Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  novembre 01 Domenica calendario

Biografia di Pablo Iglesias


Pablo Iglesias, nato a Madrid il 17 ottobre 1978 (42 anni). Uomo politico • «Giovane capo di Podemos, il partito spagnolo a mezza via tra sinistra radicale e neopopulismo, un poco Tsipras, un poco Di Battista» (Michele Serra, la Repubblica, 20/5/2018) • «Tendenza populismo di sinistra, un po’ Fiorello prima maniera, con codino più pizzetto» (Michele Masneri, Il Foglio, 15/6/2019) • Detto «el Coleta», il Codino, per la sua coda da cavallo • Già deputato al Parlamento europeo (dal 2014 al 2015). Dal 13 gennaio 2016 deputato alle Cortes per il collegio di Madrid. Dal 13 gennaio 2020 vicepresidente del governo spagnolo e ministro per i diritti sociali e l’agenda 2030 • «Pablo ha fatto solo e sempre politica. Non ha mai pensato ad altro, non ha altra vita» (Carlos Prieto del Campo, politologo, suo ex professore all’università) • «La spregiudicatezza con cui passa da toni anarcoidi ad invettive populiste è impressionante; ma è tutta dentro un tempo segnato dalla rivolta contro le istituzioni, i partiti, i sindacati, le élites anzi le caste, in Spagna particolarmente predatrici e corrotte a livelli pressoché italiani. Iglesias non è antipatico, anzi. È un seduttore. Riconosce tutti i suoi interlocutori, o almeno è abilissimo a farlo credere: “Certo che mi ricordo di te…”. Si veste al discount e fa in modo che si sappia. Talora scioglie in pubblico i lunghi capelli per poi legarli nel codone, El Coleta. Ha una percezione esagerata di se stesso. Discetta di strategia, evoca Machiavelli e Sun Tsu. Dice di ispirarsi a Gramsci. È amico di Luca Casarini. Cita Toni Negri e Mario Tronti: “Ribellarsi è giusto; ma bisogna farlo bene, saperlo fare bene, imparare a saperlo fare bene, e questo è il compito di una vita”. Lo accusano di aver fondato, più che un partito, una setta, dedita al culto di una personalità: la sua» (Aldo Cazzullo, Corriere della Sera, 2/12/2015) • Solo a sentirlo nominare, le signore del barrio di Salamanca, il quartiere più ricco di Madrid, si irrigidiscono: «Perché ci devi mandare di traverso le olive?».
Titoli di testa «Niente a che vedere con Julio Iglesias, il cantante? “Niente a che vedere”» (Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport, 26/5/2015).
Vita «Il nome completo è Pablo Iglesias Turrión Santa Maria, dove si combinano, alla spagnola, il cognome della madre Maria Luisa Turrión, avvocato delle Commissioni Operaie, e il cognome del padre, Francisco Javier Iglesias, ispettore del lavoro e storico. Di sinistra fin dal primo vagito: Pablo Iglesias Posse (1850-1925) è il fondatore del Psoe, il partito socialista spagnolo, e i genitori hanno chiamato Pablo il loro figlio in suo onore» (Dell’Arti) • «Cresce nel mito del nonno paterno, Manuel Iglesias Ramirez, condannato a morte da Franco e graziato in tempo. Rivendica di aver letto Verne e Salgari, come le generazioni precedente» (Cazzullo) • Tipica carriera del politico di sinistra. A quattordici anni è già iscritto ai giovani comunisti. Erasmus a Padova, dove conosce Luca Casarini, uno dei capi del movimento no-global italiano. Viaggio a Genova nel 2001, durante i giorni del G8. Una laurea in giurisprudenza con una tesi sui movimenti disobbedienti, una seconda in scienze politiche, poi continua con il dottorato. Un periodo di studi a Cambridge, dove studia la politica sudamericana. «Alla prima lezione da professore fa alzare gli studenti in piedi sui banchi, come nell’Attimo fuggente» (Cazzullo) • Nel 2011 la Spagna è scossa dalle proteste degli Indignados, che manifestano contro il potere della finanza mondiale e la subordinazione della politica all’economia. Lui, che da anni sogna di fondare un suo movimento ambientalista, ne rimane colpito. «Insieme a pochi altri intuisce che c’è uno spazio politico molto ampio da riempire» (Salvatore Cannavò, Il Fatto Quotidiano, 22/12/2014) • «Dietro a Podemos c’è un think tank che si chiama Centro de estudios políticos y sociales (Ceps), che ha sede a Valencia, e che ha fornito assistenza