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 2020  aprile 14 Martedì calendario

Biografia di Claudia Cardinale


Claudia Cardinale, nata a Tunisi il 15 aprile 1938 (82 anni). Attrice. Tra le sue interpretazioni: I soliti ignoti (Mario Monicelli, 1958), Un maledetto imbroglio (Pietro Germi, 1959), Il bell’Antonio (Mauro Bolognini, 1960), Rocco e i suoi fratelli (Luchino Visconti, 1960), La ragazza con la valigia (Valerio Zurlini, 1961), 8 ½ (Federico Fellini, 1963), Il Gattopardo (Luchino Visconti, 1963), La Pantera Rosa (Blake Edwards, 1963), La ragazza di Bube (Luigi Comencini, 1963), Gli indifferenti (Citto Maselli, 1964), Il giorno della civetta (Damiano Damiani, 1968), C’era una volta il West (Sergio Leone, 1968), Nell’anno del Signore (Luigi Magni, 1969), Bello, onesto, emigrato Australia, sposerebbe compaesana illibata (Luigi Zampa, 1971), Il comune senso del pudore (Alberto Sordi, 1976), Gesù di Nazareth (Franco Zeffirelli, 1977), La pelle (Liliana Cavani, 1981), Fitzcarraldo (Werner Herzog, 1982), Enrico IV (Marco Bellocchio, 1984), Claretta (Pasquali Squitieri, 1984), And Now… Ladies & Gentlemen (Claude Lelouch, 2002). Ha vinto il Leone d’Oro alla carriera al Festival del cinema di Venezia del 1993, l’Orso d’oro alla carriera a quello di Berlino del 2002, cinque David di Donatello e cinque Nastri d’argento • «Monumento alla bellezza sensuale e mediterranea» (Laura Laurenzi) • «Lo smagliante oggetto di desideri e sogni di migliaia di uomini» (Giuseppina Manin) • «Una delle attrici più riservate e più amate della storia del cinema, più che mai assediata dai media, simbolo universale di stile» (Gloria Satta) • L’attore David Nived la definì «la più bella invenzione italiana dopo gli spaghetti» • «Sono stata tutto: puttana, principessa, mafiosa, donna del popolo... Si vive una sola volta, è importante trasformarsi davanti alla macchina da presa, ma anche non perdere i rapporti con se stessi, non perdersi...».
Titoli di testa «Io non ho alcun merito. Il destino ha spesso deciso per me. Sono stata messa davanti a una scelta insolita: tentare di conquistare Cinecittà, o morire. Non vedevo altre vie di fuga. Era il classico ultimatum che alla fine alimenta le passioni».
Vita Nasce, come i genitori, in Tunisia, dove i nonni erano emigrati nell’800. La sua lingua madre è il francese, in casa sente al massimo i nonni parlare un siciliano purissimo del secolo prima • «L’Africa mi ha segnato per sempre. Anche se, quando ci sono nata, erano anni difficili e gli italiani che lavoravano laggiù dovevano conquistarsi la vita giorno per giorno. La filosofia del carpe diem mi viene da allora, dalla Tunisi dove si faticava e si viveva, ma con forza...» • «I nostri vicini erano russi scappati dalla Rivoluzione, maltesi, greci» (a Elvira Serra, Corriere della Sera, 21/7/2019) • «Eravate una grande famiglia? “Sì, noi siamo quattro fratelli. C’è Blanche, Bruno e Adriano. Poi c’erano i genitori, gli zii. Una piccola tribù”» (Emiliano Liuzzi, Il Fatto Quotidiano, 18/8/2014) • «Vivevamo come in un film doppiato: la cucina era italiana, così come il nostro modo di vivere, la severità con la quale mia sorella e io eravamo educate, il modo che mia madre aveva di servire mio padre a tavola, tutto… tranne la conversazione» • «Io nasco Claude, mia sorella Blanche. Poi quando ci siamo trasferite diventammo Claudia e Bianca. Ma sono nomi d’arte» • «Parla spesso di sé come di un maschiaccio. “Da ragazzina, per dimostrare che ero la più forte, facevo a botte con i maschi e prendevo i treni in