10 aprile 2020
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Biografia di Patty Pravo
Patty Pravo, nata a Venezia il 9 aprile 1948 (72 anni). Cantante. Icona del pop. Una delle prime a portare in Italia le tendenze musicali inglesi degli anni Sessanta • «Io? Io sono un essere» • Conta 110 milioni di dischi venduti, 149 pubblicati in Italia, 85 nel mondo. Su dieci partecipazioni al Festival di Sanremo è arrivata in finale nove volte. Il suo vero nome è Nicoletta Strambelli • «Ha cantato pezzi leggendari in cui piroetta come una bambola, fa l’amore con un uomo pensando a un altro, ha pensieri stupendi, soffre come se avesse una spada nel cuore e incita i ragazzi tristi a scoprire il mondo. Ha eseguito brani scritti da grandi cantautori e chansonnier: Jacques Brel, Gino Paoli, Léo Ferré, Ivano Fossati» (Vittorio Zincone, Sette, 12/4/2013) • «Si è sposata quattro volte (e mezza), ha amato (spesso nello stesso momento) più uomini, l’ultimo di trent’anni più giovane. Ha stracciato contratti discografici, ha accorciato gonne, è scappata all’estero, attraversato deserti su un cammello, cantato in cinese e in arabo» (Silvia Bombino, Vanity Fair, 3/4/2013) • «È un’artista e una donna unica ed è vero che, con lei, non ci si annoia mai» (Leonardo Iannacci, Libero 2/8/2014) • «Alle star è permesso tutto, no? “La gente pensa che essere una star voglia dire prendere a calci in bocca i fan. Non è così. Siamo persone normali. E la parola star a me non piace”. Quale preferisci? “Diva”».
Titoli di testa «Signorina Strambelli... “Alt, stop, iniziamo male... Dammi del tu e chiamami Patty”» (Iannacci).
Vita Da bambina Nicoletta cresce con i nonni • «Mamma l’ho conosciuta tardi. Aveva avuto un parto spaventoso e una depressione terribile che è durata un anno. Non poteva tirarmi su, quindi vivevo dai nonni paterni. Nonno le aveva preso una bella villa fuori città, lei poi si è risposata e ha avuto altri due bambini” […] Oggi vi frequentate? “Sì e mi fa morire. Ha 91 anni, va in giro con ragazzi di 30-40 e li fa ubriacare con gli spritz. Va in moto con mio fratello e si incazza perché deve stare dietro. E poi le piace andare al poligono a sparare: becca il centro senza occhiali” […] E suo padre? “Mi divertivo un sacco con lui. Da bambina mi portava alle partite di calcio. Credo di essere stata la prima donna a entrare in uno stadio. Poi però non mi ci portò più perché facevo troppo casino” Che cosa faceva? “Avevo questo campanaccio, quello delle mucche. La gente intorno si arrabbiava”» (Valentina Colosimo, Vanity Fair, 31/10/2017) • «Strambelli è un cognome che mi piaceva. A scuola qualcuno mi ribattezzava “stramba e bella”» (a Vito Tartamella, La Macchina del Tempo, 3/2003) • «“Sono stata in mezzo ai maschi fin da bambina, mi trovo meglio con loro”. Ha raccontato che facevate a gara a chi faceva la pipì più lontano. Non ho mai capito, in quanto donna, come potesse competere. “No, che ha capito? Io facevo l’arbitro”» (Enrica Brocardo, Vanity Fair, 20/8/2014) • «“Mi vestivano con l’abito di velluto blu, il fiocco sul collo. Una cosa tragica. Io volevo i pantaloni. Un giorno, tagliuzzo il vestito e i capelli. Tornano i nonni e dico: io mi voglio così. Si misero a ridere”. Deduco che non erano severi “Mi hanno dato una libertà che ti obbliga a responsabilizzarti. […] Nonna ha capito la mia essenza: mi ha fatto dare lezioni di piano a tre anni, poi di danza”» (Candida Morvillo, Corriere della Sera, 4/11/2019) • «Gli studi al Conservatorio mi avevano dato la disciplina e un approccio professionale. Gli studi e l’educazione. Mia nonna era molto liberale ma dura. Solo con tanta disciplina, mi diceva, puoi sentirti libera» • «Nonna mi portava a camminare su e giù per le calli e durante la passeggiata mi faceva studiare le poesie a memoria» (a Riva) • «A 14 anni, una mattina, invece di andare a scuola, sono andata a fare l’amore. Torno a casa felice. Dico: nonna, nonno, ho fatto l’amore e mi è piaciuto molto, posso tornarci nel pomeriggio? Mi ci hanno mandata» (Morvillo) • «Ormai adolescente a Venezia […] incrociai una coppia piuttosto anziana. Procedeva lentamente. Non sapevo chi fosse. Lei guardandomi sorrise. Lui sembrava