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 2020  dicembre 01 Martedì calendario

Biografia di Renata Colorni


Renata Colorni, nata a Milano il 7 novembre 1939 (81 anni). Curatrice editoriale. Traduttrice • «La dolce elegantissima signora Colorni» (Michele Smargiassi, la Repubblica, 20/8/2016) • «La Signora in blu» • Iniziò a lavorare nell’editoria negli anni Sessanta curando varie collane accademiche per Franco Angeli e la traduzione delle Opere di Sigmund Freud per l’editore Boringhieri. Dal 1979 al 1995, assunta da Adelphi, si è occupata della letteratura di lingua tedesca, traducendo di persona autori come Elias Canetti, Thomas Bernhard, Franz Werfel, Arthur Schnitzler, Friedrich Dürrenmatt e Joseph Roth. Dal 1995 al 2020 ha diretto la collana I Meridiani per Mondadori • «Ne ha fatti tanti di Meridiani, e se li ricorda tutti, dalla A di Amado (“curato da Paolo Collo, nel 2002”) alla Z di Zola (“tre volumi coi Romanzi, a cura di Pierluigi Pellini, anni 2010-15”). Ah: nessun “blu”, così si chiamano i Meridiani, è mai andato fuori catalogo. Nell’editoria, è un’eccezione. E anche Renata Colorni, a suo modo, lo è» (Luigi Mascheroni, Il Giornale, 4/10/2020) • «Una protagonista della scena editoriale italiana, che del tradurre ha fatto un’arte. Per il pregio delle sue versioni, certo, e per “lo scrupolo e il rigore” con cui ha sorvegliato quelle altrui, ma il rapporto fra Colorni e il tradurre ha un’intensità che va oltre la compiutezza, la perfezione, addirittura, del lavoro. È una passione che a volte diresti spasmodica (chiusa in casa per giorni, accanita sulla pagina, monosillabica al telefono) e la capisci solo quando ti spiega che tradurre è “un’interpretazione, ma anche un’esecuzione”» (Maria Giulia Minetti) • «Ha dimostrato di essere attenta a sperimentare forme non tradizionali di curatela, purché il progetto del curatore la convinca» (Walter Siti, l’Unità, 1/5/2003) • «Parlando con lei, si capisce che l’editoria è un turbine che inghiotte idee e conoscenze e sputa libri e umanità; e al contrario: inghiotte libri e umanità, sputando fuori nuove idee e conoscenze» (Paolo Di Stefano, Corriere della Sera, 5/7/2020) • «È la mia più cara amica» (Gian Arturo Ferrari) • Quando, raggiunti gli ottant’anni, andò in pensione, disse: «La vita è strana. Pensare di andare dal parrucchiere invece che a lavorare mi mette angoscia».
Titoli di testa «Chi siede nella sua stanza a tradurre il libro di un altro è come se entrasse nella solitudine di quell’uomo facendola propria. Ma questo è impossibile, perché quando si apre una falla nella solitudine, quando di una solitudine si impossessa qualcun altro, quella non è più solitudine, ma una specie di compagnia. Anche se nella stanza c’è una persona sola, in realtà ce ne sono due (Paul Auster, L’invenzione della solitudine).
Vita Suo padre, Eugenio Colorni, filosofo, antifascista, messo al confino sull’isola di Ventotene, uno degli ideatori del Manifesto di Ventotene assieme a Altiero Spinelli. Ucciso dai fascisti della banda Koch a Roma, nel maggio 1944, due giorni prima che gli americani entrino in città • Sua madre, Ursula Hirschmann, israelita, intellettuale, sorella dell’economista Albert O. Hirschman, grande amante della poesia e della letteratura tedesca • Renata è la seconda di tre figlie: «Quando sono nata io, nel 1939, mia madre l’italiano lo sapeva poco e quindi ho imparato il tedesco come prima lingua, fin dalla nascita, non ho mai studiato una grammatica» • Con le persecuzioni razziali noi bambine eravamo state portate in Svizzera, in un luogo non distante da Bellinzona. Non ho un ricordo della morte di mio padre, ma ho ben presente quando mia madre venne a dirci che era stato ucciso. Silvia, la sorella più grande, cominciò a singhiozzare; e io, rivolgendomi a Eva, la più piccola, dissi: questa è una cosa per cui si deve piangere. E piangemmo tutte» (ad Antonio Gnoli, la Repubblica, 16/6/2013) • «Da bambina mi ero fatta l’idea che mio padre fosse stato un grande eroe, morto per la libertà. Un po’ come, con qualche retorica, si leggeva nei libri di scuola di certe figure leggendarie. E la cosa strana è che in casa nostra non c’era affatto la venerazione, la memoria di quest’uomo. Neppure una fotografia» • Nel frattempo, infatti, Ursula e Eugenio si erano lasciati. Quando lui muore, lei è incinta al nono mese. «Di lì a poco sarebbe nata la prima delle altre tre figlie che avrebbe avuto con Altiero Spinelli». Ursula ormai ha imparato l’italiano, ma manda lo stesso le figlie alla scuola tedesca. «Voleva che tutte e sei le figlie ereditassero anche la sua lingua, quindi il mio amore per la lingua tedesca si mescola all’amore che ho per lei, deriva dalla figura di mia madre» • «L’amore tra Altiero Spinelli e mia madre riempì talmente la loro vita da non