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 2020  giugno 04 Giovedì calendario

Biografia di Stefania Sandrelli


Stefania Sandrelli, nata a Viareggio il 5 giugno 1946 (74 anni). Attrice • «Musa di registi del calibro di Monicelli, Scola, Bertolucci e molti altri» (Tommaso Martinelli, Il Giornale, 23/11/2019) • Definita da un giornale francese nel 1964 «colei che turba senza svestirsi» • «Stefania è il cinema italiano contemporaneo al meglio di quello che ha saputo offrire» (Marco Müller) • «Se volessi raccontare Stefania Sandrelli attraverso i film che hanno scandito i suoi 55 anni di carriera, avrei solo l’imbarazzo della scelta. Potrei partire da Divorzio all’italiana e Sedotta e abbandonata, i capolavori di Pietro Germi che fecero di lei un simbolo erotico quando aveva appena 15 anni. Per arrivare a L’ultimo bacio di Gabriele Muccino passando da C’eravamo tanto amati di Ettore Scola, Novecento di Bernardo Bertolucci, La chiave di Tinto Brass, che rilanciò non senza “scandalo” la sua sensualità matura, Speriamo che sia femmina di Mario Monicelli. Il cinema dei maestri è sempre stato innamorato di quest’attrice istintiva e ironica, maliziosa e sincera, dotata di una leggerezza innata e intramontabile come il suo sex appeal» (Gloria Satta, Grazia, 7/4/2016) • Ha vinto quattro David di Donatello, 6 Nastri d’argento e, nel 2005, il Leone d’oro alla carriera • «Abbiamo contato i suoi film, arrivati a 100 ci siamo arresi… “Direi che sono intorno ai 110, ho cominciato a 16 anni e ho ampiamente compiuto 50 anni di carriera”» (Simona Coppa, Grazia, 9/11/2011) • «Ho avuto una vita molto movimentata, mi sono presa le mie libertà, seguendo sempre quello che diceva la coscienza. Fin da quando mi calavo dalla finestra di casa per incontrare Gino Paoli tradendo il mio fidanzatino di Viareggio» (a Leonardo Jattarelli, Il Messaggero, 17/4/2001) • «Sono stata con una ventina di uomini. Ne ho amati un po’ di più. Ma non ne sono sicurissima. Forse mi sono tenuta un po’ larga» (a Claudio Sabelli Fioretti, Sette, 2/1/1994).
Titoli di testa «Moravia disse che tu ‘incedi spargendo sesso’… “Ma no, se la sono inventata”. Ma tu incedi spargendo sesso? “Ma che significa? Tutti incedono spargendo sesso”. Anche io? “Embé? Certo! Fin lì ci arrivano tutti”» (Claudio Sabelli Fioretti, Sette, 2/1/1994).
Vita Figlia di Otello e Florida Sandrelli. «Papà era dottore in agraria. Un uomo colto, progressista. Si occupava dell’amministrazione nella pensione di famiglia» • Sandra è una bambina vivacissima. Ama le biciclette, il cinema e il carnevale. Sua mamma la chiama Mercurio, perché non sta mai ferma. «Pur di non smettere di giocare, per la frenesia di non smettere di brigare e divertirmi, da bambina trattenevo la pipì» (Malcom Pagani, Il Messaggero, 11/6/2017) • Cresce ascoltando le arie di Puccini. «Nonno Pietro era un melomane. Me le cantava tenendomi in braccio stretta stretta a lui. Mi ricordo che la sua barba, era un Mickey Rourke ante litteram, mi scorticava le guance. E lucevan le stelle... che brividi. Nonno conosceva Puccini, lo frequentava al Gran Caffé Margherita di Viareggio» (a Simona Antonucci Il Messaggero, 17 febbraio 2020) • «Ho sempre amato i vecchi, fin da bambina. Li trovavo belli e indifesi. Li incontravo per strada e suggerivo a mia madre “portiamoli a casa” con lei, paziente: “Quel vecchio sarà di qualcuno, non si può Stefanina”» (a Malcom Pagani e Fabrizio Corallo, il Fatto Quotidiano, 11/1/2015) • «Lei perse suo padre Otello da bambina. “Avevo 8 anni