mite e pacifica cultura dello yoga» (Vittorio Zucconi, la Repubblica, 31/2/2016) • Si definisce femminista e pro-choice in tema di aborto. È per l’accoglienza, la pace, il multiculturalismo e la multietnicità. Partecipa con entusiasmo alle parate del Gay Pride. Esalta il fitness e la vita all’aria aperta. Favorevole all’uso del niqab per le donne musulmane e alla legalizzazione della marijuana • «Da quando è stato eletto, “baby face” Trudeau, “il politico più sexy del mondo”, ha eccelso in photo opportunity e in lacrime politiche. Si è trasformato nella nemesi di Barney Panofsky. C’è la foto di Trudeau che riceve, fra “ahlan wa sahlan” (benvenuti in arabo) e selfie, la prima comitiva di migranti siriani all’aeroporto di Toronto, allungando loro, oltre agli abbracci, anche cappotti e vestiti pesanti per far fronte all’inverno canadese. C’è quella in cui si è fatto ritrarre su una sedia a rotelle, in segno di solidarietà con i disabili. C’è quella in cui, per espiare il senso di colpa, è vestito con una tunica degli indiani nativi e balla una canzone punjabi. C’è quella in cui compare in una sorta di natività gay al fianco di un parlamentare del suo partito, il compagno e le due figlie fabbricate con l’utero in affitto» (Giulio Meotti, Il Foglio, 23/1/2016) • Ha detto: «Sono una persona che procede a tentativi, a volte agisco d’impulso, a volte agisco con il cuore. Questo fa sì che venga criticato da sinistra, da destra e dal centro. Ma sapete cosa vi dico? Sono venuto su con una scorza dura. E penso che la gente scalpiti per avere politici che non abbiano paura di dire quello che pensano».
Titoli di testa «Il racconto piace molto ai notisti politici canadesi. Aprile 1972, Justin Trudeau ha quattro mesi, suo padre Pierre è primo ministro del Canada già da quattro anni e resterà in carica quasi ininterrottamente per altri dodici. A Ottawa, in visita di stato, c’è il presidente degli Stati Uniti. Alla cena di gala è il momento dei discorsi: Richard Nixon si alza in piedi, prende in mano il bicchiere e chiede “un brindisi a Justin Pierre Trudeau, futuro primo ministro del Canada”. Chissà che effetto fa essere un predestinato per bocca del più controverso presidente americano di tutti i tempi. Una cosa è ormai sicura: la profezia si è avverata» (Il Foglio 21/10/2015).
Vita Primo dei tre figli di Pierre e Margaret Trudeau. Due fratelli: Alexandre, detto Sacha (n. 1973), e Michel (n. 1975). La sua prima casa è il numero 24 di Sussex Drive, a Ottawa, residenza ufficiale del capo del governo canadese • Suo padre è il 15° primo ministro del Canada, ha avuto una storia d’amore con Barbra Straisand, duro oppositore del movimento francofono del Quebec. «Bella gente con cui si era andato a intruppare Saul. Alle pareti, manifesti dei soliti noti – Lenin, Fidel, il Che, Rosa Luxemburg, Louis Riel e il dottor Norman Bethune – e scritte spray tipo “Pierre Trudeau devi morire” o “Vive le Québec libre”» (Mordechai Richler, La versione di Barney, Adelphi, Milano 2000) • Sua madre, attrice, è molto chiacchierata per il suo passato hippy e le sue feste selvagge con i Rolling Stones e Andy Warhol. «Margaret Trudeau, negli anni Settanta e oltre, era una stella di prima grandezza del jetset internazionale e per conseguenza del mondo del gossip. Considerata da alcuni una semplice “figlia dei fiori” e da altri una vera rivoluzionaria dotata di spessore intellettuale non comune, Margaret era trent’anni più giovane del premier Pierre Elliot Trudeau che aveva sposato. Justin è uno dei loro tre figli, ma il matrimonio non resse a lungo ai colpi che Margaret gli infliggeva. Relazioni vere o presunte con grandi nomi del mondo dello spettacolo, frequentatrice quasi ossessiva del celebre Studio 54 di New York, presente sulla passerella della mondanità hippy più che in famiglia, Margaret si separò e lasciò i figli con il marito primo ministro» (Franco Venturini, iO Donna, 7/11/2015) • Justin all’epoca ha sei anni, ma non gliene fa un torto. «Io ho preso da lei, ho la sua spontaneità e il suo coraggio» • Frequenta le scuole migliori del Paese: il Collège Jean-de-Brébeuf, la McGill, la British Columbia University. «Il padre lo ha lasciato libero di coltivare all’università la passione per la letteratura, alla quale Justin ha affiancato poi una specializzazione in ingegneria, con studi di geografia ambientale» (Flavio Pompetti, Il Messaggero 22/10/2015) • «Justin è un non politico di