1 dicembre 2020
Tags : Calvin Klein
Biografia di Calvin Klein
Calvin Klein, nato a New York il 19 novembre 1942 (78 anni). Stilista. Progettista. Imprenditore • «L’uomo che ha rivoluzionato la moda casual» (Paolo Valentino, 27/1/1991) • «Una vita spesa tra gli alti e bassi di sesso, droga e miliardi» (Roberto Fiori, La Stampa, 6/4/2003) • «È molto magro, dinoccolato, parla muovendo le mani lunghe affusolate, anche il suo viso è affusolato, il suo naso, i suoi occhi sono molto acuti e presenti. Parla con voce piuttosto lenta senza particolari affettazioni» (Alain Elkann, La Stampa, 11/5/1997) • Fondatore della casa di moda che porta il suo nome, la Calvin Klein Inc., spesso abbreviato in CK. Iniziò nel 1967 con un solo socio, Barry Schwartz, suo amico d’infanzia, e un capitale sociale complessivo di 10 mila dollari. Quando, nel 2002, decise di ritirarsi, vendette l’azienda al gruppo Phv, che controlla Van Heusen, Tommy Hilfiger e le licenze di marchi come Michael Kors, per 400 milioni di dollari • «È il designer che più di tutti è riuscito a cogliere lo spirito degli Stati Uniti nelle sue collezioni di abiti, jeans, profumi e intimo» (Elisa Rossi, Esquire, 10/3/2018) • «Nessuno ha saputo sfruttare il sesso meglio di Calvin Klein. In un’epoca precedente a internet ha costruito un’azienda di successo in tutto il mondo sulla potenza di immagini incredibilmente provocatorie. Le sue campagne pubblicitarie furono virali prima ancora che esistesse il concetto, montando sulla marea dell’indignazione e dell’ossessione per l’aspetto fisico» (Vanessa Friedman, New York Times) • Ha detto: «Mi sono divertito un sacco in vita mia, non mi sono fermato davanti a niente, ho fatto di tutto, sperimentando qualsiasi fantasia».
Premessa «Per i più piccini: la nobilitazione della mutanda è recente e si deve a questo signore. Prima di lui, i maschi ricchi compravano le Perofil nella scatola cartonata, i poveri gli slip anonimi al mercato» (Michele Masneri, Vogue, 7/11/2017).
Titoli di testa «Suona il telefono, è Calvin Klein, prefisso 310, da Beverly Hills. Chiama prima dell’ora concordata perché poi ha degli impegni. “Sono Calvin Klein” fa un po’ impressione da sentire perché è come dire “sono la Mercedes, sono Google”» (ibidem).
Vita Nato nel Bronx da genitori ebrei. Suo padre, Leo Klein, è emigrato negli Stati Uniti dall’Ungheria. Sua madre, Flore Klein, nata Stern, è nata in America, ma i suoi genitori venivano dalla Galizia e dalla Bucovina • «Sono un americano nato a New York, una città di diciotto milioni di persone che vengono da tutto il mondo con tantissime influenze diverse. Io sono influenzato da New York e questo lo metto nel mio lavoro. Io penso che in tutto il mondo si desiderino le stesse cose: essere belli, eleganti, sexy (a Elkann) • Calvin sogna di lasciare la periferia, fare i soldi e planare su Manhattan. Fin da giovane comincia a cucire e tagliere stoffe. Frequenta la High School of Art and Design, poi il Fashion Institute of Technology, ma senza mai laurearsi. Diventa apprendista in varie case di moda newyorkesi. Poi, nel 1968, assieme all’amico d’infanzia Barry K. Schwartz, mette in piedi la sua azienda. Cominciano confezionando cappotti da donna. Hanno un negozio allo York Hotel, Barry è la mente finanziaria, lui quella creativa. Dopo dodici mesi sono già sulla rivista Vogue • «Com’era New York ai tempi suoi? “Molto eccitante, soprattutto negli anni 70 e primi anni 80. Ovviamente c’era lo Studio 54, ma in generale tutta la città era una festa continua, un sacco di gente interessante che passava da un ristorante a un club, tutti volevano avere il loro party. Lo Studio 54 era una mecca del sesso, della libertà e della fantasia. Ma anche del lavoro. Lì fui approcciato alle tre di notte da un industriale che mi chiese se mi interessasse disegnare dei jeans, e naturalmente dissi di sì”» (Masneri) • «Nel 1980 la foto della pubblicità dei suoi jeans indossati dalla quindicenne Brooke Shields, reduce dal successo planetario del film Pretty Baby di Louis Malle, ha provocato uno scandalo planetario. Lo slogan diceva: “Sai che cosa c’è tra me e i miei Calvins? Niente”. ABC e CBS, le due