29 maggio 2020
Tags : Piero Chiambretti
Biografia di Piero Chiambretti
Piero Chiambretti, nato ad Aosta il 30 maggio 1956 (64 anni). Uomo di spettacolo • «Pierino la peste» • Ha incominciato a lavorare come dj in una discoteca e nelle radio private a Torino. Dal 1981 al 1986 ha fatto l’animatore sulle navi da crociera. Ha esordito in televisione nel 1984 • «Noto per un umorismo tagliente ma gentile» (Treccani) • «Irriverente, geniale, mai banale ma sempre innovativo» (Francesca Galici, Il Giornale, 8/7/2019) • «Nessuno meglio di Chiambretti riesce a sublimare il trash fino a renderlo puro intrattenimento d’autore. I nuovi mostri sono il suo pane quotidiano, è capace di strappare una risata (amara) e di regalare al pubblico una critica (ferocissima) del Belpaese sotto le mentite spoglie di una perculata» (Gaspare Baglio, Rolling Stones, 25/11/2019) • «Sa fare un solo tipo di televisione. Tanto vecchia da affondare le sue origini nel circo equestre, nelle fiere di paese dove un tempo venivano esibite le stranezze della natura. È una televisione assolutamente priva di sfumature, capace solo di attanagliare lo spettatore con stupefazioni baracconesche, con l’esibizione di realtà sfuggenti, ambigue, con strabilianti genericità» (Aldo Grasso, Corriere della Sera, 2/11/2018) • «La tv generalista di Chiambretti si fonda su alcuni elementi: il lusso (grandi studi, coreografie, animazione, nani, gay e ballerine), l’intervista più che possibile (invita un personaggio e gli pone domande apparentemente irriverenti, un solletico di intervista) e, la sua vera cifra stilistica, l’esibizione di mostri. Il suo amore per il mostruoso (il coniglio e la coniglia, i gemelli e tutta la sua sinagoga di finti iconoclasti) non ha sapore letterario, non è un palco dell’assurdo mosso da desolata comicità: è reality non dichiarato, è colore locale, horror, pulp e fantasy in salsa neorealistica» (Aldo Grasso, Corriere della Sera, 1/5/2010) • Ha condotto per due volte il Festival di Sanremo (1997, 2008) • Tra i suoi programmi: Va’ pensiero (Rai 3, 1987), Prove tecniche di trasmissione (Rai 3, 1989-1990), Il portalettere (Rai 3, 1991-1992), Telegiornale zero (Rai 3, 1992-1993), Chiambretti c’è (Rai 2, 2001-2003), Markette – Tutto fa brodo in TV (La 7, 2004-2008), Chiambretti Night (Mediaset, 2009-2011), Chiambretti Supermarket (Italia 1, 2014), Gran Hotel Chiambretti (Canale 5, 2015-2016). Dal 2018 conduce CR4 - La repubblica delle donne (Rete 4) • Ha detto: «Come in un film di Hitchcock, ho vissuto almeno due vite. Forse tre».
Titoli di testa «Fare la televisione mi permette di evitare di guardarla».
Vita Mamma Felicita l’ha avuto a diciotto anni e l’ha tirato su da sola a Torino: «A quattro anni imitava le gemelle Kessler e Gino Bramieri. Era un patito di Rita Pavone. Si vestiva da sceicco bianco. Voleva diventare Alighiero Noschese e piangeva tutti gli anni davanti alla televisione quando il suo biglietto della lotteria non vinceva. A dieci anni, con una lettera 32, cominciò a scrivere un romanzo giallo. A scuola però non si è mai applicato» • «Non mi sento un genio e non copiavo. Preferivo prendere tre» • «“Scambiavo la scuola per un teatro. Gli insegnanti e i compagni erano il mio pubblico. Avevo l’ossessione di strappare risate”. Dalle elementari alle medie ha dovuto cambiare una trentina di scuole» (Anna Maria Salviati) • «Mia madre mi iscriveva a tutte le scuole possibili. Liceo linguistico, corrispondente in lingue estere, cartellonista pubblicitario, odontotecnico. Diceva: l’importante è partecipare. Ogni tanto facevo quattro anni in uno, tre anni in uno, due anni in uno. Qualcosa portavo sempre a casa» • «Il primo bacio? In colonia, a Nervi. Ci andavo tutte le estati. Al sabato andavamo al cinema. Io mi misi vicino a Nicoletta, una ragazza molto carina, di Milano, con i capelli neri e gli occhi verdi. Mi sono avvicinato, tremavo tutto, ho girato la faccia, lei l’ha girata nello stesso momento e ci siamo