15 maggio 2020
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Biografia di Laura Pausini
Laura Pausini, nata a Faenza, in provincia di Ravenna, il 16 maggio 1974 (46 anni). Cantante • «Una star mondiale formato famiglia» (Silvia Fumarola, la Repubblica, 19/1/2017) • «La sua esuberanza romagnola, la disponibilità alla risata, la naturalezza e la franchezza, anche, con cui è solita esprimersi, ne hanno fatto un personaggio tenuto d’occhio fuori dal music business e soprattutto dalla tv, dove delle voci non sanno che farsene, ma della personalità sì» (Marinella Venegoni) • «In ogni concerto i fans cantano in coro dall’inizio alla fine» (Mario Luzzatto Fegiz) • Ha debuttato nel 1993 vincendo Sanremo Giovani con il brano La solitudine. Ha registrato tredici album in studio e tre dal vivo. Popolarissima in America Latina: è stata la prima italiana a vincere il Grammy Award (edizione 2005, per il miglior album latino con Escucha) dopo Modugno (che l’aveva preso nel 1958 con Nel blu, dipinto di blu). A maggio 2020, nella classifica delle sue canzoni più ascoltate su Spotify, le prime otto sono in spagnolo. «Dietro tanti onori, le va riconosciuto, c’è un lavoro durissimo, che rari cantanti e artisti italiani hanno avuto voglia di fare: promozioni, lunghi viaggi sfiancanti, fusi orari, interviste, incontri, tv show, studio delle lingue» (Marinella Venegoni) • «Lei ha venduto più di 70 milioni di dischi. Prima o poi, come Mina, Celentano o Pavarotti, supererà i cento. “Non rischio di arrivarci, la musica ormai si scarica da internet e i dischi non li compra più nessuno”» (Malcom Pagani, Il Messaggero, 23/4/2017) • «Quale persona ha sofferto di più della tua fama? “Forse mia sorella Silvia. Quando io sono diventata famosa avevo 18 anni e lei 15 e mezzo e non sopportava i miei fan. Oggi, però, è il capo del Fan Club. Io mi sentivo in colpa con lei, ero sempre la sorella maggiore e la controllavo. Una notte ero in Svezia e l’ho cazziata perché era andata in discoteca. A me non davano mai il permesso di andarci. Quando ho vinto Sanremo, i miei amici mi hanno organizzato una festa nel mitico Gufo di Brisighella. Appena sono entrata, hanno urlato al microfono: ‘C’è Laura Pausini’. Io mi sono vergognata e non sono più andata in discoteca”» (Luca Bianchini, Grazia, 2/8/2018).
Titoli di testa «Davanti alla hall dell’albergo milanese bivacca un gruppo di giovani. Uno di loro sfida il freddo della sera sfoggiando una maglietta rossa a mezze maniche. La scritta che porta sulla schiena rivela la loro provenienza romana e perché sono qui: “Semo fan della Pausini e nun famo mai casini”. Quando pochi minuti dopo, saliti nella sua stanza, glielo raccontiamo, Laura scoppia a ridere: “Sì, i miei fan sono così: un po’ matti, ma molto educati”» (Eugenio Arcidiacono, Famiglia Cristiana, 28/11/2013).