e lo scoprii in giardino ascoltando per caso i miei cugini: ‘Mi raccomando, non dite niente a Stefania’. Fu un trauma fortissimo. Mi rifugiai sotto il pianoforte e piansi per ore. Poi, pur conoscendola, aspettai che mi rivelassero la verità. Mia madre Florida, per proteggermi, mi spedì da una sorella in campagna. Sono stata viziata e coccolata”» (Pagani) • Da allora, a farle da padre, ci sono gli zii. «Erano dieci» • «Il primo bacio lo ricordi? “Fu il fratello di una mia carissima amica, Giampaolo. Io avevo 14 anni e lui 17. Con la scusa di insegnarmi a ballare mi appiccicò al muro e mi dette un bacione di quelli proprio da un quarto d’ora”. Il primo amore vero? “Senza sesso fu con un altro ragazzo che abitava nelle vicinanze, un po’ più grande di me, Roberto. Fu lui che baciai con grande trasporto per la prima volta. Poi mi fidanzai con Luciano. Era lui il mio fidanzato contemporaneo con Gino Paoli”. Contemporaneo? E Gino Paoli lo sapeva? “Non lo so. Credo di no. Luciano sì, lo sapeva di Gino. Con Luciano non avevo mai fatto l’amore. Stavamo per. Poi arrivò Paoli” Quanti anni avevi? “Quindici”» (Sabelli Fioretti) • Nel 1961 Paoli è già un mito, ha cantato Senza Fine e Il cielo in una stanza. È anche sposato. «Era il giorno del mio quindicesimo compleanno, il 5 giugno, Paoli mi piaceva moltissimo e decisi di andare a La Bussola, lo volevo ascoltare e, perché no, anche conquistare. Mi misi un tubino verde acqua di lino molto carino, scollato, i sandali con i tacchi. Mentre cantava gli passavo e ripassavo davanti, per farmi notare. Lui mi invitò a ballare, mi chiese quanti anni avevo e, quando glielo dissi, gli prese un colpo, ma la frittata era ormai fatta. Da allora non ci fu nulla da fare, stavamo sempre insieme. Lui mi veniva a cercare a La Capannina del Marco Polo dove stavo con i miei amici della ghenga. E letteralmente mi rapiva. Io tentavo di resistere, ma solo per gioco. Poi, felici, andavamo in giro sulla sua Triumph scoperta; lui era partito in quarta e anch’io» • «Gli uomini non sanno aspettare, a volte sono degli animaletti, vanno subito al sodo. Li ho capiti presto e li ho affrontati con l’ironia, l’unico antidoto al dolore che conosca, la sola pozione che guarisca davvero» • «Paoli ti dedicò Sapore di sale… “No. Paoli mi dedicò una canzone, ma non era Sapore di sale. Era Che cosa c’è: c’è che mi sono innamorato di te, c’è che di tutta l’altra gente, non me ne importa niente, se solo stiamo insieme…”» (Sabelli Fioretti) • Il suo debutto nel mondo del cinema avviene per caso. «“Un giorno della primavera del ’61 era passato davanti a casa Paolo Costa, un fotografo di Le Ore, una rivista che all’epoca poteva gareggiare per un premio di castità. Mi aveva vista, domandato se potessimo fare qualche scatto e mi ero ritrovata in posa sull’asfalto, con una gonna scozzese e un maglioncino azzurro. Quelle foto erano finite non so come nelle mani di Pietro Germi che mi aveva fatta contattare da Filippo Fortini, un agente grassoccio, un omino delizioso con gli occhi piccoli e dolci. Mi convocò a Roma, in un consesso di decine di aspiranti. Presi il treno senza particolare emozione. La cosa peggiore che potesse capitarmi era il rifiutato, ma non l’avrei vissuto come una sconfitta. Viareggio era il mio regno. Ci stavo come un pascià” 
