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 2020  settembre 30 Mercoledì calendario

Biografia di Mario Batali


Mario Batali, nato a Seattle, nello stato di Washington, il 19 settembre 1960 (60 anni). Ex cuoco. Ex imprenditore. Ex personaggio televisivo. Caduto in disgrazia dopo il #MeToo • «Il massimo ambasciatore della cucina italiana in America» (Alessandra Farkas, Corriere della Sera, 11/10/2007) • «Chef sì, ma soprattutto “personaggio” con un’immagine da vendere: codino di capelli pel di carota, divisa da cucina con pantalone fino al ginocchio tutto l’anno e ai piedi un paio di Crocs di plastica, invariabilmente arancioni» (Andrea Visconti, D, 26/10/2012) • Sua la frase: «Il pomodoro e la vodka si sposano benissimo. Un po’ come la Bibbia e la cristianità» • All’apice del successo, era socio di un impero di 26 ristoranti, aveva scritto undici libri di ricette, appariva tutti i giorni in tivù a The Chew, trasmissione culinaria della rete ABC, accompagnò Michelle Obama all’Expo di Milano nel 2015 e cucinò alla Casa Bianca durante la visita ufficiale di Matteo Renzi negli Stati Uniti. Poi tutto crollò • «La voce girava da anni» (Sara Jenkins, ristoratrice di successo di New York) • «Non ho mai visto Mario molestare qualcuno, però sapevo com’era, sapevo che era volgare, che faceva battute e apprezzamenti. Sul momento mi sembravano scherzi e non ne capivo la pesantezza per le persone che li subivano. Per questo mi sento anche io responsabile: mi prendo la mia parte di colpa per quello che non ho fatto. E me ne sono già scusato» (Joe Bastianich, suo ex socio).
Titoli di testa «Come ti cucino la molestia» (Dagospia).
Vita Figlio di Armandino Batali, di origini toscane, dirigente della Boeing, e di Marylin LaFramboise, di origini canadesi • «Lei ha una sua Madeleine di Proust, qualcosa che la riporta indietro ad antichi ricordi? “Gli gnocchi di mia nonna, conditi con il sugo di coda di vitello. Noi giocavamo a baseball e quando tornavamo a casa dall’allenamento trovavamo le finestre appannate, era lei che aveva messo l’acqua a bollire…» (Natalie Whittle, Financial Times, 14/10/2011) • Studi alla Rutgers, l’università pubblica del New Jersey. «Mentre studiavo il teatro spagnolo del Siglo de Oro, mi sono reso conto che apprezzavo molto di più il duro lavoro di una cucina» • Nel 1982 si iscrive alla scuola per cuochi Le Cordon Bleu di Londra, ma si ritira presto. Il suo primo vero lavoro è nella cucina di Marco Pierre White, in un ristorante a Chelsea. «Dopo due giorni lì dentro o eri veramente determinato o decidevi di cambiare lavoro. Io ci sono rimasto finché ho potuto, cioè quando Marco mi ha tirato addosso un risotto» • Nel 1989 Armandino, il padre di Mario, riesce a farlo assumere in una trattoria a Granaglione, duecento anime in provincia di Bologna, gestita dai fratelli Gianni e Roberto Valdiserri. «Fu Roberto, tecnico dipendente dell’industria Demm di Porretta legata alla Boeing, ad accontentare la richiesta di Armandino e così il figlio cominciò a lavare i piatti e a prendere confidenza con la cucina bolognese a base di tortelloni, lasagne, tortellini e via dicendo» (Giacomo Callisti, Il Resto del Carlino, 18/10/2016) • Rimane in Italia tre anni. Viaggia. Capisce molte cose. «La cucina italiana non sarà mai travolta dalla globalizzazione. Le sue radici sono talmente forti e solide da resistere a qualsiasi capriccio, assalto e velleità». «Tra cent’anni ci saranno ancora l’antipasto, il primo, il secondo e il dolce. L’italian cuisine non sarà mai annacquata, globalizzata e ridotta ad un irriconoscibile accozzaglia fusion» • «Quando ha aperto il primo ristorante tutto suo? “Stavo andando in Brasile, ma mi sono fermato a New York e mi sono innamorato. Nel 1993 aprii il mio primo ristorante, il Po, con tutto il denaro che avevo all’epoca, circa 22 mila dollari. Dopo tre mesi era già un successo”» (Whittle) • «Dal 1998 in poi non si pronuncia mai il nome di Mario Batali senza quello di Joe Bastianich» (Visconti). I due si conoscono ed entrano in società. Assieme fondano il Batali & Bastianich Hospitality Group, aprono il Babbo, il Del Post, Esca, Lupa, Manzo, Otto, poi si lanciano: inaugurano locali a Los Angeles, Hong Kong e Singapore • Nel frattempo, in America, mangiare italiano è diventato di moda. «Si è passati dalla cucina etnica di Little Italy a New York e North Beach a San Francisco, quella dei trucidi spaghetti and meatballs, alla nouvelle cuisine mediterranea di grandi chef di grido» (Federico Rampini, la Repubblica, 17/10/2010) • «Dopo più di un decennio di successi pareva che la stella della coppia Batali-Bastianich non potesse brillare di più. Ma l’entrata in scena di Oscar Farinetti ha dimostrato che di spazio per crescere ce n’era ancora molto.
