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 2020  ottobre 04 Domenica calendario

Biografia di Zlatan Ibrahimović


Zlatan Ibrahimović, nato a Malmö, in Svezia, il 3 ottobre 1981 (39 anni). Calciatore. Uno dei più forti del mondo. Uno dei più grandi cannonieri della storia del calcio • «La leggenda» • «Ibra» • «Zlatan» • «Ibracadabra» • «Di origini bosniaco-croate, è un attaccante talentuoso e potente dal punto di vista fisico» (Treccani) • «Veloce con i piedi come con la bocca» (Andrea Scanzi, il manifesto, 20/6/2004) • Appassionato di arti marziali, cintura nera di taekwondo, ha segnato molti gol con vere e proprie mosse di questa disciplina • «Non ho mai incontrato una persona così seria, così professionista» (Håkan Sjöstrand, d.g. della federcalcio svedese) • «È testardo. Quando si mette in testa un’idea è difficilissimo fargliela cambiare» (Maxwell) • Già capitano e primatista di reti della nazionale svedese, in cui ha militato dal 2001 al 2016. Ha giocato nel Malmö (1999-2001), nell’Ajax (2001-2004), nella Juventus (2004-2006), nell’Inter (2006-2009), nel Barcellona (2009-2010), nel Milan (2010-2012), nel Paris Saint-Germain (2012-2016), nel Manchesterd United (2016-2018) e nei Los Angeles Galaxy (2018-2019). Dal 2 gennaio 2020 è tornato al Milan, dove indossa la maglia numero 21 • «Il più grande soldato di ventura dell’era moderna. Quando lo svedese segna un gol, si toglie d’istinto la maglia, non per ostentazione machista, ma per mostrare l’unica casacca cui è rimasto veramente fedele in tutta la carriera: la propria pelle» (Luigi Garlando, SportWeek, 21/5/2016) • «Una bandiera di se stesso, vista l’indisponibilità a legarsi affettivamente a un club (a parte forse il Milan, dal quale si separò di malavoglia pur andando a guadagnare di più) ma la professionalità con la quale ha interpretato ogni contratto dal primo all’ultimo giorno. Unico centravanti paragonabile a Van Basten per classe e struttura fisica, Ibra ha vinto dovunque grazie alle sue qualità di goleador e alla capacità di convogliare i compagni – specie quelli meno dotati – verso l’obiettivo» (Paolo Condò, La storia del calcio in 50 ritratti, Centauria 2019) • Due campionati olandesi (nel 2002 e 2004), sei campionati italiani (nel 2005, 2006, 2007, 2008, 2009, 2011, anche se i primi due, conquistati con la Juventus, furono revocati in seguito allo scandalo che vide protagonista Luciano Moggi), un campionato spagnolo (2010), e quattro francesi (nel 2013, 2014, 2015 e 2016). Quattro coppe nazionali (in Olanda, Francia e Inghilterra, 2002, 2015, 2016, 2017), nove supercoppe (in Olanda, Italia, Spagna, Francia, 2002, 2006, 2008, 2009, 2010, 2012, 2013, 2014, 2015). Con il Barcellona, nel 2009, vinse la Supercoppa Uefa e la Coppa del mondo per club • Unico calciatore ad aver giocato in Champions League con sette squadre diverse. Unico calciatore ad aver segnato cinquanta gol con le maglie delle due squadre di Milano. Calciatore più vecchio ad aver segnato dieci gol in una stagione di Serie A • È alto 1 metro e 95, più di Gianluigi Buffon. Pesa 95 chili • «Zlatan è grande, grosso e autoreferenziale. All’Ajax decise di non scrivere il cognome sulla maglia perché era in rotta con il padre» (Alessandra Bocci, SportWeek, 5/11/2016) • Parla di sé in terza persona • Ha scritto due autobiografie, Io, Ibra (con David Lagercrantz, Rizzoli, 2011) e Io sono il calcio (con Mats Olsson, Rizzoli, 2018), e su di lui hanno girato un film: Diventare leggenda (Magnus e Fredrik Gertten, 2016) • «Una Coppa del mondo senza di me non ha niente di interessante da vedere» • «Che regalo ho fatto a mia moglie per il suo compleanno? Niente, lei ha già Zlatan» • «Soltanto un infortunio potrebbe impedirmi di diventare il miglior giocatore del mondo» • Nel 2016, quando stava lasciando il Psg: «L’affetto dei tifosi è importante ma non credo che possano rimpiazzare la Tour Eiffel con una mia statua. Facciamo così: se lo fanno, prometto che resterò qui» • «Si dice dei francesi che siano arroganti. Dunque mi sono adeguato e sono come voi. La verità è che mi piace innervosire, creare scandalo» • Nello stesso anno, appena arrivato a Manchester: «Io sono una persona normale che pensa alla sua famiglia. Non sono un bad boy e non sono arrogante. Mi viene da ridere a pensare a quanto sono perfetto» • Nel 2020, da poco tornato al Milan, postò su Instagram una foto di sé stesso a torso nudo, ritratto sul balcone di un grattacielo di Milano mentre guardava la città. La didascalia: «Dio è tornato. E vi osserva dall’alto».
