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 2020  settembre 09 Mercoledì calendario

Biografia di Jack Ma


Jack Ma, nato nella città di Hangzhou, circa 150 chilometri a sud di Shangai, il 10 settembre 1964 (56 anni). Fondatore di Alibaba • Patrimonio personale di 51,4 miliardi di dollari secondo la rivista Forbes: è l’uomo più ricco della Repubblica popolare cinese • «Faccia conto uno Steve Jobs d’Estremo Oriente» (Giorgio Dell’Arti, la Gazzetta dello Sport, 21/8/2014) • «In Cina è considerato il “padre della rete”» (Paolo Salom, CorrierEconomia, 16/7/2001) • Il suo vero nome è Ma Yun, se n’è scelto uno occidentale come tutti i cinesi quando vanno all’estero • «Omino di aspetto marziano» (Filippo Santelli, la Repubblica, 9/9/2018) • «Minuscolo come un folletto» (Federico Fubini, Corriere della Sera, 2/2/2008) • «Mingherlino, basso e con la faccia spigolosa» (Flavio Pompetti, Il Messaggero 20/9/2014) • Il gruppo Alibaba, a marzo 2020, fatturava 72 miliardi di dollari, registrava un utile di 12, e impiegava 117 mila dipendenti • «Che diamine vendono per guadagnare tanto? “Ma sono mediatori: lei compra, io vendo e loro stanno in mezzo offrendoci la piattaforma per farci conoscere. Vendono qualunque cosa: libri, giocattoli, abbigliamento, elettrodomestici, auto”» (Dell’Arti) • «Secondo il sito Quartz, servono 18 diverse compagnie americane per coprire tutte le attività in cui l’Alibaba Group è attivo. Alibaba.com è un sito di e-commerce simile ad Amazon, che però collega tra loro le aziende, produttore e distributore. Taobao è simile a eBay, Alipay è simile a Paypal, Kanbox è simile a Dropbox, Weibo assomiglia a Twitter, ed è uno dei social network più diffusi di tutta la Cina, Xiami fa musica in streaming come Spotify e così via» (Eugenio Cau, Il Foglio, 20/9/2014). Il gruppo nel tempo si è diversificato a tal punto che oggi controlla, tra le altre cose, fondi di investimento, società di venture capital, squadre di calcio, case di produzione cinematografiche, banche online e la piattaforma di video online Youku, una specie di YouTube cinese. Ha il 37% dell’Evergrande di Canton, la squadra allenata prima da Marcello Lippi, poi da Fabio Cannavaro, e il 20% di Suning, la società di elettrodomestici che ha comprato l’Inter. Nel 2015 ha acquistato pure il South China Morning Post, principale quotidiano di Hong Kong • «Nel 2005 il fondatore di Alibaba si aggirava, semi-sconosciuto, tra i Vip del World Economic Forum di Davos. Era stato invitato quell’anno come uno dei Young Global Leaders al summit sulle montagne svizzere. Aveva appena compiuto i quarant’anni, era una delle tante giovani promesse, un volto sconosciuto per gli occidentali. Non ancora abituato ai riflettori dei media, offriva i suoi biglietti da visita a chiunque volesse degnarlo di attenzione. Lo intervistai, uscì su Repubblica un ritratto del “comunista più ricco”. Il titolo non era una forzatura, uno dei segreti dietro il successo di Jack Ma […] è proprio la sua capacità di coltivare eccellenti rapporti con la nomenclatura comunista, pur essendo al tempo stesso il più americano di tutti i grandi imprenditori cinesi» (Federico Rampini, la Repubblica, 19/9/2014) • Ha detto: «Vent’anni fa odiavo Bill Gates. Poi ho capito che l’unica cosa che lo differenziava dalla gente normale era una sterminata fiducia nel prossimo unita a una solida determinazione. Quando ora incontro Bill Gates nei meeting, parlo cinese e lui non mi capisce, penso forse di essere migliore di lui. Poi conversiamo in inglese e siamo uguali: due uomini che hanno realizzato in Paesi diversi il loro sogno».
Titoli di testa «Che tipo è questo Jack Ma? “Uno stravagante. A una festa per ventimila persone data in America, organizzata da lui e a cui partecipavano anche Clinton e Schwarzenegger, s’è presentato vestito da rockstar, con una parrucca bionda in testa e cantando Can you feel the love tonight di Elton John”» (Dell’Arti).