Germi invece la prese e le affidò un ruolo in Divorzio all’italiana. “[…] io che ormai ci avevo preso gusto accettai altri due piccoli ingaggi, con Sequi in Gioventù di notte e con Salce ne Il Federale. Germi si incazzò come una iena. ‘Hai già fatto il provino per me - gridava - non puoi recitare per gli altri’. Germi sapeva arrabbiarsi. Urlava, spaccava i sigari, mangiava da solo, era un vero orso. Ma poi, vivendo l’esperienza del cinema in maniera totalizzante, sapeva anche come trasformarsi […] È stato il mio pigmalione, mi ha insegnato tutto, mi ha trasmesso l’amore per il cinema, mi ha protetta, anche. Nella piazza di Sciacca di Divorzio all’italiana, con la folla che mi urlava ‘buttana’ e mi metteva le mani sulle tette e sul culo mentre camminavo tra due ali di folla, ero profondamente a disagio. Glielo dissi: non c’è bisogno che mi palpino per restituire verità alla scena, sto soffrendo. Lui capì. E fece un cazziatone memorabile rivolto alle comparse […] Germi era un perfezionista. Una volta dovevo fuggire dalla folla e mi fece ripetere la scena una decina di volte. Avevo l’acido lattico nelle gambe: ‘Mi scusi, lo pregai, fermiamoci, non ce la faccio più’. Ma che mi abbia dato uno schiaffo è assolutamente falso, con il caratterino che avevo glielo avrei restituito”. 
A Germi dava del lei? “Credevo che gli avrei dato del tu nel momento in cui avessi sentito di meritarlo. Non capitò mai”» (Pagani) • «“I primi guadagni erano una sbronza. Ebbra e felice, andavo a sputtanarmeli con le mie amiche. Mamma mi vedeva tornare stravolta con le tasche vuote dopo 18 ore di lavoro: ‘A me sembra che tu ci rimetta, sei proprio sicura di volerlo fare ’sto mestiere?’”.
E lei dubitava? “Volevo ballare. Studiavo danza classica. Sognavo di raggiungere Genova per mettermi a disposizione del maestro Ugo Dallara. Però al cinema andavo anche due volte al giorno e con mio fratello maggiore Sergio, grande pianista, artista, secondo padre, l’uomo che – se escludo Giovanni Soldati – ho più amato nella mia vita, giravamo spesso film amatoriali. Con la carta stagnola dei panettoni costruivamo i riflettori, poi partivamo all’avventura. La Versilia era un set perfetto. Interpretai un Dracula semicasalingo, poi un giallo, qualcosa alla Ermanno Olmi che adoravamo. In qualche scatola i Super 8 devono esserci ancora”» (Pagani e Corallo) • «Le scuole non le ripresi più, avevo finito solo il terzo anno di avviamento professionale. Da allora, addio Viareggio. In un primo tempo feci un po’ la pendolare, ma presto mi trasferii definitivamente a Roma con mia madre» • In pochissimo tempo
diventa una stella del cinema. La vogliono tutti i più grandi registi: Germi, Monicelli, Comencini, Scola, Bertolucci. «Sul set di Novecento l’alzataccia era la regola. Per scherzare ci dicevamo: ‘Ma stiamo andando a caccia?’. De Niro lo conobbi così, in macchina, a notte fonda, in mezzo alla nebbia, con i primi vaghi chiarori del giorno all’orizzonte. Mi sedetti davanti senza neanche accorgermi che dietro ci fosse Robert. A un certo punto me lo presentarono. Mi voltai: “Molto piacere, Stefania Sandrelli”. Mi girai e poi mi rigirai di scatto. C’era più luce e lo vidi meglio. Era un figo della Madonna. Cinguettai “ma come sei carino”. Lui faceva lo scemo, si ritraeva. Ma io non avevo mica detto nulla di male, in fondo. Poi anche grazie a Depardieu ci conoscemmo meglio. A differenza di Gerard che beveva fiaschi di vino alle 7 del mattino ed era molesto, De Niro era di una sorprendente timidezza» (Pagani e Corallo) • «Amori sul set? “Non ho mai sognato di mettermi con un attore. Giusto con Depardieu c’è stata qualcosina, più che altro un’affettuosa amicizia: ma Gérard è un uragano, e come uragano basto io”» (Costantini).
