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 2020  luglio 27 Lunedì calendario

Biografia di Jordan Lukaku


Jordan Lukaku, nato ad Anversa il 25 luglio 1994 (26 anni). Calciatore • Fratello minore del più famoso Romelu • Ha giocato come difensore nell’Anderlecht (2011 – 2013), nell’Ostenda (2013 – 2016) e, dal 2015, nella nazionale maggiore belga. Nel 2016, dopo essere arrivato ai quarti di finale agli Europei, è stato comprato dalla Lazio • «Qualcuno lo chiama “Predator” per i capelli stravaganti» (Francesco Pietrella, gianlucadimarzio.it, 5/9/2016) • «Porta sulle spalle il peso di avere un fratello indubbiamente più blasonato, che tra Chelsea, Everton e United è riuscito ad ottenere risultati e fama mondiale» (Alessandra Marcelli, lazionews.eu, 8/8/2019) • «Romelu ha un anno in più e da diverse stagioni si è imposto come uno dei più grandi bomber a livello europeo» (Leonardo Mazzeo, cittaceleste.it, 18/6/2017) • «Romelu è tutto casa e chiesa. Legge la Bibbia prima delle partite, è riflessivo. Jordan è estroverso e vulcanico» (Alessandra Bocci, Gazzetta dello Sport, 30/6/2016) • Romelu è alto 1 metro e 91 e pesa 93 chili. Jordan 1 metro e 77 e ne pesa 83 • Romelu ha vinto un campionato belga (2010), una coppa d’Inghilterra (2012), il titolo di capocannoniere del campionato belga (2010) e della Uefa Europa League (2015). Jordan due campionati belgi (2012, 2013), due supercoppe belghe (2012, 2013), una Coppa Italia (2019) e due supercoppe italiane (2017, 2019) • Ha detto: «Quando sono arrivato alla Lazio venivo da un Europeo in cui non avevo giocato bene, dicevano di aver preso il Lukaku sbagliato».
Titoli di testa «I paragoni tra me e mio fratello mi hanno sempre dato fastidio, ma, se si tratta di parlare del legame che ci unisce dalla più tenera infanzia, be’, allora è un’altra cosa».
Vita Secondo figlio di Roger e di Alphonsine Lukaku • Suo padre, detto Menama, gioca nella prima divisione belga. Nato in Congo sette anni dopo l’indipendenza, si è trasferito nella ex madre patria per diventare un professionista del pallone. «Il calcio, la famiglia Lukaku, ce l’ha nel dna» • Per il primo figlio Roger ha voluto il nome Romelu, Ro come Roger, Me come Menama, Lu come Lukaku. Per il secondo sceglie Jordan, in onore di Michael Jordan • Racconta Romelu: «Mio padre era stato un calciatore professionista, ma era a fine carriera e i soldi se ne erano andati. La prima cosa a sparire fu la TV via cavo. Poi capitava di tornare a casa e la luce non c’era più. A volte volevo fare un bagno e non c’era acqua calda, così mia mamma ne scaldava un po’ sul fornello e io me la versavo in testa con una tazza. Sapevo che eravamo in difficoltà, ma quando la vidi allungare il latte con l’acqua capii che avevamo toccato il fondo. Che questa era la nostra vita» • La famiglia abita a Molenbeek, quartiere islamico e per immigrati di Bruxelles. Da piccoli, in realtà, i due fratelli sono appassionati di atletica. Quando si sfidano a chi corre più veloce, Romelu lascia a Jordan 5 o 6 metri di vantaggio • Racconta Jordan: «Non dimenticherò mai la finale alle Olimpiadi di Londra del 2012. Romelu, mio padre e io avevamo fatto talmente casino per la vittoria di Usain Bolt che i vicini sono venuti a bussare alla porta del nostro appartamento. Eravamo esaltati a tal punto che non siamo nemmeno andati ad aprire» • «Guardavamo talmente tante volte le registrazioni delle gare di Maurice Green e di Carl Lewis che alla fine le conoscevamo a memoria. Io sognavo di diventare un velocista, è stata mia madre a obbligarmi a giocare a calcio. Solo controvoglia mi sono iscritto a una squadra, il Wintam, quando avevo già otto anni. Con il senno di poi, devo ringraziarla di avermi spinto verso il pallone, ma all’epoca solo Romelu prendeva la cosa sul serio» • Passano ore e ore a guardare le registrazioni in videocassetta dei gol del padre. «Passavamo delle ore anche a giocare a Fifa 98, perché nostro padre faceva parte della selezione congolese. Tutti e due ci vedevamo come calciatori professionisti, ma solo Romelu ci credeva veramente. A me, invece, per molto tempo il calcio sembrava solo un modo per divertirsi…» • Romelu è bravissimo. Tra il 1999 e il 2003 gioca nel Rupel Boom, tra il 2003 e il 2004 nel KFC Wintam, poi è al Lierse. I genitori degli altri bambini parlano di concorrenza sleale, perché lui, già da piccolo, pesa dai 20 ai 30 chili in più rispetto ai suoi compagni. Lui, alla madre, ha