27 maggio 2020
Tags : Leonardo Del Vecchio
Biografia di Leonardo Del Vecchio
Leonardo Del Vecchio, nato a Milano il 22 maggio 1935 (85 anni). Imprenditore. Fondatore di Luxottica, dal 1995 maggior produttore e distributore di occhiali al mondo • «Orfano di guerra e cresciuto nel collegio dei Martinitt come Angelo Rizzoli» (Massimo Restelli, Il Giornale 14/10/2014) • Iniziò a 23 anni aprendo una bottega che fabbricava montature • Oggi la sua azienda ha sette fabbriche in Italia, una in Germania, tre in Cina, una in Brasile, una in India e una in Giappone. Al 2018, aveva 80 mila dipendenti, fatturava otto miliardi di euro, e aveva un utile di 900 milioni • Tramite la sua holding, la Delfin s.a.r.l (società a responsabilità limitata di diritto lussemburghese) controlla: il 38,4% di EssilorLuxottica; il 28% di Convivio, immobiliare francese quotata in borsa a Parigi; il 6,84% di Mediobanca; il 4,87% di Assicurazioni Generali • La classifica 2020 della rivista Forbes valuta la sua ricchezza in 25 miliardi di dollari, il che lo rende l’uomo più ricco d’Italia • «Come spesso accade con gli imprenditori di prima generazione, chi lo conosce bene lo descrive come un super lavoratore (Forbes lo ha definito “workaholic”), attento a tutte le sfumature della società che possiede. Riservatissimo, si può dire che abbia una idiosincrasia nei confronti delle dichiarazioni ai giornalisti» (Il Foglio) • «Non è solo uno degli uomini più ricchi – e più discreti – d’Italia. È anche l’antitesi di alcuni stereotipi sul nostro capitalismo nazionale: cioè il nanismo congenito delle nostre imprese, l’incapacità di diventare globali, l’intreccio con la politica. La sua storia dimostra che si può credere nel capitalismo familiare e al tempo stesso comportarsi come una public company» (Federico Rampini) • «È famoso tra l’altro per aver tenuto lontani dall’azienda i parenti, niente figli o nipoti al comando come hanno fatto la maggior parte dei capitalisti italiani (in questo modo preparando, di solito, il funerale dell’azienda)» (Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport, 15/10/2014) • Dice di lui Claudio Del Vecchio, il suo primogenito: «Per tutta una vita non ha dormito più di tre ore, prendeva le pillole per star sveglio e andare a fare le consegne di notte».
Titoli di testa «Chi mi conosce sa che non amo apparire» (a Maria Silvia Sacchi, CorrierEconomia, 21/11/2016).
Vita «Ultimo di quattro fratelli. Suo padre, commerciante di frutta di origini pugliesi, muore poco prima della sua nascita. Per questo motivo gli viene dato il nome paterno, Leonardo. Mentre i fratelli crescono sotto la guida della madre, Grazia Rocco, il giovane Leonardo viene affidato al collegio dei Martinitt» (Flavia Provenzani, money.it, 28/10/2019) • «Ho vissuto le bombe e la guerra, la fame e la povertà» • Lascia il collegio a quattordici anni. Ritrova la famiglia, ma anche le ristrettezze economiche. «Propone a sua madre, che fa la cameriera: “Comprami una bicicletta, mi servirà a far soldi”. Viene accontentato e a furia di pedalare trova un’azienda che incide medaglie» (Luca Goldoni, Sette, n. 44/1997) • Diventa garzone alla Johnson, una ditta che produce medaglie e targhe di metallo. «Erano altri tempi, non c’era il rispetto che si dà oggi ai dipendenti. Non mi chiamavano nemmeno per nome: non ero Leonardo, solo fioeu» • «I padroni si accorgono che il ragazzo ha dei numeri e lo mandano a Brera