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 2020  maggio 27 Mercoledì calendario

Biografia di John Newcombe


John Newcombe, nato a Sydney il 23 maggio 1944 (76 anni). Tennista • «Il Baffo» • Uno dei giocatori più forti di tutti i tempi. Uno degli ultimi a vincere da dilettante. Tre volte numero uno al mondo in singolare (1967, 1970 e 1971) e una in doppio (1965). Ventisei volte vincitore di un grande Slam. Grazie a lui l’Australia ha vinto cinque coppe Davis • «Quando il tennis era fatto d’erba e spopolavano i canguri, John era il re» (Gaia Piccardi, Corriere della Sera, 15/7/2019) • «Ha carattere, classe e un’innata predisposizione per l’amicizia. È l’australiano tipico» (Alessandro Mastroluca, SuperTennis, 21/12/2019) • «È il tipico uomo baciato dalla fortuna che non dà peso ai doni ricevuti. Affronta tutto con uno spiccato senso dell’umorismo e non fa mai drammi. E questo modo di vivere, la gente lo avverte nei suoi gesti, nel suo correttissimo comportamento in campo, e lo ama» (d.p., Corriere della Sera, 28/9/1979) • Ha detto: «La gente ci rispettava perché eravamo corretti, sportivi e non mollavamo mai. Ho sempre sentito di rappresentare in campo non solo me stesso, ma anche la mia famiglia e la mia nazione» • Famoso per il suo sodalizio in doppio con Tony Roche, con il quale vinse cinque volte a Wimbledon. A Paolo Garimberti, che gli domandava quale fosse il loro segreto, rispose: «Il segreto è vincere».
Titoli di testa «Puoi scoprire tutto quello che vuoi su una persona mettendola sul campo centrale di Wimbledon».
Vita Figlio di George e Lilian Newcombe. «Mio papà e mia mamma si sono sposati tardi. Lui aveva 44 anni, lei 31. Per papà era il secondo matrimonio. Lei invece aveva passato i suoi vent’anni ad assistere mia nonna, che era semi-invalida. Non era comune all’epoca avere questo tipo di relazioni. Si sono conosciuti su un campo da tennis: erano entrambi in vacanza» (Robert Doreian, Sydeny Morning Herald, 26/10/2016) • «Papà era un dentista. È stato un bravo padre, tranne quando mi trapanava i denti. All’epoca, si usava ancora il trapano azionato a pedale, faceva un male cane» (ibidem) • «Come tutti i ragazzi australiani, cresce immerso nello sport, soprattutto di squadra come il football o il cricket. Ma ha un’illuminazione per il tennis» (Mastroluca) • «C’era un fuoco dentro di me, e quel fuoco interiore può essere usato positivamente o negativamente. Realizzai di avere quel fuoco dentro il mio animo e, soprattutto, che avrei potuto trasformarlo in energia positiva» • È sua madre la prima ad accorgersene e a spingerlo a iscriversi ai tornei. «Trovo molto facile conversare con le donne, penso che uno dei motivi sia mamma. Quando tornavo a casa da scuola, mi aspettava sempre con una tazza di tè, pronta a chiacchierare. Era la mia migliore amica» (a Doreian) • «A 10 anni, in vacanza a Portsea, nello stato di Victoria, batte il padre per la prima volta. Si ferma a vederlo anche Hal Schrader, il cognato di Jack Crawford che sfiorò il Grande Slam nel 1933. Schrader scatta una foto con Newcombe e scrive sul retro: “Entro i 18 anni, John giocherà in nazionale, e questa foto sarà la prova della mia profezia”. Schrader non si limita alla foto ricordo. Scrive anche a Harry Hopman per parlargli di quel ragazzino dal grande potenziale. Qualche tempo dopo, Hopman lo invita a Sydney per la finale di Coppa Davis. “Buono stile, si muove bene con i piedi, forse è un po’ pesante per la sua età”, annota. Il piccolo John parla con Hoad, Rosewall, scambia un quarto d’ora con Mervyn Rose. . Da qualche parte in quello stesso stadio, scrive nella sua autobiografia, “c’era un bambino di nove anni che aveva viaggiato per 480 chilometri dalla piccola cittadina di Tarcutta nel New South Wales. Non lo sapevo, naturalmente. Avevamo lo stesso sogno. Sarebbe diventato un grande giocatore, il