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 2020  ottobre 10 Sabato calendario

Biografia di Ottavia Piccolo


Ottavia Piccolo, nata a Bolzano il 9 ottobre 1949 (71 anni). Attrice. Una delle più importanti della sua generazione • «Una donna di teatro senz’ombra di teatralità» (Elisa Chiari, Famiglia Cristiana, 7/3/2017) • Nella vita ha fatto un po’ di tutto • Esordì sul palcoscenico a 11 anni accanto ad Anna Proclemer in Anna dei miracoli di William Gibson, poi interpretò la terzultima figlia del principe di Salina nel Gattopardo (Luchino Visconti, 1963). Nel 1971 vinse Nastro d’argento, David di Donatello e Palma d’oro a Cannes per Metello (Mauro Bolognini, 1970) • Al cinema, tra le altre cose, ha recitato in: Serafino (Pietro Germi, con Adriano Celentano, 1968), Zorro (Duccio Tessari, 1975), La famiglia (Ettore Scola, 1987), Da grande (Franco Amurri, con Renato Pozzetto, 1987), un episodio di Sposi (Felice Farina, 1988), Il lungo silenzio (Margarethe von Trotta, 1993), Tu la conosci Claudia? (Massimo Venier, con Aldo, Giovanni e Giacomo, 2004), 7 minuti (Michele Placido, 2016) • Vista in tivù, tra le altre cose, in: Le notti bianche (1961), Un mese in campagna (Sandro Bolchi, 1969), Il mulino del Po (Sandro Bolchi, 1971), La vita di Leonardo da Vinci (Rai 1, 1971), Orlando Furioso (Rai 1, 1974), La Certosa di Parma (Rai 1, 1982), La coscienza di Zeno (Rai 2, 1988), Donna (Rai 1, 1996) • A teatro ha recitato Shakespeare, Goldoni, Molière e i classici greci. Vista in: Buenos Aires non finisce mai (Vito Biolchini e Elio Turno Arthemalle, 2001); Il processo a Dio, sul dramma della Shoah (Stefano Massini, 2007); Donna non rieducabile su Anna Politkovskaya (Stefano Massini, 2009), Enigma - niente significa mai una cosa sola (Stefano Massini, 2015), 7 minuti (Alessandro Gassmann, 2016), Occident Express (Haifa è nata per star ferma) (Stefano Massini, 2017) • Ha inciso un quarantacinque giri • Ha doppiato la principessa Leila nella versione italiana di Guerre Stellari • Le offrirono la parte della Perla di Labuan in Sandokan, ma rifiutò perché non voleva allontanarsi troppo dall’Italia • «È abbastanza impressionante vedere con quanti registi “decisivi” hai lavorato, da quando avevi dieci anni, sia per il cinema che a teatro. Ne ricordo alcuni: Visconti, Scola, Magni, Germi, Bolognini, Samperi e ancora, sul palco, Strehler, Ronconi, Cobelli, Castri, lo stesso Visconti. Che vuol dire? “Vuol dire che ho avuto culo. Al massimo un po’ di fiuto”» (Toni Jop, l’Unità, 15/4/2006).
Titoli di testa «In questa via Riva di Corinto, dietro il casinò, passiamo dall’affollato camion del formaggio dei Fratelli Michieletto, ecco offerte sul grana doppio uso. Ma che è? “Vuol dire sia da taglio che da grattugiare”, mi dice Piccolo esperta, poi tra i formaggi c’è il Montasio Mezzano che pare una prelibatezza, poi arriviamo a un banchetto di camicie Made in Italy, 18 euro, di squisita fattura, e una signorina Marina che si è fatta i capelli viola e verdi “per il Festival, e poi perché devo andare a Ischia col fidanzato!” dice alla Piccolo “ah brava, ti gà cambià marito!”, guardando a me, e scherziamo un po’, mentre il marito vero attende in macchina, e poi ci porta al bagno Alberoni, che è fichissimo, una spiaggia dell’estremo sud del Lido, di straziante bellezza e chiarore, con capanne e tutto, “dove Luchino venne a girare gli esterni di Morte a Venezia”. Perché le scene balneari non vennero girate all’Hotel Des Bains come si credeva bensì qui, e perché ovviamente il fantasma del Cinema al Lido lo mandi fuori dalla porta e rientra dalla finestra, e questo bagno dove sguazzava il piccolo Tadzio nel film (1970) oggi però ha soprattutto fotografie e memorabilia di Giorgio Gaber, non si sa perché» (Michele Masneri, inviato al Lido di Venezia, Il Foglio, 20/9/2015).
