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 2020  novembre 01 Domenica calendario

Biografia di Valeria Golino


Valeria Golino, nata a Napoli il 22 ottobre 1965 (55 anni). Attrice. Regista. Produttrice • «Ha un viso antico, Valeria Golino. Una bellezza che profuma di Mediterraneo» (Leonardo Jattarelli, Il Messaggero, 8/3/2005) • Tre David di Donatello (a fronte di quindici candidature). Quattro Nastri d’argento. Tre Globi d’oro. Tre Ciak d’oro. Due Coppe Volpi per la miglior attrice alla Mostra del cinema di Venezia. Un premio Pasinetti alla miglior attrice • «Una carriera spettacolare, la sua. Qualcosa come novanta film da interprete tra autorialità e blockbuster, diretta da cineasti diversi per stile, cultura e genere che le hanno cucito addosso ruoli agli antipodi: borghese e proletaria, passionale e calcolatrice, femme fatale e anima fragile, trasgressiva e allineata» (Stefania Ulivi, iO Donna, 2/10/2020) • «Quando appare, l’aria si riempie di gioia. Non è più la ragazzina sconvolgente di trent’anni fa, gli occhi marini che affioravano dalla pioggia rotonda di fusilli corvini: adesso è una fiamma più pacata — almeno sembra — più assottigliata nel corpo e più dolce nella capigliatura a larghe onde, che lei, di tanto in tanto, risolleva e ricompone. La voce è invece sempre quella docile grattugia che ogni volta si sgrana dal suo volto infantile» (Mario Serenellini, la Repubblica 9/11/2014) • «Capace di affascinare anche le donne, figurarsi gli uomini» (Renato Franco, Corriere della Sera, 26/2/2015) • Tra i suoi film come attrice: Scherzo del destino in agguato dietro l’angolo come un brigante da strada (Lina Wertmüller, 1983), Storia d’amore (Citto Maselli, 1986), Rain Man (Barry Levinson, 1988), Paura e amore (Margarethe von Trotta, 1988), Lupo solitario (Sean Penn, 1991), Puerto Escondido (Gabriele Salvatores, 1992), Via da Las Vegas (Mike Figgis, 1995), Four Rooms (Quentin Tarantino, 1995), Fuga da Los Angeles (John Carpenter, 1996), Harem Suare (Ferzan Ozpetek, 1999), Respiro (Emanuele Crialese, 2002), Frida (Julie Taymor, 2002), Actrices (Valeria Bruni Tedeschi, 2007), Caos calmo (Antonello Grimaldi, 2008), Giulia non esce la sera (Giuseppe Piccioni, 2009), L’uomo nero (Sergio Rubini, 2009), La kryptonite nella borsa (Ivan Cotroneo, 2011), Il capitale umano (Paolo Virzì, 2013) e Il ragazzo invisibile (Gabriele Salvatores, 2014), Per amor vostro (Giuseppe Guadino, 2015), Adults in the Room (Costa-Gavras, 2019) • Nel 2013 debutto alla regia con Miele (prodotto dalla Buenaonda, la società di produzione creata con il compagno di allora Riccardo Scamarcio). Tratto dal libro Vi perdono di Mauro Covacich (con lo pseudonimo di Angela Del Fabbro), affronta il tema dell’eutanasia. Presentato a Cannes, le è valso anche un Globo d’oro come migliore opera prima. Ha diretto anche Armandino e il Madre (2010), cortometraggio, parte di una serie prodotta per promuovere la pasta Garofalo, e Euforia (2018) • Ha detto: «Il lavoro dietro la cinepresa è fatto per me, mi somiglia. Ho capito che ho voglia di continuare e di fare sempre meglio. Sono ormai un’attrice di mezza età, ma una giovane regista. L’idea mi piace» (a Gloria Satta, Il Messaggero, 3/11/2019).
Titoli di testa «L’appuntamento è in una piazza di Trastevere, a Roma. I ricci folti e scomposti, una maglia a righe colorate, il passo spedito: man mano che si avvicina, sbracciandosi per salutarmi, Valeria Golino comunica allegria ed energia. “Andiamo a mangiare”, mi dice afferrandomi sottobraccio» (Grazia).