mio compagno di doppio e un amico per tutta la vita. Era Tony Roche”. Schrader ci ha visto lungo, la profezia è sbagliata di poco» (Mastroluca) • Newcombe e Roche diventano la coppia più bella del mondo, con nomi d’ arte di Newk e Rochie. «Li abbiamo visti sempre così: sorridenti, cordiali, disponibili […] Dolci ed eleganti, si cercano con gli occhi, si capiscono al volo, si muovono in sincronia […] Hanno mai litigato? Sì, sicuro, ma dopo una bella sbronza (di birra) sono tornati amici. John Newcombe e Tony Roche, campioni bravi e corretti che vincono anche nella vita. John, atletico, brillante, col baffo che conquista: gli uomini con la semplicità, le donne col sorriso. Tony, tarchiato, con la faccia di Braccio di ferro, più schivo ma sempre acuto e perseverante» (Vincenzo Martucci, Gazzetta dello Sport, 1/12/1999) • John ha gambe robuste e veloci, sviluppa un gioco potente. Già a livello juniores si fa notare, conquistando ben cinque tornei del grande slam. Il suo motto è: «La forza di un giocatore si misura dalla seconda di servizio e dalla prima volée» • «L’unica sua vanità, se cosi la si può definire, la esprime negli autografi:  quando li firma per i ragazzi mette soltanto la firma, quando li firma per le ragazzine aggiunge “love”, certo pensando di rendere felici le ammiratrici» (d. p.) • Nel 1963 «durante il torneo di Amburgo incontra Angelika Pfannenberg, tennista tedesca di 18 anni. Suo padre era stato imprigionato per tre anni dagli americani in Germania ovest e si era stabilito ad Amburgo dopo la liberazione. Il resto della famiglia attraversa il confine dalla Germania Est, prima che il Muro di Berlino diventasse il simbolo della guerra, e si unisce a lui. Per tutta la vita, Angelika crede che il padre sia diventato una spia contro la Germania Est» (Mastroluca) • «Mi sono dichiarato durante una festa su una barca. Non appena sono tornato in albergo, ho svegliato il mio compagno di stanza e gli ho detto che ero appena uscito con la ragazza che sarebbe divenuta mia moglie» (a Doreian) • Angelica parla molto bene inglese. «Non ha nemmeno finito la scuola quando Newk le chiede di sposarla. Angie dice sì» (Newcombe) • Convolano a nozze a Sydney il 21 febbraio 1966. «Due anni dopo sono arrivati i bambini. Nei primi anni, viaggiavamo assieme a una tata che badasse a nostro figlio Clint e a nostra figlia Tanya, quando è arrivato anche Gigi, tutto è diventato molto più complicato» • «Roma, 1976, semifinale di Coppa Davis, lei contro Panatta. E il giudice di sedia Vincenzo Bottone che chiede al pubblico di fare silenzio, “altrimenti mister Newcombe si riposa”. Ricorda? “Davvero disse così? Ricordo che vinsi il primo set, Adriano il secondo e la gente impazzì. ‘Pa-nat-ta, Pa-nat-ta’… non smettevano più, un atmosfera fantastica. Mi ha sempre esaltato il vostro calore, ho sempre pensato che in Italia la gente va al tennis come a teatro. Ero lì che aspettavo di servire, quando la gente di colpo fece silenzio. Tutti mi fissavano. Allora buttai a terra le palline e la racchetta, e urlai: ‘Ehi, cosa ne dite di me? Sto giocando bene anch’io!’. Il pubblico iniziò a scandire il mio nome: ‘New-combe, New-combe!’. Guardai Adriano: era mio amico, ma in quel momento mi avrebbe ammazzato. Fu molto divertente. In Spagna però non lo avrei mai fatto, mi avrebbero tirato addosso di tutto”» (Stefano Semeraro, La Stampa, 12/8/2018) • «Lei si è ritirato di fatto a 34 anni: come ci si accorge che è il momento? “Quando tutto, tranne gli allenamenti e i match, inizia ad annoiarti […]” A lei quando è capitato? “All’inizio del 1978 ero in forma, poi di colpo tutto iniziò a pesarmi. Tre settimane prima di Wimbledon ricominciai ad allenarmi seriamente, troppo tardi. Persi negli ottavi contro Raul Ramirez: quando cercai di cambiare marcia mi accorsi che le avevo finite. Così mi dissi: ok, è finita”» (Semeraro).