lasciare spazio per Colorni nella nostra casa. «Papà — cioè Spinelli, perché Colorni per me era ed è Colorni — è stato un ottimo genitore. Non ci ha mai fatto sentire orfane, mostrava lo stesso affetto e disinvoltura per i figli suoi e non suoi» • «Quando, nel decimo anniversario della morte di Colorni, lessi un articolo di Ernesto Rossi, il più grande amico di Spinelli, in cui si diceva che Eugenio era stato un grandissimo intellettuale che aveva sì fatto la Resistenza per impegno morale, ma che la sua vera ambizione era tornare ai prediletti studi di filosofia, e che quindi la sua fu un po’ una morte per caso, indignata andai da mio padre. Gli dissi: come si era permesso di insultare la figura di Colorni? E mio padre, con molta tranquillità, rispose che Ernesto aveva ragione e cominciò a darmi i primi scritti autobiografici, i primi libri che potevo cominciare a leggere e capire» • I genitori di Renata hanno una grande passione comune: la politica, gli Stati Uniti d’Europa. Sono anni di grande impegno. «Io la politica non l’ho mai praticata né studiata, ma l’ho sempre vissuta con passione. Non avrei mai potuto sposare qualcuno che non condividesse i valori etici e civili della mia famiglia, mentre l’ebraismo mi interessava meno, pur essendo ebrea al cento per cento, come diceva mia madre: Renata, ricordati che sei ebrea hundert prozent…» • «Sono sempre stata divisa tra tante cose: incerta tra fisica e filosofia, ho fatto testa o croce e mi sono iscritta a Filosofia, facevo filosofia medievale e seguivo corsi di filosofia della scienza e con enorme passione le lezioni del critico e filologo Lanfranco Caretti, un uomo pieno di fuoco, incantevole. Davo ripetizioni ai suoi figli, contenta di guadagnare qualcosa, perché i miei genitori non volevano che avessi troppi soldi in tasca, visto che per loro fumavo troppo…» (a Di Stefano) • Renata è sposata a vent’anni, madre di due figlie a ventidue. A ventitré arriva alla laurea. Poi diventa professoressa nei licei di Pavia, Stradella e Voghera. Per un po’ fa anche l’assistente all’università • Primo lavoro in una casa editrice con la Franco Angeli, specializzata in testi di marketing. «Era il ’68, Angeli lo conobbi grazie al mio primo marito, giro dei dissidenti del Manifesto... Vista la laurea in Filosofia, mi chiese di fondare una collana accademica. Fu bellissimo» • Rimane fino al 1973. Poi Michele Ranchetti la presenta a Paolo Boringhieri, che sta cercando qualcuno cui affidare l’edizione italiana delle opere di Freud. «Che tipo era Paolo Boringhieri? “Un uomo fantastico, timidissimo e originale, posseduto dalle sue passioni. La passione per la psicoanalisi gli ha regalato l’audacia: era un uomo parsimonioso, ma in questa impresa è stato molto prodigo. Cesare Musatti, già molto anziano, era terrorizzato dal non veder finita l’opera e mi faceva fretta: ‘Su, Renata, la smetta di cincischiare con il suo tedesco, vada avanti…’. Furono sei anni di lavoro”. Non molto per curare tutta l’opera di Freud. “Ero chiamata a fare un lavoro molto rigoroso e coerente, anche dal punto di vista terminologico. Boringhieri capiva bene quanto fosse importante lo scrupolo”» (Di Stefano) • «Per me si aprì la grande stagione della letteratura, benché per paradosso mi occupassi di uno scienziato. Ma Freud, notissimo come un pensatore, è anche un grande scrittore. È affascinante il modo in cui racconta il nostro mondo interiore» • Quando finisce di tradurre Freud ormai ha quarant’anni. Il lavoro le è piaciuto così tanto che vorrebbe quasi diventare psicoanalista. Dice: «Smetto di fare il traduttore, ho studiato così tanto per tradurre Freud!». Ma la formazione per diventare psicoanalista è molto costosa e complicata, e pensa di chiedere qualche soldo alla madre. Risposta: «No assolutamente, hai un’ottima professione, fai la traduttrice e sei bravissima».
Amore Vedova dell’economista Carlo Boffito, morto nel 2018.
Dolore La madre, Ursula, divenuta afasica dopo un aneurisma cerebrale nel 1976. «“Mi occupai molto della sua rieducazione alla parola. Le leggevo autori tedeschi che aveva amato e a poco a poco la riabilitazione funzionò. Pochi giorni prima che morisse, nel 1991, la misi a letto, come facevo tutte le sere. Avevamo ascoltato musica tutto il giorno: Händel e Bach. E lei, prima che spegnessi la luce, mi prese la mano e disse: nichts sagen, non dirlo a nessuno, Wagner, wunderbar, meraviglioso. Mi torna in mente perché in casa Wagner era tabù e io fin da ragazzina non lo avevo mai ascoltato”. E lei come reagì? “Chiesi se lo ascoltava di nascosto. Fece cenno di sì con la testa. Il suo Super Io ci aveva impedito di avvicinarci a Wagner, ma la sua sensibilità, il suo gusto, la sua cultura le facevano pensare l’opposto. E poiché era alla fine poteva dire come stavano davvero le cose”» (Gnoli).