corsa. Ero una pazza scatenata, e un po’ lo sono rimasta”» (Alessandra Levantesi Kezich, La Stampa 13/8/2011) • «Mi sono sempre data una regola elementare: Claudia, vivi non come se fosse l’ultimo giorno della tua vita, ma il primo» (ad Antonio Gnoli, la Repubblica, 20/7/2014) • In famiglia è la sorella che sogna il cinema, non lei. «Non era tra quelle ragazzette determinate a farsi strada? “Avevo 16 anni, vivevo a Tunisi, dove sono nata. Due registi mi videro davanti alla scuola. Cercavano un’adolescente per una piccola parte. Convinsero mio padre, nonostante le mie resistenze. E così debuttai nel ruolo di un’araba tutta velata”. Le piacque? “Non lo so. Provavo un senso di insofferenza. Poi accadde che nell’ultima inquadratura un colpo di vento mi strappò il velo. Si realizzò un primo piano incredibile che fece la gioia del regista. Mi propose una nuova parte in un film che aveva come protagonista Omar Sharif”. E lei accettò? “Controvoglia. Da un lato era un mondo che mi incuriosiva, dall’altro mi annoiava. Pensavo al set come a una gabbia”. Sharif com’era? “Bello, con occhi dolci e ironici. In seguito diventammo amici. Aveva il demone del gioco. Se lo chiamavo era spesso seduto al tavolo di qualche casinò a tentare la fortuna”» (Gnoli) • La scena del velo strappato dal vento è diventata famosa in città. Così, anche se non si è nemmeno iscritta, vince un concorso indetto dall’Unione nazionale per la diffusione del film italiano all’estero. Il pubblico la acclama e la commissione la elegge «Italiana più bella di Tunisi». Il premio è un viaggio al Festival del cinema di Venezia • «Io arrivai con mia madre e mi misi a prendere il sole, del cinema e dei film non mi interessava proprio» (Liuzzi). In spiaggia, però, indossa un bikini. Le sembra una cosa normale: in Tunisia, avamposto francese, lo mettono tutte le ragazze. In Italia invece è considerato scandaloso, i paparazzi impazziscono. Un giornalista le chiede se è a Venezia per fare del cinema, finisce sulla rivista Epoca. «“Senza quelle foto non ci sarebbe mai stata Claudia, sarei rimasta Claude”. Quando rientra a casa cosa accade? “Che mio padre viene sommerso dai telegrammi, gli chiedono di farmi firmare con questo o quel produttore”» (Liuzzi) • Claudia non vuole fare l’attrice, pensa di trovarsi lavoro come maestra. Ma a Tunisi non sta più bene: frequenta un uomo, più grande di lei, che l’ha violentata quando aveva sedici anni e continua a vedere per autoconvincersi di non essere stata stuprata. «Poiché non mi dava pace, tanto valeva dargli quello che chiedeva, applicando sempre la stessa politica: che si finisse in fretta» • «Non volevo fare cinema. Volevo semplicemente essere me stessa. E forse non avrei firmato se avessi potuto continuare a essere la ragazza ribelle, spensierata che i miei genitori credevano ancora che fossi». Nel 1957 decide di accettare l’offerta dell’Unitalia e si trasferisce a Roma con la mamma • Il contratto prevede la frequentazione del Centro Sperimentale di Cinecittà, ma al momento di firmare la Cardinale non sa di dover superare una prova di ammissione. Non si è preparata, non sa l’italiano: si limita a guardare gli esaminatori con aria di sfida. Risultato: ammessa con il primo premio categoria «temperamento» • «Credo che il cinema sia un po’ come gli uomini, meno li si vuole e più vi rincorrono» • Alla fine del primo trimestre, afflitta dalla nostalgia, convince la mamma a tornare a Tunisi. Scopre di essere incinta. Il responsabile della gravidanza, già colpevole dello stupro, la porta dalla