1 dicembre 2020
Tags : Nadia Comaneci
Biografia di Nadia Comaneci
Nadia Comaneci, nata a Onești, in Romania, il 12 novembre 1961 (59 anni). Leggenda della ginnastica artistica. L’atleta rumena più famosa del mondo. La più giovane di sempre a ottenere un titolo olimpico. Celeberrima da quando, ai Giochi di Montreal del 1976, a soli quattordici anni, riuscì a ottenere il punteggio pieno di 10 nella valutazione dei giudici e a conquistare tre medaglie d’oro (concorso generale, parallele asimmetriche e trave), una d’argento (concorso a squadre) e una di bronzo (corpo libero) • «L’immensa Nadia Comaneci» • «Il soldatino di Ceausescu» • «Miss Perfezione» • «La piccola comunista che non sorrideva mai» • «Sa tirare le gambe fino al limite della rottura, sa inarcare la schiena come nessun altro, sa spingere le estremità oltre i confini dell’umano» (Giulia Zonca, La Stampa, 7/4/2015) • «Nessuno aveva mai visto una bambina di 14 anni e mezzo fare quelle cose. Una Pretty Baby perfetta per la ginnastica: 39 chili per 1.53. Una Lolita dell’est che andava a letto con le bambole. Aveva la frangetta, la tutina bianca, la divisa della Romania» (Emanuela Audisio, la Repubblica, 9/8/2016) • Dopo Montreal, partecipò anche alle Olimpiadi di Mosca, aggiudicandosi due ori, due argenti e un bronzo. Ha vinto anche due ori e due argenti nei campionati del mondo, nove ori, due argenti e un bronzo agli europei, due ori e un argento in Coppa del Mondo • Ritiratasi dalle competizioni nel 1984, dopo la caduta dei regimi comunisti dell’Europa dell’Est, chiese e ottenne asilo politico negli Stati Uniti e sposò un americano. Oggi vive in Oklahoma • Ha detto: «Se nasci ricco, tante cose sono garantite, ma non l’oro olimpico. Prendete Simone Biles, nuovo fenomeno della ginnastica americana, è figlia di una drogata e di un alcolista, a cinque anni è stata adottata con la sorella dai nonni, volete che non abbia capito che la vita non è perfetta? Ha 19 anni, è un vero talento, è veloce, è esplosiva, è un ragnetto potente che salta ovunque, mi dice che tutto le viene facile, ma si allena 32 ore a settimana. Senza disciplina non c’è perfezione. Io la disciplina l’ho subita e maledetta».
Titoli di testa «Nel 1977 c’è un triumvirato di bimbe al potere. Jodie Foster, baby prostituta di Taxi Driver, tanto brava e precoce da restare incarnazione dell’innocenza pure nella parte di una sgualdrina. Brooke Shields, altra vergine da bordello scelta da Louis Malle per sussurrare perdizione con lo sguardo angelico. E Nadia Comaneci, “la bimba missile” che sa pubblicizzare i dogmi dell’Est in Occidente» (Zonca).
Vita Seconda di due figlie. Sua madre, mentre era incinta, ha guardato un film russo con una Nadežda per protagonista: per questo la chiamano Nadia. «Suo padre Gheorghe che faceva il meccanico ben presto se la squagliò con un’altra donna. E non è che sua madre, Stefania Alexandrina, fosse poi così dedita ai figli. Ma tutto questo ormai appartiene a un passato lontano» (Renato Caprile, la Repubblica, 15/12/2009) • Racconta lei: «Quando andava bene mangiavo due panini al giorno, non esistevano pasticcerie e nemmeno le caramelle. Facevamo la fila alle quattro del mattino: sugli scaffali solo maionese, mostarda e fagioli. A pranzo: una fetta di salame, due noci, un bicchiere di latte. A dirlo adesso, fa ridere, ma con Ceausescu non si scherzava» (alla Audisio) • Scoperta all’età di sei anni da Bela Károlyi, arrivato a Onești assieme alla moglie Marta per aprire una scuola di ginnastica artistica. Secondo la leggenda la incontra per la prima volta nel cortile di una scuola. «La brunetta coi codini che saltava dappertutto e faceva la ruota era quello che stava cercando. Quando poi le bambine si disposero in fila per due per rientrare in classe, la perse di vista. Tutte quante avevano i codini. Lo avrebbe raccontato in centinaia di interviste, forse ricamandoci sopra anche un po’. La cercò in tutte le aule: “A chi piace la ginnastica?”, “chi sa fare la ruota?”, chiedeva interrompendo le lezioni. La stanò solo nell’ultima classe di cui aveva aperto la porta. Era una seconda elementare, Nadia, che sedeva al suo banco coi codini mezzi sciolti a forza di saltare, aveva sette anni. “Non cercavo la più carina, ma la più veloce, la più spericolata, una che non avesse paura di rovinarsi la pettinatura”, ammise Béla, l’uomo che lavorò di fino per costruire il corpo dell’atleta, per affinare la biomeccanica della farfalla dalle gambe di cristallo, della bambola dai muscoli di