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 2020  luglio 20 Lunedì calendario

Biografia di Charlotte Gainsbourg


Charlotte Gainsbourg, nata a Londra il 21 luglio 1971 (49 anni). Attrice. Cantante • «Figlia dell’eccesso e di due genitori iconici, Serge Gainsbourg e Jane Birkin, Charlotte appare più morbida, meno inquieta dell’idea che si ha di lei» (Valerio Cappelli, Corriere della Sera, 13/3/2019) • Divenne famosa a tredici anni, quando suo padre, amante delle provocazione, le fece cantare assieme a lui una canzone sull’incesto • «Ha debuttato nel cinema giovanissima, nella seconda metà degli anni Ottanta, ottenendo subito molteplici riconoscimenti. Bellezza non convenzionale e androgina, è espressione di un fascino intellettuale che ne fa la musa del cinema indipendente europeo» (Treccani) • «Io ho un debole per quel suo musino ammaccato e perverso e così francese...» (Camillo Langone, Libero, 5/11/2010) • Tra i suoi film: Charlotte for Ever (Serge Gainsbourg, 1986), L’effrontée – Sarà perché ti amo? (Claude Miller, 1988, premio César per la miglior promessa giovanile), La piccola ladra (Claude Miller, 1988), Il sole anche di notte (Paolo e Vittorio Taviani, 1990), Il giardino di cemento Andrew Birkin, 1993), Jane Eyre (Franco Zeffirelli, 1996), Pranzo di Natale (Danièle Thompson, 1999, premio César per la miglior attrice non protagonista), 21 grammi (Alejandro González Iñarritu, 2003), Prestami la tua mano (Éric Lartigau, 2006), Antichrist (Lars von Trier, 2009), L’albero (Julie Bertuccelli, 2010), Melancholia (Lars von Trier, 2011), Nymphomaniac (Lars von Trier, 2013), Ritorno alla vita (Wim Wenders, 2015), Independence Day – Rigenerazione (Roland Emmerich, 2016) • «Lei è popolare? “Per la strada la gente mi guarda, ma non mi viene incontro. All’estero è piacevole, sono totalmente sconosciuta. Quando torno in Francia, sono colpita dagli sguardi. Ma il più delle volte mi parlano dei miei genitori”» (Benjamin Locoge, Paris Match, ripreso da L’Espresso, 4/1/2010) • Ha detto: «Amo i ruoli molto diversi da me, così posso nascondermi dietro di loro».
Titoli di testa «Charlotte Gainsbourg ti mette subito a tuo agio. Non è truccata, neanche un filo di rossetto, o almeno così sembra. Sei tu il suo centro d’attenzione. Ti sorride fin dal primo “Good morning”, il suo sguardo è fisso sui tuoi occhi e solo dopo che ti sei presentato comincia a studiare l’ambiente intorno. C’è un divano avana in stile barocco dietro di noi, ti viene da pensare che forse sarebbe più comodo, ma lei preferisce rannicchiarsi sulla sedia, ginocchia strette al busto. Starà così per tutta l’intervista. Forse è una posizione da timida, da chi ha paura a lasciarsi andare» (Andrea D’Addio, iO Donna, 21/8/2015).