mammana, ma lei si rifiuta di abortire • Per fortuna alla radio sente che in Italia il regista Mario Monicelli cerca una ragazza, incontrata su un set, e poi sparita in Tunisia, per farne la sua Carmela nel film I soliti ignoti. Poco dopo le arriva una lettera: la casa di produzione Vides di Franco Cristaldi le offre un contratto. Lei decide di tornare a Roma. «Il cinema mi ha salvata. Ci ha salvati. Me, mio figlio, la mia famiglia» • Per nascondere la pancia alla mamma e alla troupe durante le riprese ricorre a guaine e corsetti. «Mi ubriacavo di lavoro, ringraziando il cielo che Christian Dior, quell’anno, avesse lanciato la moda a trapezio che, dopo la follia dei girovita strettissimi, nascondeva ventri e fianchi sotto una linea ampia che partiva obliqua dalle spalle». Nel giro di sette mesi, oltre a I soliti ignoti, gira Tre straniere a Roma di Claudio Gora e Les noces vénitiennes di Cavalcanti. Diventa «la fidanzata d’Italia» • Quando non riesce più a nascondere la pancia, si fa ricevere dal suo produttore per rompere il contratto. Cristaldi la avvisa: «Sarebbe la fine della tua carriera». Poi la spedisce a Londra per farle studiare l’inglese (e far nascere il bambino evitando lo scandalo). Il 19 ottobre 1958 la Cardinale va in ospedale in autobus per partorire. Patrick, ufficialmente, sarà suo fratello, chiamerà «mamma» la nonna e «Totte» la mamma • Quando torna a Roma è inchiodata alla sua casa di produzione: «La Vides mi aveva comprata come una merce: colore e lunghezza dei capelli, misure, tutto era scritto senza che io potessi apporre anche la più piccola modifica. Ogni decisione che riguardava la mia vita personale doveva essere presa in accordo con i miei produttori. Cristaldi era buono e generoso, ma non mancava di ricordarmi che mi aveva creata e che di conseguenza gli appartenevo». In cambio riceve un stipendio e la copertura di tutte le spese, compresa la casa ai Parioli. Con Cristaldi, sposato ma separato, comincia a formare una coppia fissa, pur senza conviverci e pur continuando a chiamarlo per cognome • Alla Vides Claudia rimane legata dal 1958 al 1973, per un totale di cinquanta film, tre all’anno. Lavora con Bolognini, Visconti, Zurlini. Conosce gli attori più famosi dell’epoca. «Tanti uomini le hanno fatto la corte sui set. Anche Mastroianni era pazzo di lei. “Non sono mai caduta. Mi sono protetta dal mescolare tutto e poi, all’epoca, ero la Donna di Cristaldi”» (Bellino) • Fellini è il primo regista che non la doppia. «La lavorazione di 8 ½ restò avvolta nel mistero. “E lui si divertiva a rendere ancora più spessa la nebbia. Diceva di essere come Argo, il mostro della mitologia provvisto di cento occhi che non chiudeva mai tutti insieme: il film sarebbe dovuto essere la sintesi di tutte le sue visioni” […] In quello stesso anno lei girò Il Gattopardo, un altro capolavoro destinato a segnare la storia del cinema. “Sì, il 1962 fu un anno incredibile”. Negli stessi mesi lavorai per questi due film. Era come dividersi tra due pianeti sideralmente distanti. “Luchino era l’ordine, Federico l’anarchia. E se con Fellini era un happening pieno di sorprese, sul set di Visconti l’atmosfera sfiorava il sacro: non si poteva ridere né respirare, e le scene venivano provate come a teatro”. E lei come faceva a sdoppiarsi tra Angelica e Claudia? “Una fatica immane. Non solo dovevo viaggiare ogni settimana tra la Sicilia e Roma, ma anche cambiare il colore dei capelli: Luchino mi voleva scurissima, Federico con riflessi biondi. Ed era vietato indossare parrucche. Loro erano