Vita Figlio di attori di ping tan, l’antica arte dei cantastorie cinesi. Da bambino prende la biciletta, percorre i 45 minuti di strada che lo dividono dal centro per incontrare turisti stranieri da portare in giro e, magari, scroccare loro qualche lezione di inglese • «Secondo la leggenda corporate, che si arricchisce di dettagli a seconda della situazione in cui viene raccontata, fino a pochi anni prima di fondare Alibaba era un semplice insegnante di inglese. In realtà aveva già fatto alcuni esperimenti imprenditoriali: prima con un’agenzia di traduzioni inglese-cinese, e poi con un primo sito pionieristico, China Pages, quando internet ancora non esisteva in Cina. Il sito veniva aggiornato da Seattle, dove Jack Ma aveva un collaboratore cui inviava notizie e indirizzi di aziende via posta. Andarono male entrambe le cose, ma almeno poté viaggiare negli Usa (dove, secondo un resoconto piuttosto romanzato, fu anche rapito da un truffatore californiano e imprigionato in una casa a Las Vegas, da cui riesce a fuggire con l’astuzia e vincendo 600 dollari alle slot machine), conoscere internet, intuirne le potenzialità» (Dario Ronzoni, Linkiesta, 10/9/2019) • Ma ricorda così la sua prima volta: «Il mio amico Stuart mi disse: Jack, questa è Internet, e cercando su Internet puoi trovare qualsiasi cosa. Risposi: davvero? Così mi misi a cercare la parola “birra”. E trovai birra tedesca, birra americana, ma birra cinese non c’era. Mi incuriosii, e provai a cercare la parola “Cina”. E niente, nessuna “Cina”, non c’era neppure un dato» • Tornato in patria, decide di andare a parlare con i burocrati del partito comunista. «È il 1995. Ma è in una sala d’aspetto, arriva un uomo con un completo grigio. Ma si alza, fa un lieve inchino, porge a due mani il suo biglietto da visita. Dice che vorrebbe “promuovere la Cina sulla ‘superstrada dell’informazione’”. È così che chiama internet, per cercare di farsi capire dal funzionario che risponde con uno sguardo senza espressione. Nella stanza c’è un uomo con una tuta di acetato, che fuma guardando a terra […] Spiega che ancora “non c’è niente della Cina su internet”, che “possiamo fare meglio degli americani”. I due burocrati lo guardano, annuiscono, non hanno idea di cosa Jack Ma stia dicendo» (Cau) • Per quattordici mesi Jack lavora al ministero del commercio. Poi si inventa alibaba.com • «Ali Babà e i quaranta ladroni? “No, Alibaba, scritto tutto attaccato”» (Dell’Arti) • Secondo la leggenda, Ma sceglie quel nome in un bar di San Francisco, quando si rende conto che in tutto in mondo conoscono la favola raccontata nelle Mille e una notti. Dice: «Alibaba non era un ladro, era una persona gentile che si occupava di business» • Ma raduna diciassette amici nel proprio appartamento di Hangzhou. «Questo è il posto in cui lavoreremo per un anno probabilmente. Mangeremo qui. Dormiremo qui. Lavoreremo giorno e notte qui. Forse realizzeremo qualcosa. Altrimenti dovremo metterci in cerca di lavoro tutti quanti» • «La storia dei primi mesi di Alibaba, fondata il 21 febbraio del 1999, è la versione cinese di Bill Gates e Steve Jobs chiusi nei loro garage, con trent’anni di ritardo» (Cau). Jack e i suoi non navigano nell’oro. «Quando ho creato il sito, nessuno metteva in vendita niente. Allora con il mio gruppo abbiamo iniziato a scambiarci degli oggetti per creare traffico, poi sono arrivati gli inserzionisti e per incentivarli noi compravamo quello che offrivano. Il mio business all’inizio era ignorato da amici, familiari, banche, nessuno mi dava credito. Sapevo però che una piazza virtuale dove chiunque poteva vendere la propria merce rispondeva a un bisogno del mercato. Ci ho creduto, e lavorando giorno e notte sono riuscito a crearla. Nei primi tre anni dell’attività non ho guadagnato un dollaro. Centinaia di persone però mi scrivevano mail ringraziandomi per quanto stavo facendo, alcuni mi offrivano la cena o una sigaretta esortandomi ad andare avanti: questo era sufficiente per capire che stavo seguendo la giusta direzione e che