un Jimi Hendrix invecchiato: i capelli erano una torre scomposta di riccioli, la barba rada e il pizzo gli davano un’aria mefistofelica. Lui era Ezra Pound e lei Olga Rudge, la compagna dell’uomo che non parlava mai. Mangiammo un gelato. Ci rivedemmo un’altra volta soltanto […] Quella coppia che viveva alle Zattere e scendeva dall’imbarcadero sembrava fuori dal tempo. Lui non parlò mai. Seppi in seguito che era stato un grande poeta […] Conservai quel ricordo come una preziosa gemma veneziana» (ad Antonio Gnoli, Robinson, 2/12/2018) • «Anche il futuro papa Roncalli, allora patriarca di Venezia, fa parte di quel periodo. “Era amico di nonna. Veniva in casa. Io gli facevo l’inchino. Qualche volta mi toccava di fargli la suonatina”» (Riva) • Preso il diploma, Nicoletta convince la nonna a mandarla a Londra per studiare l’inglese: «Mi trovai mescolata a un gruppo di persone che praticava musica, gente attratta dai locali che allora cominciavano a esplodere con le note dei Beatles e i concerti dei Moody Blues e degli Yardbirds. Fu elettrizzante. Venivo da otto anni di conservatorio. Mi ripromettevo una carriera da pianista o, meglio ancora, di direttore d’orchestra. Mi ritrovai nello ye ye. Nel ballo e nello sballo» (Gnoli) • È a Londra che sente per la prima volta parlare del Piper e decide che vale la pena andarci. «“Con un maggiolino lasciammo in tre l’Inghilterra. Dopo una settimana arrivammo a Roma” La sua intenzione era di cantare? “Non avevo idea di che cosa avrei fatto. Conoscevo la musica, sapevo ballare e anche cantare. Ma nessuno era ad attendermi per un provino”. Dunque? “La fortuna volle che al Piper trovassi Arbore e Boncompagni che cercavano spunti per la loro trasmissione Bandiera Gialla. Fui notata e raccontai dei miei trascorsi musicali. Mi presentarono al proprietario del Piper, Alberigo Crocetta, il quale volle sentire come cantavo. Non avevo tecnica, né esperienza. Restò colpito dal timbro della voce e dall’intonazione. La prima canzone che registrai fu la cover di But You’re Mine cantata da Sonny & Cher. La traduzione fu di Gianni Boncompagni e la intitolò Ragazzo triste. Imprevedibilmente divenne subito un grande successo”» (Gnoli) • «Lì è nata Patty Pravo» (a Riva) • Pravo viene dall’Inferno di Dante: «Guai a voi, anime prave!». «Stavamo leggiucchiando la Divina Commedia e il nome fu un omaggio al Poeta, non fu puro snobismo» (a Iannacci). Con quel nome finisce per la prima volta su un giornale, che titola: «L’ape regina dei capelloni» • «Aveva 18 anni. “Questa data me la ricordo perché andai a cantare a Firenze, provai una sensazione strana e dissi: torniamo indietro. La sera, venne l’alluvione. Mi è successo anche per un terremoto in Sicilia e un’alluvione in Piemonte”. Che spiegazione si dà? “Senti le cose quando hai l’anima aperta”» (Morvillo) • «Renato Zero se la ricorda al Piper con due levrieri e una Rolls bianca guidata da un autista di colore. “Avevo preso in prestito dei costumi di Wanda Osiris in Rai: a tre anni dall’esordio, avevo già uno show in tv col mio nome. Ero ricca da schifo”» (ibidem) • «Che Roma frequentava? “La città di eterno aveva la frenesia notturna. Il confine con l’alba si spostava ogni notte sempre un po’ più in là. Ero giovane e bella, con la sensazione che ogni cosa era nelle mie mani e potevo disporne. Frequentavo gli artisti”» (Gnoli) • «“Alla sera potevi imbatterti nei Pink Floyd. Con loro ricordo una litigata furibonda”. Prego, racconti... “Erano grandi musicisti ma gente strana. Con Beppe Farnetti, dj del Piper, inventammo piastrine che, messe davanti a un proiettore, creavano colori psichedelici. Loro cominciarono a urlare dicendo che avevamo copiato le loro luci psichedeliche”. Vero che era amica di festini dei Rolling Stones? “La verità è assai più semplice: ero amica intima di una delle fidanzate di Keith Richards e, per questo, li frequentavo. Conobbi gli Stones nel 1966 a casa di Mario Schifano. Erano ancora un po’ timidoni. Poi pubblicarono Satisfatcion e tutto cambiò” […] Una come lei non poteva frequentare i Beatles: troppo bravi ragazzi? “Tanto bravi ragazzi non erano neppure loro, eh... Vi svelo un fatto: nel 1968 venni contatta da