furenti per questa sovrapposizione”. È rimasta amica di entrambi? “Sì, Luchino non amava le donne ma ha amato molto me: forse per questa mia anima da maschiaccio. Insieme abbiamo viaggiato tanto, e anche a Roma mi invitava spesso a cena a casa: sotto il tovagliolo mi faceva trovare meravigliosi gioielli di Cartier. Con Federico e Giulietta ci siamo frequentati fino alla fine”. In che modo l’ha cambiata Fellini? Mi ha dato sicurezza. Gli sarò sempre grata per avermi fatto coincidere con me stessa”» (Simonetta Fiori, Robinson, 14/12/2019) • «Con Alain Delon siete stati una coppia mitica. “Lui ci provava io non ci sono cascata. Quando giravamo Il Gattopardo Luchino mi diceva: ‘Quando lo baci, fammi vedere un pezzetto di lingua, dài. Ma siamo matti? Con Alain siamo rimasti amici”» (Silvia Fumarola, la Repubblica, 9/1/2017) • «Luchino mi ha costretta a fissare i miei partner a lungo, senza temere di sembrare insolente, e a ritrarre il mento per dare più importanza alla parte alta del viso. Mi ha scolpito lo sguardo e insegnato a coltivare il mistero senza il quale, secondo lui, non può esserci vera bellezza» • «Del modo di aggrottare le sopracciglia che mi ha chiesto di adottare, ho mantenuto una ruga, tra gli occhi, alla quale non rinuncerei per niente al mondo. La mia firma Visconti» • «Alla fine delle riprese, il mio modo di guardare era mutato, non era più timido, sfuggente» • «Dopo il successo con Visconti, ha recitato a Hollywood. “Il mio primo film americano fu con John Wayne e Rita Hayworth. Una sera Rita entrò nel mio camerino e disse una cosa che mi fece piangere: ‘Anch’io una volta ero bella come te’. Lo disse con una pena infinita nelle parole. Era palesemente alterata. C’era in lei un insormontabile senso di decadenza, ma per me continuava a essere Gilda”» (Gnoli) • «Ero diventata amica di Rock Hudson. A quell’epoca in America quando eri omosessuale non lavoravi più. Così facevamo finta di andare a braccetto, quando è morto gli sono stata accanto» (alla Fumarola) • «Marlon Brando mi corteggiava, una sera bussò alla mia porta: ‘Io sono ariete come te, facciamo l’amore?’. Lo buttai fuori. Poi mi dissi che ero stata veramente scema: ma perché l’avevo cacciato?... (risata)» (alla Serra) • Gli americani si sorprendono perché non vuole guardie del corpo: «Tutte le star ne hanno». Blake Edwards, per farla rilassare durante una ripresa, le insegna alcuni esercizi di yoga da fare in uno stanzino chiuso, alla sola presenza di uno sconosciuto che fuma hashish • Memorabile la scena d’amore con Henry Fonda, in C’era una volta il West. Lei ha 27 anni, lui 62: «Oggi, quando rivedo la scena, sono stupita dell’effetto prodotto. Si percepisce appena la mia schiena nuda, la mano di Fonda sul mio ventre, nascosto sotto una camicia bianca, i baci di scorcio. E tuttavia che spettacolo conturbante! I cineasti farebbero bene a meditare su questo erotismo pudico, eppure così efficace!» • «Non ho mai mostrato il seno al cinema. Ho girato quasi duecento film riuscendo nell’impresa. Sono convinta che al cinema la nudità uccida l’erotismo» • Nel 1966 Claudia sposa Cristaldi davanti a un giudice di pace della Georgia. Poi vanno in luna di miele in Giamaica ma al ritorno continuano a vivere separati, in due case attigue. Qualche mese dopo svela a Patrick, che ormai ha 8 anni, di essere sua madre: «In una sola volta ha saputo che non ero sua sorella e che avrebbe cambiato nome, prendendo quello di Cristaldi» • Nel 1972 conosce Pasquale Squitieri. Hanno entrambi 33 anni. Lui vuole girare I guappi e per