20 maggio 2020
Tags : Varenne
Biografia di Varenne
Varenne, nato a Copparo, in provincia di Ferrara, il 19 maggio 1995 (25 anni). Puledro baio con stella bianca in fronte. Purosangue. Trottatore • «Il migliore Trottatore in pista. Non ha vinto tante gare, le ha stravinte con una facilità stupefacente per noi amanti dell’ippica. È diventato nei lustri un divo noto e ammirato anche da chi non capisce nulla di equini» (Vittorio Feltri, Libero, 22/6/2019) • «Un mito, come Maradona nel calcio, Michael Jordan nel basket, Usain Bolt nell’atletica. Varenne soprannominato “Il Capitano” ha vinto tutto ciò che era possibile vincere (62 corse su 73 disputate), tra cui il Derby italiano di trotto (1998), il Prix d’Amèrique (2001 e 2002) e il Gran Premio Lotteria di Agnano (2000, 2001 e 2002)» (Alessandro Dell’Orto, Libero, 19/3/2017) • «È una leggenda vivente: ha polverizzato record, guadagnato cifre inedite (oltre 6 milioni di euro), persino ispirato canzoni (“Se lo vedi passare è come se fosse una festa”, intonava Jannacci)» (Chiara Severgnini, Corriere della Sera, 5/8/2019) • «È stato amatissimo dagli italiani. Il primo cavallo ad avere un sito personalizzato» (Furio Zara, Vanity Fair, 22/6/2019) • È di proprietà di Enzo Giordano, cambiavalute napoletano, che lo comprò nel 1998 per 180 milioni di lire • Nel 2001, fu primo cavallo del mondo a vincere il Prix d’Amérique a Parigi, il gp Lotteria a Napoli, l’Elit Lopp a Stoccolma e il Breeders Crown Open Trot negli Stati Uniti in una sola stagione. All’epoca sulla sua incolumità fisica c’era una polizza assicurativa da 9 mila euro e veniva controllato da un servizio di vigilanza 24 ore su 24 • Ha lasciato le corse nel 2002. Dall’anno successivo è stato usato come stallone da monta, per perpetrare la specie dei puledri di razza e ha avuto più di 2 mila figli • Fino al 2019 stava nell’allevamento Il Grifone di Roberto Brischetto, a Vigone, in provincia di Torino • Oggi vive all’Equicenter di Inverno e Monteleone, in provincia di Pavia. È ancora famoso e amato • Ha detto Alessia Girani, classe 1994, la veterinaria che lo accudisce: «È una leggenda. Ha solo otto mesi meno di me».
Titoli di testa «Perché ha inserito nel Catalogo un cavallo? “Perché no? Varenne è vivente, è italiano, è notevole. L’ho fatto per ricordare a me stesso che sono homo sapiens con un nome e un cognome. Apparteniamo tutti a una specie» (Giorgio Dell’Arti, parlando del Catalogo degli italiani notevoli, a Stefano Lorenzetto, Il Giornale, 19/11/2006).
Vita Varenne nasce nell’allevamento di Zenzalino a Copparo, in provincia di Ferrara. «Un luogo piatto, ampio e pieno di zanzare […] disteso fra il Po di Volano e il Po di Fossetta lungo il grande delta, zone un po’ noiose, afose d’estate e gelide d’inverno, piene di frutta e di piccole fabbriche che vendono tecnologia» (Mario Sconcerti, Guerin Sportivo, 8/1/2002) •«È una notte di tuoni e fulmini e lei, Sandro Viani, il proprietario, viene chiamato per un’emergenza. “Mi telefona il capo scuderia a mezzanotte e dice che la cavalla Ialmaz, che è incinta, ha dei dolori, non sta bene, si sdraia spesso a terra. Chiamo il veterinario che sta a Ravenna e ci precipitiamo all’allevamento. È iniziato il travaglio”. Parto difficoltoso? “Spunta una gambetta anteriore del puledro, l’altra no. La reinseriscono e dopo molti tentativi riescono a far uscire entrambe le zampe, insieme, permettendo così al muso di venire fuori. Alle 3 di notte nasce il figlio di Ialmaz e Waikiki Beach”. I genitori: parliamone. Qualcuno sostiene che Varenne sia uno dei pochi casi di trottatore nato non da inseminazione artificiale, ma da un rapporto vero. “Non ricordo con precisione ma non credo, in quegli anni già si inseminava. Waikiki, il padre, era un discreto stallone americano, la madre era una gran cavalla, fattrice di buona razza, giovane e che aveva corso soltanto 15 volte: quel parto però le ha rovinato l’utero” Una curiosità, Viani: il nome Varenne l’ha scelto lei? “Amavo la Francia e in particolare Parigi. L’ambasciata italiana e il Ministero dell’agricoltura erano in