prima o poi sarebbero arrivati anche i soldi» • Nel giro di poco una dirigente di Goldman Sachs si presenta all’appartamento di Jack Ma. «Lavoravamo ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette. Quel posto puzzava, con tutti quei cartocci di noodle istantanei». Però la signora si convince. Entro poco tempo Goldman investe cinque milioni di dollari in Alibaba, la giapponese SoftBank ce ne mette venti. Jack e i suoi possono trasferirsi in un ufficio vero • «I media internazionali iniziano a parlare di “Crazy Jack”, di quest’uomo cinese piccolo e magrissimo che ride sguaiatamente, e che per fare pubblicità alla sua azienda non esita a indossare costumi folli, a improvvisare scenette, a cantare» (Cau). Nel 2001 The Economist scrive: «L’America ha Jeff Bezos, la Cina Jack Ma» • La Repubblica popolare sta per uscire da secoli di arretratezza: le regole liberiste, finora applicate solo nelle zone economiche speciali, vengono estese a tutto il Paese. Ci si prepara a entrare nell’Organizzazione mondiale del commercio. In cinque anni, tra il 1995 e il 2000, gli utenti cinesi di internet passano da 50 mila a 20 milioni, una goccia nel mare se rapportato al miliardo e 250 milioni di abitanti, ma abbastanza per stuzzicare gli appetiti degli investitori • Jack è uno dei giovani emuli in salsa cinese degli startuppari rampanti della Silicon Valley. «I loro biglietti da visita tradiscono un solo “vezzo”: un nome proprio inglese giustapposto al cognome monosillabico della tradizione cinese. Si chiamano Jack Ma, Richard Li, Edwin Chan, Joseph Tong […] Da quando la Repubblica  popolare cinese si è connessa con la Rete, nel 1995, si sono moltiplicati come funghi. Qualcuno di loro preferisce mantenere un “autentico” nome orientale. Ma i più, battezzandosi Jack, John e così via, denunciano sin dalla prima stretta di mano quale sia negli obiettivi la loro collocazione: il mercato globale» (Paolo Salom, CorrierEconomia, 5/2/2001) • Ma dice di avere fiducia nel progresso: «La Cina è immensa. Finora si è sviluppata dove storicamente avvenivano i contatti con il mondo: le coste. Ma ora abbiamo la possibilità e la capacità di avviare lo sviluppo delle regioni interne. È il nostro Far West: una scommessa immensa» • Di ostacoli, però, ce ne sono tanti. Nel 2001 scoppia la bolla delle dotcom e centinaia di compagnie di internet rischiano di fallire. Alibaba prova ad aprire una sede in California, ma non ci riesce. Durante l’epidemia di Sars un dipendente si infetta e tutta la sede viene evacuata, molti colleghi sono costretti a rimanere in isolamento nelle loro case per settimane • «È durante la crisi della Sars, con gli uffici chiusi e Alibaba sull’orlo del fallimento, che Jack Ma pianifica il suo progetto più ambizioso fino a quel momento, fare concorrenza diretta a eBay, che aveva da poco fatto il suo ingresso in Cina e che per esperienza, disponibilità finanziaria e capacità di marketing surclassava Alibaba» (Cau) • Jack lavora a Taobao, un sito che, come eBay, permette ai privati e alle imprese alle imprese di mettere all’asta i loro prodotti. Il giorno del lancio, distribuisce divise e fucili finti ai suoi impiegati e li schiera come in battaglia alla guerra in un in un parco pubblico di Hangzhou. Il messaggio è chiaro: quella contro eBay sarà una guerra • Ma pensa che internet in Cina sia troppo giovane per far pagare gli utenti. Fare inserzioni su Taobao, a differenza di eBay, sarà gratis, Alibaba ci deve investire somme enormi a fondo perduto. Inoltre, a differenza di eBay che ha delle pagine pulite, chiare e professionali, Taobao è pieno di piccole mascotte, pupazzetti, disegnini, ci sono chat per permettere agli utenti di socializzare tra loro, colori accesi, icone infantili e sdolcinate, giochi, tutte cose che sembrerebbero ridondanti e fastidiose a occhi occidentali, ma che per i cinesi sono fondamentali: laggiù, infatti, sviluppare una relazione personale è essenziale, nel mondo degli affari. Racconta Porter Erisman, allora vicepresidente di Alibaba: «Il