schiantati. Prima con la testa e poi con la bocca. Io ho dato il bacio con la lingua e lei ha detto: “Che schifo!”» • «A vent’anni ero innamorato di Adriano Panatta. Avevo i suoi manifesti, mi piacevano le sue Superga, le sue magliette Lacoste verdi un po’ sbiadite, i capelli lunghi, il gioco sottorete, al punto tale che cercavo di emularlo, avevo anch’io i capelli lunghi e fino a trent’anni ho giocato con la racchetta di legno. Poi, quando è diventato grasso, ho cominciato a guardare le donne» • Dice: «Non cerco una moglie, cerco una babysitter, il bambino sono io» • «La prima volta fu con una ragazza più grande di me: lei 22, io 18. Mi chiese: “Quante volte l’hai fatto?”. Ed io: “Più di te”. L’ho buttata lì. Neanche fossi Humphrey Bogart. Pensavo che dovevo dare la sensazione che l’avevo già fatto. Aveva delle enormi tette. Non riuscivo a contenerle nelle mani perché avevo le mani piccole. Dovevo essere disinvolto, cioè… diciamo che dovevo trovare subito la via… sì… la via giusta insomma, non sbagliare» (a Claudio Sabelli Fioretti) • Si iscrive al Dams di Bologna. Per mantenersi, lavora ai mercati generali, ma ha altro per la testa. «Perché hai cominciato questo mestiere? “Per colpa delle donne e di un cane” Hai avuto molte donne? “Si. Ma se io fossi una donna non andrei mai con uno come me. Fortunatamente non sono una donna” Come mai? “Come mai non sono una donna?” Come mai hai avuto molte donne. “Secondo un amico che viene ricordato per una battuta storica (‘Qui non ci sono puttane neanche a pagarle’) vengono con me le ‘scopanomi’. Pare non ci sia nessun altro motivo se non la mia notorietà per venire a letto con me. Mi auguro che si sbagli altrimenti vado dall’analista. Con la celebrità, comunque, sono arrivate anche le fregature” Tipo? “Se sto seduto ad un tavolo normale e mangio normalmente un piatto di spaghetti, la donna che ho di fronte mi dice: ‘Che cosa hai oggi?’ Ogni volta dovrei saltare sul tavolo e dimostrare che sono quel birbone visto in tv” Ma il cane? “Mi consigliarono di comprare un cane di razza per rimorchiare le ragazze. Ma io non avevo una lira. E decisi di fare il disc jockey” Perché il disc jockey? “Perché lo faceva anche il mio macellaio e mi segnalò che al Ritual ne cercavano uno” Il Ritual? “Tutti neri. San Salvario al confronto sembrava la Svezia. Piano piano, cambiando musica, introducendo il cabaret, il pubblico divenne misto. Al Ritual passavano i migliori comici, Verdone, i Giancattivi, Troisi. Lo stesso Baudo, Grillo, Franca Valeri” Poi le radio libere. “La prima fu quella dei preti. Radio Torino Centrale. Molto rigore. Certe parole pesanti non si potevano dire. Tipo minigonna e gambe”» (Claudio Sabelli Fioretti, Sette, 11/5/2000) • «Quando iniziò in una rete privata piemontese, Grp, ammoniva sui rischi della televisione. “Io e il mio amico Carlo, soprannominato Erik per il suo fisico da vichingo, andavamo in onda a mezzanotte e lo dicevamo chiaro e tondo: ‘La tv rincoglionisce, non guardatela’. Poi tra un video musicale e l’altro, prima di lasciare i microfoni aperti, provocavamo: ‘Perché ascoltate noi invece di stare con le vostre ragazze?’” Reazioni? “Selvagge. Insulti irriferibili, minacce, bestemmie velate. Un’atmosfera folle e belushiana, irregolare e ideale per un Animal House di periferia. Andammo avanti per qualche tempo, poi l’esperimento tramontò” Perché? “Era diventato pericoloso. C’era rabbia. Mi bucarono tutte e quattro le ruote della macchina e a un certo punto, io e il vichingo desistemmo” Lei condivide con Berlusconi l’intrattenimento sulle navi da crociera. “Partivo d’estate. Armavo una valigia alla buona e mi imbarcavo per un paio di mesi come animatore. Un anno – avevo dimenticato di rinnovare il passaporto – mi issarono comunque a bordo. Da clandestino. Non potevo mai scendere dalla nave e il viaggio si rivelò alienante” Come intratteneva il pubblico? “Maltrattandolo. Avevo studiato il grande Villaggio interpretare il professor Kranz e ne avevo