Vita «Lei calcava le scene all’età di 11 anni: figlia d’arte? “Scherza? Mio padre era un maresciallo dei carabinieri di origini pugliesi. Quando sono nata aveva 48 anni. Mamma era nata a Tripoli da genitori marchigiani. Venni alla luce casualmente a Bolzano, dove passai nove mesi nella pancia e altrettanti fuori, poi ci trasferimmo a Roma, quartiere popolare di San Paolo fuori le Mura nelle case del Comune, 30 metri quadrati”» (Pierluigi Vercesi, Corriere della Sera, 3/12/2019) • Suo padre si chiama Nicola, sua mamma Margherita, sono già sposati da 13 anni quando nasce Ottavia. «Chi e perché ha scelto il suo nome? “Era il nome della nonna. A mia madre non piaceva. Per un po’ ha tentato di darmi un diminutivo: Otti, Ottaviana, Viana... Poi ha deciso: ‘Basta, sarà Ottavia’”» (Famiglia Cristiana, 17/12/2010) • I suoi genitori sono molto apprensivi, hanno paura di insegnarle a nuotare e ad andare in bicicletta • Da bambina Ottavia vuole fare, nell’ordine, la suora, la ballerina o l’archeologa • Sua mamma le legge la favola Il principe e il povero. «Non riusciva ad arrivare alla fine perché, quando picchiavano il principe, piangevo talmente tanto che doveva smettere il racconto. Che picchiassero il povero non mi importava: ero più realista del re» • Margherita Piccolo non è mai stata a teatro, ma ci si è appassionata ascoltandolo alla radio. Così, quando legge sul giornale che cercano una bambina per Anna dei miracoli, ispirato alla vera storia della sordo-cieca Helen Keller, dice: «Ottavia ci andiamo? Così vediamo com’è fatto un teatro» • «Al Quirino di Roma spalancammo gli occhi come bambine nella fabbrica della cioccolata. Mi presero per il fisico: mingherlina, dimostravo meno dei miei 10 anni, capelli biondi lunghi. Poi si accorsero che avevo un modo buffo di stare sul palcoscenico» • «Non sarà stato facile farlo accettare a un padre carabiniere. “Papà mi considerava una cosa miracolosa. Gli avessi chiesto di scalare l’Himalaya, me l’avrebbe concesso, pur di vedermi sorridere. Fu felicissimo. Un po’ meno quando infilammo i nostri quattro stracci nella valigia e andammo in tournée per sette mesi. Rimase solo, con il ricordo della prima ufficiale, a Milano, dove venne e pianse l’anima vedendomi recitare. Quando mi scritturarono, io e mamma ci guardammo incredule: 6.500 lire al giorno; papà portava a casa 35 mila lire al mese. Però mamma disse: ‘È un gioco, se ti stufi, si torna a casa’. Non avevamo calcolato di dover pagare alberghi e ristoranti. A un certo punto abbiamo dovuto farci mandare un vaglia da Roma”. Le permisero di non andare a scuola? “Frequentavo un istituto di monache, saltai la prima e, quando tornai, recuperai le tre medie. Lavorando però. L’anno dopo mi diedero una parte in tv con Monica Vitti. Dio mio se ero invidiosa! Faceva tutto lei, io, figlia del custode, solo tre battute. Nel ’63 mi scritturano per interpretare la figlia del principe di Salina nel Gattopardo» (Vercesi) • La preside della scuola di monache è una tipa sveglia. «Mi chiama tutta eccitata: “Chi interpreta il principe?”