lato umano dell’e-commerce è molto importante in Cina. Per questa ragione abbiamo inserito una chat in Taobao e incoraggiato le connessioni sociali. Taobao era come una combinazione di Facebook ed eBay» • «Nel 2005 le quote di mercato di Taobao iniziano a salire e quelle di eBay a scendere. Quando Jerry Yang, uno dei fondatori di Yahoo, originario di Taiwan, decide di investire un miliardo di dollari in Alibaba, la partita è decisa. Quella mossa sarà la più azzeccata della storia di Yahoo. Da anni la compagnia, in crisi di visite e ricavi, si aggrappa alla sua partnership con Alibaba per rimanere a galla e tenere i bilanci in pari […] Per eBay, il miliardo di Yahoo significa la fine della partita. Nel giro di poco eBay si ritira dalla Cina» (Cau) • Si inventa il giorno dei singoli, ogni 11 novembre – 11/11, tutti numeri singoli – da allora i cinesi celibi o nubili si fanno un regalo da soli, spendendo miliardi di dollari sul suo sito • Per aggirare i tribunali e le merci al dettaglio, Ma crea Alipay, un sistema di pagamento che trattiene di denaro degli acquirenti a garanzia dello scambio finché la merce non viene consegnata: ha talmente successo che si trasforma in una specie di istituto bancario • Prevede anche il rimborso, molto raro nel commercio al dettaglio cinese • L’ascesa di Jack Ma non è priva di incidenti. In occidente ci si lamenta che sul suo sito vendono merce contraffatta: alcune aziende del gruppo Kering gli fanno anche causa. Nel 2012 si scopre che alcuni dipendenti di Alibaba, in cambio di tangenti, hanno aiutato alcuni venditori a truffare i clienti: cento dirigenti vengono licenziati • Jack, come dicono che facesse Steve Jobs, sul lavoro usa uno stile quasi dittatoriale. Tramite alcune nomine societarie si garantisce il controllo totale della compagnia. A un certo punto, senza informare il proprio consiglio di amministrazione, scorpora Alipay dal resto del gruppo e se lo attribuisce come fosse una proprietà personale. Quando lo criticano, lui si paragona a Deng Xiaoping: «Ho fatto come lui a Tienanmen. Per ottenere stabilità, dovette prendere una decisione crudele» • Nel 2012 Jack Ma ricompra circa la metà della partecipazione che aveva venduto a Yahoo pagando 7 miliardi e 600 milioni di dollari. Per trovare tutti quei soldi Alibaba vende azioni a investitori selezionati: in testa Winston Wen, figlio di Wen Jiabao, che nel 2012 era primo ministro di Pechino; poi, Alvin Jiang, laureato ad Harvard, nipote dell’ex presidente cinese Jiang Zemin; Liu Lefei, il cui padre Liu Yunshan è a capo della propaganda del partito comunista; Wang Jun, figlio di Wang Zhen, ex vicepresidente cinese, uno degli «otto immortali», gli anziani rivoluzionari maoisti che guidarono Pechino negli anni 80 • Nel 2014 arriva un momento storico. Alibaba si quota alla borsa di New York. Il risultato è clamoroso: il primo giorno, le azioni di Alibaba, partite con una valutazione di 68 dollari, schizzano subito a 92,70 dollari, guadagnando fino al 46% sul prezzo iniziale e chiudendo a 93,38. È l’offerta pubblica iniziale più grande della storia. Alibaba incassa 22 miliardi di dollari. Ora è più costosa di Coca Cola, Procter & Gamble, Pfizer e non lontana dalla quotazione di Walmart. Sul trading floor, la sala dove si osservano i titoli scambiati, Ma dichiara: «Mi ispiro a Forrest Gump, il personaggio interpretato da Tom Hanks, ogni volta che mi sento frustrato guardo il film. La lezione che ho tratto dal film è che qualunque cosa cambi si resta sempre noi stessi» • «Il comunista rosso sa essere politically correct come piace ai liberal della West Coast. Ha pubblicamente aderito all’appello di Bill e Melinda Gates, impegnandosi a dedicare in beneficienza almeno la metà del suo patrimonio personale (ha già versato fondi per la ricerca medica). Per piacere agli animalisti americani ha annunciato urbi et orbi che non mangerà mai più la zuppa di pine di pescecane, una prelibatezza della gastronomia cinese. Manda sua figlia alla University of California - Berkeley […] Un