ripetuto pedissequamente la lezione. Preso a male parole, il pubblico si entusiasmava. Si aspettava di essere blandito e vezzeggiato e il ribaltamento dello schema, non atteso, lo eccitava. Facevamo dei giochi in cui i viaggiatori non potevano vincere nulla. A fine esibizione, al limite, erano i crocieristi a dovermi dare qualcosa. Durante quelle navigazioni ho trovato la forza di poter fare il mio mestiere. Ho imparato l’approccio. Ho capito che la miglior difesa è l’attacco”» (Malcom Pagani, Il Fatto Quotidiano, 14/12/2014) • Poi l’approdo a Tele Manila, «un canaletto», con il programma Il dedicone: «Mi inventai la candid camera visibile. Feci comprare al proprietario un cavo lungo centinaia di metri e andavo per le strade con la telecamera di studio coinvolgendo i passanti. Beccavo una vecchietta che arrivava da lontano, e cominciavo a dire: “Buongiorno da Stoccolma. Vediamo una vecchietta italiana. Andiamo a intervistarla”» • «Il grande momento fu il concorso Rai. Novemila partecipanti. Vincemmo in quattro: io, Cecchi Paone, Fabio Fazio e Corrado Tedeschi. Mi arrivò una bella lettera: “La chiameremo per inserirla nei nostri futuri programmi”. Mai più sentiti» • «Mi telefonò uno da Torino. “Si è ammalato un valletto, venga a fare un provino”. Dovevo dire: “Pronto, da dove chiama?” Mi presero. Ma non piacevo al capostruttura, un democristiano di ferro, Luciano Scassa. Io mi ero un po’ allargato e lui per castigo decise che il mio intervento doveva essere registrato. Corinne Clery apriva una cesta di vimini. Uscivo fuori io e dicevo: “Che numero è?” E Corinne richiudeva la cesta. Tutto registrato» • «Arrivò Angelo Guglielmi a Rete Tre. E Bruno Voglino. Volevano facce nuove. E feci Il divano in piazza. Fermavo una passante: “Signora, sono un giovane intervistatore, dovevo intervistare la madre di Rambo che non è potuta venire, io perdo il posto, potrebbe recitare la parte della mamma di Rambo? Tanto non se ne accorge nessuno”. E lei nel giro di trenta secondi diventava la madre di Rambo» • «Era una continua provocazione. Piero Chiambretti lasciava sempre a bocca aperta, sia quelli a cui piaceva sia quelli a cui andava indigesto. Il divano in piazza, Prove tecniche di trasmissione, Complimenti per la trasmissione, Il portalettere, Tg0, Il laureato. Irriverente, trasgressivo. All’assalto dei luoghi comuni, senza rispetto per i potenti, noncurante delle regole della televisione, spesso con una telecamera a spalla e un microfono» (Sabelli Fioretti) • «Con la conduzione del Festival di Sanremo del ’97 Chiambretti ha concluso la sua fase innovativa, una ventata di freschezza nell’afoso panorama italiano. Poi si è dato al mainstream, alla ripetizione, al già visto» (Grasso, 2010) • «Chiambretti sa solo mostrare se stesso e la sua sfibrata compagnia di giro: Alfonso Signorini, Cristiano Malgioglio vestito da geisha, Amanda Lear (per giocare ancora sulla sua sessualità!), Alessandra Mussolini, in serata particolarmente sgradevole, Iva Zanicchi, Barbara Alberti, Alda D’Eusanio, più altro materiale di risulta televisiva non particolarmente significativo (taccio i nomi di chi non avrei mai voluto vedere)» (Grasso 2018) • «Del tocco che fu Chiambretti ha conservato il gusto per i freak e per il pecoreccio» (Nanni Delbecchi, Il Fatto Quotidiano, 31/3/2016) • Per anni fa programmi in seconda serata. Scherza: «Mi ritengo uomo della notte. Un metronotte, vista l’altezza» • Dal 2018 lo promuovono in prima serata, ma lo tolgono da Canale 5. «Ho già il marchio, Chiambretti su Rete4, diventa CR4» • «Era la tv di Fede, delle telenovelas e ultimamente dei populisti. Lei che c’entra? “Nulla, e proprio questo mi interessa: sapersi trasformare a seconda delle circostanze. Su Rai1 devi fare il prete, su Rai3 indossare l’eskimo, su Rete4 incarnarti nella soap Tempesta d’amore. Ormai ho lavorato su tutte le prime sette reti generaliste, sono il telecomando di me stesso”» (Renato Franco, Corriere della Sera, 16/7/2018).
