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 2020  dicembre 01 Martedì calendario

Biografia di Whoopi Goldberg


Whoopi Goldberg, nata a New York il 13 novembre 1955 (65 anni). Cabarettista. Attrice. Attivista. Sceneggiatrice. Produttrice cinematografica. Presentatrice televisiva • Tra i suoi film: Il colore viola (Steven Spielberg, 1985), Ghost (Jerry Zucker, 1990), Sister Act - Una svitata in abito da suora (Emile Bardolino, 1992) • «La suora più amata del grande schermo» (Zoe Pederzini, Il Resto del Carlino, 30/11/2019) • All’inizio degli anni Novanta era l’attrice americana più pagata di tutte • «Carica di simpatia vitale» (Maurizio Porro, Corriere della Sera, 28/3/1994) • «Unica donna tra tante star maschili e nere, da Eddie Murphy a Richard Pryor, senza dimenticare alcuni tra i più popolari conduttori di show televisivi» (Giovanna Grassi, Corriere della Sera, Vivimilano, 27/1/1993) • Seconda nera a vincere un Oscar dopo Hattie McDaniel (che faceva Mami, in Via col vento). Due Golden Globe. Due premi Emmy, massimo riconoscimento americano per la televisione. Un premio Grammy, per la musica. Un premio Tony, per il teatro. Una stella sulla Walk of Fame di Hollywood • Dal 2007 è una delle conduttrici della trasmissione The View in onda ogni giorno sulla ABC • Ha detto: «Io non assomiglio a Halle Berry. Ma si sa, le cose cambiano: un giorno potrebbe essere lei a finire per assomigliare a me».
Titoli di testa «Una Julia Roberts non la troveresti mai con la cicca in bocca in un vicolo dietro il London Palladium. Whoopi Goldberg, invece, è proprio lì. In piedi affianco ai cassonetti, una Marlboro in bocca, chiacchiera con i macchinisti e si chiede cosa avesse di così particolare Sister Act per avere tanto successo. “Ero divertente” dice, con la classica voce da due pacchetti al giorno. “E la musica era fantastica”» (Cole Morton, The Guardian, 18/4/2009)
Vita Il suo vero nome è Caryn Elaine Johnson. Figlia di Robert James e Emma Johnson, lui pastore protestante, lei infermiera e insegnante. Discendente da schiavi. La sua famiglia viene dagli stati del Sud. Un suo trisavolo dalla Guinea Bissau • «Quando ha capito che voleva diventare un’attrice? “Oh, be’, dalla nascita. Lo sapevo fin da quando ho visto la luce”» (dal sito degli Oscar) • «“Sono dislessica, quindi non è che ci fossero molti libri nella mia vita, quando ero bambina. Ma mi piacevano le storie, specie le favole e le storie di fantasmi. Qualsiasi cosa che mi facesse distrarre per 25 minuti o mezz’ora. Ancora oggi mi piace sentire qualcuno leggere” Quando ha scoperto di essere dislessica? “Quando ormai ero adulta. Quando ero bambina nessuno la chiamava dislessia. Dicevano… be’, sai, che sei un po’ lento, che sei ritardato, cose del genere”. Io andai a seguire un tizio che scrisse una frase su una lavagna, e gli ho detto: ‘sai che c’è? Non riesco a leggerla’. E lui: ‘Perché no?’. E io: ‘Non significa niente per me’. Allora ha detto: “Prova a scrivere sotto ogni lettera quello che vedi” Così, mi ha insegnato a coordinare le lettere, mi ha insegnato a vedere la A, la B, la C, o la D… Piano piano, una volta che ci si abitua, tutto diventa più facile… Probabilmente, prima o poi, sarà possibile guarire dalla dislessia. Quello che non potrà mai cambiare sarà l’effetto di parole come “stupido” o “ritardato” sui ragazzi giovani. Per questo bisogna stare molto attenti quando queste parole ci nascono in gola. “Ehi, tu! Dio, quanto sei stupido”. Ecco. Ricordiamoci sempre che le tracce che queste parole lasciano rimangono