giuridica e politica a molti dei governi dell’ondata a sinistra latino-americana: dal Venezuela dello stesso Chávez, all’Ecuador di Rafael Correa, alla Bolivia di Evo Morales, al Paraguay del vescovo Lugo e al Salvador di Mauricio Funes. Non gratis: il governo di Caracas, in particolare, l’ha foraggiata con 3,7 milioni in dieci anni. Sono uomini del Ceps che hanno lavorato con Chávez sia Íñigo Errejón, capo della campagna del Podemos, sia il politologo Juan Carlos Monedero, addetto a programma e strategia». Iglesias lavora per il Ceps dal 2006 • Il nuovo partito nasce il 17 gennaio 2014 in un piccolo teatro del quartiere di Lavapiés a Madrid. Elemento centrale saranno i circoli, le assemblee degli indignados. Si potrà diventare attivisti sia di persona sia online. Si citano Antonio Gramsci e i populisti argentini • Al primo vero congresso gli oppositori di Iglesias vorrebbe eleggere tre portavoce, anziché un unico segretario generale. Lui risponde spavaldo: «Tre segretari generali non vincono le elezioni contro Rajoy e Sanchez, uno solo sì». Eleggono lui • «Molti lo considerano il gemello di Tsipras. Lui si arrabbia, invece, se lo accostano a Grillo. Di certo, voluto o no l’accostamento, il suo Podemos fa venire in mente lo slogan obamiano “Yes we can”» (Binelli) • «Lo promuovono a conduttore di un programma tv on line (La Tuerka), lo chiamano affettuosamente “El coleta”, “Il codino”, i giornali sono pieni della sua storia d’amore con Tania Sánchez Melero, 36 anni, coda di cavallo e piercing al labbro, carriera nei movimenti, simpaticissima in tv, leader a suo tempo di Izquierda Unida» (Dell’Arti) • Scrive Iglesias: «La tv aiuta a costruire paradigmi, vale a dire strutture mentali associate a valori, con i quali pensiamo. Lo fa con un’intensità maggiore dei tradizionali luoghi di produzione ideologica: la famiglia, la scuola e la religione» • «Dopo La Tuerka conduce un altro talk, pagato dalla tv iraniana: all’inizio c’è lui che sale su una Harley-Davidson e parte rombando con casco e arco indiano a tracolla, al grido di “Attento alla testa, uomo bianco, siamo a Fort Apache!”. Se lo contendono altre trasmissioni dai titoli immaginifici: El Gato al agua, El Hormiguero, El Cascabel, La sexta columna, La sexta noche, La noche en 24 horas, Te vas a enterar. Spesso canta, talora bene. La sua ossessione è il linguaggio. Parafrasa Marx — “il cielo non si prende per consenso, si prende per assalto” — e l’allenatore dell’Atletico Madrid, El Cholo Simeone: “Vinceremo il campionato partita dopo partita”. Coltiva un lessico fiorito — “l’arma più potente del futuro è la poesia” —, metafore di sua invenzione — “l’era della caverna mediatica” per indicare la comunicazione prima della sua venuta —, citazioni colte e talora sbagliate: “Come scrive Kant nell’Etica della ragion pura…”. “Critica della ragion pura”, l’ha corretto Rivera. Iglesias è stato prontissimo: “Tu l’hai letto? No? Male”» (Cazzullo) • Propone un salario minimo proporzionale a quello massimo, la pensione a 60 anni, cancellazione del debito pubblico, divieto di licenziamento nelle aziende in attivo, lotta alla corruzione. Gira la Spagna in furgoncino. Su suggerimento dei suoi consiglieri, durante la campagna per le europee del 2014, smette di indossare il piercing al sopracciglio • «Il suo volto, con l’immancabile codino, compariva al posto del simbolo sulle schede elettorali di Podemos. E a chi gli contesta un affanno di protagonismo, replica: “A me nemmeno piace, ma non avendo i finanziamenti ai partiti come il Psoe e il PP né amici potenti, non c’è alternativa”» (Paola Del Vecchio, Il Messaggero 27/5/2014). Alla fine Podemos si aggiudica cinque deputati e l’8% dei voti. È il quarto partito spagnolo • Alle politiche del dicembre 2015 arriva al 20,6% con 60 seggi. Nel giugno 2016, in coalizione con Izquierda Unida tocca il 21,7% e conquista 71 seggi • Problemi interni: il cofondatore e segretario politico di Podemos Íñigo Errejón, vuole formare un governo con i socialisti, ma nel 2017 perde il secondo congresso del partito, che conferma Iglesias alla segreteria con 