Tre anni dopo avere aperto Eataly a Torino, Farinetti punta gli occhi su New York. Gli vengono segnalati potenziali partner. Sono Joseph e Mario. Oscar ha il prodotto, loro hanno l’esperienza e i contatti giusti sulla piazza. Arrivano a un matrimonio commerciale per una mega-operazione che può procedere per tentativi. Sono quasi 5000 metri quadrati davanti al centralissimo Madison Square Park, sette ristoranti, trecento dipendenti» (Visconti) • L’idea ha un successo grandissimo. Eataly a New York ha una media di 9 mila visitatori al giorno durante la settimana, punte da 12 mila il sabato e la domenica. Se da Babbo bisogna prenotare con mesi di anticipo, da Eataly basta mettersi in fila e aspettare il proprio turno. Così, da che erano nomi per l’élite della forchetta, Batali e Bastianich arrivano alla portata di tutti • Racconta lui: «Il mio tipico giorno feriale a New York comincia con la registrazione di The Chew all’alba. Poi vado da Otto, uno dei miei ristoranti, per l’incontro quotidiano con i miei chef e il team che tiene i rapporti con i media. Quando riesco mi ricavo un po’ di tempo per cucinare, la sera, a casa, per la mia famiglia o per qualche amico. Quando succede, ecco: quella è la giornata perfetta. Avere successo mi piace, ovvio, ma quello che mi appaga di più è vedere i miei protegés, i cuochi che si sono formati con me, che si impongono» • «Qual è il piatto più sano e allo stesso tempo più gustoso che preferisce cucinare? “Gli spaghetti con le vongole. E per farti capire, in America vediamo il ‘mezzo chilo’ come una o due porzioni di pasta. Una volta che l’America avrà capito che 70 grammi di pasta è la porzione esatta per poi dare spazio alle verdure e magari anche delle proteine, allora inizieremo a vedere un buon risultato. Gli italiani capiscono quali sono le giuste porzioni, gli americani non hanno idea di cosa vogliano dire”» (Ilaria D’Ambrosi, sul sito dell’Expo, 24/5/2015) • «Cucinare per Obama e Renzi alla cena di Stato è stato il più grande onore di tutta la mia carriera» • Alla vigilia dice: «Non sono mai preoccupato quando devo servire la pasta agli americani. Ma stavolta, a cena, in mezzo a 500 ospiti, ci sono un sacco di italiani, ed è diverso» • Decide di servire piatti italiani cucinati con ingredienti americani. Il menù, servito su tovaglie damascate e piatti dipinti a mano affiancati da posate d’oro, è questo: agnolotti di patate dolci, insalata di zucca, manzo della California e crostata di mele verdi (la zucca è quella dell’orto di Michelle nel giardino della Casa Bianca) • «Siccome hanno mangiato all’una di notte e noi stiamo chiacchierando alle otto di sera, non so dire quanto i convitati abbiano gradito» (Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport, 19/10/2016).
Vita privata Sposato con Susi Cahn dal 1994. Due figli maschi.
Vita pubblica Nel 2016 ha accettato di far parte di Chefs for Hillary, un libro di ricette che sostenevano la Clinton. Il suo contributo: la ricetta del pesce spada alla milanese • «In questi giorni ha criticato le nuove restrizioni agli ingressi negli Usa decise da Donald Trump usando anche un riferimento culinario. “Sì, sono ingiuste sul piano del rispetto dei popoli e dei diritti. La cucina dimostra quanto siamo meticci: quella americana non è altro che il mosaico delle cucine dei suoi immigrati”» (Gaggi).