catene televisive più grandi di quegli anni, rifiutarono di mettere in onda gli spot, Vogue si rifiutò di stampare la pubblicità, i quotidiani gridarono allo scandalo, l’attivista femminista Gloria Steinem sporse una denuncia e il gruppo “Donne contro la pornografia” assegnò al designer il premio Pig of the Year (maiale dell’anno)» (Michele Ciavarella, Style, 12/10/2017) • Lui non si scompone: «Io sono sempre stato un anticonformista. Agisco d’istinto. Ho sempre cercato di creare cose che provocano pensieri e sentimenti erotici. Come ho sempre amato il rischio spingendo le mie visioni senza interessarmi se il mondo fosse pronto o meno». Spiega: «Quando ho lanciato i miei jeans, decisi di rivolgermi alle persone che non avrebbero chiesto scusa per le loro scelte. Persone che, come James Dean, erano ribelli, con o senza causa» • «Lo scandalo non si attenuò e i jeans Calvin Klein ebbero un successo planetario fino a non essere considerati più “pantaloni da lavoro o per il tempo libero” ma parte integrante del guardaroba maschile e femminile. Il che spinse Mr Klein, con la complicità del suo partner Barry Schwartz e, soprattutto, del fotografo Bruce Weber, a segnare il secondo grade “scandalo” della sua carriera. Nel 1982 un enorme billboard, un cartellone gigantesco, apparve a Times Square. Ritraeva un uomo in mutande bianche fotografato contro un muro di una tipica casa di un’isola greca dell’Egeo. È il corpo statuario dell’atleta olimpionico Tom Hintnaus» (Ciavarella) • Racconta Klein: «Stavo guidando per Sunset Boulevard, vidi questo ragazzo che faceva jogging, lo fermai, mi presentai, lo convinsi a fare un servizio fotografico. “Ti portiamo a Santorini”, gli dissi» • «Weber, straordinario fotografo costruttore di immagini dell’America wasp, non si fece sfuggire l’occasione. Portò collezioni, stilista e modello a Santorini, mise Hintnaus contro il muro di una casa bianca e con quell’immagine trasportò l’immaginario della cultura gay nel mondo dei maschi eterosessuali americani. Nacque così il metrosexual, una tendenza sociale di comportamento maschile che sarebbe arrivata alla massa dieci anni dopo» (Ciavarella) • «Per molti fu uno shock pari per grandezza all’ingorgo che si creò nel traffico a causa della curiosità degli automobilisti, occupati più a osservare l’immagine che alla guida. Il giorno dopo, la stessa fotografia era attaccata su tutti gli autobus di New York. L’immagine era talmente sensuale che la gente strappava i pannelli dalle fiancate degli autobus. “Sono venuti a dirmi, preoccupati, che avremmo dovuto pagare i danni. Forse 500 dollari per ogni autobus. Risposi che avremmo pagato…”, ricorda Klein. Il successo di quegli slip con il taglio a Y “che rendevano più confortevole l’intimo maschile” fu immediato perché rendeva sexy un capo di abbigliamento che, fino ad allora, era destinato a rimanere nascosto. Persino i ragazzi dell’hip hop hanno cominciato a far uscire l’elastico con il marchio dai loro jeans» (Ciavarella).
Kate «Ha erotizzato le nostre adolescenze partendo da Obsession, dal bianco e nero di Kate Moss. “Aveva quindici anni. Mi piacque subito, era l’epoca delle supermodel, tutte molto formose, con dei corpaccioni, ma io volevo una donna più androgina, senza quei seni giganti, e lei era perfetta, era il contrario. Inoltre, non mi piaceva usare volti troppo utilizzati dagli altri. Si presentò la prima volta con delle foto fatte da un suo sconosciuto fidanzato italiano, tale Mario Sorrenti. Erano scatti pazzeschi. Lui la fotografava di continuo”. Lei usò le immagini private scattate da Sorrenti durante una vacanza. “No, è peggio di così (risata). Sono stato io che li ho spediti in vacanza. Sorrenti non era nemmeno fotografo allora. Ma io li ho mandati una settimana alle Isole Vergini, gli ho pagato tutto. Sono partiti soli, senza truccatori o assistenti, solo loro due. Sono tornati a New York con queste foto straordinarie che raccontano la storia di una vera ossessione d’amore (quegli scatti, con Kate Moss sdraiata su un divano nero sgarrupato, o a seno nudo come nella foto di apertura, sono in effetti autobiografia degli anni Novanta, nda)» (Masneri).