Vita Prima figlia di Fabrizio e Gianna Pausini. «Il mio grande amore, il mio principe, è stato il babbo e lui cantava nei piano bar. Mia madre insegnava italiano, era la realtà, sapeva dire dei no. Lui era un sognatore» (Raffaela Carretta, iO Donna, 26/11/2016) • «“Era lui che voleva fare il cantante. Ha anche rinunciato alla sua possibilità di avere una carriera per me”. In che senso? “I miei genitori hanno perso tre figli prima che nascessi io. Quando mia madre è rimasta incinta, il dottore le ha consigliato di stare a letto nove mesi. Mio padre ha deciso di starle vicino e ha dovuto rifiutare proposte importanti”» (Bianchini) • Fabrizio è convinto che si possa scegliere in anticipo il lavoro dei figli: «Ogni genitore vorrebbe per il figlio l’evoluzione del proprio mestiere. Il mio, muratore, l’avrei fatto felice con un’impresa edile. Così ho seguito i consigli di un libro di uno psicologo americano, e nel concepire Laura mi sono impegnato in riti vari perché diventasse una “me in potenza”». Racconta Laura: «Quando mia mamma aspettava me, ed è stata per nove mesi a letto, le ha legato per tutto il tempo sulla pancia uno di quei vecchi mangianastri: dice che è merito suo se sono diventata una cantante vera» (a Sara Faillaci, Vanity Fair, 13/11/2013) • Laura cresce a Solarolo: «Un campanile all’ingresso del paese, i campi attorno, gli alberi da frutta. Trebbiatura e vendemmia però non le ho mai fatte. Tra le mie compagne di classe credo di essere stata l’unica a saltare l’iniziazione». Laura vorrebbe essere mancina e fa finta di parlare con la erre moscia, anche se non ce l’ha. «Volevo essere diversa» • È affascinata dal lavoro del papà. «Per via del lavoro tornava a casa alle tre di notte e si svegliava a mezzogiorno. Mi mancava» (alla Carretta). Lui tiene gli strumenti in mansarda. «Uno spazio magico. Ci passavo pomeriggi interi. «Non appena potevo correvo lì sopra per restare sola» (a Pagani) • Laura debutta il giorno del suo ottavo compleanno. Lei, la mamma e la sorella, vanno a mangiare a Bologna nel locale dove si esibisce il babbo. «Mio padre chiese davanti a tutti quale regalo desiderassi. Io gli risposi che avrei voluto cantare» (a I Lunatici, Radio 2) • «Ho cominciato a seguirlo. A volte, a sentirlo c’erano appena venti persone: in chiesa, ad ascoltare il mio coro erano molti di più. Eppure, era quello il posto della magia che spazzava via la parte più noiosa delle giornate. E quando il pubblico chiedeva al babbo se potevo cantare io al posto suo, invece di rimanerci male, lui mi guardava con gli occhi dell’amore per dire: lo vedi? Te devi fare la cantante! Senza di lui mi sentivo sola da morire» (alla Carretta) • «Lucio Dalla mi vide bambina duettare con mio babbo Fabrizio, al piano bar del ristorante Napoleone a Bologna. Si avvicinò e gli disse: “Non deve smettere”. Non lo posso dimenticare» (a Lavinia Farnese, Vanity Fair, 14/5/2014) • «Mio padre veniva a prendermi a scuola a Faenza alle cinque, e da lì a Bologna facevo i compiti in macchina sul suo pulmino. Quando arrivavamo al ristorante, finivo i compiti nel locale ancora chiuso ed erano proprio i camerieri a darmi una mano. Poi iniziava la serata. Cantavo quasi tutte canzoni di artiste tipo Anna Oxa o Ornella Vanoni, e facevo anche i cori nelle canzoni del mio babbo”» (a Bianchini) • «Tu che cosa sognavi da adolescente? “Volevo studiare architettura e fare l’interior designer. Poi, parallelamente, speravo di fare piano bar senza mio padre. All’epoca avevo un fidanzato che non voleva troppo che cantassi, allora io pensavo di esibirmi solo nei ristoranti di Solarolo, così ci andavo a piedi. Non ho mai pensato né di essere famosa né di avere canzoni mie”» (Bianchini) • «A scuola, il compito del compagno di banco lo copiavo regolarmente» • Ha un gruppo di amiche, «le sincronette», studia assieme con loro dall’asilo alle superiori. Gli altri suoi compagni, però, la prendono in giro perché canta con il papà invece che andare in discoteca. «“Ero anche sfortunata perché venivano sempre a vedermi in situazioni improbabili. Ricordo un pomeriggio alle terme di Riolo, cantavo solo musica romagnola tradizionale. Non ti dico il giorno dopo”. Hai sofferto? “Molto. Facevano le risatine, ma io ho continuato a fregarmene”» (Bianchini) • «In mansarda però la situazione era diversa, lì cantavo, ballavo, provavo, imitavo George Michael, elaboravo cori nuovi davanti allo specchio sulle note dei dischi di Enrico Ruggeri ascoltati a tutto volume o mi straziavo per Vasco Rossi. Quanto mi piaceva straziarmi