Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  maggio 07 Giovedì calendario

Biografia di Bill de Blasio


Bill de Blasio, nato a Manhattan l’8 maggio 1961 (59 anni). Sindaco di New York • «Il mio sindaco. È uno che fa cose di sinistra. Davvero» (Federico Rampini, D, 1/11/2014) • «Nato Warren Wilhelm da madre italoamericana e padre tedesco-americano, è cresciuto nel Massachusetts, ma ha cambiato legalmente nome per prendere le distanze dal padre, veterano della Seconda guerra mondiale, amputato e alcolizzato. Ha abbracciato per scelta un’identità personale italoamericana, ma ancor di più un modo di vivere così New Brooklyn che più New Brooklyn non si può» (Jason Horowitz, IL, 24/10/2013) • «Un passato giovanile nella sinistra terzomondista» (Marianna Rizzini, Il Foglio, 24/10/2013) • «Ha sempre fatto politica nelle file democratiche, iniziando come volontario della campagna a sindaco di Dave Dinkins, passato alla storia come ultimo democratico a City Hall, e il cui mandato portò la città vicina alla bancarotta e aprì la strada a vent’anni di sindaci repubblicani (otto con Rudy Giuliani e dodici con Michael Bloomberg). De Blasio è stato anche funzionario del Ministero dello Sviluppo Urbano sotto Clinton e ha diretto la campagna di Hillary per diventare senatrice dello Stato di New York. Eletto nel 2002 nel consiglio comunale in rappresentanza del distretto di Brooklyn dove vive, nel 2010 è stato infine eletto Public Advocate, una sorta di Ombudsman incaricato di difendere gli interessi degli elettori» (Glauco Maggi, Libero, 17/8/2013) • «La moglie, Chirlane, nera, di origini caraibiche, […] e, prima di illanguidirsi d’amore per lui, lesbica militante: “Non ho potuto farci niente, l’amore è amore”, ha detto. Due figli: Dante porta a spasso una testona afro alla Jackson Five e spopola in rete, Chiara che il giorno del voto arriva dalla California per fare una sorpresa, “Il dono più grande che potessi ricevere”, ha detto il padre. Una famiglia sorridente dove ognuno recita la parte come un attore consumato, un forte spirito di clan su sfondo di armonia e tolleranza interetnica, interconfessionale: giusto il cambiamento delle preferenze sessuali controcorrente di Chirlane è una novità, il resto è secondo copione del buon marketing politico» (Lanfranco Pace, Il Foglio 07/11/2013) • «“Grazie a tutti” ha esclamato in italiano nel suo discorso d’investitura» (G. Gua., Corriere della Sera, 7/11/2013).
Titoli di testa «Sa che a Sant’Agata dei Goti, il paese dei suoi nonni, seguiranno lo spoglio delle schede in diretta? “Ma come è possibile? Saranno le quattro di mattina! Davvero? Ne sono così felice. Ho una grande nostalgia della famiglia di mio nonno”» (Flavio Pompetti, il Messaggero, 6/11/2013).
Vita «Bill è stato registrato all’anagrafe con lo stesso nome di suo padre Warren Wihelm, dopo la nascita in un ospedale di Manhattan, che il fato ha posto dirimpetto alla residenza ufficiale del sindaco di New York. Ultimo di tre fratelli, è cresciuto nell’adorazione del genitore eroe di guerra, croce viola per aver perso una gamba nello sbarco di Okinawa dopo tre anni di battaglie nel sud est del Pacifico. Il padre era un economista laureato a Yale, che le ferite della guerra, più profonde di quelle visibili all’occhio, avevano reso irascibile e depresso» (Flavio Pompetti, Il Messaggero, 5/11/2013) • «Aveva cominciato a lavorare come economista, ma in breve si era perduto. Aveva fatto per un po’ lo scrittore free lance, ma anche questo lavoro non era durato a lungo. L’alcool era diventato il compagno più frequente delle sue giornate, e quando il piccolo Bill aveva sette anni lui aveva abbandonato la casa di famiglia a Cambridge. La madre, Maria, si era trasferita a Brooklyn, e laggiù aveva costruito una nuova esistenza per i suoi figli. Bill vedeva poco il padre, e quando lo faceva se ne pentiva: “Se lo incontravo la mattina presto, riuscivamo ad avere una conversazione. Poi si ubriacava, ogni giorno, e tutto finiva”. Gli