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 2020  giugno 21 Domenica calendario

Biografia di Jean-Marie Le Pen


Jean-Marie Le Pen, nato a La Trinité-sur-Mer, nella regione della Bretagna, in Francia, il 20 giugno 1928 (92 anni). Uomo politico • Detto «Menhir» • Nel 1972 ha fondato il Front National, principale partito di estrema destra francese, ispirandosi al Movimento sociale italiano. «Anche nel simbolo, una fiamma tricolore con il blu al posto del verde, i riferimenti erano precisi» (Aline Arlettaz, L’Espresso, 15/5/2017) • Dopo averlo guidato per quasi quarant’anni, ed esserne stato presidente onorario dal 2011 al 2018, il partito - che dal 2011 è guidato dalla terza figlia di lui, Marine, e dal 2018 si chiama Rassemblement national - lo ha espulso «a causa della radicalizzazione di alcune posizioni ideologiche e di reiterate dichiarazioni antisemite» (Treccani) • «Jean Marie Le Pen riassume nella sua persona quasi tutte le caratteristiche della estrema destra francese nelle sue diverse manifestazioni storiche.  Quando era studente alla Sorbona distribuiva la stampa dell’Action française (l’associazione monarchica e nazionalista fondata da Charles Maurras alla fine del l’Ottocento) e faceva a pugni con i giovani comunisti nelle strade del Quartiere Latino. Quando la Francia combatteva le sue ultime guerre coloniali in Indocina e in Algeria, il giovane Le Pen cercava la gloria sui campi di battaglia» (Sergio Romano, Corriere della Sera, 25/9/2015) • «Ha militato per tutta la vita con il campo meno nobile della Francia che tanto ama: Pétain e i suoi seguaci alleati dei nazisti, e poi nostalgici dell’impero coloniale, torturatori in Algeria, razzisti, antisemiti. Con coerenza e ottusità, a costo di litigare con la figlia, Jean-Marie Le Pen è il punto di riferimento per la Francia che sogna un ritorno all’epoca pre-rivoluzionaria, dove Dio è garante dell’ordine, ognuno sta al suo posto, gli immigrati non esistono e gli omosessuali si nascondono» (Stefano Montefiori, Corriere della Sera, 9/4/2015) • «Il pene di Le Pen si issa appen appen» (così Said, franco-marocchino interpretato da Saïd Taghmaoui, nel film L’Odio, di Mathieu Kassovitz, 1995) • Già deputato all’Assemblea nazionale di Parigi dal 1956 al 1962, poi dal 1986 al 1988. Già deputato al Parlamento europeo dal 1984 al 2019 • Si è candidato cinque volte alla presidenza della Repubblica (1974, 1988, 1995, 2002, 2007). La volta che ci è andato più vicino è stata nel 2002, quando ottenne quasi 5 milioni di voti (il 16,9%), andò al ballottaggio contro Jacques Chirac, ma perse perché tutti gli altri partiti si coalizzarono contro di lui • Famoso per aver detto, tra le altre cose, che il regime di Vichy era «legale e legittimo», che l’euro è una fregatura, che Angela Merkel, quando la Germania aprì le frontiere ai profughi siriani nel 2015, «ha aperto le braccia e subito ha dovuto chiudere le cosce» • Fece scandalo quando, durante un comizio, chiamò il ministro delle finanze di Mitterrand, Michel Durafour, «Dura-four crématoir. Dura-forno crematorio» • «Forse sono un po’ vanitoso, ma credo di essere un personaggio politico atipico. Sono un ex paracadutista della Legione straniera, che ha combattuto in Algeria. Ho fatto il marinaio, il minatore, ho perfino venduto dischi. E ne ho prodotti. Ho pubblicato canzoni anarchiche e i discorsi del generale de Gaulle, in realtà un personaggio che non mi piace proprio. Preferisco il maresciallo Pétain».
Titoli di testa «Quando Marine era piccola le raccontava della politica come fosse un incontro di pugilato. “Se scegli di salire sul ring devi essere pronto a prendere colpi fino alla fine. Il campione del mondo vince con la faccia gonfia di botte”» (Anais Ginori, la Repubblica, 27/2/2016).