acciaio e l’ossatura di seta» (Alessandra Iadicicco, Il Foglio 07/02/2015) • Altra leggenda: alla sua prima gara regionale Nadia cade dalla trave ben due volte, si rialza rossa di vergogna, porta a termine l’esercizio, poi promette a sé stessa che non sarebbe caduta mai più • Di fatto lascia casa a otto anni e va a vivere alla scuola federale di atletica rumena • Allenamenti durissimi. Sveglia alle 6.30, dalle 7 alle 8 allenamento, dalle 8 alle 12 scuola, dalle 12 alle 13 pranzo, dalle 13 alle 14 riposo, dalle 14 alle 16 compiti, dalle 16 alle 21 allenamento, dalle 21 alle 22 cena, ripasso dei compiti, poi a letto. Dieta: 100 grammi di carne a mezzogiorno e 50 la sera (equivalenti a 400 kcal), 3 vasetti di yogurt nell’arco della giornata (180 kcal), 200 grammi di verdure a pasto (120 kcal), tre frutti al dì (150 kcal) e niente pane, niente patate, niente zucchero, solo poche gocce di olio, perché una dose giornaliera superiore a 50 ml avrebbe sballato gli schemi energetici • Karolyi è un allenatore severissimo. «Non perdonava. Una notte d’inverno si accorse che la luce nel dormitorio era ancora accesa. Allora ci ordinò, visto che eravamo sveglie, di andare fuori a correre in pigiama. Non ci siamo più dimenticate di spegnerla. Quando andavamo in bagno dovevamo fare pipì con la porta aperta, era preoccupato che noi bevessimo acqua, cosa che in effetti cercavamo di fare» (Audisio) • «Nadia si prestava. Convinta o pilotata che fosse, era completamente posseduta dal suo compito. Disposta ad accettare – volontariamente, volitivamente – il proprio destino. Era come se tutto accadesse al di sopra di lei: potenza della fatalità o dei metodi di allenamento del blocco sovietico. Come se tutto fosse già scritto» (Iadicco) • Un sacco di trofei vinti in patria. Poi, nel 1975, il debutto internazionale. Agli europei di ginnastica di Skien, in Norvegia, vince quattro medaglie d’oro e una d’argento. Nel 1976 è all’American Cup, che quell’anno si svolge al Madison Square Garden. Già allora i giudici le danno dieci • Nadia rimane a bocca aperta quando scopre che fuori dalla Romania esistono calzini colorati, elastici per capelli e bubble-gum. A maggior ragione quando arriva a Montreal per le sue prime Olimpiadi. «Ricordo la sorpresa quando al villaggio olimpico mi accorsi che il cibo era gratis: la pizza, i cereali, la ricotta, il burro di arachidi. Chi li aveva mai visti prima? Dico visti, perché il dottore della squadra ci teneva a dieta. Ignoravo anche esistesse l’anoressia. Io la chiamavo fame» (alla Audisio) • «In Romania come atlete eravamo fortunate a mangiare tre volte al giorno» • «Nadia, coi suoi 153 cm di altezza e 39 kg di peso aveva messo fine all’epoca delle ginnaste adulte, sinuose, ben sviluppate e inaugurato un nuovo archetipo di atleta, un nuovo modello di femminilità. Incarnava la ginnasta assoluta: pura, leggera, essenziale. Priva dell’impiccio di petto, cosce e fianchi che rallentavano i movimenti, appesantivano i salti, rendevano la figura meno lineare. Con il suo corpicino esile camminava sulla trave con disinvoltura, neanche passeggiasse sui marciapiedi per le vie del centro. Si inarcava all’indietro, lanciava le braccia oltre le spalle e si staccava in volo, tirando un calcio alla luna, per riatterrare ferma, salda, sicura, lieve come una libellula, senza peso. E senza un sorriso. “Se durante l’esercizio pensassi a sorridere rischierei di vacillare. Un’oscillazione di un paio di centimetri mi costerebbe punti di penalità”, spiegò ai giornalisti» (Alessandra Iadicicco, Il Foglio 07/02/2015) • Domenica 18 luglio, finalmente, la squadra rumena sfila all’ingresso del Forum de Montreal per le prime gare ufficiali. «Ma che carine, che tenerezza» esclama qualcuno sugli spalti. Non sa che sono delle macchine da guerra • «Ricordate quelle trasmissioni di luglio in cui solo per qualche italiano di colpo la televisione smise di essere in bianco e nero? Ricordate quante volte ascoltavamo in diretta, alla radio, le gare di scherma, e quanta attesa per l’argento della sciabola azzurra dei Montano? Con Alberto Juantorena, Kornelia Ender e Nikolaj Andrianov, Nadia fu la stella di quelle olimpiadi, la principessa di quelle notti live, il primo colore sgargiante della tv italiana che raccontava lo sport. Magliettina bianca rigorosamente castigata e rigorosamente a maniche lunghe rifinita con il tricolore rumeno, i capelli raccolti a frangetta davanti e a coda di cavallo dietro, con un nastro bianco e rosso» (Enrico Sisti, la