Vita «Sono figlia di due Paesi intrisi di cristianesimo e tragedie greche» • Suo padre, Luigi, è un germanista napoletano. Sua madre, Lalla, è una pittrice greca. Ha un fratello più grande, Claudio, musicista. Da bambina, passa le giornate all’hotel Bella Napoli, di proprietà del nonno • «Io sono scissa tra l’approccio all’esistenza che ho conosciuto nella famiglia greca di mia madre, quel modo di essere un po’ tradizionale, da archetipo, e un’idea più cerebrale, che poi era il mio papà. Sono mezza e mezza: mia mamma e mio papà. Non ho mai vissuto davvero la ribellione verso i genitori» (Antonella Bussi, Vanity Fair, 2/12/2015) • I suoi genitori divorziano quando lei è piccola, lei cresce un tra l’Italia e la Grecia. «Non mi sento mai a casa. Forse ho inconsciamente perpetuato nella professione questo mio essere metà napoletana e metà greca, il mio pendolarismo di bambina tra Atene e Sorrento» • Adolescenza travolta da una violenta scoliosi. «Entrai nel cono d’ombra a nove anni e ne uscii a quattordici. Sempre a letto, malata, distante dalla felicità. Busti, fisioterapisti, dottori. Mi operarono a Chicago. Poi, improvvisamente, quando avevo perso la speranza, risalii in superficie e mi ritrovai sulle passerelle come modella» (a Malcom Pagani, Il Fatto Quotidiano, 24/12/2010) • «Iniziai a 16 anni, con una particina-ina-ina! Era l’83. Allora abitavo in Grecia con mia madre. A Pasqua ero venuta in Italia a trovare mio padre […] È stata mia zia, caricatissima, a chiedere a Lina Wertmüller di farmi un provino, per il film che stava preparando: Scherzo del destino in agguato dietro l’angolo come un brigante da strada» (a Mario Serenellini, il manifesto, 24/8/2019) • Da lì a poco la Wertmüller la chiama a casa. «Se quella telefonata l’avessero intercettata i miei genitori, oggi sarei un’altra» • La regista è molto severa, sul set maltratta Valeria tutto il tempo. «Probabilmente aveva ragione. Io ero giovane e indisciplinata, mi distraevo e andavo a giocare con i tecnici... La regista me ne diceva di tutti i colori, del resto era famosa per la sua severità. Mi accusava urlando di essere una cagna, un’attrice negata, e mi esortava a lasciare il set. Io ci rimanevo male, oggi ripenso a quel battesimo... traumatico e sorrido» (alla Satta) • Fuori dal set la Wertmüller è affettuosa. «È così che ho deciso di lasciare la scuola e di entrare nel cinema» (Serenellini, man.) • «E da allora, a gran velocità, film e successi, uno dopo l’altro. “La vita m’è scivolata via tra le dita, ogni giorno diversa. Tre anni dopo, a 19 anni, ero protagonista di Storia d’amore, di Citto Maselli, mio mentore, gran direttore d’attori, in prima alla Mostra di Venezia”» (ibidem) • «Citto Maselli disse: “Valeria fece un provino meraviglioso, era giovane e distante dall’attrice che sarebbe diventata; era piena di sogni e ingegni. Sognava di essere ricordata da bomba sexy”. “Lo provocavo solo per innervosirlo, perché lui mi voleva come attrice ideologica”» (Alessandro Ferrucci e Federico Pontiggia, il Fatto Quotidiano, 5/8/2018) • «Dopo il film di Maselli, ho subìto un grave intervento alla schiena: sono rimasta sei mesi bloccata a letto, con l’assoluto divieto del benché minimo movimento. Che fare? Ho deciso di imparare il francese. Veniva ogni giorno una giovane insegnante, che io guardavo così, da sotto in su, la testa inchiodata al cuscino. Ho imparato la lingua, leggendomi a rinforzo l’intera Recherche. Giuro. Non l’avrei mai fatto se non fossi stata malata”» (Serenellini, Rep.) • Dopo i suoi primi successi L’Espresso le dedica una copertina. Lo zio Enzo Golino, vicedirettore, le telefona: «Io non c’entro niente, voglio che tu lo sappia»  • «Cosa ricorda della Coppa Volpi presa a 20 anni? “Fui avvisata all’ultimo momento. Non avevo il vestito, lo chiesi in prestito a mia madre. Ricordo le domande un po’ stupide che mi facevano e le mie risposte altrettanto stupide” Venezia nella sua carriera? “Ci sarò andata 20 volte, nelle diverse sezioni, come giurata. È un luogo evocativo, il festival della mia nazione. Venezia è una grande madre per me”» (Valerio Cappelli, Corriere della Sera 