professione, ma non un antipolitico, un ragazzo che le aveva provate tutte nella vita, dalla laurea in ingegneria al teatro, dalla boxe dilettantistica alla pericolosa passione per il bungee-jumping dai ponti prima di arrendersi a quella che lui stesso, pronunciando l’orazione funebre sulla bara del padre nel 2000 chiamò “il peso di un nome che non ho scelto”» (Vittorio Zucconi, la Repubblica, 21/10/2015) • Eletto per la prima volta alla Camera nel 2008, si fa conoscere con la proposta di un servizio civile volontario per i giovani, poi approvata con un voto bipartisan. Rieletto nel 2011, nonostante il suo partito scivoli dal secondo al terzo posto, dopo i conservatori e il nuovo partito democratico. È allora che decide di rimboccarsi le maniche. «La visione e i valori di mio padre ovviamente sono anche i miei. Ma qui, a correre per la leadership del partito liberale, non c’è mio padre. Qui ci sono io» • Ha una duplice strategia: modernizzazione del partito, e opposizione più incalzante. Diventa un personaggio per i suoi modi, tanto che si comincia a parlare di Trudeaumania. «Sotto la grisaglia e la cravatta con disegni cashmere anni Ottanta può sfoggiare addominali da atleta e, sul deltoide, un tatuaggio che lo stesso Trudeau ha spiegato in un tweet del 2012: “È il pianeta Terra all’interno di un corvo Haida, una tribù di nativi canadesi. La Terra me la sono tatuata quando avevo 23 anni, il corvo me lo sono regalato per i miei quaranta”. L’immagine diventò pubblica nel 2102 quando Justin sfidò in un incontro di pugilato Patrick Brazeau, senatore dei conservatori» (Giuseppe Sarcina, Corriere della Sera, 24/4/2016). È un incontro a scopo benefico, ma di ovvia risonanza mediatica. E Justin vince • «È una caratteristica di famiglia: una specie di genetica scapigliatura. Del padre Pierre si ricordano tante cose importanti, ma da ultimo sono spuntate fuori un paio di foto curiose. In una Pierre si tiene in equilibrio su un monociclo; in un’altra si esibisce nella posizione yoga del pavone: in asse orizzontale poggiando solo i pugni su un tavolo. Le ha rifatte, uguali, anche Justin: il monociclo, la posizione del pavone. L’unica, ma sostanziale, differenza: gli scatti del padre finivano solo sui tabloid nazionali; quelle del figlio girano il mondo su Internet» (Sarcina) • Durante la campagna elettorale del 2015, viene dipinto come un bel ragazzo, ma senza esperienza. La conquista della maggioranza dei voti (54,4%) e dei seggi (su 338) mette tutti a tacere. «La sfilata dei 30 neo-ministri lungo la Rideau Hall ad Ottawa, mercoledì scorso, era una fotografia del Canada che sta cambiando: 15 donne e 15 uomini, ma anche due ministri appartenenti alla “Prima nazione”, come vengono chiamati quassù gli aborigeni, un’indiana We Wai Kai (alla Giustizia) e un Inuit (Pesca e oceani), e poi un astronauta (Trasporti), un’atleta paraolimpica non vedente (Sport), un veterano sikh della guerra in Afghanistan (Difesa), una rifugiata musulmana (Istituzioni democratiche). E per mostrare che sta davvero stravolgendo le regole del gioco, il premier Justin ha rotto l’austero protocollo e ha invitato il pubblico a godersi lo show, prestandosi a centinaia di selfie e postando il giuramento in diretta su Periscope”» (Sara Gandolfi, Corriere della Sera, 8/11/2015).
Travestimenti «Pochi mesi fa, durante un viaggio in India, Trudeau si era presentato in abiti appariscenti di seta e ricamati in oro, decorati con scarpe rosse a punta, come un artista di Bollywood. C’è chi lo ha deriso per la sua “condiscendenza culturale”, altri lo hanno accusato di “eccesso sartoriale e politicamente corretto”. Un abito “troppo indiano persino per un indiano”» (Giulio Meotti, Il Foglio, 20/9/2019).
Scuse «“Il primo ministro canadese non ha chiesto un po’ troppo scusa?”, si è domandata persino la Bbc, la zietta inglese più politicamente corretta che ci sia. “Il Canada non sta chiedendo un po’ troppo scusa?”, si è domandato pure il Guardian. Trudeau ha chiesto scusa ai discendenti del Komagata Maru, la nave giapponese che portava sikh, musulmani e indù e a cui fu negato l’ingresso in Canada nel 1914 ai sensi delle leggi sull’immigrazione dell’epoca […] Ha chiesto scusa ai capi indiani. Ha chiesto scusa per il ricollocamento degli Inuit. Trudeau è diventato nel frattempo un selfie ideologico vivente e ha indossato praticamente qualsiasi maglietta-spot, come quella rosa contro il bullismo» (ibidem).