Rue de Varenne e ogni volta che ci passavo dicevo: il prossimo puledro lo chiamo così. È capitato a lui”» (Sandro Viani, a Dell’Orto) • Varenne, appena nato, ha un carattere eccezionale: è buono, se qualcuno si avvicina non morde e non scalcia. Ma ha brutti garretti e Viola decide di venderlo • A novembre 1995 Jean Pierre Dubois gli compra tutta la produzione di dodici cavalli, tra cui Varenne. Paga il 50 per cento subito, l’altra metà dopo 18 mesi. Durante la permanenza in Normandia, si frattura una delle zampe davanti • «Nel 1997 Dubois lo cede a Paolo Bezzecchi, un guidatore, per 150 milioni. Ma dopo le prime visite e una radiografia torna al mittente. Scartato. Ha un chip al nodello posteriore destro, un piccolo frammento osseo grande come un chicco di riso che rischia di dargli fastidio». È un cavallo poco valorizzato • Racconta Vittorio Feltri: «All’inizio della carriera Luciano Moggi, il mago del calcio, mi propose di comprare il Capitano in società, ma ne sconsigliai l’acquisto adducendo questo motivo: ha un problema ai garretti anteriori. Fu la più grande scemenza della mia vita: Varenne guarì in fretta e inanellò una serie di successi impressionante. Mi batto il petto per il pentimento. Il destriero sarebbe diventato il mio quinto figlio. Non importa. L’ho amato lo stesso» (Feltri) • Varenne finisce al driver Romano Giampaolo Minnucci, che lo paga 180 milioni di lire a nome della scuderia Dany di Enzo Giordano. «Giampaolo, dove vi vedete la prima volta? “A Bolgheri, vicino a Castagneto Carducci, in Toscana, dove Dubois l’ha portato dopo la breve esperienza in Normandia”. Primo impatto? “Gli occhi. Il suo sguardo mi colpisce subito, è diverso da quello degli altri cavalli. Capisco che ha un carattere buonissimo”. E decide che va acquistato.
«È lui che mi sceglie” Cioè? “Cinque anni prima avevo comprato Tatoz, suo fratello” Fenomeno anche lui? “Un bel cesso. Dopo aver preso Varenne, tornando a casa, scopro che il nuovo acquisto è figlio della stessa madre di Tatoz, che i due sono fratelli. Capito? Come se Varenne, sapendo che avevo preso già una fregatura in famiglia, si è fatto scegliere per ripagarmi”» (Minnucci a Dell’Orto) • Enzo Giordano: «Ricordo ancora il debutto a Roma, 30 aprile 98, ore 14,32, prima corsa: vinse staccando tutti di 100 metri. E io capii subito che sarebbe diventato un fenomeno» • «La sua carriera è stata formidabile, costellata da una serie di trionfi in Italia e all’estero. Una volta in Francia, all’Arc de triomphe, gli hanno fatto ripetere tre volte la partenza per presunte irregolarità e lui […] è sempre partito in testa come un siluro e alla fine della prova valida è arrivato primo. Un miracolo. Lo sforzo che gli è stato richiesto nella circostanza è stato enorme, e il campione lo ha sostenuto con una ammirevole disinvoltura. Un animale così non si era mai veduto. Non ha mai avuto necessità di essere guidato dall’individuo seduto sul sulky, ha sempre deciso lui le strategie della corsa. Osservava i concorrenti, ne misurava la potenza e la resistenza e si regolava di conseguenza per batterli, e li batteva, sistematicamente» (Feltri) • «Oltre al fisico eccezionale, ha sempre avuto un’intelligenza fuori dal comune che lo faceva restare calmissimo nelle situazioni più critiche. Il giorno della gara, i cavalli sono nervosi, sentono moltissimo l’eccitazione attorno a loro, si agitano e può capitare che arrivino al momento della partenza stanchi, con metà della loro energia. Varenne invece si è sempre comportato come un asceta, impassibile. Non ha mai sprecato una goccia di energia prima di una corsa, mantenendo una padronanza assoluta. Poi, quando era il momento di correre, allora non accettava il secondo posto. E poi c’è stata la continuità. Quando ha iniziato a vincere non ha più smesso. Varenne non ha mai fallito il bersaglio. Mai una volta» (Nicola Allegri, Oggi, 29/4/2015) • «Varenne è immobile e sacro, senza paure presenti o ataviche. E poggia su tutte e quattro le zampe, sicuro, impressionante. È come se gli altri cavalli lo guardassero in questa sua