Vita Figlia d’arte. Suo padre è un cantautore francese, figlio di ebrei russi scappati alla rivoluzione. Sua madre una famosa attrice e cantante inglese. «I genitori di Charlotte Gainsbourg non sono stati i Beatles o i Rolling Stones, e i loro nomi probabilmente saranno dimenticati molto presto. Eppure, negli anni Sessanta e Settanta, Jane Birkin e Serge Gainsbourg, con le loro piccole trasgressioni, hanno contribuito ad abbattere un mondo moralista e repressivo che, anche se è stato sostituito da un altro altrettanto ottuso e violento, doveva comunque essere demolito» (Trovacinema - la Repubblica, 24/5/2009) • Ha una sorellastra più grande di lei, Kate, nata dal primo matrimonio della madre • Charlotte passa l’infanzia a Parigi, ma va regolarmente in Inghilterra, per andare a trovare i parenti. Prendono sempre la nave perché a Serge Gainsbourg l’aereo mette paura. «A che età ha compreso quel che facevano i suoi genitori? “Ho vaghi ricordi prima dei 12 anni. Sono stata subito riconosciuta per quel che facevo, non solamente in rapporto ai miei genitori”» (Locoge) • I suoi divorziano quando lei ha nove anni. «Cos’è accaduto dopo la separazione dei suoi genitori? “Abbiamo vissuto momenti difficili sotto l’obiettivo dei paparazzi. Mia madre ha chiuso la porta a qualsiasi tentativo d’intrusione. Questo mi ha insegnato a convivere con i media, a rendermi conto di ciò che potevo fare. E ho capito che la cosa migliore era proteggermi”» (Locoge) • A scuola i compagni la prendono in giro. «Tuo padre è un drogato». «Tua madre è una puttana». Visto che suo padre, per protestare contro le tasse troppo alte, è andato in televisione e ha bruciato una banconota da 500 franchi, loro danno fuoco al suo quaderno • «Mi sono costruita una corazza fin da piccola, e non me ne pento. Su mia richiesta, cambiavo scuola ogni anno. Così non sviluppavo attaccamento. Ero piuttosto discreta, sempre di passaggio. Un modo di vivere tutto questo da lontano» (Locoge) • «A dodici anni, Charlotte Gainsbourg chiede di andare in collegio e poco tempo dopo si ritrova in Svizzera, dove oltre a sciare tutti i giorni cerca di imparare il russo e frequenta di nascosto la sinagoga, nel disperato tentativo di recuperare le proprie radici» (Trovacinema) • Racconta Jane Birkin: «Quando era piccola, ho parlato di lei a chi cercava una bambina per il film Paroles et musique di Elie Chouraqui, con Catherine Deneuve. L’hanno presa ed è stata brava. Lo stesso anno Charlotte ha fatto Lemon incest con suo padre. Da quel momento abbiamo cominciato, piano piano, a essere indicati come “i genitori di Charlotte Gainsbourg”» (a Stefano Montefiori, Corriere della Sera, 4/7/2014) • «All’epoca Lemon Incest fece scandalo. E oggi? “Oggi credo che mio padre non potrebbe mai scrivere e cantare una canzone così, con una provocazione così evidente. Ma il clima dei nostri giorni è davvero complicato […] Ovviamente condanno l’incesto come lo condannava mio padre, non c’è mai stato niente di quel tipo tra noi, trovo anche ridicolo il fatto di doverlo ricordare. Ma è normale affrontare il tema dell’incesto. Parlandone come di qualcosa di rischioso e terribile certo quando succede, ma senza fare finta che non esista. La censura oggi è troppo generalizzata. Quel testo è serio, mio padre canta “l’amore che non faremo mai”, è molto chiaro. L’arte serve proprio a esorcizzare, a esprimere cose che non si verificheranno nella realtà. Ma oggi si ha paura di tutto, viviamo in un’epoca piuttosto terrificante. Lo vediamo anche con certi eccessi che accompagnano il movimento #MeToo”» (a Stefano Montefiori, Corriere della Sera, 20/11/2018) • «È sotto i riflettori da quando è nata. A 13 anni il primo film, a quindici il Premio César, l’Oscar francese: ha mai pensato a una vita lontana dallo spettacolo? “È stato un percorso molto