McCartney e Lennon per essere messa sotto contratto dalla loro casa di produzione, la Apple. Avevo altri impegni e declinai, chiedendomi però: non faccio la più grande cazzata della mia vita? Beh, due anni dopo la Apple chiuse i battenti”» (Iannacci) • Nel 1973 esce Pazza idea. «Hit provocatoria e un po’ libertina. “La tennero ferma mesi. Non piaceva quel ‘pazza’ nel titolo. Gli spiegai che io ho la ‘z’ veneziana, morbida. Alla fine venne pubblicata praticamente com’era nel provino: un po’ grezza. Mi è successo anche con Pensiero stupendo, di Ivano Fossati: registrata in una saletta sgarrupata. Voce, basso e batteria del disco sono gli stessi del provino”» (Zincone) • «Lei usava amfetamine e acidi. “Sì, per una decina d’anni. L’ho fatto bene, potevo lavorare, poi mi sono stufata e ho smesso”. Le droghe favoriscono la creatività? “Dipende da cosa prendi e come. Piccole dosi di qualità aiutano. Se ti stravolgi no. Io ho fatto di tutto, ma mai la cocaina: l’ho sempre vista come la droga dei borghesi. Mi fa senso. Non mi piacciono né gli ubriaconi né i cocainomani: tutti gli altri mi stanno bene”» • «Pensa che ho avuto una quantità di mariti. E di suocere. E che ci vogliamo tutti bene. Rapporti di lunga durata. Sono stata tra i primi a divorziare, con grande confusione, per le leggi diverse nei vari Paesi: mi sono ritrovata bigama, trigama...» • I suoi mariti: il batterista Angus Faggetter; lo stilista Franco Baldieri, poi rivelatosi omosessuale; il chitarrista Jack Johnson; il bassista Paul Martines • «Come sono finite queste storie d’amore? “Per esaurimento. Si cambia e le strade si dividono”» (Colosimo) • «L’hanno demonizzata spesso: Patty, la cantante tutta droga, sesso e Piper. La sacerdotessa del proibito... Non le ha mai dato fastidio questo cliché? “E perché mai? La libertà è anche questo. Negli anni ‘80 feci un servizio nuda su Playboy e mi divertii molto. Mi chiedevo, però: che simbolo sexy posso essere con quelle tettine?”. Storica una sequenza nella Rai anni ‘70 con Patty Pravo praticamente in topless e un imbarazzato Pippo Baudo che la copre con una giacca... “Altri tempi. Non ho mai portato il reggiseno e in quell’occasione mostrai i capezzoli all’Italia che stava entrando negli anni di piombo. Beh, che male c’era?”» (Iannacci) • «Hai cantato e duettato per 48 anni come una forsennata. È vero che Jacques Brel rimase folgorato dalla tua interpretazione della sua Ne me quitte pas? “Credo che in quell’occasione abbia regalato il suo primo e ultimo mazzo di fiori. Era abbastanza schivo”. Hai cantato in francese, in inglese... “In inglese poco. Quasi più in cinese. E in brasiliano: ero molto amica di Vinicius de Moraes”» (Zincone) • «Ha dei rimpianti? “Forse quello di non aver fatto il film con Michelangelo Antonioni, Professione reporter. Me lo aveva proposto. Ma allora il cinema aveva tempi lunghi ci volevano magari sei mesi e io dovevo andare in tournée” Ogni tanto le piace sparire. “Sì, nel deserto”» (Riva) • «“Se voglio stare tranquilla, stacco e mi faccio un viaggio da sola” Dove se ne va Patty Pravo, da sola? “Ho anche fatto la traversata atlantica in solitaria. Dalla Spagna, ho beccato gli Alisei e in due settimane ero arrivata. Ne ho parlato con Giovanni Soldini e non si capacitava di come fossi viva, perché lui va super organizzato, io ero partita terra terra” E come è stata la transoceanica? “Sono quasi crepata dalla noia: dovevo solo tenere su le vele. I viaggi da sola li ho imparati, poco più che ventenne, negli anni 70, perché, al Cairo, seduta sotto la Sfinge, sono diventata amica di un cammelliere vecchiotto. Mi ha passato una canna, mi ha insegnato i cammelli, mi ha portato nelle oasi. Da lì, ho iniziato ad andarmene per deserti da sola. A Taroudant, in Marocco, arrivo, scendo dal cammello, trovo Yves Saint Laurent e scopro che si cenava in abito da sera. Negli 80, mi sono unita ai tuareg: tre mesi per prendere il sale nell’oasi di Bilma, in Niger, e tornare” Non aveva paura, unica donna, fra i tuareg? “No. Quando arrivi fra persone diverse da te, se sei un’anima aperta, ti accolgono. Nei primi anni 90, ho fatto da sola la Via della Seta, ci ho messo nove mesi, ho attraversato