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 2020  dicembre 01 Martedì calendario

Biografia di Achille Bonito Oliva


Achille Bonito Oliva, nato a Caggiano, in provincia di Salerno, il 4 novembre 1939 (81 anni). Critico d’arte. Accademico. Saggista • Detto «A.B.O» • Professore di storia dell’arte contemporanea alla Sapienza di Roma dal 1978 • Famoso per aver coniato, in un articolo del 1979 sulla rivista Flash Art, la definizione di Transavanguardia, dando così vita all’omonimo movimento • Uno dei primi critici d’arte a scoprire le potenzialità della televisione, disse: «Quello della Transavanguardia è anche un fenomeno di costume: l’idea dell’artista e dell’intellettuale come rockstar comincia con le nostre grandi interviste sui quotidiani, con le presenza televisive» • Apparso nudo per tre volte (1981, 1989, 2011) sulla copertina di Frigidaire. «Il critico messo a nudo dall’arte. Non c’era volontà di scandalizzare, me lo chiese anche Argan. Volevo dimostrare che il critico ha un corpo, anche culturale, che non deperisce. Ho un buon rapporto col mio corpo. E piaccio» • «Come ben sanno gli addetti ai lavori, è il “gran Narciso” della critica d’arte italiana. Blandito e osannato, dileggiato ed esecrato a seconda dell’andamento ondivago del suo potere nell’industria delle esposizioni» (Mario Perazzi, Sette, n. 20/1997) • «Risulta incondizionatamente simpatico o antipatico a morte. Ma quello che dicono di lui sbiadisce subito, di fronte a quello che lui racconta di sé stesso. Un mix di parolibere, calembour, velocità marinettista, battute alla Totò e una salda e coerente base teorica, che parte dal Manierismo e lo porta sin qui, nel tempo dell’incertezza, della lateralità e del nomadismo culturale» (Stella Cervasio, la Repubblica, 2/7/2006) • «Slanciato verso il basso (napoletano), quasi il bignamini di un Marinetti rivisitato, manda avanti una vita megalomane, taccagna, geniale, irritante al punto di aver dato cerebrità e celebrità alla Transavanguardia, il solo movimento pittorico fatto in casa che sia riuscito a imporsi in campo internazionale. Un critico d’urto, ma spesso anche “critico d’arto” (quando c’è di mezzo una donna); sostenitore del presenzialismo mondano (più prezzemolo che Oliva); Gran Premio Antipatia (al punto di teorizzarla in un volume come sentimento portante dell’Arte). Quindi innesta i furori e il disprezzo di tanti colleghi e artisti. “Cialtrone”, “privo di modestia storica, esibizionista, espone più sé stesso che i suoi artisti”, “tipico esempio del malcostume dominante”, “copista di se stesso”, “uno dei tanti pagliacci nazionali che siamo riusciti ad esportare”. Sono solo alcuni esempi del livore e della vertiginosa invidia che provoca con i suoi atteggiamenti e con le sue invettive» (Pietrangelo Buttafuoco, Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini, 3/10/1998) • «Per un decennio ci siamo visti ogni sera, al Bar della Pace di Bartolo, come due naufraghi a caccia di salvagenti mentali nel mare del bla-bla intellettuale. Mai dimenticando il “corpo” a casa. Sera dopo sera, ho tentato di scippare tutto dal suo cervello, dalla sua cultura, dal suo stile; piaceri e sorprese dalla sua vita megalomane, paradossale, scandalosa, irritante» (Roberto D’Agostino, Dagospia, 611/2019) • Ha scritto decine di saggi, curato decine di mostre in Italia e all’estero. Curatore generale della XLV edizione della Biennale di Venezia nel 1993. Curatore dell’Enciclopedia delle arti contemporanee (ediz. Mondadori Electa, vol 1 nel 2010, vol 2 nel 2013, vol 3 nel 2015, vol 4 nel 2018). Consulente culturale per la regione Campania e delle Metropolitana di Napoli. Collaboratore di Repubblica e L’Espresso. Visto in televisione con: Totòmodo. L’arte spiegata anche ai bambini (Rai 3, 1995), Autoritratto dell’arte contemporanea (Rai 3, 1992-96), A.B.O Collaudi d’arte (Rai 1, 2000), Fuori quadro (Rai 3, 2015) • «Achille Bonito Oliva, lei come si definirebbe? “Un Don Giovanni della conoscenza che, in quanto critico, assedia amorosamente l’arte e le sue opere in movimento”» (Alain Elkann, La Stampa, 12/7/1993) • Ha anche detto: «Sono l’ultimo punk che fa ancora quello che vuole».
