10 giugno 2020
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Biografia di Filippo Mountbatten
Filippo Mountbatten, nato a Corfù, in Grecia, il 10 giugno 1921 (99 anni). Marito di Elisabetta II d’Inghilterra • Principe del Regno Unito. Duca di Edimburgo. Conte di Merioneth. Barone Greenwich. Cavaliere Reale del Nobilissimo ordine della Giarrettiera. Grand’ammiraglio della Marina britannica • «Noto per la sua passione per il polo, per il linguaggio franco e per la propensione alle gaffes» (Enrico Franceschini, la Repubblica, 22/10/2003) • «I suoi sudditi gli vogliono bene, come a un nonno un po’ bizzarro» (Enrico Franceschini, la Repubblica, 29/5/2011) • Lui e Elisabetta, cugini alla lontana, sono sposati dal 20 novembre 1947, quando lui aveva 26 anni e lei 21 • «Sua Graziosa Maestà, che amava Filippo molto appassionatamente (“Vuole avere rapporti sessuali di continuo, mi farà impazzire” confessava il duca […] a un amico), non gli ha mai permesso di condividere i documenti confidenziali che riceveva dal governo. Il “regino” ha comunque accettato il suo ruolo secondario facendosi onore come stallone reale (4 figli) e vendicandosi con ripetute corna alla consorte, la quale commentava: “Io a Filippo non chiedo fedeltà, ma lealtà”» (Gian Antonio Origihi, La Stampa, 17/11/2005) • Ha detto: «Sono un’ameba! Sono l’unico l’uomo del regno al quale non è permesso che i figli portino il suo nome!».
Titoli di testa «Mia moglie ha un buon posto di lavoro, abbastanza sicuro, ma così noioso».
Vita Nacque sul tavolo da pranzo di Mon Reps, villa estiva presa in affitto dai genitori sull’isola di Corfù. Di sangue reale ma povero in canna. «Con ogni evidenza, Filippo nasce da una distrazione. Ultimo di cinque figli, è anche l’unico maschio. La più piccola delle sorelle, Sophie, aveva già sette anni quando lui venne al mondo, e la madre trentasei, che a quell’epoca era decisamente un’età avanzata per avere un figlio. Di illustrissimi natali, la principessa Alice di Battenberg era una pronipote della grande Regina Vittoria, e aveva conosciuto il futuro marito, principe Andrea di Grecia, alla cerimonia di incoronazione del cugino Edoardo VII nel 1901. La famiglia reale greca, come molte altre dei Paesi balcanici in quegli anni, non aveva niente a che fare con la nazione di cui portava la corona. Nel 1863 i greci, liberi dal gioco turco, avevano offerto il trono al secondogenito del re di Danimarca Cristiano IX. Il principe Vilhelm di Schleswig-Holstein-Sonderburg-Glücksburg aveva appena diciotto anni e nessuna voglia di passare il resto della vita in un posto lontano e arretrato. Perciò rifiutò, ma quando il padre minacciò di spedirlo in prigione ci ripensò e divenne re degli elleni con il nome di Giorgio I. Andrea era il suo sesto figlio e nel 1903 portò all’altare Alice di Battenberg. Il guaio è che, sebbene principe della Casa Reale, il suo unico reddito era lo stipendio da ufficiale di cavalleria. All’inizio i novelli sposi se la cavarono con il tesoretto messo insieme come regalo di nozze dai parenti coronati di mezza Europa. Quando finì si trovarono a condurre una vita veramente misera, spesso di autentica povertà. Avevano faticato perfino a mettere insieme i tre mesi di deposito per l’affitto di Mon Repos» (Antonio Caprarica, Intramontabile Elisabetta, Sperling&Kupfer, 2016) • Il principe Andrea è alto, bello, aitante, donnaiolo, vanitoso e raffinato. Anche se non ha una lira, non vuole rinunciare al monocolo e al valletto. «Al figlio avrebbe trasmesso la bellezza e il fascino, il gusto delle storielle e la capacità di far ridere la gente» • La principessa Alice, bella e testarda, è sorda, ma sa leggere le labbra in quattro lingue diverse. Mentre il marito fa