Amore «Lei si è sposato due volte. Con due donne. “Sì, la seconda volta in Italia”» (Masneri) • Con la prima moglie, Jayne Centre, stilista, fu sposato dal 1964 al 1974. Una figlia, Marci Klein, che lavora alla NBC per il Saturday Night Life • La seconda moglie, Kelly Rector, era la sua assistente. Sposata nel 1986, quando lei aveva 29 anni, 14 meno di lui. Cerimonia di nozze a Roma, officiante il sindaco. «Ricordo il Campidoglio deserto, una scena surreale, solo noi due e i testimoni». «(si risale al sindaco, Nicola Signorello, DC in purezza, esperto in monopetto lucidi, se qualcuno ha delle foto le produca immediatamente, nda)» (Masneri). Calvin e Kelly furono definiti «la coppia regina della moda internazionale». Lei chiamava lui «il miglior ragazzo del mondo». Lui definiva lei «la mia musa», le regalò persino alcuni gioielli comprati dalla duchessa di Windsor. Si separarono nel 1996 (anche se divorziarono solo nel 2006), erano in crisi dopo che una biografia non autorizzata (Obsession, 1994) aveva rivelato la relazione segreta di Klein con un uomo, lo stilista Perry Ellis, morto di Aids • Fino al 2013 è stato fidanzato con il pornoattore Nicholas Gruber, 49 anni meno di lui.
Politica Democratico.
Vizi Nel 1998 si fece ricoverare in una clinica in Minnesota per disintossicarsi da alcol e droga. Disse di aver toccato il fondo il giorno in cui interruppe una partita di pallacanestro tra New York Knicks e Toronto Raptors, andò verso il giocatore Latrell Sprewell, che stava effettuando una rimessa, lo afferrò per il braccio farfugliandogli qualcosa. Sprewell, imbarazzato, attese l’intervento della sicurezza.
Curiosità «È pentito di aver venduto la sua azienda nel 2002? “Assolutamente no. Faccio altre cose, viaggio, parlo nelle università. Tutti conoscono il marchio, ma non sanno chi c’è dietro. Ho una vita meravigliosa. Ho anche una ricca vita sociale, tra New York e Los Angeles”» (Masneri) • Gli piace andare a teatro, alle mostre e uscire con gli amici • «Faccio molta attenzione, mangio cibi freschi, molto pesce, molto pollo, non bevo e non fumo da anni. Devo dire che mi interessa la salute» • Nel 2000 a Torino visito la pasticceria Pfatisch. «Il cioccolato è una delle cose più belle della vita» • La figlia Marci nel 1978 fu rapita e tenuta in ostaggio per nove ore da un gruppo di estorsori. Chiesero 100 mila dollari di riscatto. Furono arrestati • Anche Ralph Lauren e Robert Denning sono nati nel Bronx da genitori ebrei • Il Fashion Institute of Technology, quello che non gli diede una laurea da giovane, gli conferì un dottorato honoris causa nel 2003 • «Che cosa suggerirebbe a una persona giovane che vuole incominciare un lavoro nel mondo della moda? “Deve sapere quello che vuol fare, deve credere in se stessa, è duro lavoro, bisogna saper guardare le opportunità, essere flessibili e pronti ad adattarsi al cambiamento. E non avere mai paura di credere in se stessi, di avere fiducia”» (Elkann) • Nel 2004, un tizio, avvistatolo in un ristorante di New York, gli si avvicinò e si tirò giù i pantaloni: voleva fargli vedere che indossava delle mutande disegnate da lui.
Titoli di coda «Cos’è cambiato nella moda rispetto ai suoi tempi? “Be’, Internet. È stata una rivoluzione. Consideri che noi abbiamo creato un grande brand globale prima di Internet. Forse siamo stati gli ultimi. Oggi forse faremmo le stesse cose, ma raggiungere le persone è molto più facile con i social media”. Lei ne fa uso? “Mah, poco (sospiro); ogni tanto posto qualcosa su Instagram, ma cerco di essere il più riservato possibile”» (Masneri).