9 luglio 2020
Tags : Domenico Arcuri
Biografia di Domenico Arcuri
Domenico Arcuri, nato a Melito di Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria, il 10 luglio 1963 (57 anni) • «Il commissario straordinario all’emergenza Covid-19, l’uomo scelto il 18 marzo dal governo per garantire l’approvvigionamento delle mascherine e degli altri strumenti di protezione dal virus» (Luca Fazzo, Il Giornale, 30/6/2020) • «Il boccoluto Arcuri» (Roberto D’Agostino, Dagospia, 25/6/2009) • «Mr. Mascherine» • «Un boiardo divenuto negli ultimi mesi familiare agli italiani» (Fazzo) • Dal 2007 è amministratore delegato di Invitalia S.p.A., la ex Sviluppo Italia, società finanziaria al 100% pubblica con cui il ministero delle Finanze interviene per rilanciare le aree industriali in crisi e attirare investimenti dall’estero. È stato riconfermato nella carica nel 2010, nel 2013, nel 2016 e nel 2019 • «La testa ricoperta di capelli d’argento, la notevole statura, il volto dai lineamenti puliti e il naso sfrontato, Arcuri è da dodici anni l’avvolgente potenza invisibile delle crisi aziendali d’Italia, come l’imam occulto degli sciiti» (Salvatore Merlo, Il Foglio, 12/3/2020) • Secondo il manifesto, solo Giuseppe Bono, capo di Fincantieri dal 2002, è più longevo di lui come boiardo di Stato • «Tredici anni di onorata ma silenziosa carriera, nei quali non ha mai tradito il suo affetto più caro, il suo congiunto stabile, e cioè lo statalismo, anche se morbido e cerchiobottista, come è si conviene a un centrista del sud» (Simonetta Sciandivasci, Linkiesta, 13/5/2020) • «Si è visto passare davanti otto governi otto, da Prodi a Berlusconi fino al doppio Conte, senza battere ciglio, forte dei buoni rapporti con il dalemiano Gualtieri e con D’Alema in persona, che lo spronò e lo sostenne almeno agli inizi» (Nino Cirillo, Il Quotidiano del Sud, 2/5/2020) • Divenuto commissario per l’emergenza coronavirus, carica per cui non riceve stipendio, fece scalpore quando impose un prezzo calmierato di 50 centesimi alle mascherine e, durante una conferenza stampa, stizzito, definì chi lo criticava «i liberisti che dal loro divano, tra un cocktail e un videomessaggio, emettono sentenze» • «Paragonato a lui, perfino il pallido Borrelli fa la figura del Grande Comunicatore. In tempi di quarantena è riuscito a prendere a cazzotti tutta una serie di totem recenti, dal divano al cocktail, fino agli innocenti centrifugati. Continuando così, c’è da credere, a ogni apparizione in tv si farà un sacco di nuovi amici» (Cirillo).
Titoli di testa «Come diceva Federico Caffè, poiché il mercato è una creazione umana, l’intervento pubblico ne è una componente necessaria e non un elemento di per sé distorsivo o vessatorio» (2018).