naturale, non ho mai deciso di fare l’attrice o la cantante, è venuto da sé: sono stata spinta più dalla curiosità di scoprire in prima persona quel mondo che mi stava continuamente intorno, che da un percorso scelto consciamente”» (Andrea D’Addio, iO Donna, 21/8/2015) • Quando ha sedici anni, nel tornare a casa da scuola, trova la madre sconvolta e la polizia. Hanno appena scoperto che un gruppo di banditi voleva rapirla per chiedere ai suoi genitori cinque milioni di franchi di riscatto. Avevano già trovato una casa in campagna dove tenerla nascosta. «I miei si spaventarono a morte, Mio padre decide di farmi accompagnare a scuola da una guardia del corpo. Mi vergognavo moltissimo» • Nel 1991, quando lei ha 19 anni, suo padre muore d’infarto. «Della scomparsa di mio padre non ho mai potuto parlare perché tutti attorno a me già lo facevano, era un lutto nazionale, quindi mi sono chiusa completamente» (a Montefiori, 2014) • Decide di buttarsi sul lavoro. Quell’anno, sul set di Un mondo senza pietà, conosce Yvan Attal, 27 anni. Entrambi hanno ruoli di secondo piano. Racconta lui: «Aveva 19 anni, ma ne dimostrava 15. Parlava con un filo di voce ed era di una timidezza patologica. Aveva appena perso suo padre. Era totalmente chiusa in se stessa. In macchina, guardava fuori dal finestrino, a piedi camminava con la testa dentro le spalle e quando parlava, con un filo di voce, non si capiva una parola. Ero innamorato cotto, altrimenti non avrei potuto sopportare una situazione così difficile» • Racconta lei: «E dire che nacque tutto da un invito a cena…» • Charlotte fa carriera. Lavora anche con tanti italiani, come Asia Argento, Franco Zeffirelli, Emanuele Crialese. «Cinema come terapia? “
A volte sì. Sul set do tutta me stessa. Se piango, piango veramente. Poi, per fortuna, finito un ruolo non me lo porto dietro. Vivo il tutto come una sorta di liberazione”» (D’Addio) • «Com’è diventata l’attrice di Lars Von Trier? “Sono stata fortunata. Ha avuto fiducia in me e mi ha voluta in tre film. Pensavo di essere troppo normale per un regista come lui. Non parliamo molto. Lars sa tutto di me, io non so nulla di lui. È un rapporto a senso unico”» (Cappelli) • «Che cosa le ha insegnato, su se stessa, l’esperienza di Nymphomaniac? “Mi ha fatto molto riflettere sulla sessualità. Attraverso il racconto ossessivo e sofferto di Joe ho capito che, se tutti ci raccontassimo attraverso la nostra vita sessuale, non esisterebbe più il segreto. Quello che facciamo con il sesso rispecchia quello che siamo. È stato curioso, per esempio, rivedere la mia faccia sullo schermo quando “faccio il sandwich” in una doppia penetrazione con due fratelli africani. È una scena che mi ha incuriosito fin dall’inizio, e che ho seguito guardando gli attori porno nelle loro acrobazie. Una cosa pazzesca”. E il frustino che le massacra i glutei, nelle sedute con il sadico? “In un film come questo il pudore non era previsto, non avrebbe avuto senso. Quando Joe parte alla ricerca dell’orgasmo che non riesce più a provare, è capace di tutto, e lo dimostra. Certo, mi sono totalmente fidata del regista: mentre giravo quelle scene non avevo modo di sapere che uso ne avrebbe fatto” […] Si immaginava un film così sofferto? “Non avevo mai pensato a quanto dolore fisico potesse provocare una simile nevrosi. Il sesso sfrenato fa male, ferisce, fa scorrere il sangue. E la mia vagina devastata, che si vede all’inizio della versione non censurata, è la prova di quanto sia distruttivo essere vittime di una simile dipendenza”. Non è stato faticoso mostrare un’intimità così esibita durante tutto il set? “Tanto faticoso quanto falso. È stato molto divertente l’esperienza di scegliere il mio “look” vaginale. Stranamente, le donne non pensano mai che il loro sesso possa avere un volto, e solo quando Lars