per Vasco”. Ha nostalgia di allora? “Non si può provare nostalgia per qualcosa che non si è perso. Io sono sempre ferma nella mia mansarda. Se oggi ho costruito qualcosa, l’ho costruito grazie a quei momenti”» (a Pagani) • «Tutti mi dicono non dire che sei fortunata, beh io sono sicura che se fossi andata con un’altra canzone non avrei fatto questa carriera, la fortuna è che questa canzone sia arrivata a me, e oltretutto parlava veramente di me, io andavo a scuola col treno delle sette e trenta, anche se l’hanno scritta due persone che neanche conoscevo, l’abbiamo mandata alle case discografiche che neanche la volevano, ma i miei produttori non si sono dati per vinti, allora ho fatto un provino come oggi tutti dovrebbero fare e non si fa più, voce e pianoforte in ufficio, tre pezzi, due famosi, e poi La solitudine, vedevo tutte queste persone, e tutti dicevano no, poi alle sette di sera gli ultimi, della Cgd, loro hanno capito subito, si sono messi a urlare, il mio babbo si è quasi fatto la pipì addosso» • Nel 1993 viene ammessa a Sanremo e il papà la chiama a scuola: «Venne la bidella per dirmi che c’era mio padre al telefono, e siccome non era mai successo in cinque anni, mi è preso un colpo, pensavo fosse successo qualcosa a mia nonna, lui urlava: Laura Laura Laura!, io ho pensato, ecco è morta, e invece era la grande notizia» • «Non so in quanti lo sappiano o lo ricordino, ma negli anni 90 a Sanremo c’era un giornalino di 3-4 pagine per gli inviati delle varie testate. Io non venivo mai menzionata tra quelli da tenere d’occhio» (a Martina Pennisi e Barbara Stefanelli, Sette, 24/12/2015) • «Ci hanno messo tutti in fila dietro le quinte e ho capito di aver vinto solo quando è arrivata la mano gigante di Pippo Baudo a pescarmi» • «Mio papà poi mi ha raggiunto che era quasi mezzanotte, non gli avevano dato la serata libera al piano bar, e mi ha accompagnato in hotel. Sotto la mia stanza già c’erano persone che urlavano il mio nome, siamo stati svegli tutta la notte. Il giorno dopo ho fatto Domenica In e tutti sembravano conoscermi; è stato strano, molto» • «Mi sono sentita in debito con tutti. Per questo anche in tv ripetevo sempre “grazie, grazie”. Volevo che la gente percepisse quanto le ero grata» (a Gigio Rancilio) • «“Il ritorno a casa dopo il Festival con la gente che aveva trovato l’indirizzo sugli elenchi telefonici accampata nelle tende sui prati di Solarolo”. Si erano dati appuntamento? “All’epoca rispondevo alle telefonate dei fan una per una. ‘Ciao, sono Laura Pausini’ esordivo e quelli, proprio come fece babbo con me, ogni tanto urlavano”. Le scrivevano? “La mail era sconosciuta e Internet una formula oscura. Mi scrivevano tanto, scrivevano a mano e io su quelle lettere, soprattutto quando dovevo tradurle perché magari arrivavano dall’Irlanda o dal Belgio, ci passavo la notte intera. Ho sempre avuto un rapporto stretto con le persone che si identificavano in quel che cantavo” (Pagani) • «Ma finché non è uscito il disco non ho davvero compreso quanto tutto fosse cambiato e sarebbe cambiato. È successo in aprile: mi hanno chiamato dall’Olanda e quando sono atterrata lì tutti cantavano La solitudine. Papà mi ha detto: sei famosa. È stato molto importante averlo al mio fianco, è lui che mi dava le regole: prova, canta, canta ancora e meglio, mangia bene, vai a dormire presto. Mi ha educata come figlia e mi ha preparato a fare un mestiere che ha bisogno di molto rispetto. Noi siamo gente di Romagna, quando c’è da lavorare lo facciamo: se vuoi la bicicletta pedali. E se devi fare 100 km li fai, e devi riuscirci senza alcun aiuto» (Pennisi e Stefanelli) • «Quando hai capito che ce l’avevi fatta nella vita? “Quando ho visto Paola [la figlia, ndr]”. Invece quando ti sei resa conto di essere diventata ricca? “Quando ho comprato la casa di Milano nel 2005. Conta che ero famosa dal 1993, e fino a quel momento avevo comprato solo la casa dei miei genitori. Non sono spendacciona e vengo da una famiglia molto attenta. I miei compagni avevano la felpa della Best Company, io la volevo a tutti i costi, ma non potevano comprarmela. Dopo un anno i miei genitori mi portarono a Ravenna e lì mi hanno comprato un pezzo di stoffa della Best Company che mia madre mi ha cucito al fondo dei pantaloni, e un astuccio della Naj-Oleari che ora usa mia figlia. Quell’episodio mi ha segnato, e ancora adesso guardo il prezzo di ogni cosa. Spesso ho rinunciato a molti acquisti perché mi sentivo in colpa. Ma per la mia casa di Milano non ho badato a spese”» (Bianchini).