Battute «“L’amore materno cambierà il futuro dell’umanità”, aveva detto una donna a Trudeau in un comizio nel febbraio di un anno fa. “Ci piace dire ‘peoplekind”, non ‘mankind’, perché è più inclusivo”, l’aveva bacchettata Trudeau, salvo poi scusarsi dicendo che aveva fatto uno “scherzo stupido”» (ibidem).
Monarchia «Lei era molto più alta di me l’ultima volta che ci siamo visti» (alla regina Elisabetta, alla quale era stato presentato da bambino dal padre primo ministro).
Religione Cresciuto come cattolico. Suo padre lo era, e sua madre, anglicana, si era convertita prima del matrimonio. Perse la fede a diciott’anni, ma la ritrovò nel 1998, dopo che il fratello Michel rimase ucciso da una valanga • «Ha chiesto le scuse di Papa Francesco “per il ruolo che la chiesa cattolica ha giocato negli abusi fisici e sessuali dei bambini che hanno frequentato una delle scuole native gestite dalla chiesa”. Per questo, Trudeau ha promosso una orwelliana “Commissione per la verità e la riconciliazione”. L’ex primo ministro Stephen Harper aveva incontrato Papa Francesco in Vaticano la scorsa primavera, ma la questione delle scuse non era stata mai sollevata. Il liberal Trudeau ora vuole le lacrime di Bergoglio e ha promesso che il Canada tornerà a finanziare l’aborto nei paesi del Terzo mondo» (Meotti, 2016).
Vita privata Sposato con una Sophie Grégoire, giornalista televisiva, tra le più popolari in Canada, insegnante di yoga. Tre figli biondi: Xavier (2007), Ella-Grace (2009) e Hadrian (2014).
Vizi «Non ho mai fumato una sigaretta in vita mia, non prendo caffè. Bevo anche pochissimo. Sophie pensa che io sia pazzo, perché lei non riesce a carburare senza caffè».
Curiosità Alto 1 metro e 88 • Surfista provetto • È finito sulla copertina di Marvel Comics • Ha recitato in The Great War (2007), sceneggiato della tivù canadese sui soldati canadesi nella prima guerra mondiale. Il suo personaggio: Talbot Mercer Papineau, avvocato del Québec inviato sul fronte occidentale • È il secondo primo ministro più giovane della storia canadese • Stimato da George Soros • Il fratello Alexandre è giornalista • Ha anche una sorellastra, Sarah, avuta dal padre con un’altra donna dopo il divorzio • Durante la visita ufficiale in cui Nixon gli augurò di diventare capo del governo Pat Nixon gli regalò un pupazzo di Snoopy. Nixon, privatamente, disse poi che quel viaggio era stato «una gran perdita di tempo. Ne avevamo bisogno come di un buco in testa» • Da giovane, in un torneo di retorica all’università di Princeton, sfidò Ted Cruz, oggi senatore americano • Ha dedicato un libro alla madre • Nel 2020, durante la pandemia di coronavirus, la moglie essendo risultata positiva, rimase in quarantena volontaria nella casa di famiglia a Rideau Cottage, Ottawa, coi tre figli: governava il Canada da remoto e, visto che la servitù non poteva entrare, si occupava lui dei ragazzi, della cucina, delle pulizie e della lavatrice. La secondogenita, Ella-Grace, lo immortalava, poi postava tutto sui social.
Contrappasso Durante la campagna elettorale del 2019 la rivista Time pubblicò una vecchia fotografia risalente al 2001, che lo ritraeva a una festa in maschera a tema «Mille e una notte» organizzata dalla scuola di Vancouver in cui Trudeau, neanche trentenne, insegnava. Lui aveva la faccia dipinta di nero e un turbante. Gran polemica. Accuse di arabofobia, islamofobia e suprematismo bianco. Finì che chiese scusa anche per quello. «Sono veramente pentito. Dipingersi la faccia di scuro, a prescindere dal contesto o dalle circostanze, è sempre inaccettabile per via della storia razzista del blackface» • «Chi di politicamente corretto ferisce, di politicamente corretto perisce» (Meotti, 2019).
Titoli di coda «Anziché chiedere scusa, Trudeau sarebbe dovuto uscire dal format da lui stesso creato, il Trudeau Show, e imparare a rispondere come avrebbe fatto un altro canadese, Barney Panofsky. A chi gli diceva “noto in lei un fortissimo pregiudizio contro gli afroamericani”, l’alter ego di Mordecai Richler rispondeva: “Può dirlo forte”» (Meotti).