13/9/2015) • «Dopo il premio dell’86 a Venezia, via con gli Usa: e lei è diventata hollywoodiana. “Una stagione durata 12 anni, dai 23 ai 35 anni. E 7 film”» (Serenellini) • A Los Angeles divide un appartamento con l’attrice Greta Scacchi. «Del suo periodo statunitense si è definita sciatta e noncurante… “Per molti versi è stata una fase divertente, piena d’incontri; però c’era un’ambivalenza tra il restare un po’ sciatta e noncurante, e il professionismo degli altri. Ho pure sbagliato nel rifiutare dei film”. Con Rain Man ha capito di dover smettere con le canne. “Non era il caso: sono arrivata sul set con un approccio brado, e probabilmente era un modo per difendermi davanti a un progetto troppo grande per la Valeria d’allora; così sminuivo la questione per poter abbracciarla in toto” I suoi colleghi… “Tom e Dustin avevano una dedizione incredibile, una passione totale, mentre io ero parziale”» (Ferrucci e Pontiggia) • «Rain Man. Sono stata alla prima con accanto gli altri due protagonisti, Tom Cruise e Dustin Hoffman. Ero disperata. Mi dicevo: non andrà a vederlo nessuno. Ma sono stata smentita. Rain Man, dopo ormai un quarto di secolo, continua a essere uno dei film del nostro immaginario. Privilegio di pochi titoli nella storia del cinema» (Serenellini, Rep.) • «Mi giravano attorno possenti animali da cinema, come Julia Roberts, che ho conosciuto e incrociato in più occasioni: vicino a lei diventavo subito la straniera, la reietta…» (Serenellini, man) • Con la Roberts Valeria partecipa al provino per Pretty Woman. «Alle selezioni eravamo rimaste noi due. Come spesso accade a Hollywood, ci hanno sottoposto a un provino davvero crudele: vestite uguali, un camerino di fianco all’altro, ci chiamavano a turno per fare la stessa scena. Quando una andava, l’altra tornava e capitava di incontrarci in corridoio. Lei mi sorrideva e mi incitava: “Go get them, Vai e conquistali”. Io mi limitavo a guardarla. Era così bella, così pazzesca, così giusta per quella parte che ho capito subito e mi sono detta: non ce n’è». Stessa cosa le capita con Uma Thurman per il Barone di Munchausen. L’ho vista arrivare e subito ho capito: non ce n’è. Ci assomigliavamo ma io ero la sua brutta copia, una versione “schiacciata” di Uma, come se l’avessero accorciata di mezzo metro a martellate» • «Ha lavorato con i grandi. “E tra questi chi mi ha stupito maggiormente è Sean Penn, uno brillantissimo… […] Dopo i primi reciproci sguardi pericolosetti, abbiamo capito che era meglio lasciar perdere; un giorno mi ferma: ‘Rischiamo di metterci nei guai’. Da quel momento siamo diventati amici”. Solo amici? “Mi ha insegnato molto, mi ha regalato consigli che poi ho ritrovato nella vita professionale, in particolare su come non seguire sempre l’istinto, l’inconsapevolezza, quando prima ero stata forgiata così, pensavo fossero le basi da preservare a ogni costo”» (Ferrucci e Pontiggia) • «Weinstein lo ha conosciuto? “Eccome”. E… “Ha tenuto con me più o meno lo stesso atteggiamento”. Quale? “Quello descritto da le altre attrici”. E… “Ho scelto di non parlarne perché credo che a questo punto sia inutile”» (Ferrucci e Pontiggia).
Amore È stata con il regista Peter Del Monte dal 1985 al 1987, con l’attore Benicio del Toro dal 1988 al 1992, con l’attore Fabrizio Bentivoglio dal 1993 al 2001, con l’attore Andrea Di Stefano dal 2002 al 2005, con l’attore Riccardo Scamarcio dal 2006 al 2016. Nel 2011 le è stato attribuito un flirt con Luca Zingaretti • «Io sono sempre stata attratta dalla bellezza degli uomini. Credo che i belli difficilmente siano cattivi con le donne, in genere non soffrono di complessi e non cercano rivincite. Non sono una che dice “purché mi faccia ridere”, ho già tanti amici che mi fanno ridere. E non credo che senso dell’umorismo ed erotismo vadano d’accordo» (a Maria Pia Fusco) • Alla domanda: «Che cosa piace di lei?», risponde: «Forse all’inizio do l’impressione di essere un’amante pazzesca. Quando scoprono che non è vero è troppo tardi, ormai si sono affezionati» • «Perché con lei e con poche altre, per esempio Monica Bellucci, prima o poi si finisce a parlare degli amori?