genio della fusione e contaminazione tra le due culture, cinese e americana» (Rampini) • Ma, però, rimane intrinsecamente cinese. È membro del partito comunista, come il 7% della popolazione cinese, anche se forse più che altro per sfruttare la rete di contatti che la tessera gli garantisce • Quando il regime annuncia l’idea di classificare la popolazione secondo un sistema di rating sociale, «per promuovere la cultura della sincerità in una società socialista armoniosa», lui si dice pronto a collaborare, fornendo i dati raccolti dalle sue aziende • Nel 2018, il giorno del suo compleanno, dichiara di voler lasciare la carica di presidente esecutivo del gruppo che ha fondato. «Non voglio morire in ufficio ma in spiaggia, sotto un ombrellone». Dice di volersi dedicare alla filantropia • «L’addio di Ma riempie gli spazi sociali web cinesi, pur censurati dalle autorità di Pechino, di supposizioni, idee, dibattiti, curiosità. C’è chi è persuaso che Ma lasci come Bill Gates di Microsoft, perché dopo avere lanciato un brand di successo ed essere diventato il cinese più ricco, sogna altre sfide. Ma non pochi analisti sostengono tesi differenti, certi invece che nel nuovo clima politico della superpotenza asiatica, Jack Ma, con il fiuto e l’intelligenza che gli hanno permesso di battere gli americani al loro gioco economico, intuisca che è il momento di passare la mano […] Da tempo il presidente Xi Jinping, il leader che ha centralizzato più potere personale dall’era di Mao Zedong, insiste al congresso del partito e nelle relazioni personali che l’economia del Paese deve essere strettamente controllata dai dirigenti comunisti. I ricercatori e gli studenti cinesi all’estero devono formare cellule del partito e illustrare ogni loro mossa al capo sezione. Anche i grandi amministratori delegati e gli azionisti ricchi non possono considerarsi mai affrancati dal rendiconto preciso al regime. È dunque possibile che la grande festa di compleanno e di addio per Ma, 80.000 persone allo stadio Hangzhou Centro Olimpico, con cori, canti, show e un palcoscenico di star nasconda, tra luci e applausi, un compromesso silente tra Ma e Xi […] Jack Ma si fa da parte e si libera, almeno per ora, dalle trame e dai processi che hanno colpito altri oligarchi, sospettati dal partito o accusati di legami con la corruzione nell’industria della Difesa. Xi, senza muovere un dito, lancia un segnale formidabile ai capitani d’industria del Paese: occhio che potete prosperare, senza eccessi, potete provare a diventare il nuovo, o la nuova, Jack Ma, a patto di tenere in tasca la tessera e in mente che il partito comanda comunque» (Gianni Riotta, La Stampa, 10/9/2019).
Vita privata Sposato con Zhang Ying. Un figlio e una figlia.
Curiosità Alto 1 metro e 66 • In cinese «Ma» significa cavallo • Il suo nome in cinese standard si scrive马云, con gli ideogrammi tradizionale馬雲 • Gioca a poker, pratica la meditazione e scrive racconti • «Ama il kung-fu e gira il mondo col maestro di tai-chi appresso» (Cinzia Romani, Il Giornale 27/9/2014) • «Un altro dei suoi hobby sono i matrimoni di gruppo ad Alibaba, dove si sono tenute gigantesche cerimonie, alcune per sposare 700 coppie» (Esquire, 20/4/2018) • Ha detto: «Il mio unico rimpianto è non essere nato in un tempo di guerra. Sarei stato un generale, e mi chiedo sempre quanto successo avrei avuto».
Titoli di coda «Internet è il regno della libertà, la Cina dove lei opera è una dittatura. Questi due mondi sono in rotta di collisione? “Sono compatibili, si stanno avvicinando e il web sta aiutando la Cina a diventare più sistematica, più trasparente. Ma voi occidentali non dovete aspettarvi che la Cina vada verso una democrazia come quelle che voi sviluppate da secoli e non penso neanche che debba farlo. Siamo un Paese così grande, con duemila anni di storia. Ho letto che voi anche ai tempi dell’antica Roma discutevate in Senato, ma la Cina è un’altra cosa. Si muove verso la democrazia, la libertà, la trasparenza, ma le serve tempo. Non accadrà adesso”» (Fubini).