Titoli di testa «Io mi occupo di arte contemporanea e lui di modernariato; io ho due cognomi e lui uno solo; io sono famoso e lui è popolare; io sono narcisista e lui è vanitoso» (Bonito Oliva, sulle quattro cose che lo differenziano da Vittorio Sgarbi).
Vita Primo di nove figli. «Non mi sono mai curato dei miei fratelli. Non mi sono mai sentito responsabile. Non ho un’idea adulta di me. Alla domanda cosa vuoi fare da grande, fin da piccolo rispondevo: voglio fare il bambino» • Suo padre, notaio, viene dall’aristocrazia terriera di Caggiano. Tra gli avi dei Bonito Oliva c’è anche un vescovo venuto in Italia al seguito di Scanderbeg. «Dopo che l’eroe albanese sbaragliò i turchi, al mio avo furono donate terre nel salernitano». Sua madre, invece, discende dalla famiglia di Celestino V, quello del gran rifiuto • «Fino a 6 anni non ho mai messo piede per terra, le strade del paese erano disastrate. Ma da allora sviluppai il senso dell’umorismo e imparai a utilizzare i privilegi in maniera costruttiva. A 8 anni mi iscrissero dalle suore a Sant’Arsenio, saltai quarta e quinta elementare. Quando compii 10 anni, la mia famiglia si trasferì a Napoli: tornavamo a Caggiano solo d’estate, per me equivaleva a una deportazione. Sono diventato intellettuale per disperazione. Siccome non legavo con gli altri bambini del posto, mi diedi alla lettura. Mi facevo prestare i libri dal medico condotto. Inciampai in Kafka, lo lessi tutto, poi Musil, mentre imparavo il teatro di O’ Neill e di altri sulle pagine della rivista Il Dramma degli anni Quaranta. La solitudine era una forma di difesa: odio la campagna, mi dà l’idea di una convalescenza, ancora oggi amo i rumori della città» • A quattordici anni scrive il suo primo racconto. Titolo: Il mio funerale. «Descrivevo la discesa della piccola bara per le scale e il mio corpo che si spostava da un lato all’altro, accompagnandone l’oscillazione. Da soggetto ero diventato un oggetto» • «Se appartieni a una buona famiglia non puoi dire che vuoi fare l’intellettuale, sennò pensano che sei votato alla deboche. Così mi iscrissi a Giurisprudenza e con la buona memoria che mi ritrovavo facevo tre quattro esami per volta. Poi dichiarai a mio padre, conservatore dei registri immobiliari, che non avrei fatto il notaio”. Come la prese? “Con ironia. La stessa che io ho ereditato da lui. Una volta mi chiese se mi piaceva la musica. Io dissi sì, e lui disse ‘allora aiutami a spostare il pianoforte’”» (Cervasio) • «Me ne andai di casa. Mi iscrissi a lettere e filosofia. In quei primissimi anni Sessanta mi misi a frequentare la libreria Guida a Napoli. Ci passavano tutti. Da Kerouac a Ginsberg. Venivano anche personaggi come Roland Barthes e Sanguineti. Ero così imploso di letteratura che intervenivo nei dibattiti con discorsi oscuri che scatenavano l’ilarità e la simpatia dei presenti» (ad Antonio Gnoli, la Repubblica, 6/10/2016) • «L’incontro con l’arte come avvenne? “La poesia mi avvicinò al gruppo del ‘63: Balestrini, Sanguineti, Giuliani. Pubblicai due libri, che loro apprezzarono. Poi frequentavo assiduamente, a Napoli, i dibattiti della mitica libreria di Mario Guida. Facevo interventi di venti minuti: criptici, ermetici. Totoisti: per me Totò resta un grande riferimento anche culturale. Un giorno, nel 1966, capitò Giulio Carlo Argan. Mi ascoltò, mi parlò con affetto e simpatia, tornò a Roma, chiamò Filiberto Menna, il primo critico d’arte d’avanguardia ad approdare in un grande quotidiano come Il Mattino e gli chiese di incontrarmi, giocando sul mio nome: “Si chiama Achille, se farà il critico d’arte ci supererà tutti in velocità”» (Paolo Conti, Corriere della Sera, Corriere della Sera, 18/8/2018).
Arte «Lei è il teorico della Transavanguardia. Cosa significa quel Trans? “Arte in transizione in un periodo di superamento dell’arte concettuale, di crisi dell’ideologia: nomadismo e meticciato culturale, superamento della divisione astrattismo-figurativo, radici elastiche. L’artista non lavora più solo sull’invenzione ma anche sulla citazione che così recupera sia l’avanguardia che la tradizione. In più c’è il ritorno del soggetto dopo il ‘noi’ plurale assembleare del ’68”» (Conti).
