16 giugno 2020
Tags : Pasquale Corsicato
Biografia di Pasquale Corsicato
Pasquale Corsicato, detto Pappi, nato a Napoli il 12 giugno 1960 (60 anni) • «Regista napoletano dagli occhi azzurri e lo sguardo pop» (Giuseppina Manin, Corriere della Sera, 2008) • «È uno dei per sempre “giovani” autori dotato di coerenza, stile e personalità» (Maurizio Porro) • «La sua è stata una vocazione di quelle irresistibili» (Antonio Tricomi, la Repubblica, 23/12/2007) • Tra i suoi film : Libera (1993, Nastro d’argento alla migliore opera prima), I buchi neri (1995), Chimera (1997), Il seme della discordia (2008), Il volto di un’altra (2012) • Ha diretto anche tre cortometraggi, un episodio all’interno di un film a episodi, due opere liriche, due videoclip (Nun te scurdà, per Almamegretta, nel 1994, e Brava Gente, per Nino D’Angelo, nel 2005), svariati spot pubblicitari, una trentina di documentari sull’arte contemporanea e anche una serie tivù (Vivi e lascia vivere, Rai 1, 2020) • Sodalizio artistico con l’attrice Maria Rosaria Forte, con cui è amico fin dall’infanzia. «Iaia e Pappi, due buffi diminutivi che sembrano inventati apposta per stare insieme» (Matilde Passa, l’Unità 8/9/2015) • «Accentra nelle sue mani tanti ruoli, quello di sceneggiatore, di scenografo, di costumista [...] “Non è per eccesso di narcisismo. Ma perché tutti gli elementi sono fortemente espressivi, anche il semplice colore di una sedia”» (Lucia Coluccelli, Max, 4/2001).
Titoli di testa «Io non sono uno che racconta storie di altri. Io parlo di me. Il cinema è un mezzo per conoscermi. Magari attraverso Iaia che è davvero il mio alter ego, incarna la parte di me che mi piace di più».
Vita Figlio di Antonio Corsicato, l’architetto che ha progettato il centro direzionale di Napoli, grande appassionato di arte e cinema. «Mi raccontava che da giovane vedeva anche più di un film al giorno, entrava da un cinema ed entrava in un altro e non lo faceva certo per passarci il tempo. Nella conversazione, citava spesso attori e titoli di film. Per me bambino erano soltanto parole in libertà, poi crescendo ho capito quanto in realtà se ne intendesse» • «Infanzia negli anni Sessanta: ombrelloni colorati sulle spiagge, decapottabili sulle autostrade, juke-box nei bar e Bergman in televisione. “Sì, perché allora in tv davano al massimo due film la settimana, entrambi in prima serata. Ma tutta roba di qualità. Fui molto impressionato dal capolavoro di Ingmar Bergman Il settimo sigillo. Ma ricordo di aver visto in tv, come quasi tutti i miei coetanei, tanto grande cinema. So bene che i giovani di oggi non possono vantare questo background”» (Tricomi) • «A scuola ero un asino. Non mi piaceva per niente studiare. L’unica materia in cui andavo bene era disegno, in quella ero il primo della classe» • Fin da bambino suona il pianoforte. «Sono autodidatta: ero insofferente al solfeggio e agli esercizi, mi sentivo già compositore» • Finita la scuola, si iscrive ad Architettura, per seguire le orme paterne, ma l’Italia comincia a stargli stretta e, ventenne, si trasferisce negli Stati Uniti. «Negli Anni 80, quando tutti quegli artisti sono diventati delle vere celebrità, a New York c’era un’energia pazzesca e io sono davvero felice di esserne stato spettatore. Stando lì ero convinto che sarebbe stato sempre così, invece poi è andato tutto un po’ a scemare. Era il classico momento di passaggio, quando tutto diventa possibile, soprattutto nel mondo dell’arte. E io c’ero… Non so se si potrà mai più ripetere nulla di simile» • Studia danza e coreografia con il ballerino Alvin Ailey, recitazione all’Accademia di arte drammatica, poi con l’attrice Geraldine Baron. Si guadagna da vivere suonando il pianoforte, vuole fare il musicista, compone colonne sonore per spettacoli teatrali. «Si sono rafforzati i miei interessi: arti figurative, moda, design, oltre naturalmente alla musica e al teatro. Mi sento ancora così, coltivo interessi in tutti i campi, l´idea del regista cinefilo e autoreferenziale mi annoia a morte» • Al cinema ci pensa fin da piccolo. «Ma mi sembrava qualcosa di lontano, difficile da realizzare. Finché venni colpito al cuore dai film di Pedro Almodóvar, che in quegli anni si faceva conoscere in tutto il mondo. Il suo immaginario, il suo modo di raccontare i personaggi: riconobbi una sensibilità molto simile alla mia» • «Ed ecco, a 29 anni, la folgorazione. Corsicato torna a Napoli: Elvio Porta sta girando Se lo scopre Gargiulo con Giuliana De Sio, Pappi è tra gli assistenti. Viene a sapere che Almodóvar era a Roma per ritirare il David di Donatello per Donne sull´orlo di una crisi di nervi. Pappi si imbuca alla cerimonia, lo avvicina, gli parla. “Mi sono comportato come un fan, facendogli un discorso anche un po’ infantile: fammi venire sul tuo set, faccio qualunque cosa, anche solo guardare. Inspiegabilmente mi disse di sì” Nuovo spostamento: Pappi raggiunge il set di Almodóvar a Madrid. Il film è Légami, il fan osserva il suo idolo al lavoro, non si distrae un attimo e fa anche la comparsa» (Tricomi) • Due anni dopo è di nuovo a Napoli, comincia a girare Libera, il suo primo film. Ingaggia Iaia, la sua amica d’infanzia. «Scoprivo delle realtà che non conoscevo prima: Scampia, i neomelodici e quella desolazione che nasceva nei nuovi quartieri della periferia. Così decisi finalmente di raccontare delle storie. Mi trovai dietro una cinepresa, circondato da persone in attesa di ordini: mi bloccai, venni preso dal panico. Non avevo sceneggiatura, ma tutta la storia ben chiara nella testa. Accanto al panico cominciò però a farsi strada un’altra sensazione: un benessere mai provato prima. Ero su un set, stavo girando un film. Sì, mi dissi, è questo che devo fare nella vita» (Tricomi).