perché impari a disegnare e a incidere. È la svolta della sua vita» (Goldoni) • Per tre anni lavora di giorno e va a lezione la sera. Poi si stufa di fare l’incisore e decide di mettersi in proprio. «Specializzatosi in incisioni metalliche, si trasferisce a 22 anni in Trentino, dove trova occupazione presso una fabbrica del settore. L’ingresso nel mondo degli occhiali ha luogo nel 1958, anno in cui Del Vecchio decide di trasferirsi in provincia di Belluno, ad Agordo, dove apre una bottega che fabbrica montature per occhiali. Nel corso dei soli tre anni successivi, la bottega si trasforma nella società Luxottica S.a.s., occupa quattordici dipendenti e si specializza sempre di più nel campo delle minuterie metalliche per occhiali» (Provenzani) • «Del Vecchio impiantò la sua fabbrica ad Agordo perché il Comune, intelligentemente, offriva terreni a quegli imprenditori che avessero voluto impiantare lì la loro attività» (Dell’Arti) • «Ricordo quando sono arrivato la prima volta in Lambretta. Non pensavo che avrei raggiunto questi risultati. A 26 anni si ha questo coraggio. Adesso non lo farei di sicuro» • «Inizia, insieme a due collaboratori, a tirar su l’impresa: fabbricare occhiali all’italiana, con montature originali artigianali d’eccellenza, incise a mano, e lenti molate da lui personalmente» (Sergio Di Cori Modigliani) • Assume come capo-officina un certo Luigi Francavilla. Racconta: «Lui è il saggio, io il pazzo. Ma assieme abbiamo lavorato bene» • Leonardo è tenace e temerario. «Allora aveva un laboratorio Metalflex in via Carlo d’Adda a Milano. “Sei o sette operai”. Gli stampi degli occhiali, quelli in metallo, andavano forte. Del Vecchio aveva dei soci in Cadore i quali accettavano di lavorare con lui solo in una società nella quale sarebbero stati in maggioranza. Non sapeva cosa fare. Un giorno, passeggiando in via Dante, vide l’insegna di uno studio legale. Non conosceva nessuno. Salì. “Faccia un’accomandita, lei fa l’accomandatario, loro sono in maggioranza”, fu il consiglio dell’avvocato. “Io avevo in mente il progetto Luxottica. Loro volevano che continuassi a fare il terzista. Litigammo. La banca mi tolse il fido perché non più garantito dagli altri due soci. Non sapevo che pesci prendere e allora presi la mia Peugeot e guidai per sette ore da Agordo a Cannes. Andai da un mio cliente che mi doveva 35 milioni. Aspettai ai bordi della piscina. Presi l’assegno e tornai alla Banca del Friuli di Agordo, ma non accettarono di riaprirmi il conto. Allora mi precipitai alla Cassa di Risparmio di Belluno che mi diede fiducia e credito. Potei pagare così le paghe agli operai. Poi comprai le quote degli altri due soci, offrendo loro 45 milioni a testa. E diventai proprietario di Luxottica. Pensavano che non avessi i soldi e non si presentarono nemmeno dal notaio”. Era fine luglio del 1969. Alla riapertura, dopo le ferie, il ragioniere che faceva le paghe della piccola Luxottica si stupì. “Ma come, non vi avevano chiuso il conto? Non siete falliti?”