Vita privata «Nel sesso sei classica, sperimentale o temeraria? “Sono romagnola, il che le racchiude tutte e tre”» (Bianchini) • In vita sua non ha mai avuto una relazione con qualcuno che aveva appena conosciuto («anzi mi farebbe proprio schifo») • È stata legata al suo produttore Alfredo Cerruti jr dal 1993 al 2001, poi con il suo nuovo agente, Gabriel Parisi, dal 2002 al 2004 • Dal 2005 sta con Paolo Carta, suo produttore artistico, dieci anni più di lei, con già un matrimonio alle spalle e tre figli (Jader, Joseph e Jacopo) • «Mi ha cambiato la vita con una frase semplice, è stato il primo uomo a dirmi che sono bella» • Il 15 settembre 2012, al PalaCredito di Romagna di Forlì, durante la festa annuale del FanClub, annunciò di essere incinta. La bambina è nata l’8 febbraio 2013 e si chiama Paola. «Perché avete scelto il nome Paola, praticamente quello del suo compagno? “In realtà è una fusione: Pao come Paolo, La come Laura. In lizza c’erano anche Alice, Francesca, Silvia, Giulia: avevamo deciso di scegliere dopo aver visto la bambina. Solo che io, nello stordimento dei primi minuti, quel momento l’ho rimosso. Ho saputo dai miei familiari che l’avevamo chiamata Paola, dopo che il mio staff l’aveva già annunciato al mondo intero”» (Faillaci) • «“Ho partorito in una struttura pubblica, l’Ospedale Maggiore di Bologna, dove sono nati i miei nipoti, e dove lavorano i miei ginecologi. Paola è uscita mentre Janet Jackson cantava Again”. In sala parto con l’accompagnamento musicale? “Si può, non lo sa? Avevo preparato una playlist, una dozzina di canzoni scelte tra quelle che mi piacerebbe fossero le preferite della bambina. Avrei voluto che nascesse durante la mia Celeste. Ma già al primo brano, Again appunto, l’ho sentita piangere. Tutti pezzi romantici: Morricone, Elisa, Giorgia, Gloria Estefan, Etta James… Pensare che in gravidanza le avevo fatto sentire solo brani non cantati”. Perché? “Perché spero non faccia la cantante. Sarai sempre massacrato, se vuoi fare lo stesso mestiere di un genitore famoso. Se proprio desidera cantare, spero almeno che faccia lirica, o soul, o jazz, o rock, magari heavy metal: tutto ma non il mio genere”» (ibidem) • Quando le chiedono se ha intenzione di sposare il Carta, dice: «Mi sento già sua moglie. Magari aspetteremo che Paola sia un po’ più grande, e che si possa godere anche lei una bellissima festa. Del resto, la festa che volevo per il mio matrimonio l’ho già organizzata per il suo battesimo: ho riunito famiglia e amici nel giardino di casa nostra, ho attaccato sugli alberi le foto della bambina, ho cosparso il prato di petali. Tutto come avevo sempre sognato».
Politica «Sono nata in una terra di sinistra» • Nel 2019, durante il caso Bibbiano, scrisse un post su facebook in cui si diceva «senza parole, senza fiato, piena di rabbia, incazzata, fragile, impotente».
Impegno civico Nel 2009, per raccogliere fondi per i terremotati dell’Aquila, organizzato il concerto Amiche per l’Abruzzo che si è tenuto a San Siro. Madrine dell’evento anche Fiorella Mannoia, Gianna Nannini, Giorgia ed Elisa.
Tifo Milanista. Primo ricordo a San Siro «un derby Inter-Milan, quindi fuori casa per noi rossoneri. Fui invitata dall’Inter e messa a sedere tra una marea di tifosi nerazzurri. Nell’Inter giocava ancora Ronaldo. A un certo punto qualcuno tira un calcetto a Ronie e lui cade per terra. Io mi alzo e grido: “Evvaiiiii!”. Quella volta ho seriamente rischiato il linciaggio!» (a Gaia Piccardi).