60% dei consensi • Problemi esterni. Gli avversari lo trattano come un matto. Gli imprenditori lo temono. Lo scrittore Javier Cercas lo detesta: «Iglesias è senz’altro una persona intelligente. Il suo problema è che non è intelligente come crede di essere». «Il premier Rajoy tenta di ingabbiarlo in una serie di patti di responsabilità nazionale, contro il terrorismo e per l’unità della Spagna; ogni volta Iglesias va alla Moncloa, sempre in maniche di camicia, ascolta con attenzione, dice no e propone un referendum: sull’intervento in Siria, sull’indipendenza della Catalogna» (Cazzullo) • «Nel frattempo a Iglesias è successo di tutto. Si è lasciato con la compagna, un’altra star mediatica, la comunista Tania Sanchez. Ha ammesso di sentirsi cansado, stanco. Ha perso il suo braccio destro, Juan Carlos Monedero, autore del saggio dal delirante titolo Innamorarsi di un camminante delle nevi ma sposare un Lannister, accusato più prosaicamente di evasione fiscale e traffici finanziari con il Venezuela» (Cazzullo) • Eppure Iglesias non demorde. «“Remontada! Remontada!” gridava alla fine di ogni comizio. Iglesias è tecnicamente un mitomane. Dice frasi tipo “sarò il primo leader spagnolo che parla inglese”, “sono Davide contro Golia”, “se avessimo fatto un dibattito a quattro prenderei la maggioranza assoluta”» (ibid).
Vita privata Nel 2017 ha sposato Irene María Montero Gil, dieci anni meno di lui, psicologa, sua compagna di partito, deputata alle Cortes, e, dal 13 gennaio 2020, ministro dell’Uguaglianza • Tre figli: i gemelli Leo e Manuel (n. 2018) e Aitana (n. 2019). Si sono divisi il congedo parentale in parti uguali. Lei: «Una delle misure più importanti per avanzare nell’eguaglianza è che i permessi per maternità e paternità siano uguali, intrasferibili e remunerati al 100%, consentendo a uomini e donne di accudire i figli nella stessa misura. Se proponiamo una legge di questo tipo, dobbiamo dare l’esempio» (a Elena Mariolo Brancolino, Il Messaggero, 19/1/2019) • Molto criticati quando accesero un mutuo per comprare una villetta in campagna a Galapagar, nei pressi di Madrid, 250 metri quadrati, casetta a parte per gli ospiti, piscina, ampio giardino. Spesa: 660 mila euro, da pagare in rate da 1600 al mese per trent’anni. Mariano Rajoy ironizzò: «In Spagna l’economia è ripartita».
Religione Ateo.
Vizi Vuole legalizzare gli spinelli. «Io non li fumo, ma mi faccio di rum, che è anche peggio».
Curiosità Contrario alla corrida. «Non mi piace che si rivendichi come cultura da proteggere uno spettacolo che fa soffrire gli animali» • Nel 2017 sostenne il diritto dei catalani a votare il loro referendum per l’indipendenza • Parla spagnolo, inglese e italiano. Il francese lo legge ma non lo parla • Libro preferito: Da destra a sinistra nel mondo delle idee di Perry Anderson • Musica preferita: Habeas Corpus, Joaquín Sabina, Carlos Cano, Aretha Franklin • Film preferito: Le invasioni barbariche di Denys Arcand • Serie tivù preferita: Trono di Spade. «Sostiene di ispirarsi a Daenerys Targaryen, Madre dei Draghi e Distruttrice di Catene, e alla regina Khaleesi, che libera gli schiavi proclamando: “Non sono io che vi ho liberato, la libertà vi appartiene”» (Cazzullo) Piatto preferito: il bollito alla madrilena • Vacanze nella sierra madrilena • Guida una Renault Clio • Ha un cane, Lola, con la quale va a correre • Gioca a calcio, segue la Liga spagnola, si dichiara antimadrilista, pare simpatizzi per il Numancia de Soria • Da giovane fondò una compagnia teatrale in cui di tanto in tanto recitava anche lui • Nel 2016, forse per sbaglio, ha salutato un politico suo amico baciandolo sulla bocca. «Non ci vedo niente di male a baciare, maschi o femmine, sulla bocca» • «I miei difetti? A volte sono eccessivamente arrogante, superbo». I maligni, per questo, chiamano il suo movimento «Pablemos».
Titoli di coda «Sono contro le nostre tradizioni» dice Paco, maestro in pensione, incontrato a Las Ventas, la plaza de Toros di Madrid: «Meglio sbrigarsi a venire, ci toglieranno i tori come hanno fatto a Barcellona» (Francesco Olivo, La Stampa, 27/5/2015).