Rifiuti Ha rifiutato di interpretare l’amante in Giulietta degli spiriti di Fellini, perché incinta di sua figlia Amanda, e dovette andare a Losanna per partorire di nascosto. Ha detto di no a una parte nel Padrino di Francis Ford Coppola, perché troppo simile a quella di Sedotta e abbandonata. «E no! Già sono la vergine del cinema italiano, ci manca di diventarlo anche oltreoceano. Non gliela posso fa’». Dopo aver girato La chiave, ha rifiutato anche un ruolo in Miranda di Tinto Brass. «Il mio agente dell’epoca era fuori di sé: “Stefania, diventerai ricchissima”. Tanta felicità era sospetta. Così presi il copione e andai da un altro agente, Moira Mazzantini. Le dissi: “Tu mi devi salvare la vita, possiamo leggerlo insieme?”. Ci sedemmo. Iniziammo. Tenemmo il conto su un blocco: due seghe, 4 chiavate, 3 sodomie, qualche artifizio con la bocca. Ci guardammo e dicemmo: “Non se po’ ffà”. E così sparammo una cifra altissima per farci dir di no» (Pagani e Corallo).
Amori «Che cosa ricordi dei tuoi uomini? “Che ho dedicato molti anni a ognuno di loro”. Gino Paoli, per esempio, otto anni. “Un grande amore”. Nicky Pende, sei anni. “Un altro grande amore”. Mario Ceroli, quattro anni. “È l’unica persona con la quale non ho continuato nessun tipo di rapporto. Neanche il saluto”. Umbert Bansam, tre anni. “L’era consumistica della mia vita”» (Sabelli Fioretti) • «“Mi è capitato di farlo dappertutto” Dappertutto? Fammi un esempio. Il posto più strano. “Sulla Basilica di San Pietro…” Però… “Sì, in cima, prima di arrivare sulla cupola, a metà scala. C’eravamo solo noi e ne abbiamo approfittato” Vi eccitava l’idea di essere scoperti? “No, no. Fu solo una voglia incontenibile”. Una voglia incontenibile in cima al cupolone. “A metà strada”» (ibidem) • Racconta che una volta, un signore il cui nome non può rivelare, sul più bello, quando lei aveva già spento la luce, si alzò, si ricompose e se ne andò. «Come mai è successa una cosa del genere?
Ancora oggi non ne ho idea» • «“Se il mio uomo viene e mi dice che ha una passione per un’altra donna, che dire! Lo giustifico. Sarei persino disposta a perdonarlo. Ma i tradimenti spiccioli, posso dire stronzi, tipicamente maschili, no. Mi mandano fuori dai binari. A quel punto la gelosia si trasforma in disprezzo” Tradimenti tipicamente maschili: cioè? “Gli uomini hanno bisogno di guardare, le donne immaginano. Una differenza che vuol dire tante cose. Io, un film pornografico non ho mai avuto la necessità di guardarlo. Conosce un uomo che non ne ha mai visto neanche uno?”» (Simona Antonucci, Il Messaggero, 17/2/2020) • Dal 1983 sta con il regista Giovanni Soldati, figlio dello scrittore Mario Soldati, sette anni più giovane di lei. Erano amici già da dieci anni. Non si sono mai sposati. «Il più grande amore della mia vita. Se è vero che il primo amore non si scorda mai, è l’ultimo quello che conta di più».
Figli Due. Amanda (n. 1964, avuta da Gino Paoli), attrice. Vito (n. 1974, avuto da Nicky Pende), medico.