appuntamenti erano diventati sempre più rari, e alla fine Bill aveva deciso di cambiare il cognome, adottando quello della mamma italiana: “Era diventato molto difficile stargli vicino”» (Paolo Mastrorilli, La Stampa, 2/10/2013) • «Chiamarsi Warren Wilhelm non gli piaceva. Voleva essere Bill de Blasio, il nome della mamma italiana […] e dei nonni che si erano trasferiti dalla piccola città italiana a New York […] Fin dalle scuole elementari, e prima di averne la possibilità legale, Wilhelm ha voluto essere De Blasio, e così figura in tutte le sue pagelle e diplomi scolastici» (Furio Colombo, Il Fatto Quotidiano, 5/1/2014) • Bill si lega ancora di più al lato italiano della famiglia: nel 1975, quattordicenne, visita per la prima volta l’Italia: va in Basilicata, a vedere la stanza dove era nato il nonno Giovanni, arrivato in America nel 1884 per aprire un negozio di vestiti sulla Quinta strada • Nel frattempo, suo padre, a un certo punto, scopre di avere un cancro ai polmoni. «Una mattina di fine luglio, nel 1979, la famiglia de Blasio aveva ricevuto una telefonata dalla polizia di New Milford, nel Connecticut. Davanti al Rocky River Motel, dentro un’auto parcheggiata, gli agenti avevano trovato il cadavere di un uomo di sessantuno anni, che si era sparato alla testa. Il suo nome era Warren Wilhelm. “Sapevamo che stava male e gli rimaneva poco da vivere. Però non pensavamo di perderlo così”» (Mastrorilli) • Lui si lega ancora di più al lato italiano delle sue origini: «Dopo che la mia famiglia aveva passato tutte quelle traversie, io ho cercato, anche se non la mettevo in questi termini, un qualche antidoto, un modello, qualcosa a cui aggrapparmi» • Da giovane, però, benché un suo prozio sia sacerdote, è l’unico ragazzo del suo isolato a non andare a messa la domenica: «Alcuni ragazzi mi invidiavano». A sua mamma, infatti, la religione interessa poco • «Il legame con la madre è stato sempre solido e felice: da lei ha ereditato l’interesse per la politica e le giovanili simpatie per il socialismo. Maria Angela era finita sotto la lente dell’Fbi negli anni ’40-’50 , con il sospetto di aver fatto propaganda comunista quando era una redattrice di riviste a New York» (Pompetti) • E anche Bill da sempre è schierato a sinistra «Nel 1988, quando aveva 26 anni – era militante pacifista e si era laureato alla Graduate School della Columbia University –, è andato a distribuire cibo e medicine in Nicaragua, dove si è fatto conquistare dalle potenzialità del governo sandinista, […] combattuto dal presidente Ronald Reagan in quanto dittatura comunista.  L’anno seguente ha accompagnato sua madre in giro per l’Italia per aiutarla nelle sue ricerche sulla resistenza antifascista e sui fascisti» (Horowitz) • Poi Bill conosce sua moglie. Chirlane McCray, classe 1954, afro-americana, è la prima delle tre figlie di un magazziniere e di una operaia elettrotecnica. Quando lei ha dieci anni, il padre comincia a lavorare in una base militare a Springfield, nel Massachusetts. Loro sono la seconda famiglia nera nel quartiere, i vicini li accolgono con una petizione per cacciarli e Chirlane a scuola viene bersagliata da insulti, offese, scherni e bullismo. Diventa una ribelle, una femminista e un’attivista per i diritti delle minoranze. Nel 1979 firma sulla rivista Essence un articolo intitolato Sono lesbica. «Anni dopo dirà che voleva sfatare il tabù della presenza di gay fra gli afroamericani, precisando che la sua sessualità appartiene solo a lei e “odio ogni tipo di etichetta”. L’incontro con Bill de Blasio avviene nel 1991. Entrambi lavorano nel team del sindaco democratico David Dinkins. Lei contribuisce a scrivere alcuni discorsi, lui è il braccio destro del vicesindaco. Chirlane fa colpo su di lui perché sfoggia un piercing al naso. Si vedono per la prima volta dentro City Hall. Con lei c’è l’amica Laura Hart che ricorda così quel momento: “Chirlane mi disse ‘Questo de Blasio chi è? Continua a chiamarmi ma non capisco cosa vuole!’”