diversità, come se volessero capirla. Varenne non li degna molto» (Sconcerti) • Il 28 settembre 2002 corre la sua ultima gara a Montreal in Canada «Il suo driver era indisposto e gli subentrò l’allenatore, l’uomo della routine. Il cavallo e il suo guidatore improvvisato non fecero una piega, provvide il grande atleta quadrupede, il quale al momento opportuno piazzò lo scatto per distaccarsi dagli avversari e avviarsi in solitudine al traguardo. Che spettacolo! Un cavallo talmente arguto e solido da potersene fottere della persona incaricata di tenere le sue redini» (Feltri) • Quando Varenne smette di correre, si scatena una competizione per ospitarlo e ottenere i diritti della sua monta. Enzo Giordano, il proprietario, non ha spazio dove tenerlo, e così lo cede all’allevamento Il Grifone, in provincia di Torino, per circa 2 milioni di euro • «Jacopo, raccontiamo la giornata del campione in pensione. “Varenne si sveglia presto, tra le 7.30 e le 8. Anna Crespo, la tata che si occupa di lui da 15 anni e della quale si fida ciecamente, gli dà da mangiare, lo pulisce e lo porta a fare un po’ di jogging: 40 minuti alla corda in cui trotterella. Poi relax puro. Varenne va nel recinto personale di 50 metri per 50 e ci sta fino a quando si stufa”. Non si annoia a stare sempre solo? “No perché è comunque a contatto visivo con altri cavalli e controlla la situazione. Quando è stanco fa capire alla tata che vuole rientrare nel box, avvicinandosi al cancello o cercandola con lo sguardo. Verso le 17 cena e poi si mette a dormire” Gli bastano due pasti al giorno? “Nel recinto può brucare l’erba e poi ha a sempre a disposizione un fieno speciale fatto apposta per lui” Una vita sanissima. Scusi, e quando si riproduce? “Il periodo della monta inizia il 15 febbraio e finisce il 15 luglio. In questi mesi a Varenne ogni lunedì, mercoledì e venerdì dopo che ha fatto jogging viene prelevato il seme” Domanda ingenua: perché non lo fate accoppiare fisicamente? “Per diversi motivi. C’è il pericolo che la cavalla scalci e gli faccia male. Per una questione di igiene e infezioni. E poi perché col seme raccolto possiamo fecondare più cavalle: le provette le mandiamo in tutto il mondo” Come funziona la monta? “Varenne viene portato vicino alle cavalle e così si eccita. Vede laggiù quell’attrezzo di cuoio e acciaio che ricorda la cavallina della ginnastica artistica? Ecco, lo si fa salire appoggiandolo da dietro e gli si applica questo tubo, che è un vagina artificiale. Dopo pochi minuti il seme è raccolto: da una boccetta ce ne è abbastanza per ingravidare cinque o sei cavalle” E lo vendete. “Ogni provetta viene impacchettata in una scatola con del ghiaccio. E spedita al compratore” Quanto costa? “Cinquanta euro più spedizione” Solo? “Aspetti. Il pagamento vero viene fatto alla nascita del puledro: se tutto va a buon fine il prezzo è di 12 mila euro più Iva”» (Brischetto a Dell’Orto) • «Nitrisce. “Ecco, ci siamo!”. Digrigna. “Forza, dai...”. Il bianco dell’occhio, l’iride immobile. “Attenti, attenti...”. I muscoli tesi, gli zoccoli piantati nel tappetino di gomma. “Bravo, così...”. La monta di Varenne è pianificata, rapida e ricca come un Grand Prix. Tre volte la settimana. Traguardo in tre minuti. Cinquecento milioni di spermatozoi. Non sgarra, non trasgredisce, non fa cilecca. Sesso del buon borghese. E quando ha finito, secondo tradizione maschile, si gira dall’altra parte come se niente fosse. Capìtelo, il Capitano. Che dovrebbe fare? Da sei anni, la sua second life di campione dell’inseminazione non prevede applausi, né corone d’alloro, né un Arc de Triomphe. Non prevede nemmeno la giumenta. Una gloria silenziosa che si consuma in una spoglia stalla col soffitto a travi. Sei neon. Una provetta. E su quell’attrezzo di cuoio e d’acciaio che sembra il cavallo per la ginnastica artistica e invece va posseduto fingendo che sia una cavalla per la ginnastica amorosa: “È straordinario anche da stallone” s’illumina Johann Hellander, il veterinario. “Abbiamo trecento purosangue, qui, ma nessuno è come lui. Abbiamo anche il suo avversario