Vita «Dopo aver frequentato la scuola militare della Nunziatella a Napoli, nel 1986 Arcuri si laurea in Economia alla Luiss e inizia una lunga carriera tra pubblico e privato. A partire dall’Iri, dove si occupa delle aziende del gruppo operanti nei settori delle telecomunicazioni, dell’informatica, della radiotelevisione» (Giovanna Vitale, la Repubblica, 11/3/2020) • Nel 1992 lascia il settore pubblico. Entra in Pars, società di consulenza, joint venture tra Arthur Andersen e Gec, ne diventa amministratore delegato • Nel 2001 è partner di Arthur Andersen • Nel 2004 amministratore delegato di Deloitte Consulting. «È lì, in sostanza, che il manager ha avuto modo di farsi apprezzare per le sue capacità» (Stefano Sansonetti, ItaliaOggi, 12/1/2008) • Nel 2007 il centrosinistra lo nomina amministratore delegato di Sviluppo Italia. «“L’anacronistica holding di partecipazioni”, per usare le parole di Romano Prodi […] doveva chiudere. E con lei avrebbe dovuto trovare diversa destinazione un piccolo impero fatto di 118 società che, tutte insieme, alimentano il poltronificio dei 119 consiglieri di amministrazione che hanno fin qui fatto capo al «sistema» di Sviluppo Italia. Invece della chiusura, l’Agenzia da ieri ha un nuovo vertice: Nicolò Piazza (presidente), Domenico Arcuri (prossimo ad) e Maurizio Prato (uomo Iri, presidente di Fintecna). A loro (tre, in ossequio alla regola imposta con l’ultima Finanziaria, che ha così azzerato il vecchio consiglio nominato dal governo Berlusconi) il compito di rilanciare l’agenzia “per attrarre capitali esteri”, secondo la nuova mission definita dalla maggioranza […]. Lasciando al loro destino le aziende in crisi» (Corriere della Sera, 15/2/2007) • Il nuovo cda deve disboscare la ragnatela di partecipazioni (15 controllate, 25 sub-controllate, 124 partecipate). «Lo stesso Arcuri, all’indomani della sua nomina, denunciò il degrado nel quale versava Sviluppo Italia. “Una banca anomala in cui i soldi si prendevano e non sempre si restituivano”, dichiarò puntando il dito contro il “disordine stratificato” nel quale il 63% dei circa 1.700 dipendenti era dedicato a servizi di staff e solo il 37% a produrre ricavi. “La catena di comando è quantomeno bizzarra - aggiunse preannunciando il repulisti - perché un dirigente governa due quadri e tutti gestiscono 5 impiegati”» (Gian Maria De Francesco, Il Giornale, 5/1/2008) • Viene criticato quando si scopre che, tra i 7-8 dirigenti che già hanno collaborato con lui e che mette a libro paga dell’Agenzia, c’è pure Gabriele Visco, figlio di Vincenzo, viceministro dell’Economi • «La scorsa estate Il Sole 24 Ore e Il Giornale avevano sollevato il caso denunciando la presenza di nomi “eccellenti” nella società guidata dall’amministratore delegato Domenico Arcuri. Oltre a Visco, infatti, figura anche Bernardo Mattarella, nipote del deputato ulivista Sergio. Ma la questione è finita nel dimenticatoio» (De Francesco) • Lui spiega: «Un capoazienda chiamato a risanare una situazione disastrosa ha non solo il diritto, ma soprattutto la necessità di avvalersi di un gruppo di collaboratori coeso e consolidato negli anni» • «Con me Invitalia si è trasformata da carrozzone – la definizione più gentile – in una moderna agenzia di sviluppo. Qua c’erano 316 società, ora sono quattro» (a Federico Fubini, Corriere delle Sera, 19/12/2019) • «Nei tredici anni passati a guidare l’azienda di sostegno alle imprese italiane, Arcuri ha moltiplicato il suo spettro relazionale […] Fra una cena elegante con l’ingegnere Francesco Gaetano Caltagirone e un convegno di Confindustria, Arcuri si è dovuto districare fra le numerose patate bollenti di un panorama imprenditoriale in declino» (Gianfrancesco Turano, L’Espresso, 12/3/2020) • «C’è da intervenire sull’Ilva? Si chiamano Arcuri e Invitalia. C’è un problema in Alcoa? Arriva Arcuri. La Banca popolare di Bari rischia di andare a gambe per aria? Ecco di nuovo Arcuri, che con una controllata di Invitalia acquisisce una banca dieci volte più grande della controllata stessa. I critici, maliziosamente (e spiritosamente), sostengono, come ha