. Bill era incuriosito dal piercing. “A quell’epoca non era una cosa comune” ammetterà dopo le nozze nel 1994 da cui nascono i figli Chiara e Dante […] Negli anni seguenti Chirlane lavora nelle pubbliche relazioni per Citigroup e fino al 2010 è nel marketing al Maimonides Medical Center - dove lo stipendio raggiunge i sei zeri - ma ciò che più ama resta scrivere, non solo articoli sui “disagiati” ma anche poesie. Una sua raccolta di strofe si intitola Home Girls: A Black Femminist Anthology» (Maurizio Molinari, La Stampa, 5/11/2013) • Intanto Bill si fa strada. «La scelta di campo tra le classi subalterne lo ha accompagnato anche nella carriera politica, iniziata nel 2001 con l’elezione al consiglio comunale nel 39mo distretto di New York, a cavallo tra i quartieri emergenti di Park Slope e di Carroll Gardens, sospinto dalla popolazione di giovani, intellettuali e creativi che stava già animando la riscossa di Brooklyn nel panorama urbano. De Blasio ha lottato da consigliere e poi da difensore civico per la scuola pubblica (sarebbe il primo sindaco i cui figli non frequentano istituti privati) per la parità di diritti per gay, lesbiche e trans-gender, per la protezione degli immigrati e per la costruzione di nuove case popolari» (Pompetti) • Nel 2010 torna in Italia: porta moglie e figli a Napoli e a Sant’Agata de’ Goti per far conoscere a tutti la nuova generazione di de Blasio («Tutti erano felicissimi che avessero nomi, Chiara e Dante, che non facevano fatica a pronunciare») anche se i compaesani rimangono colpiti dal fatto che sono mulatti («Girando per la città sentivo che la gente un pochino rimaneva interdetta, ma niente di eclatante») • «Bill nel frattempo era diventato uno dei politici più in vista di New York e già accarezzava l’idea di candidarsi a sindaco» (Horowitz) • «Di Blasio è sicuramente il più liberal del suo partito come dimostra il suo slogan: ci sono due New York, i ricchi e i poveri, e i ricchi (oltre 500mila dollari di reddito) saranno tassati con una imposta speciale che servirà a pagare le scuole pubbliche dall’asilo all’università. Quanto alla sicurezza, è un acceso avversario della tattica usata dalla polizia di Bloomberg, stop & frisk (ferma e perquisisci)» (Maggi) • Dice «Io sono l’anti-Bloomberg», si definisce «un socialista democratico» • Propone di alzare il salario minimo a 11,75 dollari l’ora. I banchieri di Wall Street, i grandi costruttori edili, i colossi degli shopping mall e le catene di fast food lo avversano. Il Wall Street Journal gli rinfaccia le sue simpatie marxiste e il periodo passato in Nicaragua. Il suo sfidante repubblicano Joe Lhota commenta: «È molto triste che sia questo il livello a cui siamo arrivati in questa città» • Eppure De Blasio sale nei sondaggi: «Il balzo […] è dovuto a vari fattori: la caduta verticale di Anthony Weiner, dal 25% al 10% in poche settimane, travolto dagli scandali sessuali, ha “liberato” molti delusi; e un articolo di prima pagina del New York Times ha presentato con toni più che lusinghieri la sua “modern family”, facendogli guadagnare attenzione» (Maggi) • Unico scivolone: quando dichiara di non tifare per i New York Yankees ma per i Red Sox di Boston: «Io sono cresciuto a Cambridge, nel Massachusetts e adoro i Red Sox: ho sempre sognato di essere uno di loro. Lo ammetto, sono un grande tifoso, nutro una profonda devozione. Io voglio bene alla mia città, sono nato a Manhattan, ma rimango fedele alla squadra della mia giovinezza. La passione sportiva non si cambia a comando» • «Ryan sta davanti al Gate 6 dello Yankee Stadium: sulla sessantina, cappellino blu con il logo bianco a contenere i riccioli grigi, camicia hawaiana e jeans. Ha appena chiuso il negozio, abita nel Bronx, a due fermate di metropolitana: cresciuto dal padre nel culto del baseball e degli Yankees, lui lo trasmette al figlio che sta al suo fianco. Guarda alcuni ragazzi che distribuiscono i volantini in favore di William Thompson e ride: “Quello tiene per i Mets, che vuole da