per sempre. Che sia il 1810 o il 4010. L’effetto è sempre lo stesso” La cosa però non sembra averla mai fermata. “No. Perché io sapevo di non essere stupida e di non essere ritardata. Mia madre me lo diceva sempre. Quando mi leggevano un libro, sapevo raccontare tutta la storia fin nei minimi dettagli”» (ibidem) • Sale per la prima volta su un palcoscenico all’età di otto anni. «Nell’epoca in cui sono cresciuta, nessuno ti diceva che avresti potuto fallire o che non avresti dovuto fare qualcosa». L’unico ammonimento che la madre si sente di darle è: «Potrebbe essere dura, ma cosa non lo è?». Il suo primo nome d’arte è Whoopi Cushion (letteralmente «petofono» o «cuscino scorreggione»). Lo cambia quando la madre obietta che senza un cognome ebreo non sarebbe mai diventata ricca • «Quando ero giovane io tutto stava cambiando. Bianchi e neri cominciavano a uscire assieme, e non importava cosa dicessero gli adulti. Poi c’erano quelli che partivano per il Vietnam…» (a David Marchese, New York Times Magazine, 8/7/2019) • Whoopi molla la scuola, lascia la casa e diventa dipendente dall’eroina. Un consulente per le dipendenze la aiuta a ripulirsi, quando lei compie vent’anni ha già fatto in tempo a sposarlo, a farci una figlia e a divorziare • Comincia a fare sul serio in teatro: le danno piccoli ruoli in musical come Hair e Jesus Christ Superstar. Nel 1979 si trasferisce in California e lavora con il Sand Diego Repertory Theatre. Fa molto cabaret, ma non riesce a guadagnare abbastanza. Così, per arrotondare, diventa truccatrice di cadaveri in un’impresa di pompe funebri. «La paga era buona. Ti facevi le tue ore, ti lasciavano molto in pace e raramente il cliente aveva da ridire» • È negli anni Ottanta, mentre si esibisce in un numero di cabaret intitolato Se E.T. fosse sbarcato a Oakland, che arriva l’occasione della sua vita. Tra il pubblico ci sono Michael Jackson e, soprattutto, Steven Spielberg • All’inizio, quando lui le offre una parte in Il colore viola, lei è titubante: «Nessuno si fa in quattro per fare brutta figura». Poi accetta. «Sarò sempre grata a Steven d’avermi offerto la “mia” Celie e sarà sempre con me. Come me, aveva fame d’amore umanista e un forte senso dell’umorismo, malgrado tutto. Mi alzo ancora ascoltando, dal film, Miss Celie’s Blues o Sister’s Theme di Quincy Jones. Il film resta una sfida, si discute nelle università, ha lanciato con me la oggi potente Oprah Winfrey, ci ha aiutato a essere donne e nere, mai vittime. Credo però che il film non sarebbe mai uscito senza Spielberg» • «Sono passati 35 anni da Il colore viola, un film con messaggio forte, sulla vita degli afro-americani in America e i retaggi dello schiavismo. Pensa che il film sia tuttora attuale?Il colore viola ancora tocca il cuore della gente, e per diverse ragioni. Ho incontrato persone che mi dicevano, sul mio personaggio, Celie Johnson: ‘È una donna di quelle che ho conosciuto o con cui mi identifico... volevo essere libera come lei, volevo essere migliore, emanciparmi, e mi manca la mia famiglia’. Voglio dire che tutte le persone di colore, forma e dimensione sentono un collegamento con questo film per via di quel personaggio, e che si poteva fare con donne nere, gialle, bianche, marroni, e la storia sarebbe stata uguale. È la storia di una donna. Non solo di una donna nera. Di una donna. Punto. E anche Sister Act... anche le suore sono donne che hanno dedicato la loro vita all’aiuto dei bisognosi in nome di Dio, sono grandi donne anche loro”» (Silvia Bizio, la Repubblica, 23/6/2020).