Repubblica, 18/7/2016) • «Il compito di progettare e gestire i tabelloni elettronici delle Olimpiadi era dal 1932 dell’azienda svizzera di orologi Omega. Prima delle Olimpiadi di Montreal, alcuni responsabili di Omega chiesero al Comitato Olimpico Internazionale (CIO) se nei tabelloni da usare alle gare dovesse essere prevista la possibilità di un punteggio pari a 10, che avrebbe richiesto l’aggiunta di una seconda cifra prima della virgola che segna i decimi e i centesimi. Il CIO rispose che no, non era possibile che un atleta ricevesse un 10. Alla finale delle parallele asimmetriche, però, Comaneci non fece neanche un errore. I giudici andarono dal responsabile dei tabelloni Omega e gli chiesero cosa potessero fare. Lui disse loro che si poteva segnare 1.00 o 0.10, ma che il dieci non si poteva mettere. Optarono per la prima» (Il Post, 21/7/2016) • «Nadia è una gioia per gli occhi. Leggera ma controllata, pulita nello stile, energica senza frenesie, precisa, infallibile. L’esecuzione alle parallele asimmetriche sembra provenire da un universo più evoluto. Tra lo stupore generale, la votazione dei giudici tarda ad arrivare. Poi il tabellone elettronico mostra accanto al nome dell’atleta un 1,00. Cosa sta succedendo?» (Diego Mariottini, Contrasti, 18/7/2020) • «La concentrazione tesissima degli occhietti che brillavano sotto la sua frangia si era volta impercettibilmente in un’espressione di perplessità quando apparve il punteggio di 1,00: uno virgola zero zero. Come uno? Ho tremato? Ho sbagliato? Sono atterrata male? Ma no, è un dieci!, chiarì il giudice svedese con le due mani aperte e le lacrime agli occhi. Io le avrei dato anche undici, dodici!, disse emozionato il giudice canadese» (Iadicicco).
Crisi «All’età di 15 anni, ottiene il titolo di eroe del lavoro socialista. Visita spesso il palazzo dei Ceauşescu a Bucarest dove viene invitata a banchetti di Stato e a incontri con alti dignitari stranieri. Sente forse che sta per finire inghiottita nella pancia del Leviatano ma continua ad allenarsi e a vincere. Non vede alternativa a una vita segnata dal privilegio ma anche dal dovere assoluto alla performance. Un’esistenza che tutti credono dorata come i trofei in bacheca. Dorata forse, libera no di sicuro. Poi avviene l’incontro con Nicu Ceauşescu. Nicu è l’erede designato del Conducător ed è definito dal regime come Perfetto figlio del popolo o Giovane sole rosso. Il ragazzo tuttavia è tutto fuorché un modello cui ispirarsi. Dicono che sia affetto da seri problemi psichici, è alcolista e megalomane. Scommettitore compulsivo e stupratore seriale. Il duce ereditario ha dieci anni più della nuova fiamma e la tratta come un oggetto. La picchia, a volte la violenta, la condivide con gli amici quando intende punirla. Nessuno in Romania ha il potere di fermarlo, nemmeno il padre. Figuriamoci se può dire qualcosa la moglie di Nicu. La relazione va avanti per anni. Per la prima volta la carriera procede ad alti e bassi ma è il regime a stabilire se un fiore è appassito o meno. Nadia Comaneci riesce a tornare in forma grazie a diete ferree e a un ricondizionamento tecnico ad personam. Vince tre medaglie d’oro e una di bronzo agli Europei di Essen del 1979 ma a osservarla bene, il suo sguardo, dapprima soltanto algido, appare infelice. Il sorriso è puramente istituzionale» (Mariottini) • «La pressione agonistica inizia a farsi sentire davvero alle Olimpiadi del 1980. L’atleta è consapevole di dover dimostrare a tutti i costi di essere la migliore, ma alle parallele asimmetriche fa un errore e cade. In quell’edizione vince comunque due ori e due argenti. Sa che quelle saranno le sue ultime Olimpiadi, e forse non le dispiace nemmeno troppo: è quasi una liberazione. Vorrebbe dedicarsi ad altro, forse studiare medicina, ma intanto trascorrono anni difficili, in cui la sua carriera prosegue, mentre è costretta a vivere in solitudine nel palazzo ricevuto in dono dai Ceauşescu, lontana da tutti. Arriva a tentare il suicidio bevendo candeggina, ma viene salvata e il regime riesce a evitare lo scandalo. Spiata dagli agenti segreti, può uscire solo a bordo di un’auto di Stato. La situazione peggiora ulteriormente quando, nel 1981, durante un viaggio negli Stati Uniti per un evento sportivo, i Károlyi decidono di non rientrare in Romania; da allora, a Nadia non viene più concesso di viaggiare all’estero. Davanti a una pressione intollerabile, si ritira definitivamente dalla ginnastica nel 1984» (Silvia Granziero, The Vision, 7/8/2020).