Titoli di testa «Non ricordo quando ci incontrammo la prima volta, ma ricordo che il suo atteggiamento mi piacque e mi andò subito a genio. Dal primo istante capii che era uno stronzo arrogante. Esattamente come me» (Mino Raiola).
Vita Cresciuto a Malmö, tra i casermoni gialli di Rosengård, il ghetto da cui gli svedesi girano al largo, dove sono relegati gli immigrati balcanici. Il padre, Sefik, bosgnacco, muratore, e la madre, Jurka, croata, donna delle pulizie, si separano quando lui sta venendo al mondo • «Famiglia numerosa: Ibra ha due sorelle più grandi di lui, Sanella e Violetta, più due fratelli e una sorella nati dal secondo matrimonio del padre» (La Stampa, 1/9/2004) • Zlatan da bambino ha gravi problemi di salute. È basso, magrissimo e balbuziente. Deve andare da una logopedista per imparare a dire la esse • Nell’autunno del 1990 gli arrestano la mamma. «Qualche conoscente le aveva detto: “Puoi tenermi questa collana?” e lei lo aveva fatto, ovviamente in buona fede. Ma poi venne fuori che si trattava di merce rubata, un giorno la polizia fece irruzione da noi e arrestò la mamma. Ho un ricordo vago, come una strana sensazione, tipo: “Dov’è la mamma? Perché non c’è più?”» (da Io, Ibra) • «Anche se tutti cercavano di tenermi fuori da queste cose, io intuivo. In casa c’era molta agitazione, anche se non era la prima volta: mia sorella maggiore faceva uso di droghe, roba pesante, nascondeva tutto in casa e c’era spesso casino intorno a lei, personaggi loschi che telefonavano e una gran paura che succedesse qualcosa di grave» (da Io, Ibra) • A un certo punto i servizi sociali lo tolgono alla madre e lo affidano al padre • Ha il suo primo paio di scarpette a cinque anni. Passa interi pomeriggi a giocare tra i palazzi di dieci piani. «Quei rettangoli di terra ricavati nel ghetto erano il suo Wembley, lo stadio dei sogni. Evidente che nel suo futuro ci fosse soltanto il calcio. All’età di 10 anni, quando era nel Balkan, squadra di immigrati slavi, in un’amichevole per ragazzi di 12 anni con il Vellinge l’allenatore lo lasciò in panchina nel primo tempo: 4-0 per gli avversari. Nel secondo tempo entrò in campo e segnò 8 gol: risultato finale 8-5. Quelli del Vellinge protestarono: “Quel ragazzino non può avere soltanto 12 anni”. Invece Zlatan ne aveva addirittura due di meno dei compagni di squadra. Lì si capì che non sarebbe mai stato uno qualunque» (La Stampa) • Il Malmö lo nota e appena compie tredici anni lo inserisce nelle sue formazioni giovanili. Il campo da gioco è a sette chilometri da casa, spesso deve farseli tutti a piedi. «Qualche volta la tentazione era troppo grande, soprattutto se mi capitava di vedere una bella bici. Una volta ne adocchiai una gialla con su un sacco di scatole e pensai: “Perché no?”. Così la presi. Ma dopo un po’ cominciai a farmi delle domande, tipo c’è qualcosa di strano in queste scatole, e allora capii: era la bicicletta di un postino, stavo andando in giro con la posta del quartiere!» • «Un’altra volta mi portarono via l’ultima bicicletta che avevo rubato, chi la fa l’aspetti, e io stavo impalato lì fuori dal campo a pensare al da farsi: fregai una bici nuova che era lì fuori dagli spogliatoi. Tre giorni più tardi tutta la squadra fu convocata per una riunione sul furto della bicicletta dell’allenatore in seconda...» • Nel 1999 debutta in prima squadra. «Dopo una vittoria, sentenzia: “Sono troppo forte, tra tre anni vado ai Mondiali di Corea, e agli Europei parto titolare. Io e Osmanovski faremo grande la Svezia”. Osmanovski a parte, le ha indovinate tutte» (Scanzi) • «“Mi sento spesso come Ali. Prima di combattere, lui diceva che al quarto round l’avversario sarebbe andato giù. E l’avversario, al quarto round, andava giù. Anch’io sono così”. Tante le sue battute. Dopo una partita, un giornalista chiede: “Ehi, Zlatan, hai dei graffi sul viso, cosa è successo?”. Lui: “Ah, questi? Beh... non lo so. Forse lo dovresti chiedere a tua moglie”. “Zlatan, è vero che hai comprato una Porsche?”