la vita del soldato, vuole dedicarsi a crescere i figli • «Non immaginava che il peggio dovesse ancora arrivare, pochi mesi dopo la nascita di Filippo. Nel 1922, in piena guerra greco-turca, il principe Andrea era stato nominato comandante del V Corpo d’Armata ellenico, che era penetrato in profondità nella penisola anatolica. La spedizione si risolse in una catastrofe. Male equipaggiato e peggio addestrato, l’Esercito greco venane messo in rotta dai soldati di Mustafà Kemal Atatürk, il fondatore della moderna Turchia. Decine di migliaia di militari vennero uccisi, ma non solo: i nazionalisti turchi si abbandonarono a orribili pogrom di civili nelle città costiere dell’Asia Minore che i greci avevano occupato per duemilacinquecento anni. Un milione di rifugiati fuggirono con ogni mezzo cercando scampo nella madrepatria già piegata dalla sconfitta. Un colpo di Stato militare depose il nuovo re Costantino e lo mandò in esilio, ma il fratello Andrea fu meno fortunato. La giunta militare decise di usarlo come capro espiatorio. Il dittatore Theodoros Pangalos lo convocò e gli chiese quanti figli avesse. “Cinque”, rispose il principe (Filippo aveva nove mesi). “Poveri piccoli orfani” fu il commento sarcastico di Pangalos. Era il preannuncio della condanna a morte irrogata dal tribunale militare» (Caprarica) • Alice è disperata: tempesta di lettere i parenti nobili in Inghilterra, che convincono il re Giorgio V a salvare quel loro lontano cugino. Il trucco riesce. Gli inglesi mandano la nave da guerra Calypso nella baia di Atene, minacciano di bombardare il palazzo del governo, caricano il principe Andrea, poi vanno a Corfù per recuperare Alice, le quattro sorelle e il piccolo Filippo • Racconta la principessa Sophie, la più piccola delle bambine: «Fu una cosa terribile. Un caos assoluto. Le mie sorelle dovevano far trovare tutto pronto. Ricordo tutte che correvano qua e là, impacchettando quel che potevano. A parte Filippo eravamo tutte donne, con le dame di compagnia greche, una governante francese e una bambinaia inglese. Tutto quel che riuscimmo a prendere con noi furono poche valige con gli effetti personali, il resto ce lo lasciammo alle spalle» • «Sbarcata a Brindisi dalla Calypso, la mattina dopo la famiglia era già sul treno diretto a Parigi, allora meta di tutti i sovrani detronizzati d’Europa. Il più piccolo della compagnia fece di tutto per rendere il viaggio più difficoltoso, come ricorda ancora una volta la sorella Sophie: “Sul treno Filippo era impossibile. Non sedeva mai fermo e strisciava dappertutto, fino a diventare completamente nero, dalla testa ai pedi. Passò perfino del tempo a leccare le finestre. Era molto, molto vicace e nessuno riusciva a controllarlo”. A Parigi, infine, la famiglia si stabilì, nell’estate del ’22, nella dépendance di una grande villa di proprietà del fratello di Andrea, il principe Giorgio, che aveva sposato la ricca ereditiera Marie Bonaparte: lei discendeva da Napoleone, ma era molto più importante che fosse la nipote del fondatore del Casinò di Monte Carlo» (Caprarica) • La famiglia va a rotoli. Il principe Andrea si dedica a tempo pieno alle signore alla moda di Parigi. La principessa Alice apre un negozio chiamato Hellas, si dedica alla beneficienza, ma a un certo punto ha un esaurimento nervoso e la ricoverano in clinica psichiatrica • Filippo cresce con una bambinaia inglese, Roose, che gli rifila sovente scapaccioni a mani nude o con una pantofola. «Già da bimbo o ragazzino era dura tenerlo sotto controllo, specie quando sgusciava nudo dalla vasca da bagno o si dava alla fuga tutto bagnato lungo i corridoi di casa» • Le sorelle sposano tutte nobili tedeschi, lui viene mandato prima in Germania, a casa di una