. “No, ragioniere, siamo ancora aperti”» (Ferruccio De Bortoli, CorrierEconomia, 13/3/2017) • «I suoi rapporti con le maestranze sono più da antica bottega che da colosso industriale. Quando viene rubato un camion di occhiali, gli operai rinunciano a metà ferie per sostituire la fornitura. E lui ricambia mettendogli l’aria condizionata (anche se ad Agordo fa caldo non più di 15 giorni l’anno). Ed è fra i primi “padroni” ad offrire ai dipendenti la possibilità di diventare azionisti» (Goldoni) • «Fin dalla sua nascita, Luxottica produce piccole componenti semilavorate per occhiali per conto terzi. Ma nel 1967 Del Vecchio decide di dare la svolta: iniziare a produrre occhiali finiti firmandoli con il brand “Luxottica”. Il cambiamento di business registra un successo tale che nel 1971, a soli quattro anni dall’inizio della nuova produzione, l’azienda decide di abbandonare la produzione per conto terzi e dedicarsi interamente alla creazione e alla vendita di occhiali finiti» (Provenzani) • «Ho sempre odiato la dipendenza da altri. Ho sempre preferito avere poco, ma che fosse determinato da me. Quando sei un terzista sei nelle mani del tuo datore di lavoro. Ho detto: vorrei che d’ora in poi le montature abbiano il nostro marchio. Ci siamo presentati al Mido con sette-otto modelli di metallo raffazzonati su a mano in venti giorni e là è partita la vera Luxottica» • «Tutto è partito dalla mia paura di avere un futuro condizionato da altri. Mi ricordo che un anno, a novembre, un nostro importatore americano era venuto da noi per preparare la stagione del sole: ma mi aveva ordinato meno occhiali del solito. Non ho più dormito. Pensavo: ora se qualcun altro mi fa questo scherzo, rimango fregato. Ho cominciato a pensare che anche il distributore a me non andava più bene. La decisione chiave è stata questa. Ho deciso di comperare – al 50, al 30, o al 100% - tutti i distributori che mi piacevano. L’ultimo passo è stato vendere direttamente al pubblico, quando siamo entrati nella rete retail» • «Il modello aziendale Luxottica è il contrario di tutto quello che insegnano nelle Business School, ma con l’integrazione verticale che ci dà il controllo della rete distributiva noi ci sentiamo tranquilli e padroni del nostro destino» • La filosofia di Del Vecchio è semplice: «Quello che ti dà tranquillità è arrivare al consumatore. Chiudono bottega i terzisti, chiude bottega chi ha una piccola catena, non chi ha una propria clientela» • È un’intuizione vincente. Vent’anni dopo Luxottica è un’azienda florida. Nel 1990 si quota alla borsa di New York. «Va all’attacco del mercato statunitense che gli mette potenti sbarramenti. Li supera tutti. Stende la concorrenza più competitiva che si arrende. Acquista i tre più importanti marchi Usa e diventa la più potente multinazionale al mondo nel settore della produzione di occhiali» (Di Cori Modigliani) • «Eppure con gli ottici i rapporti non sono stati sempre così idilliaci. In particolare, quando Luxottica comprò, nel 1995, la catena americana LensCrafters facendo loro direttamente concorrenza. “Persi subito negli Stati Uniti il 50 per cento dei clienti, passai tre mesi drammatici, meno male che andavamo bene nel resto del mondo”» (De Bortoli) • Nel 1999 compra il marchio Ray-Ban dalla Bausch&Lomb per 640 milioni di dollari. «Trattai senza sapere una parola d’inglese. Ridevano anche di me». I Ray-Ban si vendono a 38 dollari, in promozione a 18. Luxottica li porta a 78. «Mi davano del pazzo, abbiamo venduto poco per tre anni, poi c’è stato il boom. Siamo riusciti a convincere gli ottici a comprarli e ci hanno guadagnato» • Nel 2017 ha annunciato la fusione con Essilor, colosso francese delle lenti. «Al punto in cui siamo dobbiamo solamente gestire la crescita. Anche dopo di me ci sarà sicuramente qualcuno che farà andare avanti l’azienda».