Vita «Sono bretone e dalle mie parti “pen” vuol dire “capo”. Credo nella stima e nella speranza che suscita questo nome» (Cesare) • Sua madre, Anne-Maria, è una sarta, figlia di contadini. Suo padre, Jean, pescatore, quando lui ha quattordici anni muore al largo delle coste bretoni, ucciso da una mina raccolta nella rete del suo peschereccio • «Sono diventato anti-comunista a sedici anni. Ero indignato dal comportamento di alcuni giustizieri durante la liberazione» (da Les Français d’abord, éd. Carrère-Michel Lafon, 1984) • «Finita la seconda guerra mondiale, dopo gli studi in legge e scienze politiche, Le Pen parte volontario per l’Indocina, dove la Francia sta sperimentando l’inizio di un doloroso e inarrestabile processo di decolonizzazione, che lui non accetterà mai. Arruolato nel primo battaglione paracadutisti, dimostra subito di amare l’azione ma anche la provocazione e qualche volta l’insulto: su Caravelle, il giornale del corpo di spedizione francese, scrive che “la Francia è governata da pederasti come Sartre, Camus, Mauriac”. Tornato in Francia, Jean-Marie Le Pen si dà alla politica grazie a Pierre Poujade, antesignano dei moderni populismi, ed entra con il suo movimento all’Assemblea nazionale: a 27 anni, Le Pen è il più giovane deputato dell’aula. Un anno dopo abbandona il partito di Poujade e fonda il Front national des combattants, embrione del Fn. Nel corso di una rissa a un comizio viene ferito a un occhio che finirà con il perdere: ecco la benda nera, che gli darà per molti anni un’immagine poco rassicurante, ma perfetta per il ruolo. In parlamento Le Pen si distingue subito per l’arte oratoria, ma l’azione torna a chiamarlo: parte volontario per la guerra d’Algeria, dove tortura alcuni prigionieri “perché era necessario farlo”, spiega senza tanti patemi il 9 novembre 1962 alla rivista Combat. La questione delle torture in Algeria continuerà a riaffacciarsi nel corso della sua carriera» (Montefiori) • «C’est un bidon. È una frottola. Né io, né i miei commilitoni eravamo incaricati degli interrogatori speciali. Sono stato accusato della stessa scena di tortura, lo stesso giorno, alla stessa ora e a più di 100 chilometri di distanza» (da Mémoires: fils de la Nation, éd. Muller, 2018) • Perso il seggio all’Assemblea Nazionale, Le Pen fonda una casa discografica e pubblica quattro album dal titolo III Reich. Voci e canti dell’esercito tedesco, con svastiche in copertina, cosa che gli cosa due mesi di carcere con la condizionale • «Aveva amicizie fra i vecchi collaborazionisti del regime di Vichy e creò nuovi legami in quei laboratori di velleità e malumori che le guerre e i torbidi della politica si lasciano alle spalle, soprattutto dopo una sconfitta. Fra queste amicizie vi era Jean-Louis Tixier-Vignancour, alto funzionario di Vichy, avvocato di grido, amico dei golpisti dell’Oas (Organisation de l’armée secrète), difensore dei due generali (Maurice Challe e Raoul Salan) che volevano rovesciare la Quinta Repubblica. Quando Tixier si candidò contro De Gaulle nelle elezioni presidenziale del 1965, Le Pen fu il direttore della sua campagna elettorale. Ma qualche tempo dopo, agli inizi degli anni Settanta, decise di creare un partito che chiamò, militarescamente, Front national. Aveva già stretto rapporti con altri movimenti della destra europea e poté contare su un aiuto del Movimento Sociale italiano di Giorgio Almirante. I manifesti elettorali che apparvero sui muri per le elezioni francesi del 1973 erano l’esatta copia di quello missino con la fiamma tricolore» (Romano) • Il 2 novembre 1976, alle 4 meno un quarto del mattino, sopravvive, con tutta la famiglia, allo scoppio di un bomba piazzata da degli attentatori in casa sua al 9 di villa Poirier, nel 15° arrondissement a Parigi. Racconta Marine: «Fu in quella notte orrenda che scoprii che papà lavorava in politica e fu in quella notte che presi coscienza che mio padre non veniva trattato come gli altri» • Racconta lui: «Mia figlia era al liceo quando Libération titolò su tre colonne, a caratteri cubitali, Torturati da Le Pen, riferendosi a un vecchio episodio della mia vita, vissuto durante la guerra d’Algeria. L’articolo mi descriveva come un mostro. Visto il giornale andai in camera sua, a svegliarla al mattino, e le detti il permesso di saltare la scuola per un giorno. “Neanche per sogno”, mi rispose. Non solo andò: prima dell’inizio delle lezioni si alzò in piedi con il braccio destro alzato, gridando: “Vive Le Pen!”» • «Il ricchissimo industriale del cemento Hubert Lambert nel 1976 gli lascia in eredità il suo impero e la dimora di Montretout: “Voglio che tu abbia i mezzi finanziari per non dipendere mai da nessuno. So che userai questa libertà per difendere le idee nazionali”, gli dice prima di morire. Jean-Marie Le Pen non lo ha mai tradito» (Montefiori) • «Io sarò sempre, dalla parte di chi soffre». Comincia così la sua ascesa
Islam «Ci sono sei milioni di musulmani a casa nostra. Sapete, sono stato condannato a tre mesi di prigione e venti mila euro di multa per aver detto che il giorno in cui saranno venti milioni, ci faranno scendere dai marciapiedi e abbassare lo sguardo. E invece parecchie volte, durante molti miei discorsi, mi dicono: “È già così, signor Le Pen».