Fuga Nel 1989, un mese prima della caduta del regime, arriva in macchina fino al confine ungherese in compagnia di un Constantin Panait, che si è fatto dare 5 mila dollari in cambio del suo aiuto, passano il confine a piedi, poi raggiungono Vienna in treno il giorno successivo. È riuscita a fuggire solo grazie a una cameriera. «Quando sono scappata sapevo che i fucili delle guardie avrebbero potuto uccidermi». Ha 27 anni.
Amore All’inizio del 1990, ormai a Los Angeles, Nadia partecipa a un talk show. Bart Conner, anche lui ex ginnasta, ora commentatore televisivo, legge la notizia, prende un aereo e si fa trovare negli studi della CBS. Quando la vede le offre un mazzo di rose. Si erano conosciuti a Montreal nel 1976 • Matrimonio il 26 Aprile 1996 • Un figlio: Dylan (n. 2005), entrato in palestra quando aveva due anni. «Un altro ginnasta in famiglia, quindi. “Non è detto, io e mio marito conosciamo bene l’ambiente e sappiamo che la ginnastica può essere una buona base per qualsiasi sport. Ne proverà altri, solo così sarà libero di scegliere”. E se diventasse un campione? “Io sarei felice, ma un genitore deve essere principalmente di supporto e rimanere realista. Il mio obiettivo è fornirgli la possibilità di scegliere ciò che più gli piace”» (Nicola Bambini, Vanity Fair, 10/3/2018).
Curiosità Alta un metro e 63. «Sono cambiata, è normale non potevo restare tutta la vita alta un metro e cinquanta» • Proprietaria di quattro negozi di articoli sportivi, di una palestra in Oklahoma e di una in Romania • Parla tre lingue • Un libro, Letters to a Young Gymnast, pubblicato nel 2003 • Da bambina, dopo essere diventata famosa, arrivò ad avere oltre duecento bambole • La Fondazione Comaneci produsse una bambola con le sue fattezze, Papusa Nadia, trenta centimetri, faccino delizioso, caschetto di capelli neri, tutina bianca con sul colletto i colori - giallo, rosso e blu - della Romania. In vendita per l’equivalente di venti euro, servì a finanziare l’allenamento di dodici giovani promettenti ginnasti tra i sette e i dieci anni • «Lei continua, magari in privato, a fare un po’ di ginnastica? “Io e mio marito abbiamo una palestra in Oklahoma. Ogni tanto vado a provare queste nuove attrezzature: solo io, nessun altro con me”» (Bambini) • «Per il secondo quadriennio consecutivo la Romania non ha qualificato la squadra ai Giochi. Ha mai pensato di diventare allenatrice nel suo Paese, lei che ne è il simbolo più famoso nel mondo? “È un grande dispiacere che una squadra di grande tradizione manchi dalle Olimpiadi da così tanto. Io sono romena e gli Stati Uniti mi hanno adottata. In futuro penso di collaborare con lo staff tecnico ma sempre a distanza, dando consigli, suggerimenti. Negli Stati Uniti c’è la mia famiglia, l’accademia che ho con mio marito Bart Conner, lì vive nostro figlio. Non posso andarmene”» (Federica Cocchi, Gazzetta dello Sport, 16/10/2019) • «C’è qualcosa della sua vita che cambierebbe, potendo tornare indietro? “No, non riesco a pensare a tutte le cose, le piccole cose, che sono accadute nella mia vita. Molte nemmeno me le ricordo. Ma tutto ciò che ho fatto mi ha portato dove sono, quindi non cambierei niente, e non mi pento di niente. Nella vita è un continuo imparare, anche dalle situazioni e dalle decisioni sbagliate. Solo così puoi migliorarti”» (Chiara Dalla Tommasina, iO Donna, 8/2/2009).
Titoli di coda «Oggi la prestazione di Comaneci alle Olimpiadi del 1976 non è replicabile per almeno due motivi: dal 1997 l’età minima per partecipare alle Olimpiadi è di 16 anni, e per un cambiamento nel sistema di assegnazione dei punteggi, dal 2006 non è più possibile ottenere un dieci perfetto» (Il Post).