Nipoti «Rocco? “È il mio compagno ideale” Francisco? “Un delinquente!” Elena? “È profonda” Diletta? “Ride sempre!” Nicole? “Una bambina dolcissima, un po’ viziatella, ma d’altra parte ha più bisogno di attenzioni” E poi c’è anche ‘Pablito’, il primo figlio di Blas Roca-Rey, ex marito della sua primogenita Amanda. “L’ho visto il mese scorso” […] I suoi nipoti si approfittano di lei? “Tutti, tutti! È il ruolo di noi nonni. Che vuole, sono la mia vita...”» (Serra) • «Non la imbarazza che i suoi nipoti la possano vedere in film come La chiave? “Per niente! Da piccoli non capiscono e quando saranno grandi saranno senz’altro consapevoli di cosa significhi fare l’attore”» (Coppa).
Politica «Ho sempre cercato il meno peggio: sinistra, non estrema» • «Io sono dell’opinione che gli attori non si debbano impicciare più di tanto pubblicamente di politica, anche se tutto è politica. Ci vuole un po’ di grazia e non becerume».
Vizi Frequentatrice appassionata di mercatini e bancarelle, collezionava madonnine: «È una mania che mi ha trasmesso la mia nonna materna e vado pazza per quelle piccole, belle e carissime madonnine, di cui ho una ricca collezione, ma ho smesso di comprarle quando sono stata rimproverata da mio figlio» (a Rita Celli) • «Ricordo che la prima sigaretta me la offrì una mia cuginetta. Era una Stop senza filtro. Diedi una tirata, così tanto per trasgredire. Non ho più fumato per anni».
Tette «Vivo con il mio petto un rapporto pesante, in senso stretto. Mi piacerebbe svegliarmi un mattino e poter dire: toh, è sparito’».
Curiosità È alta 1 metro e 67 • Nel 1956 sopravvisse all’epidemia di influenza asiatica • Abita in un grande appartamento a Roma • Assieme al compagno produce vino: Chianti Acino d’Oro • Non segue diete. «Non me ne importa nulla. Ma ci tengo al mio aspetto ed evito gli stravizi. Per dirla chiaramente, non mi ingozzo di dolci» • «Adoro la musica. E la musica mi adora. Anche perché dentro di me ha un effetto totalizzante. Non credo che sia così per tutti. Quando sono giù, Stevie Wonder è il mio anti depressivo. Stand by me, i Platters, Diana... le emozioni che provavo da ragazzina mi tornano su nello stesso modo, come se il tempo non fosse passato» • Detesta la fossetta che ha sul mento • «Conserva i vestiti storici della sua vita?
 “Dell’antichità trattengo poche cose… Ma il mio bikini vichy di Divorzio all’italiana lo conserverò tutta la vita”» (Coppa) • «Lei non ci crederà, ma io ho bisogno di lavorare per vivere» • «Accetto serena il tempo che passa, i cambiamenti del corpo e il fatto che ormai mi diano da interpretare delle nonne» • «Non sono io che rifiuto. I ruoli femminili per donne di una certa età non vengono scritti. Avere meno offerte è normale. Io però non mi lamento. Ho partecipato ad avventure meravigliose, altre ne verranno e non vivo la tv come una diminutio. Fatico, sbuffo, porto il mio pacco di scene a casa. Lavoro. Ringrazio. Mi presento in orario. Cammino a testa alta. Qualche compromesso lo faccio, ma non sempre perché dell’intuito, avendolo sempre ascoltato, mi fido ciecamente. Sono sempre andata à l’aventure. Non me ne sono mai pentita» (Pagani e Corallo).
Titoli di coda «Il sesso a 70 anni è più consapevole e completo o meno necessario? “È meno esuberante e non più tanto assiduo, quindi più adatto alla mia età. Posso anche rinunciare a far l’amore con Giovanni per un po’, ma sto bene lo stesso. Meno male che con Gino Paoli mi sono tolta tutti i grilli che potevo avere per la testa”» (Satta).