Politica «Quanto contò, nel rapporto arte-sinistra, la scomunica di Togliatti verso l’astrattismo? “Scarabocchi”, fu la sua storica definizione su Rinascita. “Il Pci, nel dopoguerra egemone in campo culturale, sosteneva il neofigurativo contro l’astrattismo, dileggiando, com’era sua abitudine, gli avversari. Fu merito di Argan e di Bruno Zevi non ubbidire a simili diktat e capovolgere strutturalmente l’approccio nelle università, nell’arte e nell’architettura» (Conti) • Nel 2008 si impegnò pubblicamente per la Sinistra Arcobaleno • Nel 2016 disse: «Trump che concorre alla presidenza è la dimostrazione che la storia si ripete come parodia. Lui è la parodia dell’Opera da tre soldi, di un capitalismo che in America ha ottenuto i suoi maggiori trionfi. Sento un disprezzo per quello che accade e che va contro l’intelligenza politica. Oggi prevale l’egoismo territoriale. E l’intellettuale, ammesso che esista ancora, può solo lavorare in termini resistenziali contro l’omologazione».
Amore Sposato con Anna Maria.
Bugie d’amore «Se vengo beccato a mentire perfeziono la mia menzogna fino a farla diventare un vero capolavoro: non ritratto mai. La mia compagna magari non mi crede, ma sono sicuro che ammira la mia inventiva».
Cattiverie dette dagli altri su di lui «Abo-rigeno» • «Akiller» • «Achille Bollito Oliva» • «Mens vana in corpore nano» • «Una mente sconvolta da Freud» (l’artista Enrico Baj) • «Pensavo che Achille Bonito Oliva si fosse fatto le budella d’oro, con i quadri della transavanguardia, evidentemente ha avuto dei problemi se è costretto a buttarsi addosso una giacca da 89,99» (Camillo Langone, dopo che lui si era fatto fotografare per una pubblicità dell’OVS, Il Foglio, 1/2/2011).
Cattiverie dette da lui sugli altri «Francesco Bonami è un servo di scena della critica. Nei suoi libri “scrivi e getta” tutto si risolve nella ricerca della battuta, senza affrontare mai il suo vero complesso di Edipo che è quello di essere un pittore mancato che ha vissuto dal buco della serratura il successo mondiale della Transavanguardia. Il suo comportamento racchiude il sarcasmo toscano alla Francesco Nuti e il vanto di ritorno dell’emigrante che è stato financo a Chicago. Tornato, possiamo chiamarlo Frankie Bonanima» • «Come giudica gli interventi in tv di altri critici, da Daverio a Bonami? “Non li ho mai visti... Altri invece sembrano sermoni, con spiegazioni scolastiche, degne dei programmi degli anni ‘70 come Zoom o L’approdo. O peggio: monologhi per sciampiste”» (Luca Beatrice, Il Giornale, 15/2/2014).
Vizi Beve vodka • Fuma il toscano.
Curiosità Vive a Roma in via Giulia. Non ha opere d’arte in casa. «Un critico che si appende i quadri alle pareti è come un medico che tappezza casa con schizzi di sangue» • «Come sculture da salotto suggerisce enormi e moderne costruzioni di rotoli di carta igienica» (Mirella Serri, La Stampa, 6/5/2008) • Unico oggetto di arredamento che gli sta a cuore: un ventilatore anni Trenta che viene da Bombay, regalo della moglie • Quando è a Napoli scende nella camera 320 dell’Excelsior. «Ormai la fanno visitare, come lo studio di Agatha Christie» • Grande fan di Totò. Nel 1999 mise in scena un dialogo tra lui e Duchamp «I tuoi maestri? “Due su tutti: Totò, il Socrate dalla mascella deragliata e Groucho Marx. Sono stato marxista e totoista”» (Gnoli) • «Sono un grandissimo ballerino e poi un grande critico d’arte. Ballo così bene che i ragazzi si fermano a guardarmi. Mi piace la techno: inverto, accelero, rallento» • Gli piacciono anche la pasta e piselli, la cotoletta, la frittata di patate («e il ricordo della sopressata del Vallo di Diano: mia moglie dice che è stata la sola cosa che ho portato in dote») • «Sei mai finito da uno psicoanalista? “Scherzi? Pagare per parlare sarebbe per me un controsenso”» (Gnoli) • Sulla sua lapide vorrebbe fosse scritto: «Sono stato una spina nell’occhio dell’arte e della critica».
Titoli di coda «Comunque, la migliore opera illustrata e lanciata da Achille Bonito Oliva è Achille Bonito stesso» (Buttafuoco).