di loro, poi in Inghilterra, da uno zio della madre, George Mountbatten, marchese di Milford Haven. «Viveva nel castello di Lynden Manor, una sfarzosa e fantasmagorica costruzione vittoriana, con la moglie Nadezhda de Torby, pronipote del massimo poeta russo Alexandr Puškin. Nada, come la chiamavano tutti, era una delle donne più affascinanti e spregiudicate di quegli anni. Era una coppia che spandeva un’atmosfera sulfurea attorno a sé e probabilmente non il miglior modello famigliare per un adolescente, a parte la circostanza che zio George pagava le rette della scuola e fu il primo a prospettare a Filippo una carriera nella Royal Navy. Per il resto la vita a Milford Haven era lastricata di scandali. Nadezhda, un’autentica e seduttiva dark lady, era anche una lesbica dichiarata. Pochi anni prima si era innamorata della cognata Edwina, ricchissima moglie di Dickie Mountbatten, a sua volta nota per una irrefrenabile bisessualità. Negli stessi anni, però, Nadezhda coltivava anche una relazione saffica con Gloria Vanderbilt e le avventure scandalose del terzetto riempivano le cronache mondane dei primi anni Trenta, finché tutta la storia finì in tribunale a New York su denuncia del marito della Vanderbilt. Nello stesso periodo Filippo trascorreva parecchio tempo a Lynden Manor con le tre signore. Non sappiamo quale impatto ebbe questo ambiente sulla sua personalità, e nemmeno se abbia mai curiosato la fantastica collezione di libri pornografici messa assieme dallo zio George, una delle più vaste in Europa. La libreria del castello conteneva album di foto di rapporti sessuali in ogni possibile posizione e con qualsiasi numero di partecipanti, nonché volumi dedicati al sadomasochismo, al bondage, alla flagellazione e qualsiasi altra fantasia o perversione sessuale. Nella sua raccolta il marchese aveva anche strane pubblicità di preservativi, dildo e vibratori, e sembra che ogni tanto appagasse i suoi sogni erotici con la bella Nada. A ogni modo, questo maniero di eccentrici non refrattari alle perversioni fu quanto di più vicino a una famiglia Filippo poté sperimentare» (Caprarica) • Filippo impara a rispettare lo zio come un padre affettivo, ma quello muore nel 1938, ucciso da un cancro. Per Filippo è uno choc. «Il Greco», come lo chiamano, va a vivere con un altro zio, Louis detto Dickie, fratello minore di George (e marito di Edwina) • «La guerra era vicina e non c’era dubbio che, seguendo le inclinazioni guerresche di tutti i suoi antenati, Filippo dovesse entrare nelle forze armate. Al ragazzo piaceva l’idea di volare e desiderava arruolarsi nella Royal Air Force, la mitica Raf, ma i Mountbatten avevano una lunga tradizione marinara e Louis lo persuase a entrare piuttosto nella Royal Navy. Non solo gli aprì le porte della marina ma anche quelle di casa sua, la meravigliosa tenuta di Broalands, vicino a Romsey, nell’Hampshire. In qualche modo, insomma, zio Dickie finì per adottare il nipote, forse anche vedendo in lui il figlio che aveva desiderato senza poterlo avere (Edwina gli aveva dato solo due femmine). E a diciotto anni il bel principe squattrinato fu finalmente accettato all’Accademia Navale di Dartmouth. Dieci giorni dopo, lì, avrebbe accolto la ragazzina Lilibet, sotto l’accorta regia dello zio Mountbatten» (Caprarica) • John Heeler-Bennett, nella biografia ufficiale di Giorgio VI, scrive che lei se ne innamora all’istante. Quando lei, ormai regina, leggerà le bozze, approverà il testo senza cambiare una virgola • Quando lui prende servizio sulla corazzata Ramilles, le scrive una lettera a settimana. Lei tiene sul comodino una sua fotografia • «Era la primavera del 1940 e Lilibet aveva appena quattordici anni. Pochi mesi dopo, l’Italia invase