. “No, ho ordinato un aeroplano. È molto più veloce”. “C’è qualcosa che può impedirti di diventare il più forte del mondo?”. “A parte un infortunio, nulla”. “Chi è la donna più bella del mondo?”. “Non l’ho ancora incontrata. Quando lo farò, forse le concederò un appuntamento”. “Carew dice che non sei un granché”. “Quello che Carew fa con un pallone, io lo faccio con un’arancia”. Al suo allenatore del Malmoe, dopo una critica: “Ehi chi ti credi di essere, mia madre?”. Il giorno che arrivò all’Ajax, presentandosi ai compagni: “Ciao ragazzi, io sono Zlatan, voi chi cazzo siete?”. Memorabile la spiegazione che Ibra fornì alla stampa, dopo un dribbling che ridicolizzò Henchoz (Liverpool). “Come ho fatto a dribblarlo? È molto semplice. Prima sono andato a sinistra, e lui pure. Poi sono andato a destra, e lui pure. Poi sono andato ancora a sinistra. E lui è andato a comprarsi un hot dog”» (Scanzi) • Compra tre auto sportive e prende decine di multe per eccesso di velocità. «Sono giovane e ho il diritto di divertirmi». Un giorno si spaccia per poliziotto e minaccia di arrestare una prostituta • Nel 2001 si accorge che c’è un signore che non si perde una sua partita. «C’era un tizio, un danese, John Steen Olsen si chiamava. Era così tanto tempo che mi teneva d’occhio per l’Ajax che avevo cominciato a salutarlo». Olsen lo compra per otto milioni, tre anni dopo lo cederà alla Juventus per il doppio • All’Ajax ha una brutta discussione con Mido, suo compagno di squadra. Quello gli tira un paio di forbici che si piantano in un muro a un palmo dalla sua testa. Lui lo prende a schiaffi, ma, dopo un po’ di trambusto, i due tornano amici come prima. «Mido? È un tipo come me, però peggio» • «In Olanda ha imparato che ci sono delle regole ma non per questo ci si è attenuto molto, e l’allenatore Ronald Koeman sospirava. D’altra parte, finché faceva gol fenomenali andava tutto bene, ma un litigio di troppo con Van der Vaart, al quale durante una partita fra Olanda e Svezia rifilò scarpate eccessive, fece precipitare la situazione. Il suo vagabondaggio è cominciato così» (Bocci) • «Era arrivato in Italia con la fama dell’anarchico, senza ruolo e senza continuità, sulla scorta di un talento enorme ma distribuito a dosi imperfette. Capello lo ha trasformato in un centravanti vero e quasi puro, sfrondandolo di molti fronzoli (il colpo di tacco a centrocampo, il tocco elegante ma inutile: prima ne esibiva due o tre a partita, ora uno ogni due o tre partite), limandogli gli spigoli del carattere usando spesso anche il pugno duro. “Lui deve imparare a stare in area anche se lì gioca pochi palloni: ma quelli che tocca li trasforma in oro. Non gli piace, preferisce arretrare, ma il suo futuro è da centravanti”» (Emanuele Gamba, la Repubblica, 19/4/2005) • «Ibra, vieni qui!». Capello gli passa una videocassetta: «Ecco Van Basten guarda e impara» • Un giorno ottiene un appuntamento con Mino Raiola: «Misi la mia bella giacca di pelle di Gucci, non avevo affatto intenzione di fare la figura del buzzurro, il mio orologio d’oro, e parcheggiai la Porsche proprio davanti all’albergo. Ma che razza di individuo era quello che entrò dopo di me? In jeans e T-shirt Nike e con quella pancia enorme, sembrava uno dei Soprano. Chi diavolo è questo qui? Dovrebbe essere un agente quella specie di gnomo ciccione? E quando ordinammo cosa credete, che arrivò un piattino di sushi con avocado e gamberetti? No, arrivò una valanga di roba, cibo per cinque, e lui divorò tutto come un dannato!» • «Sapete cosa fece quel bastardo sfacciato? Tirò fuori quattro fogli A4 su cui c’erano nomi e cifre, tipo Christian Vieri 24 gol in 27 partite, Filippo Inzaghi 20 gol in 25 partite, David Trezeguet 20 gol in 24 partite, Zlatan Ibrahimovic 5 gol in 25 partite» • «Allora se diventi il migliore del mondo poi arriverà tutto il resto, ma se insegui solo il denaro allora non otterrai mai niente, capisci? Pensaci su e poi mi fai sapere, ma se vuoi lavorare con me devi fare come dico io».
