Anteprima, 26 novembre 2020
Tags : Diego Armando Maradona
Biografia di Diego Armando Maradona
Diego Armando Maradona (1960-2020). Detto il Pibe de Oro. È stato forse il più grande calciatore di tutti i tempi (il dubbio è fra lui e Pelè, anche se qualcuno preferisce a entrambi Di Stefano). Con l’Argentina ha vinto i Mondiali di calcio del 1986 in Messico: nei quarti di finale contro l’Inghilterra, in una partita resa ancora più nervosa dal ricordo della recente guerra delle Falkland, fece un gol di mano (dopo aver a lungo negato l’evidenza, disse che era stata «la mano de Dios») e, dopo un’azione personale iniziata dalla propria metà campo, realizzò uno dei gol più belli e più famosi della storia del calcio. Dopo aver giocato nell’Argentinos Juniors e nel Boca Juniors, si trasferì in Europa, al Barcellona, squadra con la quale non ottenne però grandi successi. Trionfale l’accoglienza che gli fu invece riservata dai tifosi del Napoli all’arrivo in Italia (1984), accoglienza ripagata con la conquista del primo scudetto partenopeo (1986-87 davanti alla Juventus, bis nell’89-90 davanti al Milan) e della prima (e finora unica) coppa europea, la Coppa Uefa del 1988-89 (in finale battuto lo Stoccarda). Con la maglia dell’Argentina ha affrontato tre volte l’Italia in incontri validi per la fase finale di un Mondiale: nel 1982, in Spagna, si imposero per 2-1 gli azzurri poi campioni del mondo (memorabile la marcatura che gli riservò Claudio Gentile); nell’86 finì 1-1, i biancocelesti, poi campioni del mondo, pareggiarono grazie a lui (complici Giovanni Galli e Gaetano Scirea) il vantaggio azzurro di Alessandro Altobelli; nel 1990, semifinale del campionato del mondo disputato in Italia, si imposero ai rigori gli argentini (1-1 dopo i supplementari, reti di Salvatore Schillaci e Claudio Caniggia): l’incontro fu disputato a Napoli, leggenda (smentita dai fatti) vuole che i tifosi locali, innamorati di Maradona e da lui aizzati alla vigilia della partita, tifassero contro l’Italia. Nel 1991 dovette lasciare il nostro Paese perché positivo a un controllo antidoping. Ma seppe riprendersi fino a partecipare alla fase finale dei mondiali del 1994: dopo un gran gol contro la Grecia, fu trovato nuovamente positivo a un controllo antidoping ed escluso dalla competizione. Conclusa ufficialmente la carriera da calciatore nelle file del Boca Juniors il 25 ottobre 1997 (dopo essere passato per il Siviglia e per il Newell’s Old Boys), una volta ristabilitosi ha tentato senza successo di reinventarsi allenatore, guidando dapprima la Nazionale argentina, collassata dopo quattro reti («dure come quattro pugni di Alì») segnate dalla Germania ai quarti di finale dei Mondiali sudafricani del 2010, per finire poi negli Emirati Arabi e in Messico e, da ultimo, in Argentina al Gimnasia La Plata. • «Se si conosce Buenos Aires, e soprattutto quel sud di Buenos Aires, rigorosamente povero, si capirà meglio il paesaggio urbano e umano in cui era cresciuto il mito Diego Armando Maradona, quinto figlio di Dalma e Diego Maradona. Il padre disse appena lo vide: “Questo è un maschio: puro muscolo”» [Manuel Vázquez Montalbán] • «Il barrio di Maradona a Buenos Aires era Villa Fiorito, negli anni ’60 una giungla corrotta. Tutti i dieci Maradona vivevano in una baracca di tre stanze in cui l’unica acqua corrente era quella che arrivava dal tetto (“Ti bagnavi di più dentro che fuori”). L’ossessione per il calcio sembra assolutamente innata; non ci sono memorie che la precedono, e nessun interesse a sfidarla. Quando il bambino Diego andava a fare le commissioni, lo faceva palleggiando con un’arancia. Quando aveva tre anni il cugino gli regalò la sua prima palla di cuoio (“Dormivo con la palla e l’abbracciavo al mio petto”). E quando si recò al suo primo provino, all’età di nove anni, era così avanti che l’allenatore credette veramente di avere a che fare con un nano» [Martin Amis] • Tipico suo movimento di gioco la «rabona», «intreccio di gambe per fare di sinistro il cross che il manuale del calcio