la Grecia e, in quanto suddito di quel Paese, il principe acquisì il diritto di essere pienamente belligerante. Il suo autentico battesimo del fuoco a bordo della corazzata Valiant, avvenne nella battaglia di capo Matapan contro la flotta italiana […] la sua prontezza e determinazione fu una sorpresa per i commilitoni. Al suo arrivo a bordo si aspettavano che Filippo, in quanto principe e greco, fosse un raccomandato e per di più un rammollito. Coraggio e determinazione gli guadagnarono al contrario popolarità e galloni. Contribuirono anche le battutacce di cui è sempre stato generoso. Qualche mese dopo, era a Creta quando vide scendere a terra zio Dickie, sopravvissuto all’affondamento della sua nave Kelly. Lord Mountbatten era comprensibilmente fradicio e insudiciato, nero di nafta da capo a piedi e fu accolto dal nipote con uno scoppio di risa: “Sembri proprio un menestrello negro!”» (Caprarica) • Filippo è spedito in giro per il mondo. Fa amicizia con un ufficiale australiano, Mike Parker e lo prende con sé come scudiero e segretario privato • «Fedeli al motto che un marinaio ha una donna in ogni porto (e figuriamoci poi in tempo di guerra) i due se la spassarono ovunque il servizio li portasse, dal Nordafrica a Gibilterra, dall’India all’estremo Oriente. Per dirla con le parole di Parker: “C’erano sempre vagonate di ragazze” E Filippo registrava ogni porto dove aveva avuto un’avventura con un punto esclamativo […] Ad Alessandria d’Egitto il principe e lo scudiero non persero uno solo dei night club che erano in realtà bordelli mascherati, e colleghi ufficiali li ricordano circondati da danzatrici e prostitute. Ma la sua vocazione di “sciupafemmine” si rivelò pienamente a Filippo nelle visite a Melbourne e Sydney. Parker, che era australiano, lo presentò alle signore della società locale, Inutile dire che le bellezze di Down Under furono istantaneamente sedotte dal biondo guerriero di sangue reale […] Insomma, l’idea che in quegli anni Filippo sia rimasto platonicamente fedele al suo amore lontano sembra assai poco plausibile» (Caprarica) • Il 2 settembre 1945 Filippo è nella baia di Tokio quando il Giappone firma la resa • «Solo a guerra ormai finita, Elisabetta e Filippo riescono a frequentarsi con assiduità. Prima, come riportato dalla stessa Regina in alcune lettere, i due si erano riusciti a vedere giusto un paio di volte in tre anni. Bisogna aspettare il 1946 perché la loro storia prenda la giusta piega, quando il giovane chiese la mano della futura sovrana a Giorgio VI» (Grazia, 20/11/2019) • A corte però c’è un partito anti-Filippo. Molti dicono sia solo un pupazzo nelle mani di lord Mountbatten, che vuole governare da dietro le quinte. La regina pensa sia troppo povero per sposare Elisabetta. A molti dà fastidio che i mariti delle sorelle, durante la guerra, siano stati nazisti. Il suo cognome, per giunta, è Schleswig-Holstein-Sonderburg-Glücksburg, agli inglesi darebbe fastidio vedere la futura regina sposata a un crucco • Le trattative sono serrate. Winston Churchill convince il re che di Filippo ci si può fidare. Lord Mountbatten convince il nipote a prendere il suo cognome. Così, nel febbraio 1947, Filippo acquisisce un’identità accettabile per l’anagrafe inglese • I due fidanzati si danno appuntamento per il tè all’hotel Savoy. Ogni volta, lui si presenta con un bouquet di rose e gelsomini. Fa sventrare una vecchia tiara della madre, ne ricava un anello con un grosso diamante quadrato e due pietre più piccole ai lati. «Sul suo conto in banca il futuro genero del re disponeva di 6 sterline e 10 scellini, e la sua paga era di 11 sterline settimanali. Non aveva una casa né una famiglia Tutti i suoi averi sarebbero potuti entrate in un