. Burt Lancaster. “Uh, per carità, mica è adatto”». Ma sotto sotto fa il tifo per lei • «Non è che mi ricordo molto, giravamo a villa Boscogrande, a Palermo, e Visconti naturalmente aveva cambiato tutti gli interni, aveva fatto rifare degli affreschi di cartapesta, e sono ancora tutti lì, poi la Soprintendenza li ha fatti vincolare, e adesso ci sono questi affreschi di cartapesta vincolati» (a Masneri) • Sul set tutti le danno dei buffetti. Quando provano le scena, sua mamma si rintana nei camerini per permettere al regista di rimproverarla, se serviva. «Visconti era il direttore del Circo Barnum, una macchina infernale, metteva insieme elefanti, serpenti e giocolieri. Aveva cinque vice e due assistenti. Centinaia di persone correvano su e giù, parlando una lingua diversa. Le maestranze creavano dal nulla scenari. Vivevo in una fiaba. Due mesi a Palermo, poi saltai i quaranta giorni del ballo. Rientrai per le scene girate vicino a Roma. Mi tremavano le gambe quando urlava “più a destra, più a sinistra” e io non capivo» (a Vercesi) • Prima degli esami di terza media, la preside della scuola di suore chiama la mamma di Ottavia. «Qui abbiamo le magistrali, se la iscrive chiudiamo un occhio sulle assenze» • «Assolutamente no, dico io che sono tignosetta. Faccio un liceo vero. E mi mandano al Virgilio. La mattina scuola, il pomeriggio prove, la sera in teatro. Dopo aver dormito 15 giorni sul banco, getto la spugna» • Pensa di iscriversi all’Accademia d’Arte drammatica, ma gli amici la convincono a non farlo: «Sei matta? Adesso ti vogliono tutti, se stacchi e non ti chiama più nessuno?» • «Cerco di sopperire con un’indigestione di letture. Un anno tutto Shakespeare, ed è una gran marmellata. Il successivo i russi, e il risultato non è migliore» • «La mia romanità verace mi ha anche causato qualche problemino serio di dizione: quando iniziai a recitare, fui costretta a frequentare dei corsi per migliorare il mio italiano. Parlavo decisamente come un’autentica trucida» • «Quando ho incontrato Ronconi avevo diciannove anni e non mi resi conto davvero di cosa stesse per succedere, ma ero affascinata da questo giovane regista di cui avevo già visto spettacoli rivoluzionari. Quindi gli ho detto di sì sulla fiducia, anche se non avevo capito niente perché Luca spiegava i suoi spettacoli come se fossero un rebus: dalle sue parole l’Orlando sembrava uno sketch di Cochi e Renato, mi sono resa conto solo dopo di aver preso parte ad uno spettacolo rivoluzionario che avrebbe cambiato la storia del teatro non solo in Italia» (Roberto Incerti, Fulvio Paloscia e Gaia Rau, la Repubblica, 4 marzo 2015) • «Ma sei così? Mi dice sconfortato Giorgio Strehler un pomeriggio del 1972 al Piccolo Teatro di Milano. Mi osserva meglio: “Oddio, sei un manzo!”. Avevo 23 anni, ero alta un metro e settanta, né grassa né magra. Mi aveva scelto per il ruolo di Cordelia nel Re Lear di Shakespeare, ricordandomi com’ero a 15 anni, quando mi diede la parte di Checca nelle Baruffe chiozzotte di Goldoni. “Visto che sei qui...”» (a Vercesi).
Vita privata Sposata dal 1974 con il giornalista Claudio Rossoni. Un figlio, Nicola (n. 1975), chiamato così come il padre di lei. «Mio marito è la persona che più mi ha fatto crescere. Quando s’è posto il problema di dare stabilità a nostro figlio che iniziava la scuola e uno di noi si doveva fermare mi ha detto: “Il mio lavoro di giornalista può diventare stanziale. Vai tu”. Non era scontato. Ha avuto coraggio, da uomo» • Per anni hanno avuto casa a Milano. Dal 2014 vivono al Lido di Venezia.