Vita privata «Come compagna di vita Zlatan ha scelto una donna non solo bella ma intelligente, forte e di undici anni più grande. Spesso si legge “la moglie Helena”, ma non sono sposati. “Non voglio sposarmi, ho bisogno di essere indipendente”, ha detto più volte Helena. Che si arrabbia quando legge che ha lavorato come modella. “Ma quando mai? Non è vero! Ridicolo! Invece ho avuto lavori importanti per varie aziende, anche come dirigente”, ha dichiarato. Andata via di casa, da una famiglia medio-borghese, a 17 anni, Helena ha lavorato subito per pagarsi gli studi. La parola Seger significa “vittoria”...» (Jennifer Wegerup, La Gazzetta dello Sport, 15/3/2016) • Due figli: Maximilian (n. 2006) e Vincent (n. 2008).
Politica Si considera oltre gli schieramenti destra-sinistra. «Sono di tutto il mondo, sono un uomo del popolo».
Tatuaggi Moltissimi. Sulla schiena un leone che ruggisce, una piuma d’aquila, l’uomo vitruviano, immagini buddhiste. Quattro date di nascita sul polso destro (la propria, quella della moglie, quella della madre, quella del suo primo figlio). Il nome Zlatan scritto in arabo sul braccio sinistro. Un asso di cuori sul fianco sinistro. La scritta «solo Dio mi può giudicare» sotto l’ascella. La scritta ZLATAN sulla pancia.
Vizi Nessuno. A Milanello assicurano: è il primo ad arrivare e l’ultimo ad andarsene. Non frequenta Corso Como, né i locali notturni. Non fuma e s’infastidisce se i compagni fumano accanto a lui.
Curiosità Nella sua villa di Malmö, oltre alla sua gigantografia, ha fatto mettere una foto dei suoi piedi. «Sono loro che pagano tutto questo» • A Milano ha un appartamento in zona Porta Nuova • Ha una Ferrari, ma la tiene in Svezia. A Milano ha un autista professionale che lo scorrazza in giro: guidare di persona gli darebbe troppo stress • Comproprietario di Grande Dieni, femmina di baio olandese, vincitrice di alcuni Grand Prix internazionali, promessa del salto ad ostacoli, che vive nella struttura MDS Sporthorses a Olgiate Olona, in provincia di Varese. Gli altri soci dicono di lui: «Vuole vincere sempre, anche con i cavalli» • Nel tempo libero va a pesca • Gli piacciono i boschi e le montagne • In Svezia ha comprato un’isola tutta per sé • «Ha un gran fiuto per gli affari. I suoi investimenti immobiliari in centro a Milano sono svariati. E tutti azzeccatissimi. Oggi Ibra è però proprio un’azienda. Vera e propria. Floridissima e all’avanguardia. Che utilizza i social per promuovere immagine e prodotti. Uno su tutti il chewing-gum che è un integratore alimentare con caffeina e vitamine. Sta spopolando. Grazie ai social. Ibra ha 43,3 milioni di follower su Instagram. Il Milan ne ha 7,8» (Carlos Passerini, Corriere della Sera, 5/7/2020) • Nel 2020 proprio su Instagram annunciò di aver contratto il coronavirus. Scrisse: «Il covid ha avuto il coraggio di sfidarmi. Pessima idea» • In svedese dal 2012 esiste il verbo zlatanera, che significa «dominare» o «fare qualcosa usando la forza» • In Italia gli gridavano «zingaro!». «È ignoranza, anche se poi quando mi vedono fuori dallo stadio mi fanno i complimenti e vogliono farsi una foto con me • «In Svezia, dove ho vinto undici volte il premio come miglior giocatore, ho scontato il difetto di non essere biondo e di non avere un cognome che finisca in “sson”. Ho avuto sempre la stampa contro, non mi hanno perdonato le origini» • «L’incubo di non essere accettato è in un episodio recente: “Stavo a passeggio col mio cane in un quartiere di gente ricca e ho incontrato un signore che mi ha riconosciuto e mi ha chiesto: ‘Ibrahimovic cosa ci fai qui?’ Io di rimando: ‘E cosa ci fai tu qui?’”. Arroganza? “No, protezione di me stesso”» (Riva) • Ancora nel 2017 a Rosengård, la disoccupazione era al 35 %, si parlavano 28 lingue, gli immigrati erano il 40% della popolazione e l’aspettativa di vita, nonostante lo stato sociale più solido della terra, era di otto anni più bassa di quella del resto della città di Malmö.
Titoli di coda Racconta Adrian Mutu, suo compagno alla Juventus, cui è capitato di dividere la stanza con lui: «Ibra è ossessionato dalla perfezione, anche mentre dorme. Una volta, nel cuore della notte, si è svegliato e, agitato, si è messo a urlare: “Adi, sveglia! Ho avuto un incubo. Ho sognato che Ronaldo era più forte di me!”».