Oscar Premio Oscar come migliore non protagonista per Ghost (1990). Dopo aver afferrato la statuetta si tolse le scarpe e si mise a saltare e a ballare.
Sister Act 2 «Il parrocchiale filmetto, fotocopia dell’allegra commedia diretta tre anni fa dal compianto Emile Ardolino, ha poco fiato e si limita a fare una “compilation” nella colonna sonora di una quarantina di pezzi, anche famosi. Tutto per rianimare un soggetto che è solo un’idea piccola piccola, quella di ripescare la finta suora che, persi gli amici mafiosi, è diventata una vedette di Las Vegas, e di darle in pasto una classe, nel liceo cattolico di San Francisco, di smidollati semi delinquenti al cui confronto quelli del Seme della violenza sembrano angioletti. Non per niente le pie consorelle la  avvertono: “Cara, sei arrivata a Sodoma e Gomorra”. Ma si sa già prima di uscire di casa come andrà a finire» (Porro, 1993) • «Oltre che i soldi, ha anche chiesto di dire la sua nella produzione del secondo Sister Act? “Assolutamente no. Arrivavo nel set, facevo quello che mi chiedevano di fare e me ne andavo”. E adesso che è finito, è contenta del film? “Non l’ho visto, non posso dire. Sento che il pubblico reagisce bene. E diverso dal primo, forse è più prevedibile ma è un film divertente. E poi non ci sono grandi messaggi e obiettivi nobili, l’unico scopo è intrattenere gli spettatori per un’ora e mezzo”. Neanche un messaggio spirituale? “Se uno se ne sta a letto e si fa uno spinello forse può vederci anche quello”» (Lorenzo Soria, La Stampa, 27/12/1993).
Sister Act 3 «Per molto tempo, tutti dicevano che nessuno avrebbe avuto voglia di vedere un nuovo capitolo. Di recente, invece, è venuto fuori che forse non è poi così vero. Gli spettatori vorrebbero una nuova avventura. Perciò stiamo lavorando sodo per capire come rimettere insieme tutta la banda» (2020).
Amore Il primo marito si chiamava Alvin Martin, la loro figlia Alex • Sposata in seconde nozze con il regista David Claessen. Durò dal 1986 al 1988 • Sposata in terze nozze con Lylc Trachtenberg, sindacalista, tredici anni meno di lei, due orecchini di zaffiro ai lobi, conosciuto sul set di Sister Act 2. «Mi ha colpito per la sua normalità. Ha un lavoro dalle 9 alle 5. Non ero mai uscita con qualcuno del genere». Nozze nel 1994 sulle colline di Hollywood, moltissimi divi tra gli invitati, lui in tight, lei in abito bianco. Divorzio nel 1995 • «Non devo per forza uniformarmi agli altri. Ho provato il matrimonio e ho deciso che non era per me» • Divenuta nonna a 34 anni, quando la figlia Alex ha dato alla luce Amarah Dean. «Una cosa sorprendente. Ho detto: d’accordo, faremo squadra e ce la faremo» • Divenuta bisnonna all’età di 58 anni, quando la nipote Amarah Dean ha dato alla luce Charlie Rose • L’attore Neil Patrick Harris, omosessuale, diciotto anni più giovane di lei, debutto a 15 anni proprio in un film con la Goldberg, famoso per aver interpretato Barney in How I met your mother, ospite della trasmissione della ABC da lei condotta, ha rivelato: «Non avevo neanche 16 anni e l’ultimo giorno di riprese Whoopi Goldberg mi disse che, entro 10 anni, io e lei avremmo fatto sesso». Lei, per nulla imbarazzata: «Potrei averlo detto!». Lui: «Ero ancora pieno di dubbi, così le dissi: “Ascolta, aspettiamo una decina d’anni”». Chiosa: «Tranquilla, non mi sono mai sentito molestato». Fine del siparietto.