Amori «Hai mai avuto una ragazza famosa? “Anche gli animali si accoppiano per categorie. Io mi sono accoppiato, clandestinamente, con ragazze del mio ambiente. I vippoidi si cannibalizzano”. Nomi? “Alcune fanciulle famose si sono accoppiate con me, ma nell’oscurità. E nell’oscurità devono rimanere. A me è capitato anche di andare con donne mostruose”» (Sabelli Fioretti) • Nel 2009, chiuso dopo sette anni il fidanzamento con Ingrid Muccitelli (n. 1979), giornalista televisiva, ha ritrovato l’amore con Federica Laviosa (quasi trent’anni meno di lui), addetta stampa, che il 26 maggio 2011 gli ha dato una figlia, Margherita («Un po’ pizza e un po’ regina d’Italia») • «Tutte le volte che mi chiedo se sono capace di fare il padre penso a Briatore e mi tranquillizzo» (Valerio Palmieri, Chi, 15/6/2011).
Politica Nel 2000 disse: «La prima volta ho votato liberale. Mi avevano detto: vota liberale perché i liberali sono eleganti. Poi sempre a sinistra: pci, pds, ds, quercia, cosa uno, cosa due» (Sabelli Fioretti) • «“Mi fanno molto ridere i giornali della destra che hanno quei titoli meravigliosi. I titolisti della destra dovrebbero fare gli autori televisivi”. Più bravi di quelli di sinistra? “Beh sì, la sinistra non ha ironia”» (Secchi) • «In questo momento è più sardina o gattino? “Non saprei che rispondere. Non vorrei essere mangiato dal gatto”» (Baglio).
Tifo Tifa Torino dal 1967, quando con amici che giochicchiavano a calcio con lui andò dall’oratorio all’obitorio per dire due preghiere davanti alla salma del grande calciatore granata Gigi Meroni: «Sbagliai salma, mi commossi per un altro, pregai per la sua anima. Quando scoprii l’errore, mi sentii dannato, ma due giorni dopo al derby il Torino fece per me 4 gol alla Juve nel nome di Meroni e io mi sentii perdonato» • «Il mio è un tifo contro il potere, contro le squadre vincenti, quelle dei soldi e dei petrolieri. E soprattutto contro la squadra a strisce bianconere. Tifare granata significa essere sfigato ma felice» (a Lorenzo Franculli e Alessandro Penna, Oggi, 23/6/2010).
Vizi Un solo spinello, quando aveva vent’anni, in onore di Jimi Hendrix.
Curiosità È alto 1 metro e 66, pesa 60 chili • Colleziona orologi, dischi e libri antichi • Ama il mare, gioca a tennis • Non usa prodotti di bellezza • Investe i soldi in bar e ristoranti a Torino: lo Sfashion Cafè (dove la mattina va a fare colazione con cappuccino e brioche ripiena di marmellata), il Fratelli La Cozza, il Birilli, l’Arcadia e il Porto di Savona • «È tirchio, o meglio ha parecchi problemi con il denaro contante, e poi è convinto che, nel suo piacere alle donne, non c’entri la notorietà» (il suo socio nei ristoranti Charlie) • La mamma: «Piero mangia ogni giorno pasta con olio e formaggio o sofficini». Lui: «Faccio un pasto al giorno come i pastori tedeschi. Pochi dolci, caffè senza zucchero» • «Lei è più astuto o irriverente? “Penso di non essere nessuno dei due, ma una persona fortunata. Faccio un lavoro che mi piace, tutti i miei incubi diventano miei programmi, realizzando anche gli incubi degli altri”. Qual è il suo incubo peggiore? “Sono molto ossessionato dalla fine. Di un programma, ma anche della vita. Se c’è un pensiero che mi attanaglia è il senso della vita o meglio, per non parafrasare Bonolis, quello della morte”» (Fiamma Sanò, Il Messaggero, 26/11/2019) • Durante l’epidemia di coronavirus del 2020 fu ricoverato d’urgenza all’Ospedale Mauriziano di Torino assieme alla madre. Lei morì. «Un giorno che non potrò mai dimenticare. Il pronto soccorso, i suoi rumori, la confusione di medici e malati, le barelle, le mascherine, sensazioni di qualcosa che avevo visto alla televisione, ma che dal vivo erano un’altra cosa: più definite, più realistiche e tangibili, che allontanavano il rumore fastidioso delle parole della tv, così vuote e lontane».
Titoli di coda «Che cosa pensi della memoria? “Che serve a migliorare il passato. Uno si ricorda sempre più bello. Come la televisione: tutta la tv di oggi sembra peggio di quella di ieri. E quella di ieri fa schifo rispetto a quella dell’altro ieri”. Morale? “Smettiamola di lamentarci della tv di oggi. È migliore di quella di domani”» (Sabelli Fioretti).