scritto Giorgio Gandola, che “l’unica emergenza gestita finora da Arcuri riguarda una macchia sulla cravatta di Hermès durante un cocktail”. Sostengono insomma che lui le crisi le “congeli”, non le sciolga: non rilancia le aziende, ma ci mette una pezza pubblica. Dice invece di lui Carlo Calenda, che lo stima: “È una persona che se gli dici ‘fai’, trova il modo di fare. Rispettando le regole e più velocemente della burocrazia ministeriale. È ligio alle indicazioni della politica, non si allarga né persegue un’agenda per i cavoli suoi”. E insomma non è uno spavaldo, coltiva con meticolosità l’arte dell’essere contemporaneamente presente eppure assente, alle spalle dei riflettori, un passo indietro rispetto alla politica che ha servito con capacità guadagnandosene la riconoscenza. Ed è forse anche questo il segreto della sua longevità nelle stanze del potere parastatale» (Merlo) • «Lo descrivono informatissimo, gran conoscitore delle regole e delle leggi, attivo, uomo di dati, carte e soluzioni sempre tecnicamente corrette» (ibidem) • «Arcuri è adattabile. Portato a Sviluppo Italia da Massimo D’Alema, si è ricollocato senza battere ciglio con il sistema Silvio Berlusconi-Gianni Letta. Con altrettanta flessibilità è tornato nelle grazie dei governanti giallo-rosa grazie al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, dalemiano antemarcia entrato in direzione nazionale proprio nel 2007, l’anno di esordio di Arcuri fra i boiardi di Stato» (Gianfrancesco Turano, L’Espresso, 12/3/2020) • «La scintilla con Conte sarebbe scattata su un finanziamento da 280 milioni di euro per lo sviluppo della Capitanata, nella provincia foggiana cara al presidente del Consiglio, che Arcuri avrebbe contribuito a sbloccare» (Turano) • Lui dice: «Negli anni abbiamo guadagnato una qualche considerazione delle istituzioni e dei mercati, siamo diventati interlocutori sufficientemente seri e affidabili. In giro non ce ne sono molti. Noi siamo posseduti al 100% dal governo, quindi potenzialmente adatti a svolgere una serie di attività e missioni indispensabili di fronte ai problemi di oggi: un Paese che non cresce, sempre più diseguale, dove il rapporto fra privato e pubblico diventa necessario, anche per ricominciare a connettere l’industria con la finanza. A maggior ragione se a Sud i costi e i tempi dell’accesso al credito determinano uno svantaggio per le imprese» • «Il Sars-Cov-2 entra a buon diritto in una lista di situazioni altamente critiche, anche se Arcuri avrebbe preferito la guida di Leonardo, l’ex Finmeccanica, in sostituzione di Alessandro Profumo all’ultimo giro di nomine messo in stand-by dalla pandemia» (Turano) • «Il capo della Protezione civile, Angelo Borelli, prima di ammalarsi e certo non per giustificarsi, in un’intervista a Repubblica ha spiegato che “il virus viaggia più veloce della burocrazia”. Tradotto: per circa due mesi il governo ha pensato di poter procedere agli acquisti di tute speciali, mascherine professionali, occhiali, con le normali procedure dell’ufficio acquisti dello Stato che deve fare per ogni acquisto un bando […] Con più coraggio, che in emergenza deve superare le prassi giuridiche, non sarebbe successo il disastro primo, quello della contaminazione e la morte dei medici, che ha finito per essere un moltiplicatore drammatico del contagio. Borelli ha fatto capire che nessuno si decideva a firmare, per la combinazione perversa di lentezza della burocrazia e indisponibilità dei burocrati, legittimamente preoccupati di finire sotto processo per una magistratura che essa stessa pregna di burocrazia e miopia» (Paolo Panerai, ItaliaOggi, 28/3/2020) • Giuseppe Conte capisce che deve nominare un commissario straordinario. «La sinistra gli offriva un uomo d’ordine, Gianni De Gennaro, mentre la destra lo voleva convincere a prendere un uomo d’azione, Guido Bertolaso. Lui alla fine s’è scelto invece un uomo di compromesso, non un guerrigliero antivirale ma un affidabile manager di stato, un grand commis che non ama la ribalta e non intende far ombra a nessuno, tanto meno al presidente del Consiglio» (Merlo).