Vita privata «Alle donne piacevo parecchio, a volte mi chiedo come sarebbe stata la mia vita se non mi fossi sposato così presto. Aver sposato Angie e aver messo su famiglia a 23 anni mi ha calmato» • «Se avessi sposato qualcuno che non capiva o amava lo sport, sarebbe stato più difficile. Ma Angie si è sempre trovata bene: ha giocato un ruolo incredibile nella mia vita e nella mia carriera» • «Non sono il tipo di persona che resta in un matrimonio se non ne è felice. La vita è troppo breve per rovinarla con l’infelicità. Sono stato molto fortunato. Angie è la mia roccia. È l’amore della mia vita».
Vizi «Nel ritratto di questo personaggio, che non sai se ammirare più come giocatore o come uomo, mancava un particolare, quello più simpatico: a Newcombe piace  molto bere. Per lui, crediamo, è un modo di vivere, una cara abitudine della sua Australia, un inconscio desiderio di sfuggire alla tensione del suo sport. A Roma, nella settimana della Coppa Davis, un paio di volte John è rientrato nel suo albergo piuttosto allegro, felice di vivere e senza pensare all’avversario del giorno dopo» (d.p.) • Nel 1976, 32enne, fu inviato a passare il fine settimana del Labour Day nella casa in Maine di George Bush, allora deputato al Congresso. Lì conobbe il figlio, George W., due anni meno di lui, e si ubriacarono assieme. «George era nella fase party boy e così cominciammo a bere un boccale di birra dietro l’altro. Lui non mi staccava gli occhi di dosso e quando decisi di alzare il ritmo delle bevute, mi venne dietro, quasi ci fosse in atto una sorta di gara silenziosa fra di noi. Ricordo che a un certo punto, dopo circa quattro birre, presi un bicchiere coi denti, senza mani, e lo tracannai tutto d’un fiato, sfidando George a fare lo stesso e lui fu costretto a farlo» (a una radio di Melbourne). «Fece l’errore di sfidare un australiano». Al ritorno a casa, Bush figlio insistette per guidare, fu fermato dalla polizia, e si beccò 150 dollari di multa.
Curiosità Alto 1 metro e 83 • Quando, nel 2000, l’Australia votò un referendum per decidere se abolire la monarchia, lui si schierò con i repubblicani • Nel 2016 ha festeggiato le nozze d’oro con un viaggio in Italia • Ha proposto di creare un 5° Slam in Cina e vorrebbe che la coppa Davis fosse lunga due settimane («Riservata alle 8 migliori nazioni, da disputare in un continente ogni 2 anni: i quarti a Roma, Parigi, Londra e Amburgo, semifinali a Parigi e Wimbledon, finale a Wimbledon»). A differenza di McEnroe, è contrario all’abolizione del doppio • Detesta gli urletti delle tenniste donne: «Sono così fastidiosi che impediscono di cogliere il rumore della pallina sulla racchetta». Spiega: «Percepire l’impatto sulle corde nel tennis è fondamentale per capire che colpo ti sta arrivando» • Ha avuto un ictus. «Per riprendermi ho dovuto smetterla di fare il ragazzaccio, ma ne è valsa la pena: sono arrivato a 75 anni e sono qui seduto sulla panchina di Wimbledon con lei a parlare di tennis, lo sport che adoro da una vita» • Oggi si divide tra Sydney, la sua fattoria nella campagna australiana e il suo ranch in Texas. Gioca a golf, sta con i suoi sei nipoti e ogni tanto fuma un sigaro • «Gioca anche a tennis, qualche volta? “No. Il mio ginocchio sinistro è andato da anni e mi fa male la spalla. Prevengo la sua domanda: no, il tennis giocato non mi manca affatto. L’ho amato moltissimo; basta”» (Piccardi).
Titoli di coda «Tra il miglior Federer e il miglior Newcombe, sull’erba e con le racchette di legno, chi vincerebbe? “Eh, sarebbe una sfida affascinante. Federer è capace di magie, lo sappiamo, però con la rigidità del legno rischierebbe di spezzarsi il braccio”» (Piccardi).