fatto una promessa: «Mi ricordo quando con mio fratello e mia mamma stavamo seduti al buio, recitando le nostre preghiere. Un giorno la trovai in lacrime e allora le dissi che tutto sarebbe cambiato» • Jordan, ancora bambino, lo idolatra e lo segue passo dopo passo. «Non mi faccio illusioni, sono sempre stato compreso nel suo prezzo. Dopo essere stato al Lierse, ho seguito Romelu anche quando è passato ai Mauves. Segnava un gol dopo l’altro» • Nel 2006 l’Anderlecht lo nota. Decidono di prendere per la loro Academy non solo il primo dei figli di Roger Lukaku, anche «quello piccolo» • Racconta Massimo Sarcì, palermitano, finito in Belgio ad allenare giovani promesse: «Si capiva che fosse una famiglia umile, anche perché viveva in uno dei quartieri più difficili di Bruxelles, ma non abbiamo mai pensato ad uno scenario come l’ha poi raccontato Romelu nel corso degli anni. La sensazione che la famiglia fosse in difficoltà economica c’era, ma non lo davano a vedere» • «La prima cosa che mi ha colpito di Romelu era la sua compostezza. Salutava tutti quando arrivava al campo, anche chi non conosceva. Abbassava leggermente la testa e ti stringeva la mano. Era composto, puntuale, educato. Mai fuori posto, mai una voce alzata. Jordan invece è sempre stato esuberante, vivace, decisamente diverso rispetto a Romelu. Una volta siamo andati in ritiro a Palermo, casa mia. La sera c’era poco da fare, quindi ognuno doveva inventarsi uno spettacolino in coppia con un compagno. Lui ha cantato una canzone con Massimo Bruno e Praet e nel momento topico, quando sembrava dovesse iniziare il ritornello, si fermò e con il suo solito sguardo divertito si bloccò, ci guardò e con naturalezza disse: “C’est fini”, facendo scoppiare a ridere tutti» • «Le loro strade si sono divise nel 2011, quando giocavano tutti e due nell’Anderlecht, da quel momento le loro carriere hanno preso traiettorie divergenti» (Gianluca Di Mario, ilcatenaccio.it, 11/9/2019) • Romelu va al Chelsea, dove diventa famosissimo. A ogni partita Jordan gli telefona per sapere da lui com’è andata. Anche la sua carriera continua, pur senza toccare mai i livelli del fratello maggiore • Il loro momento di gloria ce l’hanno, assieme, durante gli europei del 2016, quando giocano in nazionale. «Era il nostro sogno fin da bambini» • Quando Romelu segna contro l’Irlanda, i due si mettono a piangere. Durante la partita con il Portogallo, Romelu segna su assist di Jordan. Il Belgio perde comunque 2 a 1, ma i due fratelli salvano l’onore dei diavoli rossi. «Nonostante la sconfitta, questo resta un momento di grandissima emozione per noi due». Mamma Alphonsine, che li ha seguiti da casa in televisione, dice: «Sapevo che i miei ragazzi avrebbero fatto qualcosa per la famiglia».
Vita privata «Se non mi vedo con gli amici, mi riposo un po’ dopo l’allenamento e poi gioco all’Xbox o guardo la tv. Spesso guardo lo sport, non solamente il calcio, mi piacciono anche gli sport individuali».
Curiosità In Belgio fu denunciato dal suo club perché la casa che gli avevano dato aveva il soffitto annerito. Raccontano che un dirigente gli avesse chiesto: «Jordan, che cosa hai combinato qui? Hai bruciato qualcosa?». E lui: «È così perché cucinavo spesso» • A diciotto anni fu beccato dalla polizia a guidare come un matto senza patente. Il suo avvocato, cercando di fargli ridurre la multa da 2880 euro: «Non ha i valori necessari. A diciotto anni l’Anderlecht gli ha regalato una Mercedes, questo ragazzo guadagna più di me e non sa cosa fare con i soldi» • Anche Simone Inzaghi, suo tecnico alla Lazio, sa cosa si prova ad avere un fratello maggiore più famoso. «Il mio rapporto con il mister è difficile da spiegare. Ovunque io vada non conto molto sull’allenatore, non voglio essere suo amico. Sto solo cercando di andare d’accordo con lui. Il calcio è lavoro, affari» • Dopo gli attentati del 2016, la famiglia ha lasciato Molenbeek • «A proposito della famiglia Lukaku, oltre a Jordan e Romelu c’è anche un loro cugino calciatore che gioca nel Celtic, si chiama Boli Bolingoli-Mbombo e se come me non riuscite a smettere di pronunciare il suo nome, per voi su Facebook c’è un video con Fabio Caressa che per dieci minuti dice solo: “ancora un taglio, Bolingoli-Mbombo…”» (Di Mario).
Titoli di coda Oggi Alphonsine Lukaku dice: «I miei figli sono doni di Dio. Prego molto per loro. Il contenuto delle mie preghiere è personale, sicuramente prego che il loro successo duri».