storico, Viking Kronos, che ci fa dannare, si distrae, a volte s’impunta e non entra nel box, perché non gli piace ingravidare le sagome. Varenne, no. Lui è un vero Capitano. Mai un capriccio. Quello che gli chiedi, fa”» (Francesco Battistini, Corriere della Sera, 26/9/2008) • «Quanti figli ha Varenne? “In Italia, per legge, può fecondare al massimo 150 cavalle l’anno. In tutto il mondo credo che siano nati qualcosa come 2100 baby Varenne” Che hanno ereditato il talento del padre? “Molto spesso sì. Non è automatico che un grande cavallo sia anche un grande stallone, nel senso che trasmetta le qualità ai figli. Lui lo è” Jacopo, domanda inevitabile. Quante volte Varenne diciamolo romanticamente ha fatto l’amore? Sì, insomma, con quante cavalle vere si è accoppiato? Perché quello sguardo? “Nessuna. Varenne non è mai stato con una cavalla e mai ci starà” Ah. Ma non è una scelta crudele? “Sì, capisco che per chi non è del settore lo sembri: ai tempi Giorgio Tosatti scrisse che siamo degli aguzzini. Ma per i cavalli il sesso è diverso, è meno romantico”» (Brischetto a Dell’Orto) • Roberto Brischetto «Riceviamo di continuo lettere di appassionati che ci chiedono sue notizie, ci chiedono di salutarlo. Una volta, una signora ci ha scritto per avere un ciuffo di crini da dare al figlio, gravemente malato, che era innamorato del cavallo. Glieli abbiamo mandati ma non ci ha fatto sapere più nulla. C’è una associazione di fans di Varenne che si chiama “La figlia del Capitano” e che tutti gli anni, quando il cavallo compie gli anni, organizza una grande festa e gli porta una torta di mele e carote. Varenne sembra capire quando arriva quel giorno. Si guarda in giro eccitato. Tra le persone che vengono a festeggiarlo, c’è sempre una ragazza che si chiama Alice e che è su una sedia a rotelle. Quando la vede, Varenne le si avvicina, abbassa la testa e si fa accarezzare, dimostrando una delicatezza straordinaria» (Allegri) • «“Lo amano tutti alla follia. Il 19 maggio, gli abbiamo organizzato la festa di compleanno. Ha ficcato il muso nella torta e nelle tredici candeline. C’erano cento tifosi venuti apposta per lui. Incredibile. Non ho mai visto un purosangue che […] anni dopo l’ultima corsa ha ancora un fan club”. Uno così speciale non meriterebbe un regalo un po’ speciale? “Che genere di regalo?”. Una cavalla in carne e ossa, magari... “Questa è una tipica domanda da italiano”» (Johann Hellander, veterinario svedese che si occupava della sua riproduzione, a Battistini).
Curiosità È alto 1 metro e 66 (al garrese) • È nonno • Nei suoi anni d’oro, un signore napoletano chiamò il figlio Giampaolo Varenne • Nel 2004 si accarezzò l’idea di clonarlo (subito abbandonata) • «Ci fu anche chi cercò di convincere il presidente Napolitano a nominare Varenne “cavaliere della Repubblica”. Ma dal momento che non era possibile nominare “cavaliere” un cavallo, il presidente gli concesse una targa d’argento per meriti sportivi» (Allegri) • Ogni giorno mangia una miscela di cereali e fieno inzuppata nell’acqua. Adora le mele, ma solo quelle un po’ acerbe: devono sgranocchiare. Se son troppo mature non gli piacciono • Mangia sempre da un secchio verde • «Il suo debole continuano a essere le foto. Si mette in posa, aspetta con calma inquadratura e scatto. Provare per credere» (Michele Ferrante, la Gazzetta dello Sport, 5/8/2019) • Da quando fu punto sul naso da una vespa non sopporta gli insetti. Per questo, gli fanno indossare un mosquero, una specie di protezione a frange sul muso. Senza di quella si innervosisce molto • Un anno per un cavallo corrisponde a tre anni umani: è come se ne avesse 75 • Da quando, nel 2000, in Italia sono state legalizzate le scommesse sportive per l’ippica è iniziata una crisi senza fine. Le corse dei cavalli allora raccoglievano ancora 3 miliardi e mezzo di euro, nel 2017 non si arrivava ai 600 milioni • Il padre di Varenne, Waikiki Beach, classe 1984, è ancora vivo.
Titoli di coda «Sullo sfondo, intanto, si sentono dei nitriti: è il “Capitano”, chissà se ha capito che parliamo di lui» (Severgnini).