Religione «Sono cattolica, praticante quando posso, ma non condivido l’atteggiamento della Chiesa nei confronti degli omosessuali» • «“Ho molti dubbi, ma mi sento sempre parte della Chiesa. Anzi, mi piacerebbe in futuro riproporre in versione rock i brani più belli che si cantano a Messa, come Fratello sole, sorella luna”. C’è un sacerdote, don Vitale, che gestisce una pagina facebook dedicata a te, Laura Pausini e la fede. Chi è? “È un caro amico iscritto al mio fan club. Anche a lui faccio le mie domande ‘scomode’”» (Arcidiacono).
Vizi «Lei è quanto di più lontano esista dal mito del rocker maledetto. “Jimi Hendrix non sarò mai. Non ho mai bevuto neanche una birra. Sapeva di medicinale, mi ripugnava. Magari cantavo disperata Va bene così di Vasco, poi mi scolavo una Sprite e correvo in Canonica. In discoteca, con grande disagio, credo di essere stata una sola volta nella vita. Vengo da quel mondo, non posso inventarmene un altro» (Pagani) • Ha la fissa per le agendine: «Ero così già da piccola: segnavo su un foglio l’ora del pranzo, quella dei compiti, tutto. Sapermi organizzata mi mette tranquillità» • Dipendente dai social, dicono che spesso faccia l’alba a chattare con i fan • Ha anche il vizio del cibo: «Ricordo come fosse ieri il giorno in cui, tornata dall’ospedale dove avevo fatto un esame per l’appendicite, mio babbo riuscì a farmi assaggiare tortiglioni pomodoro e burro. Lì sono praticamente impazzita, ho capito che mangiare mi piaceva, e in due anni ero diventata un baule» • «Si ricorda di quel fidanzato che le imputava un fondoschiena felliniano? “Fellini che era romagnolo come me, quel ben di dio aveva imparato ad apprezzarlo. Certo che mi ricordo. Ho trascorso tanto tempo con una persona che non perdeva occasione per farmi notare che enorme culone avessi”» (Pagani) • Durante la gravidanza era ingrassata tantissimo. «Mi ha rovinata MasterChef: cenavo prima che iniziasse il programma ma poi, vedendo cucinare tutto quel ben di dio, andavo in cucina, aprivo il frigo e mangiavo di nuovo tanta roba. Ero diventata golosa anche dei dolci, che non mi erano mai piaciuti. Ho preso quindici chili in due mesi, per un totale di venti: non poco”» (Faillaci) • «A Paolo piacevo lo stesso. Lui è l’unico uomo con cui sono stata, che passando da 59 a 80 chili, non mi ha mai detto neanche una volta “dovresti dimagrire”. E quindi è un uomo da sposare».
Curiosità Nel 2006 è diventata commendatore della Repubblica italiana, nel 2013 ambasciatrice dell’Emilia-Romagna nel mondo • Ha paura delle camere da letto grandi: «Io non ho mai dormito da sola, e quando è finita la mia prima storia importante ho dovuto affrontare la questione. Ero a Milano e la prima notte non ce l’ho fatta e sono andata a suonare ai miei vicini di casa. Erano due ragazzi gay e li ho invitati da me. Siamo stati tutta la notte a parlare, ci siamo conosciuti, sono diventati due dei miei migliori amici. Purtroppo uno di loro è scomparso per un tumore. Si chiamava Giuseppe, ho anche la sua foto nella mia camera di Roma. A lui ho dedicato una canzone, Ti dico ciao» (a Bianchini) • Vive sei mesi dell’anno a Roma e sei a Miami • Ha due nipoti, Cecilia e Matteo, figli della sorella Silvia • Nelle sue canzoni non compare mai la parola «vendetta» • Grande fan di Raffaella Carrà, una volta la beccarono girare con una parrucca bionda a caschetto • «Quando avevo 25 anni ero convinta che sarei diventata la prima cantante con i capelli bianchi perché non mi sarei mai fatta nulla. Appena ne ho visto uno, ho fatto la tinta» • «Come ti vedi da vecchia? “Isterica”» (Bianchini).
Titoli di coda «È la Madonna italiana. Però è talmente brava ragazza che non mi immagino nulla» (Rocco Siffredi).