Dolore Nel 2019 è stata ricoverata per una forma grave di polmonite a entrambi i polmoni. L’infezione poi si tramutò in setticemia. «Sono stata molto vicino a lasciare questa Terra».
Politica Democratica da sempre. Una di quelle che voleva espatriare se Trump avesse vinto le elezioni. «Si è tanto parlato di quanto i terroristi odino i valori dell’America. Lasciatemi però fare una considerazione. Questo presidente non rispetta i diritti delle donne, ha deciso di ostacolare e togliere i fondi alle associazioni e alle organizzazioni che si battono per loro, dice ai media di chiudere il becco, sostiene di voler promuovere trattamenti preferenziali in base alla fede delle persone, ditemi: che c’è di diverso tra questo approccio e quello dei talebani?».
Battaglie Presenza fissa da decenni nella raccolta fondi per bisognosi Comic Relief. Si batte per il diritto all’aborto (lei stessa ha abortito a quattordici anni), per i diritti degli LGBT, per i delfini, per i senza tetto, per i malati di Aids e per l’ambiente. Ha anche prestato la voce a un documentario di Extinction Rebellion.
Religione «La mia famiglia è mezza ebrea, mezza buddista, mezza battista e mezza cattolica. Non credo a nessuna delle religioni create dall’uomo» • Una volta, in visita a San Pietro, ha lasciato un bigliettino sulla tomba di Giovanni Paolo II: «Quando hai un minuto di tempo, mi mandi una benedizione?» • Nel 2020 ha mandato un messaggio via Instagram a papa Francesco «Sua Santità, mi perdoni per il mio ardire rivolgendomi a lei direttamente... Ho parlato di recente con un mio amico irlandese, prete, che gestisce una parrocchia di neri cattolici e soffre perché sente che la Chiesa non ha preso una posizione a fianco dei suoi parrocchiani. Mi chiedevo se c’è qualcosa che lei potrebbe fare per far capire che per la Chiesa Cattolica ‘Black Lives Matter’, le vite dei neri contano, che non c’è differenza tra un cattolico nero, bianco o ispanico, che tutti quelli che Dio ha nelle sue mani contano».
Vizi Ha fumato per quarant’anni, ma ha smesso nel 2015.
Curiosità Alta 1 metro e 65 • Vive in un loft a SoHo, New York, con un gatto di nome Oliver • Presente a uno dei comizi di John Fitzgerald Kennedy a Manhattan nel 1960, al concerto in onore di Mandela a Londra nel 1989, alla festa per i 50 anni di Bill Clinton alla Casa Bianca nel 1996 • Ha spesso mentito sulla sua età, dicendo di essere nata nel 1949 • Nel 1979, 1980 e 1981 andò in tournée con la sua compagnia teatrale nella Germania dell’Est • Nel 1978, quando lavorava come cameriera in un bar di San Diego, vide il volo 182 della PSA prendere fuoco e precipitare in fiamme. Da allora ha il terrore di prendere l’aereo, il suo mezzo di trasporto preferito è l’autobus • Possedeva una discoteca a Los Angeles in società con Robert Shapiro, avvocato di O. J. Simpson • Nel 1990 doveva fare Bagdad Cafe, ma litigò con i produttori • Indossa preferibilmente jeans e scarpe da tennis • Film preferito: La valle delle bambole (1967) • «Cosa dice ai ragazzi che vogliono fare gli attori? “Coraggio! Coraggio! Dovete diventare attori per amore della recitazione, non per diventare famosi: quella è tutta fortuna. Ma se è una cosa che volete fare con tutto il vostro cuore e la vostra anima, coraggio. Andate dappertutto, imparate più che potete. Studiate Shakespeare, con Shakespeare ci si diverte un mondo”» (dal sito degli Oscar) • Quando firma gli autografi, scrive semplicemente «Whoopi».
Titoli di coda Non ha paura di invecchiare. «Io mi sento sempre la stessa, è il mio sedere che è cambiato. È diventato enorme. Mi sento perseguitata da lui».