noi? Mica lo votiamo uno così. E tanto meno quel pazzo che urla in giro il suo amore per quei maledetti dei Boston Red Sox” […] Amanda è giovane ma da sempre vende souvenir degli Yankees ai piedi della tribuna: fede e lavoro. Lei ha il dono della sintesi: “Quel De Blasio non lo voto. Non mi fido di uno che tifa Red Sox”» (Massimo Vincenzi, la Repubblica, 23/8/2013) • Ma pure Barack Obama lo appoggia pubblicamente, scherza sui capelli di Dante: «Nel 1978 li portavo così ma non mi stavano belli gonfi come i tuoi» • Il 6 novembre 2013 De Blasio viene eletto con il 73% delle preferenze: «Qualcuno dice che la nostra visione per New York sia troppo ambiziosa, che stiamo chiedendo troppo ai ricchi e anche che miriamo troppo in alto per i nostri figli, che abbiamo la colpa, la colpa, amici miei, di pensare troppo in grande. Ma voglio dirvi questo: noi siamo newyorchesi. Cittadini orgogliosi della più grande città della Terra. Pensare in grande non è una novità per noi: è l’essenza stessa di quello che siamo!» • Il 1° gennaio 2014 il ventennio Giuliani-Bloomberg è ufficialmente finito. Bill giura davanti alla casetta di Brooklyn con la mano sulla Bibbia di Franklin Delano Roosevelt. Chirlane, in tacchi bassi e cappotto grigio, gli è accanto • «Così questa montagna alta un metro e novantasei, che affronta tutto e tutti con un franco sorriso, “an audacious liberal” secondo il New York Times, il ragazzo che al liceo chiamavano Senatore Provolone non si sa se per via di mani troppo lunghe o delle origini italiane, l’uomo che ha manifestato a favore del Nicaragua sandinista ed è andato in viaggio di nozze a Cuba, insomma Warren Wilhelm Jr. de Blasio, detto “Bill”, ha vinto. Alla grande. E da oggi governa la capitale del mondo» (Pace).
Ultime «Non si può dire che una volta arrivato al governo si sia rimangiato i suoi impegni, dall’aumento del salario minimo agli asili nido gratuiti. Non tutto gli va liscio, anche perché la politica è fatta di compromessi, avversari che ti boicottano, burocrazie pesanti» (Rampini) • Lo accusano di adottare uno stile predicatore, di non avere carisma, di arrivare tardi agli appuntamenti, di non farsi vedere abbastanza in giro, di non essere riuscito a sanare le diseguaglianze economiche e di non presenziare agli eventi mondani dei ricchi • Trump lo chiama «Il sindaco part-time» • «Fa molto male pensare che Donald Trump venga da New York» • Ad ogni modo, secondo il New York Times «queste sono tutte fesserie senza sostanza, luoghi comuni molto vaghi. Il vero problema è un altro, come dice il titolo dell’articolo: “De Blasio non insulta abbastanza per essere popolare”» (Il Post, 2016) • Nel 2017 è rieletto con il 66% delle preferenze • A maggio 2019 è dei 23 candidati democratici alla presidenza degli Stati Uniti, ma si ritira dalla gara già a settembre: «Proseguirò il mio lavoro come sindaco e continuerò a battermi per la classe lavoratrice e per un partito democratico che sta dalla parte dei lavoratori» • Trump tuitta subito sarcastico: «Oh no, notizie politiche veramente grosse, forse la più grande storia in anni! Il sindaco part-time di New York, che nei sondaggi era ad un solido ZERO ma che aveva un tremendo spazio per crescere, ha abbandonato in modo scioccante la corsa presidenziale. New York City è in preda al panico, sta tornando a casa!».
Curiosità È il sindaco più alto nella storia della Grande Mela (tanto che la moglie gli arriva all’ascella) • Si è rifiutato di andare alla parata di San Patrizio perché le associazioni gay non erano abbastanza rappresentate • Nel 2015 l’ex detective della polizia di New York Bo Dietl disse sulla Fox che il sindaco e la moglie si facevano le canne nella residenza ufficiale di Gracie Mansion. Lui replicò: «Non fumo marijuana da quando ero all’università».
Titoli di coda «Molte birre dopo, con il sole calato dietro le tribune, gli occhi lucidi, Ryan quasi ci ripensa: “Sai cosa ti dico? Beh, almeno è stato onesto, che per un politico è già qualcosa”» (Vincenzi).