Meridiani Fu Gian Arturo Ferrari, suo compagno di università, sollecitato dall’amministratore delegato Franco Tatò, ad assumerla alla Mondadori. «Gian Arturo mi chiamò una sera e mi disse: “Renata, fai quello che vuoi, ma devi sgominare la concorrenza”» • Nei venticinque anni della sua direzione il catalogo si è accresciuto di tre quarti • Il Meridiano più venduto dell’intera collana è quello su Ungaretti: 100 mila copie • «Ero appena arrivata quando uscì il Meridiano Sereni a cura di Dante Isella. Mi dissi: è vero che Sereni è stato direttore della Mondadori, lo capisco, ma se si fa Sereni, perché non Caproni, Luzi, Bertolucci… Allora i poeti del Novecento nei Meridiani erano Montale, Saba, Ungaretti e Quasimodo...» • «Li ha scelti tutti Lei gli autori da canonizzare? “A parte due o tre suggeriti dall’editore. Ma non le dico quali. Diciamo che li ho amati un po’ di meno”. Quelli che ha amato di più? “Tanti. Per il tipo di impresa, direi I poeti della Scuola siciliana e le opere di Don Milani. E poi Thomas Mann e Etica e letteratura di Gustaw Herling”. Quelli che avrebbe voluto fare ma non ha potuto? “Molti, per questioni di diritti. Come Gadda. O Fenoglio, Levi, la Ortese. Avrei voluto fare anche Volponi, ma la vedova all’epoca non voleva pubblicare per Berlusconi. E adesso è troppo tardi...”. Tutti autori morti. È più difficile fare un Meridiano “in vita”? “Dipende all’autore. Arbasino, simpaticissimo, di fatto si scrisse lui la sua cronologia. Bertolucci, che non amava la filologia, sorvegliò il lavoro da vicino. Bevilacqua? Incontentabile: fosse stato per lui dovevamo fare dieci volumi... Camilleri invece ha lasciato fare tutto a noi, felice di essere studiato come un classico e non solo applaudito come bestsellerista. E tra non molto arriverà un altro Meridiano con le storie di Montalbano, come desiderava lui”. E Scalfari? Molti hanno criticato la scelta di metterlo nei Meridiani. “Capisco... Comunque, lui preferiva un Meridiano più letterario, io più giornalistico. Anche lui si è scritto la vita...”. A proposito di giornalisti. Montanelli, Bocca, Fallaci? “Problemi di diritti”. Su 210 autori pubblicati, solo 16 donne. “Così poche? Uhmmm... ne arriveranno altre. Tra poco esce Dacia Maraini, e poi Jane Austen. Guardi che comunque non è facile fare editoria”. Quanto è cambiata da quando Lei iniziò? “Ci vorrebbe un’ora per rispondere. Diciamo che non è vero che la gente legge meno. Legge cose diverse. Guardi la classifica dei libri più venduti, oggi: cinquant’anni fa non era dominata dai libri dei giornalisti...”» (Mascheroni).
Curiosità Vive a Milano, in un appartamento pieno di libri tra le basiliche di Sant’Ambrogio e San Lorenzo • Sua sorella più piccola, Eva, quella a cui lei, da bambina, nel sentire la notizia della morte del padre, aveva detto di piangere, diventò economista. Nel 1973 sposò l’economista indiano Amartya Sen. Morì di cancro allo stomaco nel 1985 dopo avergli dato due figli • Una delle sue tre sorellastre è Barbara Spinelli, giornalista e politico • Premio Grinzane Cavour nel 1995 • Premio Antonio Feltrinelli dell’Accademia dei Lincei 2007 • Nel 2010 ha curato per Corbaccio una nuova traduzione de La montagna incantata di Thomas Mann. Decise di cambiare il titolo in La montagna magica • «“Si è mai chiesto perché spesso i libri che pubblica Adelphi non sono nuovi, ma titoli già usciti da anni, eppure sembra li abbiano scoperti loro?” Tante volte... “Perché la qualità delle traduzioni, oltre alla veste grafica Adelphi, naturalmente, li rende dei libri nuovi. È una regola ferrea: se fai delle buone traduzioni, fai una buona editoria, anche commerciale”» (Mascheroni) • Dal 2020 il nuovo direttore dei Meridiani Mondadori è Alessandro Piperno, classe 1972, romano, premio Strega 2012 • «Cosa farà lei adesso? “Per il momento rispondo alle telefonate di lavoro per ricordare che sono in pensione”» (Di Stefano).
Titoli di coda «Se ho tutti i Meridiani? Direi di sì, forse me ne mancano un paio...».