due Paesi in guerra. Sono partita dalla Turchia e arrivata in Cina. A Sajnšand, in Mongolia, non avevano mai visto una bionda, mi offrirono persino una casetta. In Cina, ho cantato alla tv in pechinese e mi hanno vista un miliardo e 300 mila persone. Sono rimasta tre mesi, andavo a sentire il rock che era vietato, ma proliferava nei locali. Allora, ho convinto il nostro ambasciatore a fare una serata rock, si sono esibiti giovani bravissimi e ballava anche il ministro della Cultura cinese”» (Morvillo) • «Una volta mi sono comprata una casa a Bahia e me ne sono dimenticata. A un certo punto, Vinícius de Moraes mi chiama e mi dice: “Guarda che se non vieni ad abitarla, te la espropriano”. E, infatti, me l’hanno portata via» • «“Presto ci sarà la Terza guerra mondiale”. E chi la fa, la Cina e gli Usa? “Tutto il mondo. Anche l’Italia. Guarda come siamo messi. Io da giovane uscivo scalza e col culo di fuori e nessuno mi diceva niente. L’altro giorno, eppure avevo il cappotto, mi gridano ‘abbonaaa!’. Mi sono voltata e quei ragazzi quando mi hanno riconosciuta, mi hanno chiesto scusa. Gli ho risposto: non dovete chiedere scusa, proprio non dovete farlo”. E questo le fa concludere che ci sarà la guerra? “Certo. Perché se non te ne frega niente di niente, anche del minimo vivere civile, allora ti possono coinvolgere in ogni nefandezza”» (Riva) • «Droghe ne usa ancora? “Non ora, con la roba che circola. Neanche la canna che Ornella Vanoni prende per dormire. Mi chiama sempre dopo mezzanotte”» (Morvillo).
Vita privata «Oggi è single? “Sì, al momento purtroppo niente sesso. Ma spero di fare nuovi incontri con il prossimo tour”. Preferenze? “Con gli italiani non mi prendo, non li capisco. Mi piacciono gli stranieri giovani, sui 35 anni. Ho bisogno di curiosità, velocità mentale. Biondi, al massimo castani e senza barba né peli, non muscolosi”. In tour fa sempre conquiste? “Quasi sempre. Ma se non trovo nessuno, pazienza: scoperò con il pubblico”. Prego? “La sensazione è simile: sul palco piangi, godi. È amore totale”» (Colosimo).
Curiosità Vive sola con un gatto in un attico a Roma con vista sui fori imperiali • Fuma Marlboro rosse • Si nutre di verdure e pesce crudo • Guida una Porsche 911 S • Dice di dormire tre ore a notte • Non ha mai votato, anche se una volta è stata tentata dai radicali. Un tempo abitava vicino al Pantheon e tutti giorni passava davanti a Montecitorio: «Chiedevo: è pieno? Sono lì? Perché se è pieno buttiamo una bomba» • Nel 1992 finì a Rebibbia per droga. «L’ingiustizia ci fu, certo: non c’entravo nulla, con la cocaina. Le canne sì: l’ho sempre ammesso, anche in tv. Cocaina, mai. Comunque il carcere fu un’esperienza serena, positiva. Magari si potessero fare due o tre giorni al mese in carcere. Incontri storie, persone incredibili. Capisci che i veri farabutti non stanno dentro» (a Cesare Lanza) • Dice che lo spirito di sua nonna aleggia ancora nella sua casa di Venezia. «Mi fa cose pazzesche. Un giorno mi ha aperto il guardaroba e ha buttato tutti i vestiti per terra. Oppure se gli sta simpatico qualcuno gli prende il cappello – non posso fare nomi, eh – e glielo fa ritrovare a Verona. Poi mi sposta gli oggetti di continuo. È il suo modo per farmi sentire che è ancora vicina a me. E poi dicono che quando muoiono, le persone scompaiono…» • «Ho molto amato Wojtyla, anche perché era uno di noi, aveva le folle ai suoi piedi» • «Papa Francesco mi è simpatico non per religione ma per gli errori che fa. È umano» (alla Tamburrino) • Da sempre, prima di cantare, appiccica una gomma da masticare sul microfono • «Ha un rituale per quando va in scena? “Ho i doni che mi ha dato la natura, faccio il mio ‘ommmm’ e comincio sapendo di essere protetta dal mio angelo custode”. Non ci dica che è cattolica. “Assolutamente no. L’angelo c’è a prescindere. Credo in tutte le religioni del mondo, nella grande luce dell’aldilà”» (Riva) • «Siamo qui fino a quando non abbiano finito il nostro compito e poi ce ne andiamo. Quando capirò di essere arrivata alla fine cercherò un posto tranquillo».
Titoli di coda «Hai venduto milioni di dischi. Sei diventata miliardaria? “Macché. Mi sono sputtanata tutto”» (Zincone).