paio di valigie,. Il suo guardaroba consisteva di tre divise navali, un abito intero e uno spezzato blazer blu e pantaloni grigi. C’erano anche uno smoking e una giacca da caccia, però non un calzino che fosse rammendato. Ma stava sposare una delle ereditiere più ricche del pianeta e qualunque gioielliere del mondo sarebbe stato felice di fargli credito» • «Un Gin tonic trangugiato in due sorsi. I capelli biondi tirati a lucido, riga marcata, alta uniforme della marina britannica indossata con fierezza. Così il ventiseienne Filippo Mountbatten, duca di Edimburgo, il 20 novembre 1947 alle 9.30 del mattino uscì da Kensington Palace per andare a sposare la principessa Elisabetta, ventunenne figlia di Giorgio VI ed erede al trono inglese, all’abbazia di Westminster. Lei attraversò la navata davanti a 2.500 invitati indossando un abito di seta color avorio intarsiato di perle e cristalli, strascico di quattro metri, pagato con 200 buoni per il razionamento di guerra» (Francesco Vicario, Rolling Stones, 20/11/2019) • «Ad accompagnarla all’altare ben otto damigelle, che ebbero anche il compito di calmarla e aiutarla durante una piccola crisi pre-cerimonia, quando la sua corona proprio non ne voleva sapere di stare su. Le nozze vennero trasmesse in radio e seguite da 200 milioni di persone» (Grazia) • Da allora, secondo la tradizione della upper class, sembra abbiano sempre dormito sempre in camere da letto comunicanti, ma separate. Solo una volta, durante il viaggio di nozze, i domestici lo trovarono, nudo, al mattino, nel letto di lei. «In un weekend da amici in campagna, il maggiordomo addetto a disfare la sua valigia osservò che evidentemente a Buckingham palace avevano dimenticato di metterci dentro il pigiama “Mai messa quella roba”» (Caprarica).
Gaffes «Rimaste incise negli annali. Come quella volta che, durante un viaggio di Stato, accettando un dono da una donna africana, le pose la fatidica domanda: “Grazie, signora. Perché lei è una femmina, vero?”. Elisabetta non si trattenne».
Corna? Si dice abbia tradito la moglie innumerevoli volte: con le attrici Pat Kirkwood, Merle Oberon e Hélène Cordet (che gli avrebbe anche dato un figlio); con la principessa Alessandra di Kent, cugina della moglie; con Susan Mary Wright, mamma di Sarah Ferguson • La corte ha sempre smentito tutto.
Vizi Alla vigilia del matrimonio ha smesso di fumare, non di bere. Per abitudine, si fa un drink al giorno.
Curiosità Lui è alto 1 metro e 83, Elisabetta 1 metro e 63 • È venerato come una divinità da alcuni indigeni dell’isola di Tanna, lembo di terra sperduto nell’oceano Pacifico • «L’unico sport che seguo è il polo. E la maggior parte dello sforzo è fatto da un cavallo» • Finì per prenderselo, il brevetto di volo che desiderava da giovane. Fu il primo membro della famiglia reale a salire su un elicottero, la regina madre ne rimase orripilata • La regina madre lo redarguì per aver baciato Elisabetta in pubblico • Suo zio, Lord Mountbatten, fu ammazzato dall’Ira nel 1979 • Sua madre, Alice Mountbatten, uscita dalla clinica psichiatrica, nel 1967 andò a vivere con lui e la moglie. Aveva fondato un ordine monastico femminile ortodosso, se ne andava in giro vestita da suora • Chiama la moglie Lilibet, darling, che significa tesoro, o sausage, che significa salsiccia • Fanno sempre colazione insieme: spremuta di arancia e the per entrambi, toast con burro e marmellata di arance per lei, aringa affumicata per lui • La sera cenano separati • Lui, da giovane, adorava le auto sportive, lei ne era terrorizzata • Non è mai riuscito a capire come potesse il figlio Carlo preferire a Diana Camilla.
Titoli di coda Nel 2017 si è ritirato dalla vita pubblica. «Penso d’aver fatto la mia parte».