 “Forse perché abbiamo avuto fidanzati famosi. Ora che sto con un avvocato me lo chiedono meno. Non ha 25 anni meno di me, come scrivono. Sono tanti, ma non 25. Mi fanno queste domande forse perché non mi sono mai sposata. Mi manca non essere madre, mentre non essermi sposata non è una tappa a cui ambivo. Ma chi lo sa, magari un giorno mi sposerò per allegria, come dice una commedia di Natalia Ginzburg”» (Cappelli, 2019).
Politica «E della crisi politica italiana che idea s’è fatta?
 “La destra-destra mi fa paura, quello tra i Cinque Stelle e il Pd mi sembra un gran pasticcio”» (Cappelli, 2019).
Tifo «Sono diventata tifosa dell’Inter perché il mio compagno lo è: mi sono adattata. Ma sono irritata da queste flebo continue. Se il calcio fosse solo settimanale sarebbe sopportabile, ma se è troppo finisce per irritarmi» (ad Alain Elkann, La Stampa, 23/6/2002).
Vizi «Mi è capitato di ubriacarmi, ma mai in maniera eclatante, evito i sensi di colpa del giorno dopo» (a Ferrucci e Pontiggia).
Curiosità Alta 1 metro e 66 • Casa a Roma, sul Celio, con vista sul Colosseo • Parla italiano, greco, francese e inglese • Dice di essere sbadata, ansiosa e vanitosa • Le piace oziare, andare al mare, organizzare viaggetti, andare dal parrucchiere, fare conversazione • Ama il tè Lapsang Souchong («affumicato come piace a me, greca d’origine e di gusti») e adora leggere, anche se «il grande amore distrae da tutto il resto, mi ha perfino distratta dal leggere, non leggevo più» (a Alain Elkann, La Stampa, 17/2/2008) • «Ho tre gatti, un cagnetto e alcuni asini nella casa che ho messo su in Puglia con Riccardo e che continua a essere anche mia» • Non è sui social. «È un mondo a me sconosciuto, quello della influencer. Tanto di cappello a chi fa soldi sulla vacuità, ma non avendo né Instagram né Facebook, non so nemmeno come funziona ’sto lavoro, non so cosa sia. È stato sdoganato un comportamento che fino a pochi anni fa ritenevano tutti volgare. E ora ci sembra del tutto normale» • Non è vegana, buddhista e non è mai stata in analisi • Non le piacciono neanche le serie tivù. «Si sono impossessate di tutti gli argomenti, anche quelli che una volta appartenevano solo al cinema, e in maniera spregiudicata; all’improvviso il grande schermo si è ritrovato senza più la priorità sui suoi temi, i tabù, gli scandali; ma c’è una speranza: spesso le serie non lasciano traccia» • «Amo l’anestesia, quell’affidarsi a chi indossa il camice bianco e che ti può estraniare da qualsiasi pensiero. Ricordo che un pomeriggio mi hanno dovuto fare due anestesie consecutive. L’impressione indimenticabile? Entrare in un meraviglioso nirvana» • «“Come si sente?”, “È felice?”, “Cosa si prova a conquistare la Coppa Volpi a tanti anni di distanza dalla prima volta?”. Le domande, osserva Valeria Golino, sono sempre le stesse: “Quesiti normali che mi sono trovata a porre anch’io in occasioni simili. Una volta ero con Benicio Del Toro. Intorno a lui c’era l’eccitata soddisfazione della troupe, gli occhi dei produttori brillavano d’orgoglio, si avvertiva la voglia di condividere il momento. Allora presi coraggio e glielo chiesi: ‘Benicio, sei contento?’. Lui si guardò intorno, tacque, poi disse serio: ‘Sono contento per gli altri’. Ecco, gli rubo la risposta. Stasera sono contenta per gli altri e sono sorpresa per me stessa. Dopo tutto quello che è successo e dopo tutto quello che soprattutto non è successo, ricevere un premio nello stesso luogo in cui mi capitò di ricevere una coppa ventinove anni fa, un suo effetto, uno strano effetto, per quanto effimero e vanaglorioso, lo crea» (Malcom Pagani, il Fatto Quotidiano 13/9/2015).
Titoli di coda «Non mi guardo indietro, non penso che tra le due vittorie, quella con Maselli e questa con Gaudino ci siano relazioni legate a chissà quale significato, non sono fatalista. Di certo ho fatto un bel giro. Un giro lungo» (ibidem).