Successi «Libera diventa il titolo del suo primo film, in tre episodi. Lo presenta alla Berlinale nel 1993 e scoppia il caso. “I critici erano scioccati. Nessuno mi conosceva, non ero il solito cineasta romano. Non rappresentavo nessun salotto, nessuna lobby. Qualcuno scrisse: segnatevi questo nome”. Da Berlino la sua fama rimbalzò in Italia, Libera vinse il Nastro d’argento per la migliore opera prima e altri premi. Era fatta» (Tricomi).
Flop Decise di autoprodursi Chimera, riuscì a terminarlo, ma nonostante l’aiuto di Maurizio Costanzo, il film uscì con meno di venti copie. «La cosa inficiò il risultato di un’opera comunque, mi rendo conto, non esattamente nazional-popolare» • «Innamorato da sempre del paradosso, qui Corsicato spinge anche sul mix dei generi, attraversando il noir, il melodramma, la telenovela» (Gabriella Gallozzi, l’Unità, 3/4/2001) • «La chiave per comprendere Chimera non è quella di seguire la storia in modo cronologico, ma piuttosto scena dopo scena, senza chiedersi il perché e lasciandosi suggestionare dalle sensazioni» • «“Ho pagato caro l’insuccesso di Chimera. Ho scritto sceneggiature a gogò, tutte giudicate troppo strane”. Per esempio? “Una sulla chirurgia plastica dove gli attori dovevano apparire con i volti sempre avvolti nelle bende. Bocciata. Un apologo ispirato alla fantascienza anni 50. Bocciato pure. Mi sono persino rivolto a una società di produzione religiosa per un film su san Gennaro. Niente da fare: risulta l’unico santo senza dati biografici certi, il più sfortunato”» (Manin).
Stress «Quando ho una sensazione che con insistenza mi occupa la mente ascolto molta musica, mi aiuta a chiarire le idee e pian piano nasce la storia. Lavoro in modo da capire dove volevo arrivare, di cosa pretendevo dal film. A un tratto, tutto ciò che cercavo mi è venuto incontro, con forza e compattezza».
Morale «Nei periodi di mia massima crisi ho tirato fuori i miei progetti migliori, ho scritto, lavorato» • «Molte volte delle cose che uno fa hanno un risultato, come dire, diverso dalle sue intenzioni. È una delle cose belle del cinema».
Vita privata Vive a Napoli con la madre, ma ha casa anche a Roma.
Politica Nel 2013 firmò un appello di artisti e intellettuali contro la legge Bossi-Fini.
Curiosità Ha un cane di nome Spotty • «Ho una vera e propria fobia per le galline. Appena ne vedo una mi schianto» • «Qualche giorno fa parlavo con un giovane attore molto à la page, mi ha confessato candidamente di non aver mai visto Psycho di Hitchcock. Sono rimasto senza parole» • Gli piacciono Gomorra e I bastardi di Pizzofalcone • Dice che nella sua serie tivù, ambientata a Napoli, «non potevo non mettere il centro direzionale» • Grande amico di Valeria Golino • I fratelli Coen hanno dato il nome di Pappi Corsicato al gestore del Gaslight Club un personaggio di A proposito di Davis (2013) interpretato da Max Casella • Pur essendo napoletano non ha mai buttato le cose vecchie per strada l’ultimo dell’anno. «Anche perché non mi occupo personalmente di buttare le cose».
Titoli di coda «L’arte è il modo creativo di esprimere una visione del mondo. Credo che tutti facciamo arte. Cambiano solo i linguaggi e le forme espressive, ma alla fine è semplicemente il modo più sublime per raccontare il proprio stare al mondo».