Vita privata «Un grande adoratore di femmine» (Dell’Arti) • Ha avuto sei figli da tre donne diverse. La prima moglie, Luciana Nervo, stava vicino a Del Vecchio nei primi anni Sessanta quando Luxottica era ancora una fabbrichetta. Da questo primo matrimonio nacquero Claudio, Maria e Paolo • La seconda moglie, Nicoletta Zampillo, gli ha dato un solo figlio, Leonardo Maria • Dopo il secondo divorzio, una terza donna, Sabina Grossi, che ha avuto una parte importante nello sviluppo dell’azienda, è stata membro del cda e gli ha dato Luca e Clemente • Del Vecchio non l’ha mai sposata, poi l’ha lasciata e ha risposato la Zampillo la quale, nel 2014, disse di volere per sé il 25 per cento della holding di famiglia. Gli investitori temettero un assalto dei parenti all’azienda e il titolo in borsa precipitò • «A mio parere i figli non devono avere responsabilità apicali in azienda e non devono sedere in cda. La ragione è molto semplice, un manager lo puoi licenziare, anche se costa parecchio, un figlio no. I miei sei figli hanno la nuda proprietà sul 12,5% a testa della Delfin, mia moglie avrà in futuro il restante 25%. Il cda di Delfin è composto da cinque persone, me incluso, e per cambiarlo occorre l’88% dei voti, in pratica gli azionisti devono essere tutti d’accordo» (a Giovanni Pons, la Repubblica, 27/5/2015).
Politica Sempre corteggiato da destra e sinistra • Nel 2008 vollero candidarlo sia il Pd sia il Pdl sia la Lega Nord. Rispose: «No grazie, non mi piacciono i balli a corte» • Gli dispiacque che, nel 2014, il suo amministratore delegato dell’epoca Andrea Guerra avesse impiegato tre giorni a smentire le voci secondo le quali Matteo Renzi lo voleva ministro. «Sono forzature in cui, soprattutto la televisione, è maestra. Vedono due insieme e dicono subito che fanno l’amore...» (a Fabio Tamburini, Corriere della Sera, 2/9/2014).
Impegno civico «Il patron di Luxottica è diventato uno dei principali benefattori del pianeta. Non in proprio, ma lo è diventato il gruppo di Agordo che tra Stati Uniti, Australia ed Europa conta ben quattro fondazioni, tutte dedicate alla cura e alla prevenzione delle malattie oculari» (Carlo Cinelli).
Malefatte Imputato d’«elusione della normativa fiscale italiana» per fatti risalenti al periodo 1997-2006. Nel 2009 ha chiuso il contenzioso con il fisco pagando la cifra monstre di 300 milioni di euro. Sara Bennewitz: «La fattispecie contestata a Del Vecchio, in termini tecnici, si chiama “esterovestizione” e riguarda una finanziaria, la Leofin, a cui facevano capo alcune delle partecipazioni dell’imprenditore tra cui i Gelati Sanson e appunto quella in Luxottica. Ma in Germania, secondo il fisco, la Leofin non svolgeva nessuna attività che giustificasse il fatto di avere un passaporto tedesco e quindi di essere tenuta a sottostare a un regime fiscale più favorevole di quello italiano. Dalle indagini è infatti emerso che la Leofin non aveva dipendenti, non aveva amministratori e non pagava nessun affitto, ma era controllata e gestita dalla Leonardo Finanziaria, un’altra scatola societaria costituita dai vari membri della famiglia Del Vecchio. Una prova schiacciante nell’indagine è stata poi la lettera della società di consulenza Artur Andersen che aveva suggerito ai Del Vecchio di tenere le assemblee degli azionisti della Leofin in Germania “al fine di ridurre il rischio che l’autorità fiscale tedesca possa considerare la società Leofin soggetto residente in Italia ai fini fiscali”».
Curiosità È interista • «Da sempre attentissimo alla forma fisica: nel seminterrato dell’ex quartier generale di Milano aveva fatto realizzare una piscina olimpionica, mentre una seconda vasca occupa il tetto della casa di rappresentanza a Roma» (Restelli) • Fece restaurare le stalle della Villa Crotta-De Manzoni di Agordo, dove ora c’è un museo dell’ottica: sono esposti più di 1200 esemplari, tra cui il cannocchiale astronomico di Giuseppe Campani del 1682 (lungo otto metri) e le lenti del conte di Cavour • «Luxottica non mi ha mai dato rimpianti. L’unico rimpianto che ho è quando qualcuno per strada cerca un occhiale che non è il nostro. Vorrei mettere su gli occhiali a tutti».
Titoli di coda «Quando arrivo ad Agordo con l’elicottero mi dico: ma guarda che casino che ho combinato qua».