Curiosità Alto 1 metro e 80 • Molto grasso • Amico di Gwyneth Paltrow • Gli piacevano così tanto le Crocs arancioni che quando uscirono di produzione ne comprò duecento paia • Gioca a golf • Gli piacciono i Rem e gli U2 • Odia chi usa il cellulare a tavola • I suoi ristoranti preferiti in Italia sono l’Osteria Francescana di Massimo Bottura e il Giusti di Modena. «Quando sono a Roma mi piace cominciare con la pizza di patate dell’ “Antico Forno” per colazione, un pranzo leggero da “Roscioli” o da “Flavio” e, la sera, spaghetti ai ricci di mare alla “Rosetta”» (a Gaggi) • Nel marzo 2012 Batali e Bastianich firmarono un accordo extragiudiziario che imponeva loro di pagare 5 milioni 250 mila dollari ai loro 1.100 dipendenti, dopo che nel 2010 119 di loro avevano avviato una class action accusandoli di aver regolarmente sottratto loro tra il 4 e il 5 % delle mance ricevute tra il luglio 2003 e il febbraio 2012. «La clausola di confidenzialità del patteggiamento stipula che né il querelante né il querelato possano comunicare in merito al caso con qualsiasi tipo di media, cartaceo o elettronico» (l’Huffington Post).
Caduta 11 dicembre 2017. Il blog Eater pubblica un’inchiesta in cui quattro donne lo accusano di averle molestate. I fatti si distribuiscono in un arco temporale di vent’anni. La ABC gli chiede di dimettersi dalla conduzione di The Chew. Lui ammette le sue colpe: «Il mio comportamento era sbagliato e non ci sono scuse. Mi assumo la piena responsabilità per qualsiasi fatto umiliante, spiacevole o doloroso che posso aver causato ai miei colleghi, impiegati, clienti e alla mia famiglia» • Il cuoco Tom Colicchio tuitta l’articolo e scrive: «È proprio lui». Il cuoco Anthony Bourdain, allora fidanzato di Asia Argento, una delle accusatrici di Harvey Weinstein, lo re-tuitta e aggiunge: «Nessuno dovrebbe essere sorpreso» • Food Network immediatamente cancella la messa in onda dei sei nuovi episodi di Molto Mario • 12 dicembre 2017. Il Washington Post pubblica altre accuse - ora ci sono nove donne contro di lui. Il suo gruppo annuncia che Batali si dimetterà da ogni carica operativa, lui scrive una seconda lettera di scuse al giornale • 20 maggio 2018. In un episodio del programma 60 Minutes della Cbs un gruppo di sue ex dipendenti lo accusa di averle molestate. Batali è accusato di aver fatto loro violenza quando erano incoscienti dopo una festa nel 2005. Il dipartimento di polizia di New York apre un’indagine sull’ex cuoco. Lui nega ogni cosa • 21 maggio 2018. Il New York Times scrive che la polizia sta investigando su una seconda accusa, mossa da una donna che dice di essere stata stuprata da lui nel ristorante Babbo nel 2004. Lui dice di non aver mai avuto rapporti sessuali con donne non consenzienti • 22 maggio 2018. Il Batali and Bastianich Hospitality Group rilascia una dichiarazione: tutti i rapporti con il co-fondatore saranno chiusi. Lui vende tutte le sue azioni. Il 1° luglio è fuori dalla società • Una nuova inchiesta di Eater pubblica le storie di sette nuove donne che lo accusano di averle palpeggiate senza il loro consenso. Il sito pubblica anche un video. Lui si rifiuta di commentare • 6 marzo 2019. Tanya Bastianich, sorella di Joe, dichiara che tutti i legami finanziari con lui sono sciolti: «Batali non trarrà più profitto dai ristoranti in nessun modo» • 23 marzo 2019. Batali compare in un’aula di tribunale a Boston, Massachussets. Una donna, tale Natali Tene, 30 anni più giovane di lui, a lungo sua ammiratrice, lo accusa di averla palpeggiata e baciata in un bar di Boston mentre lei gli stava chiedendo un selfie nel 2017. La donna, non presente in aula, lo ha denunciato civilmente e penalmente accusandolo di averle causato stress emotivo e ansia: vuole essere risarcita. Lui, entrato dalla porta sul retro, si dichiara innocente. È visibilmente dimagrito, veste una giacca sportiva blu e non porta la cravatta. Non c’è più traccia delle sue vecchie Crocs arancioni.
Titoli di coda «Ora il gruppo conta 16 ristoranti ed è tutto in famiglia. Mia sorella Tanya ha comprato le quote di maggioranza, poi dentro ci sono anche mia mamma Lidia, la chef Nancy Silverton e altri soci di minoranza. Ma Mario non c’è più, e con la sua uscita possiamo tornare a crescere e a fare il nostro lavoro» (Joe Bastianich).