Politica «Come mai si candidò nelle liste del Psi? “Me lo chiese Claudio Martelli, di cui ero amica. Alla fine degli anni Settanta Milano era la città del teatro. Era sindaco Aldo Aniasi, c’era Carlo Fontana. Io e mio marito ci trasferimmo per riaprire il Carcano insieme ad altri. Era una città vivace e il mio mondo ruotava attorno ad alcuni ambienti socialisti. Craxi sembrava il nuovo: sapeva prendere decisioni. Non le so dire perché cedetti alle insistenze di Claudio, ma quando mi disse che dovevo tenere dei comizi risposi: “Io so parlare con le parole degli altri, non con le mie”. Presi pochi voti e la mia carriera politica finì, anche perché, di lì a poco, si cominciarono a vedere cose che sarebbero poi sfociate in Tangentopoli”» (Vercesi) • Oggi sostiene il Pd. Nel 2019 le piacevano le Sardine.
Libri Non li sottolinea e non fa le orecchie alle pagine. «Ho fatto solo la terza media perché poi ho iniziato subito a lavorare. Per me quindi i libri sono sacri» • «Difficilmente leggo a letto, altrimenti va a finire che mi addormento e la mattina chi si ricorda più nulla! Per me l’ideale è leggere sul divano, in solitudine: al massimo permetto al cane di sedersi di fianco a me, unico autorizzato a disturbarmi per ricevere qualche coccola. Mentre mio marito deve rimanere fuori. E no, non è per nulla contento» • Autore preferito: Isaac Bashevis Singer. «Ricordo ancora quando, un’estate a Catania, trovai la sua opera completa in offerta al supermercato, si vedeva che non lo ritenevano un grande investimento. Pochi mesi dopo vinse il Nobel» • Nel 2017 fu presidente della giuria dei Letterati del premio Campiello • «Nella vita ha recitato, ha cantato, ha doppiato. Non le resta che scrivere un libro. “Ci mancherebbe altro, ci sono già tanti scrittori in giro. Troppi, oserei dire”» (Cristina Piotti, iO Donna, 9/5/2017).
Curiosità Non ha l’automobile, le piace fare lunghe passeggiate • Per anni tormentata dal mal di testa: «L’adrenalina della recitazione è come un anestetizzante, almeno finché dura lo spettacolo il mal di testa se ne va come per magia» • In camerino tiene sempre quattro fotografie sul piano dello specchio. «Mio figlio da piccolo e da grande, mio marito mentre balliamo, l’unica volta che ha ballato credo. I miei genitori» • Le piacerebbe fare un film con Nanni Moretti • Finché ha chiuso, ogni giorno, ha letto l’Unità • Oggi le piace Propaganda Live di Zoro su La7 • Dice che non andrà mai dal chirurgo estetico, anche perché avrebbe paura. «Con tutti i problemi di identità che abbiamo, ci manca solo quello di non riconoscersi allo specchio» • Ha smesso anche di tingersi i capelli. «Sono molto presuntuosa, tutto sommato mi sento bella, anche se non sono più giovanissima e ho i capelli grigi. Probabilmente sembro più vecchia, ma coi capelli tinti non diventerei più giovane. L’età rimane quella. E me la tengo in tutta tranquillità» • Vorrebbe morire dormendo • «Il suo motto? “Domani è un altro giorno. L’ha già detto qualcuno?» (da un questionario di Proust, su iO Donna, 19/3/2016).
Titoli di coda «Il Des Bains oggi è transennato e spogliato, giace spiaggiatissimo con la sua facciata da Wes Anderson. Da anni è chiuso, è passato di mano varie volte, dovevano farne appartamenti, ora è in capo a Hines, un fondo immobiliare gigante, quello che ha venduto i grattacieli milanesi agli Emiri. Qua però non è ancora saltato fuori l’Emiro che si prenda il Des Bains e il suo gemello Excelsior, pure lui nel pacchetto. “Prova a passarci, ci sono le guardie ma magari ti fanno entrare” mi dice Piccolo, che mi dà anche in prestito la sua bici Atala fucsia, da donna (con cui mi vanterò poi “è la bici di Ottavia Piccolo”, terrorizzato che me la freghino dei ladri feticisti)» (Masneri).