Diritto d’asilo «Noi siamo favorevoli quando si tratta di accogliere quattro poeti greci perseguitati o un letterato russo scappato dalla Siberia. Ma non se ne arrivano quattro cento mila ogni anno per venire a mangiare il nostro pane!».
Radici «Se siete fedeli alla Francia, se l’amate, se adottate le sue leggi, i suoi costumi, la sua lingua, il suo modo di pensare, in una parola, se vi integrate perfettamente, non vi rifiuteremo la possibilità di essere dei nostri, pur che vi sia in voi una scintilla d’amore e non solamente un interesse materiale […]. Ma se siete fedeli alle vostre radici – che meritano rispetto e che rispetto – se pretendete di vivere secondo le vostre leggi, i vostri costumi, la vostra cultura, allora è meglio che ve ne torniate a casa vostra, perché altrimenti le cose potrebbero finire male» (Discorso ai giovani arabi, 1987).
Medaglie «Non è Jean-Marie Le Pen a essere stato decorato a Vichy, ma il presidente della Repubblica François Mitterrand».
Libertà «La Francia non è più un paese libero, né è un paese di uomini liberi. Tutti dormono, tutti tacciono, per non offendere i potenti, per non incorrere nei loro colpi». Razzismo «Siete xenofobo? Razzista? “Quando sono stato eletto per la prima volta a 27 anni, il secondo in lista era un nero. Sono stato il primo francese a candidare un’araba a deputata a Parigi nel 1957 e il primo a fare eleggere un musulmano consigliere regionale nell’ 86. Le basta?”» (Cesare).
Lager «“Non dico che le camere a gas non sono mai esistite. Solo io non le ho mai viste. Non ho mai studiato bene la questione, ma credo siano state un dettaglio, nella storia della seconda guerra mondiale” Sei milioni di morti sarebbero un dettaglio? “Sei milioni di morti? Come?” Sei milioni di ebrei morti durante la seconda guerra mondiale e voi lo considerate un dettaglio? “Il punto è capire se queste persone sono state uccise o no” Non mi pare certo un dettaglio. “Al contrario, è stato un dettaglio per lo svolgimento della guerra. Mi volete dire che c’è una verità rivelata alla quale tutti devono credere, come se fosse un obbligo morale? Dovrebbero esserci degli storici a discutere di queste questioni” La grandissima maggioranza degli storici, e non solo, lo hanno discusso e dimostrato. “Ci furono moltissimi morti, centinaia di migliaia, forse milioni di morti ebrei, ma anche persone che non erano ebree”» (con Paul-Jacques Truffault, Grand Jury RTL, RTL, 13/9/1987).
Amori «Io amo le donne. Sono figlio di madre vedova, ho avuto due mogli e tre figlie, l’universo femminile mi affascina e mi incute rispetto» (a Carla Bardelli, Vanity Fair, 9/5/2012) • Primo matrimonio, nel 1960, con Pierrette Lalanne, sette anni meno di lui, modella, che gli diede le tre figlie: Marie-Caroline (n. 1960), Yann (n.1963) e Marine (n. 1968) • Il 10 ottobre 1984, Pierrette, che aveva una relazione con un giornalista del Figaro, abbandonò il tetto coniugale e le figlie. Racconta Marine: «“Mamma è partita, ha preso le sue cose e se n’è andata. Per sempre”. Così mi disse quel giorno mia sorella Yann all’uscita di scuola. Aspettai per settimane una sua telefonata, vomitai ogni santo giorno per un mese e mezzo». Poi si rassegnò e chiese al giudice di essere affidata al padre (da Contre Flot, la sua autobiografia). Nel 1987 Pierrette, dopo aver perso la causa di divorzio (e gli alimenti), decise di posare nuda per Playboy coperta solo da un grembiule e con in mano uno straccio per la polvere allo scopo di ridicolizzare il marito, che le aveva suggerito di trovare lavoro come domestica. Per quindici anni, tra madre e figlia fu silenzio. Ora però si sono riconciliate e Jean-Marie ha offerto all’ex consorte vitto e alloggio nella proprietà di Montretout. Sempre Marine: «Talvolta le famiglie possono avere la fortuna di ritrovarsi e perdonarsi, grazie all’amore» • Secondo matrimonio, il 31 maggio 1991, con Jeanne-Marie Paschos, detta Jany, quattro anni meno di lui, figlia di un mercante d’arte greco e di una donna di origine olandese e bretone • Ha raccontato di aver avuto una relazione anche con Lulu Arpels, giovane donna ebrea, della famiglia dei gioiellieri. «Eppure lei è antisemita… “Ho avuto parecchie donne ebree nella mia vita. E non sono un antisemita. Il problema è che, se non sei d’accordo su tutto quello che dicono certi ebrei, sei antisemita. Bisogna essere partigiani al 100 per cento”» (Martinelli).