Cocktail «Il Commissario straordinario ha annunciato un tetto (0,50 euro) al prezzo per le mascherine chirurgiche in una ormai celebre conferenza in cui se l’è presa con “i liberisti che emettono sentenze da un divano con un cocktail in mano”. “Ogni papà con un euro potrà comprare due mascherine ai suoi figli”, era lo slogan. La strategia militare di Arcuri che aveva come obiettivo “gli speculatori”, come prevedibile, ha però colpito indiscriminatamente la popolazione civile. Dopo la sua ordinanza, le mascherine sono praticamente sparite dalla circolazione. L’imposizione di un prezzo politico, come accade dai tempi di Diocleziano, ha reso introvabile un bene che era scarso. Gli esercenti hanno smesso di vendere per non andare in perdita. Esaurita rapidamente la merce residua, hanno smesso di ordinarla aspettando i rifornimenti statali. Le imprese italiane, che avevano avviato una conversione, hanno smesso di produrre. I broker internazionali hanno dirottato le mascherine verso mercati più convenienti. Arcuri ha cercato di rattoppare la situazione rincorrendo le aziende proponendo contratti per far ripartire la produzione. Ma ormai la frittata era fatta» (Luciano Capone, Il Foglio, 9/5/2020) • «Calenda, come giudica l’operato fin qui del commissario straordinario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri? “Un operato palesemente disastroso. Non è riuscito a rispettare le scadenze che lui stesso si era dato. A questo si aggiungano i toni inaccettabili usati durante le conferenze stampa, il suo paternalismo e la sua arroganza. Solo ieri è partita la gara per i reagenti dei tamponi e ha combinato un completo disastro con la storia della mascherina a 50 centesimi, tra l’altro continuando a ripetere che non è colpa sua. In un Paese normale dovrebbe dare le dimissioni, anzi: sarebbe licenziato”» (Carlo Calenda, a Giulio Cavalli, Il Riformista, 14/5/2020) • «Nelle prime notti eravamo completamente disarmati. I pochi ventilatori dovevo decidere io in quale luogo d’Italia mandarli: non auguro a nessuno mai di trovarsi nelle condizioni di decidere dove regalare la vita e dove far rischiare la morte» • «Lei è stato anche giudicato per il suo carattere. Come ha vissuto queste critiche? “Ho preso le distanze da parole o comportamenti che mettevano questioni strumentali e secondarie davanti al diritto alla salute. L’egoismo sociale mi indigna, anche spendere una vita per sconfiggere chi specula sulla paura dell’epidemia sarebbe meritevole. A me è capitato di poterlo fare in pochi mesi; ne sono orgoglioso e ringrazio chi me ne ha dato l’opportunità. Il mio carattere? Ci convivo da quando sono nato, ma è uno, è quello: senza sorprese. Preferisco le critiche alla doppia morale. Certo, qualcuno sperava fossi un oscuro burocrate chiuso in una stanza, impaurito di fronte a questo dramma. Si sbagliava”» (Alessia Guerrieri, Avvenire, 19/6/2020).
Vita privata «È stato sposato con Myrta Merlino, da cui ha avuto una figlia, ed è fidanzato con la vicepresidente di Confindustria Antonella Mansi» (Merlo) • Sua figlia si chiama Caterina.
Quattrini Nel 2014 guadagnava 599.613 euro l’anno, con una parte fissa a 383 mila. «L’anno precedente toccava quota 950 mila euro, poi anche lui, come gli altri manager della Pubblica amministrazione è finito in mezzo alla “tagliola” dello stipendio fino al livello del compenso spettante al primo presidente della Corte di cassazione» (Luca Rinaldi, Linkiesta, 25/7/2016).
Vizi «È un gran fumatore di Marlboro rosse» (Merlo).
Curiosità «Il suo uomo per le relazioni istituzionali è stato per anni Stefano Andreani, ex portavoce di Giulio Andreotti, purtroppo scomparso nel 2017. Potrebbe avergli davvero insegnato i rudimenti del mestiere » (Cirillo).
Titoli di coda «Prima di valutare il suo operato, la inviterei a porsi nelle sue condizioni, a ripercorrere il suo lavoro fin dall’inizio, quando in tutto il mondo s’è scatenata una pandemia. Era pressoché impossibile trovare in giro per il mondo un ventilatore. Era pressoché impossibile procacciarsi una partita di mascherine. Quello che ha fatto Arcuri… i numeri parlano chiaro, e sono numeri trasparenti: sono pubblicati sul sito della Protezione civile. Se lei ritiene di poter fare meglio, la terrò presente…» (Giuseppe Conte, scherzando, a un cronista, da un video sulla pagina YouTube de la Repubblica, 16/5/2020).
ì