mi ha fatto scegliere fra le diverse protesi in silicone mi sono posta il problema. Non siamo come gli uomini, che sanno fin da bambini a cosa somiglia il loro sesso. La parte più esplicita del film l’ha girata Stacy Martin (l’attrice che interpreta Joe da ragazza, ndr), anche se entrambe abbiamo avuto come controfigure delle vere attrici porno”» (Carla Bardelli, Vanity Fair, 2/4/2014) • Il suo compagno Yvan Attal dice: «Non voglio sapere cosa fa mia moglie, ho smesso di vedere i film dove fa sesso con gli attori. Perché una cosa è certa: se torna sempre da me vuol dire che ne vale la pena» • «Cosa le hanno detto i suoi figli dopo che ha interpretato lo “scandaloso” Nymphomaniac di von Trier? “Sul film nulla, non l’hanno visto, ma a Ben a scuola hanno fatto qualche battuta. Lui, per fortuna, sa bene che era solo cinema”» (D’Addio) • «Il mondo si scandalizzò quando i suoi genitori cantarono Je t’aime... moi non plus. Un amplesso in musica, praticamente. Ha deciso di batterli? “No, grazie. Non mi interessa essere più scandalosa di loro”» (Bardelli) • «Pensa che Nymphomaniac sia la consacrazione di Charlotte Gainsbourg come grande attrice internazionale? “Non credo, non penso di esserlo. E poi non mi interessa, voglio sempre ricominciare da capo e non dare niente per scontato. Voglio essere come mio padre, che non ha mai voluto considerarsi un artista”» (ibidem).
Amori Con Yvan Attal stanno assieme dal 1991. Nel 2013, dopo aver ricevuto la legion d’onore, lui le chiese di sposarlo in diretta televisiva. Lei declinò: «Je ne veux pas. Non voglio» • Tre figli: Ben (1997), Alice (2002), Joe (2011).
Lutti Nel 2013, Kate Barry, sua sorellastra e migliore amica, cadde dalla finestra del quarto piano di un appartamento nel sedicesimo arrondissement di Parigi. Probabilmente fu un suicidio. Da allora, lei e la famiglia hanno lasciato la città e vivono a New York, nel Greenwich Village. «Stavolta per vivere la sofferenza, sentivo che dovevo sentirmi libera. A New York nessuno mi riconosce per strada. Non sono andata via per dimenticare, semmai è vero il contrario».
Politica «Nel mio quartiere si vergognano di avere Trump presidente».
Curiosità È alta 1 metro e 73 • Ha sia la cittadinanza francese che quella britannica • Iñarritu la volle in 21 Grammi perché era un fan di suo padre • Le parole all’inizio della canzone What it feels like for a girl di Madonna sono una battuta pronunciata da lei in Il giardino di cemento • Ascolta Robert Johnson, Grizzly Bear, Animal Collective, M.I.A, Elizabeth Cotten, Radio Head, Bob Dylan e Lou Reed • Per lei il miglior disco di suo padre è Histoire de Melody Nelson • Il suo libro preferito è Alice attraverso lo specchio di Lewis Carrol • Le piace molto anche Houellebecq • I suoi film preferiti sono Shining, La morte corre sul filo e I figli della violenza di Luis Buñuel • «Di solito va in giro in jeans e canottiere, ma per le soirée ufficiali indossa Balenciaga (Nicolas Ghesquière, stilista di Balenciaga, è un suo carissimo amico)» (Cristina Allievi, first n.6, 9/2010) • «Cosa la rende felice? “Fare l’amore! Ascoltare i miei figli, guardarli”» (Maria Laura Giovagnini, iO Donna, 13/7/2019) • Dopo la morte di Kate le rimangono una sorellastra da parte di madre e un fratellastro da parte di padre • Nel 2007 perse l’equilibrio mentre faceva sci d’acqua, batté la testa sull’acqua e le venne un ematoma cerebrale che la costrinse a letto per sei mesi • Dice che oggi non le pesa più avere avuto genitori famosi. «Non soffro la loro popolarità, sono fiera di esserne figlia, anche se a volte, quando torno a casa dopo aver parlato tutto il giorno di mio padre Serge, il pensiero che lui non ci sia più si accompagna sempre ad un velo di malinconia» (D’Addio).
Titoli di coda Jane Birkin oggi dice: «Io non sono mai stata brava come lei».