Nipoti Nove • Una è Marion Maréchal (n. 1989), figlia di Yann, che fu deputata per il partito di famiglia dal 2012 al 2017.
Gay «Non è un crimine, ma costituisce un’anomalia biologica e sociale».
11/9 «Sono scettico. Non vorrei che mi facessero prendere lucciole per lanterne. Quando dicono che un aereo ha colpito il Pentagono ma non si trovano segni, né reattori, né ruote, né coda, né niente, be’… forse si è trattato di un aereo fantasma! Quando dicono che ci sono stati tre mila morti nella torre, ma che hanno trovato solo trecento cadaveri mi chiedo: e gli altri mille settecento? Ma lo so, dirlo è pericoloso…» (in Eugène Krampon, Réflechir&Agir, n.31, 2009).
Epilogo «Solo quando Jean Marie Le Pen […] si piazzò secondo dietro Jacques Chirac alle presidenziali francesi del 2002, il governo iniziò a fare sul serio nei confronti della criminalità e dell’immigrazione, nominando un ministro dell’interno inflessibile nella persona di Nicolas Sarkozy» (Francis Fukuyama, la Repubblica, 17/02/2004) • Nel 2015, il Front Nationale ottiene il 25% alle elezioni amministrative. Ma ormai alla guida c’è la figlia Marine che vuole darsi un volto presentabile e, viste le dichiarazioni del padre, avvia una procedura disciplinare contro di lui e lo fa espellere • È la de-demonization, la strategia della de-demonizzazione. «Marine Le Pen non si accontenta di un occasionale successo elettorale. È convinta che molte destre europee abbiano in questo momento buone possibilità di andare al governo insieme a partiti tradizionalmente moderati, come è già accaduto in alcuni Paesi, e non intende sciuparle permettendo al padre di spaventare una larga parte della opinione pubblica con le sue sortite provocatorie» (Romano). Lui commenta: «Marine ha sbagliato. Pensava di liberarsi di una palla al piede, ma io sono una palla di cannone» • «“Lei è costretta a parlare come me quando accenna ai problemi demografici globali, alle migrazioni di massa, all’insicurezza, alla disoccupazione. Non possiamo sfuggire alla realtà. Macron non parla di nulla. Ha delle parole: democrazia, coraggio, volontà. Ma gli toccherà occuparsi della realtà. E le realtà possono essere crudele” Quali realtà? “Tutte. L’Italia e la Spagna hanno già un tasso di fertilità sotto 1,3 figli per donna. Non possono alzarlo. Poiché sono i paesi in prima linea rispetto all’immigrazione di massa africana, saranno sopraffatti. È drammatico, ma è così. È quindi evidente che io, da vecchio uomo di mare, capisco il tempo molto meglio dei giovani marinai”» (Arlettaz).
Curiosità È alto 1 metro e 77 • Ha scritto sei libri, da ultimo uno con le sue memorie • È bisnonno • Dal suo palazzo sulle colline di Saint-Cloud, appena fuori Parigi, si vede la torre Eiffel • Nel 2018 disse che non si sarebbe mai alleato con la Lega: «È europeista e regionalista, noi non lo siamo» • «E Beppe Grillo? Avete diversi punti in comune. “No, sono solo apparenze. Non ci paragonate a fenomeni spettacolari che si producono qui o là. Grillo è un leader carismatico, ma sparirà o arretrerà. Noi siamo un movimento che vive da più di 40 anni, che ha una dottrina, un programma”» (Martinelli) • Ha un cane nero che ha sbranato uno dei gatti di Marine: «L’aggressione del dobermann di mio padre è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: amo molto gli animali, non potevo più vivere in una casa dove i miei gatti sono in pericolo» • Ha festeggiato il suo 90° compleanno assieme alle figlie. Ha detto di non voler perpetuare la spaccatura nel clan Le Pen. «Ho raggiunto l’età dell’indulgenza» • «Ascoltate ancora le canzoni militari tedesche? “In effetti i tedeschi sono i più bravi a marciare cantando”» (Cesare).
Titoli di coda «Per tacere, aspetto di essere morto».