la parte della protagonista vorrebbe una napoletana, ma la produzione gli impone Claudia e così si presenta furioso a casa di lei per convincerla a rinunciare alla parte. Si innamorano a prima vista. «Avevo dimenticato la mia diffidenza e tutti i miei princìpi, mi ero data a lui senza reticenze, senza temere i pettegolezzi di un ambiente in cui non mi si perdeva di vista e dove un numero considerevole di fidati della Vides aveva la funzione essenziale di sorvegliarmi. D’altra parte, non avevo scelta. Il mio corpo parlava per me» • «Cosa le è piaciuto di Pasquale Squitieri? “Che era una persona colta, intelligente e coraggiosa. Ci siamo incontrati sul set de I guappi […] e poi abbiamo fatto insieme undici film. Mi ha strappata dallo star system nel quale vivevo. Mi ha dato una vita normale”» (Bellino) • «Le nostre notti mi aprivano le porte dell’eternità. Non volevo pensare al futuro, ero trasportata dall’intensità del presente» • Claudia e Squitieri partono per l’America, viaggiano anonimamente in pullman per gli States, pernottando in alberghi di fortuna. Lei telefona ai suoi e annuncia che lascerà Cristaldi: «Ho incontrato l’amore della mia vita» • Lui non la prende bene: «Scoprii un uomo che non si faceva scrupolo di ricorrere alle minacce pur di trattenermi. Considerando la nostra relazione, niente poteva giustificare quell’accanimento» • La sua carriera sembra fermarsi lì. Perfino Visconti le chiude la porta in faccia: «Sai quanto ti amo, Claudine, ma amo anche Franco» • «La rinascita fu sempre nella sua Tunisia... “Zeffirelli andò là a girare il Gesù e fu il primo a ridarmi un ruolo: guarda caso, l’adultera! (risata). Il mio ritorno dopo due anni. Angelo Frontoni mi scattò foto bellissime con Pasquale. Liberatorie. Perché Cristaldi aveva bloccato tutto, messo un veto sul mio nome. Fu un momento molto delicato. Avevo scoperto di non avere un soldo in banca, i miei genitori erano scandalizzati: ma come, con tutti i film che hai fatto?... È che venivo retribuita come una dipendente, quattro titoli l’anno, lo stipendio mensile. Stop. Cristaldi programmava tutto, all’americana. Era anche innamorato pazzo di me, anche se io non ci sono mai cascata, eh? (risata). Le case, i gioielli, non pagavo nulla per carità, ma non vedevo i soldi che gli facevo fare. È chiaro che c’era uno sfruttamento. Se oggi le attrici sono ancora sottopagate rispetto ai maschi, allora era anche peggio. Io ruppi il giocattolo […] Fu dura. Pasquale era uno che andava in tv e diceva cose pazzesche. Ci mise anni a trovare chi finanziasse Claretta. Ripeteva: ci sarà un cavolo di produttore che odia Cristaldi...”» (Serra) • Nel 1979 nasce la loro figlia. Squitieri si precipita all’anagrafe, senza che avessero nemmeno deciso il nome. Lì per lì, la chiama Claudia e poi spiega: «Quando ne chiamerò una, ne vedrò arrivare due» • «È napoletano, Pasquale» • «Io per la verità volevo chiamarla Ania, ma Pasquale Squitieri disse no: si chiamerà Claudia, come se tu mi avessi sposato!...» • Nel 1989 la Cardinale si trasferisce a Parigi, mantenendo la relazione a distanza con Squitieri, che rimane a Roma: «Non amiamo l’abitudine, preferiamo fare della strada per ritrovarci. Prendere una valigia, prenotare un biglietto aereo, telefonarci quattro volte al giorno, non è la prova che non siamo una vecchia coppia, anche se sono trent’anni ormai che ci amiamo?» • Hanno il sogno di trasferirsi assieme in Normandia, ma non lo esaudiranno mai • Lei conosce il presidente Mitterrand: «Scrissero che eravamo amanti e io querelai la