pretenderebbe di destro» [Edmondo Berselli] • «Nell’America del Sud si dice a volte, o si suppone, che la chiave per capire il carattere degli argentini si trovi nella loro valutazione dei due gol di Maradona nella Coppa del Mondo dell’86. Per il primo gol, battezzato “la mano di Dio”, Maradona era lievitato in maniera incredibile su un cross e aveva mandato la palla in porta con un intelligentemente nascosto colpo della mano sinistra. Ma il secondo gol, che arrivò pochi minuti dopo, fu uno di quelli che Bobby Robson chiama un “maledetto miracolo”: raccogliendo un passaggio da una punizione nella sua stessa area, Maradona, come in un’espiazione, chinò la testa e sembrò volesse aprirsi una strada attraverso tutta la squadra inglese prima di mandare a terra Shilton con una finta e di mandare la palla in rete. Ebbene, in Argentina è il primo gol, e non il secondo, quello che piace veramente. Per il macho argentino (o così dice almeno questa calunniosa generalizzazione), i modi furbi danno molta più soddisfazione di quelli corretti» [Amis] • Storicamente conflittuale il rapporto con Pelé, da sempre visto da Maradona come l’unico ostacolo alla sua unanime incoronazione quale miglior calciatore della storia. «Pelé cortese ed elegante, quello che Maradona non è mai voluto diventare: un uomo rispettabile. Pelé, che a Rio, quando Diego era ragazzo e doveva vincere il mondiale giovanile, gli disse: “Non ti credere mai il migliore: anche se lo sei, il giorno che ti ci sentirai smetterai di esserlo”. Ignorando che Diego proprio quello voleva: stare in cima, sentirsi in cima, godere senza misura di se stesso, come molti di quelli che sono nati in una famiglia numerosa, sotto un tetto di latta, due stanze e cucina» [Emanuela Audisio] • Due figlie dal ventennale matrimonio con Claudia Villafañe, finito nel 2004; altri tre figli (due maschi e una femmina) da altrettante relazioni, tra cui il calciatore Diego Armando Maradona Sinagra (1986), nato da una ragazza napoletana e riconosciuto dal campione solo nel 2007, dopo lunghe battaglie legali • Oggetto di autentica idolatria sia a Napoli sia in Argentina, dove è stata persino istituita la Iglesia Maradoniana • «Guardo la sua faccia grassa e triste con un immancabile principio di groppo in gola. Gli occhi sono piccoli, tondi, neri. Le labbra tumide, i denti come perle rade nelle gengive alte, abbondanti. La piega amara della bocca testimonia l’angoscia di molte generazioni umiliate dagli uomini e mortificate dalla fame. Il collo scompare nell’unione fin troppo anticipata dei cucullari con gli sterno-cleido-mastoidei. Il petto è del bagonghi predestinato. L’addome è del bevitore di birra (qualche volta ricorda Bibendum). Le gambe sono corte e ipertrofiche… Morfologicamente, sembra uno sgorbio irrecuperabile: ma, non appena in lui si accende l’uranio, quel goffo anatroccolo assurge a cigno solenne. Allora devi escluderlo dal genere umano e trovargli d’urgenza una specie differente. Sia dunque il leone andino, e in definitiva re Puma» [Gianni Brera] • «Maradona rappresenta l’avventura contro le convenzioni, è il caos contro l’ordine. Sniffava cocaina, andava per night, si dedicava a nottate folli sempre circondato dal suo pittoresco clan. Era ed è molto sudamericano, molto populista: per questo è amato dai populisti. I fan di Maradona sono anche quelli che adorano il subcomandante Marcos, Diego è visto come il difensore dei deboli contro lo strapotere dei ricchi» [Edmondo Berselli] • A inizio novembre era stato operato al cervello per rimuovere un ematoma subdurale, un tipo di emorragia cerebrale, in una clinica della città argentina di La Plata, dove allenava dall’anno scorso. L’operazione era riuscita e Maradona era stato lasciato tornare nella sua casa di Tigre, in Argentina, per trascorrere la convalescenza. A dare la notizia della morte ieri è stato il giornale argentino El Clarin, secondo cui avrebbe avuto un arresto cardiorespiratorio. La morte è stata confermata dall’agente Matias Morla alla televisione spagnola Rtve.