Anteprima, 20 ottobre 2020
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Biografia di Enzo Mari
Enzo Mari (1932-2020). Designer. Sedia Tonietta, sedia Box, ha vinto quattro volte il Compasso d’oro (l’ultimo alla Carriere nel 2011). • «Mio padre era guardato male dai più poveri dei poveri. Mai posseduto un conto in banca. Aveva solo un sogno, che diventassi professore universitario. Ho lavorato duro fin da quando avevo 14 anni. Ho mantenuto la famiglia. Ho fatto di tutto. Quando ho potuto mi sono iscritto all’Accademia di Brera. Ma non ho visto soldi fino ai quarant’anni». • Primo lavoro: «Un cartello per pubblicizzare il vino nuovo in un’osteria sotto casa». • «A Roma, di fronte alla cappella Sistina, mi sono reso conto che non avrei mai potuto raggiungere quei livelli. E allora mi sono posto l’obiettivo di diventare il Michelangelo dei fiammiferi. Per molti anni la mia attività fu di progettare giocattoli in legno per la Rinascente». • «Nani, ballerine… I designer sono i primi tra i miei nemici. Il 95% è totalmente ignorante. Sono dei piccoli robot che accettano come valore solo il mercato. Poi c’è un 5% che capisce, ma cinicamente accetta le distorsioni dello stesso mercato: oggetti costruiti per durare solo qualche mese… Non servono a chi li acquista, ma a chi li produce per fare profitto. È legittimo, ma non si riempiano riviste e volumi per dire che questi lavori contengono qualcosa di cui la società ha bisogno» (a Vittorio Zincone). • «Mari incarna perfettamente il design italiano contemporaneo, le sue aspirazioni, le sue difficoltà, i suoi limiti e insieme le sue riuscite. Il design rappresenta un prodotto di lusso che aspira, grazie alla grande produzione, ad essere alla portata di molti, se non di tutti. Quando Mari parla di qualità formale e qualità sociale vuole indicare proprio questi due aspetti: oggetti di qualità a prezzi bassi, ma anche dotati di valori estetici riconoscibili e apprezzabili. Il problema non è di poco conto, visto che dietro il lavoro di un designer come Mari c’è la volontà di coniugare estetica e politica, utopia del gusto e utopia sociale» (Marco Belpoliti). • «Distinguo l’ambito progettuale in paranoico e metanoico. I paranoici sono i maestri come Ettore Sottsass ed Enzo Mari, che affermano in modo perentorio ciò che è bello e il pubblico dovrebbe capirlo. In realtà la gente non capisce. L’esempio estremo è la frase di Mari, che dice: “Quando faccio un progetto e si vende davvero bene, comincio a dubitare che non sia un buon design”» (Alberto Alessi, imprenditore). • «Pensa creativamente e costruisce logicamente» (Max Bill), «La coscienza dei designer» (Alessandro Mendini), «Massima autorità morale nel campo del design italiano» (Giovanni Klaus Koenig), «Fa della contraddizione un vero e proprio materiale creativo, si impegna a ridurre nell’uso della cosa la possibilità dell’errore» (Vittorio Gregotti). • «Sono comunista. Intendiamoci, non sono mai stato iscritto al partito. Anche perché quando esponevo le mie idee e cercavo di contattare qualcuno, mi rispondevano immancabilmente: sei un bravo ragazzo, ma di queste cose si parlerà fra quarantamila anni». • Due figli, lo scrittore Michele Mari e Cristina, avuti dal primo matrimonio con la disegnatrice Gabriella Ferrano (nome d’arte Iela Mari). Ha poi sposato la critica d’arte Lea Vergine. «Una volta Enzo mi ha detto: “Sei troppo. Vestiti di marrone scuro”. Mi ha disegnato un vestito e io, come una monaca, l’ho portato per un anno intero”» (Lea Vergine) [a cura di Lauretta Colonnelli, dal Catalogo dei Viventi 2009, Marsilio]. La notizia della morte è stata data da Stefano Boeri, presidente della Triennale di Milano, dove da pochi giorni era iniziata una mostra proprio su Mari.