giornalista. Ricevetti una lettera di François: Chére Claudia, hai fatto bene a querelare il giornale. Questa moda scandalistica rischia di inquinare la funzione giornalistica essenziale per la vita democratica eccetera eccetera. Post scriptum. Però ti confesso che mi sarebbe piaciuto molto» (alla Fiori) • Oggi vive da sola in una casa sulla Senna vicino al Pont du Sully. «Il palazzo apparteneva a non so quale sovrano di Francia ma io l’ho scelto perché si specchiava sul fiume. Sono nata a Tunisi e ho sempre avuto bisogno di avere l’acqua intorno» • Le piace frequentare l’Institut du Monde Arabe. «Da lì vedi tutta Parigi. Una città che letteralmente adoro perché c’è molto rispetto per la musica, l’arte, il cinema e il teatro. C’è un unico problema. A Parigi mi tolgono la “e” finale: mi chiamano Cardinal. Perché mi considerano più francese che italiana. Io invece sono italiana fino in fondo. Ho solo un passaporto, quello italiano. Non ho mai voluto averne altri» (Andrea Visconti, la Repubblica, 12/9/2015) • «Sono un’entusiasta, una positiva, tanto che mia mamma finché è stata in vita mi diceva sempre “A te, Claudia, le rughe non si vedranno mai, perché stai sempre a ridere”».
Religione «La preghiera per me è silenzio e armonia con l’aldilà, anche a Parigi mi piace pregare nelle chiese quando sono vuote».
Politica «Non sono né di destra né di sinistra e non mi piace la piega che han preso certe signore che conosco: esser di destra vorrà mica dire conciarsi come le prozie sceme delle Veline?».
Impegno civile È madrina di un’associazione per la lotta all’Aids. Dal 2000 è ambasciatrice dell’Unesco. Si batte soprattutto a difesa dei diritti delle donne • «Ricorda La ragazza con la valigia? Ecco, io sono rimasta così, sempre in viaggio, sempre attiva» (a Fulvia Caprara, La Stampa, 2/2/2013).
Vizi «Quante sigarette fuma al giorno? “Tante, ma non le aspiro. Il medico lo sa, è tutto a posto”» (Satta).
Curiosità «Vado a dormire tardi, verso le undici e mezza, e alle sei del mattino mi alzo» • «Mangio come un uccellino, bevo solo un bicchiere di vino rosso, faccio molta ginnastica e vado a piedi. E poi mi curo moltissimo e modifico sempre il trucco, il taglio dei capelli e il modo di vestire» • «Non chiacchiero molto. Scrivo a me stessa, e poi straccio tutto. Nella vita si è anche molto soli» • Conserva ancora il vestito con cui arrivò per la prima volta a Venezia, «bianco, molto aderente, con una scollatura quadrata», la fascia con la scritta «La più bella italiana di Tunisi» e il pullover di Rock Hudson • Conserva anche una foto di Mitterrand • A una festa ha conosciuto Macron e la moglie prima che lui diventasse presidente • Fa un sogno ricorrente: «Un treno bianco che prendo al volo, a casa mia, in Tunisia, con la paura di non sapere a quale fermata scendere» • «È vero che Paolo VI la ricevette in udienza e lei si presentò in minigonna? “L’avevo comprata a Londra da Mary Quant. Devo dire che quelli erano anni più liberi di oggi, nonostante le apparenze […] quando mi presentai in Vaticano con le gambe fuori, i paparazzi mi dissero: aoh, ma sei matta, vai conciata così?” Ha messo all’asta anche la minigonna? “Non la trovo più. Probabilmente, se l’è tenuta il Papa” (risata)» (Serra).
Titoli di coda «Rividi qualche tempo fa Il Gattopardo, nella versione restaurata da Martin Scorsese. Fu una serata strana. Avevo accanto Delon che per tutto il film mi tenne la mano. Sembrava volesse staccarmela. Poi lo sentii piangere. E gli chiesi “Che accade, Alain?”. “Siamo gli unici rimasti vivi”» (Gnoli).